32. L'orgoglio ha fatto dire
all'uomo che tutti gli animali erano stati creati a suo beneficio e per
i suoi bisogni. Ma quanto vale il numero di quegli animali che lo
servono direttamente e che egli ha potuto assoggettare, paragonato al
numero incalcolabile• di quelli con cui non ha mai avuto, né avrà mai,
alcun rapporto? Come sostenere una simile tesi, in presenza di quelle
innumerevoli specie che sono state le sole a popolare la Terra per
migliaia e migliaia di secoli — prima che l'uomo stesso vi apparisse — e
che poi sono scomparse? Si può forse dire che quelle specie furono
create a suo vantaggio? Tuttavia, quelle specie avevano tutte la loro
ragione di esistere, la loro utilità. Dio non ha potuto crearle per un
capriccio della Sua volontà e per dare a Sé Stesso, in seguito, il
piacere di annientarle, dal momento che tutte avevano la vita, gli
istinti, il sentimento del dolore e del benessere. Per quale fine
l'avrebbe fatto? Sovranamente saggio deve essere questo fine, quantunque
noi ancora non siamo in grado di comprenderlo. Forse un giorno sarà
concesso all'uomo di conoscerlo, per mortificarne l'orgoglio. Ma, nel
frattempo, quanto le sue idee si allargano di fronte a questi nuovi
orizzonti, nei quali oggi gli è permesso di immergere lo sguardo! Di
fronte allo spettacolo imponente di questa creazione, così maestosa
nella sua lentezza, così mirabile nella sua previdenza, così puntuale,
così precisa e così invariabile nei suoi risultati!