I miracoli in senso teologico
1. Nella sua accezione etimologica, la parola miracolo (da mirari, ammirare) significa: ammirevole, cosa straordinaria, sorprendente. L'Accademia ha così definito questa parola: Un atto del potere divino contrario alle leggi conosciute della natura.
Nella sua abituale accezione, questa parola ha perduto, come tante
altre, il suo primitivo significato. Da generale che era, la parola
miracolo è andata via via limitandosi a un ordine particolare di fatti.
Nel pensiero delle masse, un miracolo implica
l'idea di un fatto soprannaturale; in senso teologico, è una deroga
alle leggi della natura, attraverso cui Dio manifesta la sua potenza.
Tale è in effetti la sua accezione volgare, divenuta il suo stesso
significato, ed è solo per confronto e per metafora che la si applica
alle circostanze ordinarie della vita.
Una delle
caratteristiche del miracolo propriamente detto è quella di essere
inspiegabile, per il fatto stesso ch'esso avviene al di fuori delle
leggi naturali. E questa idea è talmente legata al miracolo che, se un
fatto miracoloso giunge a trovare una sua spiegazione, si dice allora
che questo non è più un miracolo, per quanto sorprendente esso possa
apparire. Ciò che dà, per la Chiesa, valore ai miracoli è esattamente la
loro origine soprannaturale e l'impossibilità di spiegarli. La Chiesa è
così saldamente attaccata a questa prerogativa, che ogni assimilazione
dei miracoli ai fenomeni della natura viene tacciata di eresia, di
attentato contro la fede. La Chiesa ha scomunicato e persino bruciato
sul rogo persone che non avevano voluto credere a certi miracoli.
Un'altra caratteristica del miracolo è quella di essere insolito,
isolato ed eccezionale. Dal momento che un fenomeno si riproduce, sia
spontaneamente sia per un atto della volontà, significa che è sottoposto
a una legge e che, di conseguenza, — sia questa legge nota o no —
quello non può essere un miracolo.
2.
La scienza fa ogni giorno miracoli agli occhi degli ignoranti. Che un
uomo realmente morto sia richiamato in vita da un intervento divino,
questo sì è un vero miracolo, perché è un fatto contrario alle leggi
della natura. Ma se questo uomo non ha che le apparenze della morte, se
c'è ancora in lui un resto di vitalità latente, e
se la scienza o un'azione magnetica intervengono per rianimarlo, per le
persone illuminate è un fenomeno normale, ma agli occhi del volgo
ignorante il fatto passerà per un miracolo. Quando in mezzo a certe
campagne un fisico lancia un cervo volante elettrico e fa cadere il
fulmine su un albero, questo nuovo Prometeo sarà certamente ritenuto
armato di un diabolico potere. Ma quando Giosuè arresta il movimento del
Sole, o piuttosto della Terra, e se ne ammette il fatto, ecco il vero
miracolo, poiché non esiste alcun magnetizzatore dotato d'una così
grande potenza da operare un tale prodigio.
I secoli
dell'ignoranza sono stati fecondi in miracoli, poiché tutto ciò la cui
causa fosse sconosciuta passava per soprannaturale. Nella misura in cui
la scienza ha rivelato nuove leggi, il cerchio del meraviglioso si è
ristretto. Ma siccome la scienza non aveva ancora esplorato tutto il
campo della natura, una assai vasta parte restava ancora riservata al
meraviglioso.
3.
Il meraviglioso, espulso dal dominio della materialità da parte della
scienza, si è trincerato in quello della spiritualità, che è stato il
suo ultimo rifugio. Lo Spiritismo, dimostrando che l'elemento spirituale
è una delle forze vive della natura — forza che agisce incessantemente
in concorso con la forza materiale — fa rientrare i fenomeni che ne
derivano nella cerchia degli effetti naturali, poiché, come gli altri,
essi sono sottomessi a delle leggi. Se il meraviglioso viene espulso
dalla spiritualità esso non ha più ragion d'essere, ed è allora soltanto
che si potrà dire che il tempo dei miracoli è passato (cap. I, n. 18).