8. Ma allora, si dirà, se la
Bibbia è una rivelazione divina, Dio si è dunque sbagliato? Se essa non
è una rivelazione divina non ha più autorità, e la religione, in
mancanza di una base, crolla.
Delle due, l'una: la scienza o
ha torto o ha ragione; se ha ragione, essa non può fare in modo che
un'opinione contraria sia vera; né c'è rivelazione che possa vincere
sull'autorità dei fatti.
Incontestabilmente Dio, che è tutta
verità, non può indurre gli uomini in errore, né consapevolmente né
inconsapevolmente, altrimenti non sarebbe Dio. Se dunque i fatti
contraddicono le parole che Gli sono attribuite, bisogna logicamente
concludere che Egli non le ha pronunciate o che esse sono state
erroneamente intese.
Se la religione soffre in alcune sue
parti di queste contraddizioni, il torto non è da addebitare alla
scienza, la quale non può far sì che quanto è non sia, ma agli uomini,
per aver stabilito prematuramente dei dogmi assoluti — di cui hanno
fatto una questione di vita o di morte — su delle ipotesi suscettibili
d'essere smentite dall'esperienza.
Ci sono delle cose al cui
sacrificio bisogna rassegnarsi, volenti o nolenti, quando non si può
fare diversamente. Quando il mondo è in cammino, non può la volontà di
alcuni arrestarlo. La cosa più saggia da farsi è seguirlo e adattarsi al
nuovo stato di cose, piuttosto che aggrapparsi al passato che crolla,
col rischio di crollare con esso.