LA GENESI, I miracoli e le predizioni secondo lo Spiritismo

Allan Kardec

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Capitolo VI

URANOGRAFIA GENERALE [14]

Lo spazio e il tempo - La materia - Le leggi e le forze - La creazione primaria - La creazione universale -
I soli e i pianeti -
I satelliti - Le comete - La Via Lattea - Le stelle fisse - I deserti dello spazio -
Eterna successione dei mondi -
La vita universale - Diversità dei mondi


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[14] Questo capitolo è tratto testualmente da una serie di comunicazioni dettate alla Società Spiritista di Parigi, nel 1862 e nel 1863, sotto il titolo di "Studi uranografici", e firmate Galileo; M.C.F.
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Lo spazio e il tempo


1. Dello spazio sono state date parecchie definizioni, la principale delle quali è questa: lo spazio è l'estensione che separa due corpi. Da ciò certi sofisti hanno dedotto che là, dove non c'erano corpi, non c'era neppure spazio. È su questo che si sono basati alcuni dottori in teologia per stabilire che lo spazio era necessariamente limitato, adducendo il fatto che un certo limitato numero di corpi non avrebbe potuto formarne una serie infinita; e che là, dove i corpi si arrestavano, lo spazio si arrestava anch'esso. Si è anche definito lo spazio in questo modo: il luogo in cui si muovono i mondi, il vuoto dove si agita la materia ecc. Ma lasciamo riposare nei trattati tutte queste definizioni che, in realtà, non definiscono un bel nulla.

Spazio è una di quelle parole che rappresentano una idea primitiva e assiomatica, di per sé stessa evidente, e che le diverse definizioni — che di essa si possono dare — non servono che a oscurare. Noi tutti sappiamo che cos'è lo spazio, e io voglio stabilire la sua infinità, affinché nostri ulteriori studi non abbiano alcuna barriera che si opponga alle investigazioni del nostro sguardo. Orbene, io dico che lo spazio è infinito, per la semplice ragione che non è possibile supporne alcun limite e che, nonostante la difficoltà che noi abbiamo di concepire l’infinito, ci è tuttavia più facile andare col pensiero eternamente nello spazio, piuttosto che arrestarci in un luogo qualsiasi, dopo il quale non incontreremmo più un'estensione da percorrere.

Per figurarci, per quanto è nelle nostre limitate facoltà, l'infinità dello spazio, supponiamo di partire dalla Terra, sperduta in mezzo all'infinito, verso un punto qualsiasi dell'universo, e questo con la prodigiosa velocità della scintilla elettrica che supera migliaia di leghe al secondo. Abbiamo appena lasciato questo globo che già abbiamo percorso milioni di leghe e ci troviamo in un luogo dal quale la Terra non ci appare che sotto l'aspetto d'una pallida stella. Un istante dopo, seguendo sempre la medesima direzione, ci avviciniamo a quelle stelle lontane che a stento voi distinguete dal vostro osservatorio terrestre. E di là, non solo la Terra è, al nostro sguardo, interamente perduta nelle profondità del cielo, ma il Sole stesso, con tutto il suo splendore, si è eclissato per la distanza che ci separa da lui. Sempre animati dalla medesima velocità del lampo, superiamo, a ogni passo che muoviamo nell'immensa distesa, sistemi di mondi, isole di luce eterea, vie stellifere, paraggi sontuosi nei quali Dio ha seminato i mondi con la medesima profusione con cui ha disseminato di piante le praterie della Terra.

Orbene, camminiamo da appena alcuni minuti e già centinaia di milioni e milioni di leghe ci separano dalla Terra, miliardi di mondi sono passati sotto il nostro sguardo, eppure — ascoltate! — noi non siamo, in realtà, avanzati di un solo passo nell'universo.

Se continuiamo così per anni, per secoli, per migliaia di secoli, per milioni di periodi cento volte secolari e incessantemente con la medesima velocità del lampo, noi non saremo avanzati di più! E questo accade da qualsiasi parte noi andiamo, verso qualsiasi punto ci dirigiamo, dopo aver lasciato quel granello invisibile che si chiama Terra!

Ecco che cos'è lo spazio!

2. Il tempo, come lo spazio, è una parola che si definisce da sé stessa. Ci se ne può fare un'idea più esatta stabilendo una sua relazione con il tutto infinito.

Il tempo è la successione delle cose. Esso è legato all'eternità allo stesso modo in cui queste cose sono legate all'infinito. Figuriamoci all'origine del nostro mondo, in quell'epoca primitiva in cui la Terra ancora non si equilibrava sotto il divino impulso; in una parola, agli inizi della Genesi. Qui il tempo non è ancora uscito dalla misteriosa culla della natura. Nessuno può dirci in quale epoca secolare noi ci troviamo, poiché il bilanciere dei secoli non è ancora in movimento.

Ma silenzio! Scocca, al suono eterno di una campana, la prima ora di una Terra isolata; il pianeta si muove nello spazio e da allora c'è sera e mattino. Al di là della Terra, l'eternità resta impassibile e immobile,quantunque il tempo marci per molti altri mondi. Sulla Terra, il tempo sostituisce l'eternità, e durante una determinata serie di generazioni si conteranno gli anni e i secoli.

Trasportiamoci ora all'ultimo giorno di questo mondo, all'ora in cui, curva sotto il peso della vecchiaia, la Terra si cancellerà dal libro della vita per non ricomparirvi mai più: a questo punto la successione degli avvenimenti si arresta; i movimenti terrestri che misuravano il tempo s'interrompono, e con essi finisce anche il tempo.

Questa semplice esposizione di eventi naturali, che danno origine al tempo, lo nutrono e lo lasciano morire, è sufficiente a dimostrare che, visto dal punto in cui noi dobbiamo porci per i nostri studi, il tempo è una goccia d'acqua che cade da una nuvola nel mare, e la cui caduta viene misurata.

Tanti i mondi nella vasta estensione, tanti i tempi, diversi e incompatibili. Al di fuori dei mondi, la sola eternità sostituisce queste successioni effimere e serenamente riempie della sua luce immobile l'immensità dei cieli. Immensità senza confini ed eternità senza limiti, tali sono le due grandi proprietà della natura universale.

L'occhio dell'osservatore che attraversa, senza mai incontrare sosta, le distanze incommensurabili dello spazio, e quello del geologo che risale al di là dei limiti delle età o che discende nelle profondità dell'eternità dalle fauci spalancate, in cui entrambi si perderanno un giorno, agiscono di comune accordo, ciascuno nella sua direzione, per acquisire questa duplice funzione dell'infinito: estensione e durata.

Ora, mantenendo quest'ordine di idee, ci sarà facile comprendere che il tempo non è che il rapporto delle cose transitorie e che dipende unicamente dalle cose che si misurano. Orbene, se prendessimo come unità di misura i secoli terrestri e li ammucchiassimo a migliaia su migliaia per formarne un numero colossale, questo numero non rappresenterà mai nient'altro che un punto nell'eternità ; allo stesso modo che migliaia di leghe unite a migliaia di leghe non sono che un punto nell'infinita superficie.

Così, per esempio, essendo i secoli al di fuori della vita eterea dell'anima, noi potremmo scrivere un numero lungo tanto quanto l'equatore terrestre e immaginarci invecchiati per quel numero di secoli, senza che in realtà la nostra anima conti un solo giorno di più. Se poi aggiungessimo a questo numero indefinibile di secoli una serie, lunga come da qui al Sole, di numeri simili o ancor più considerevoli, e immaginassimo di vivere per tutta la prodigiosa successione di periodi secolari rappresentati dall'addizione di tali numeri, allorché giungessimo al termine, l'inconcepibile accumulo di secoli, che peserebbe sulle nostre teste, sarebbe come se non ci fosse: resterebbe sempre, davanti a noi, tutta intera l'eternità.

Il tempo non è che una misura relativa della successione delle cose transitorie. L'eternità non è suscettibile di alcuna misura dal punto di vista della durata. Per l'eternità non esiste né inizio né fine. Tutto è al presente per l'eternità.

Se i secoli dei secoli sono meno di un secondo in rapporto all'eternità, che cos'è la durata della vita umana!


La materia


3. A prima vista, niente parrebbe tanto profondamente variato, tanto essenzialmente distinto quanto le diverse sostanze che compongono il mondo. Tra gli oggetti, che l'arte o la natura fanno quotidianamente passare sotto il nostro sguardo, ne esistono forse due che mostrino una perfetta identità o soltanto una parità di composizione? Quale differenza, dal punto di vista della solidità, della compressibilità, del peso e delle proprietà multiple dei corpi, tra i gas atmosferici e una rete d'oro! Quale differenza tra la molecola acquosa della nuvola e quella del minerale che forma la struttura ossea del globo! Quale diversità tra il tessuto chimico delle varie piante che arricchiscono il regno vegetale e quello dei rappresentanti, non meno numerosi, del regno animale sulla Terra!

Tuttavia, noi possiamo asserire, in via di principio assoluto, che, qualsiasi differenza possano presentare tutte le sostanze conosciute e sconosciute, sia dal punto di vista della loro costituzione interna, sia in rapporto alla loro azione reciproca, non sono, in effetti, che dei modi diversi sotto cui la materia si presenta; sono, insomma delle varietà nelle quali la materia si è trasformata sotto la direzione delle innumerevoli forze che la governano.

4. La chimica, i cui progressi sono stati così rapidi dopo la mia epoca, e che gli stessi seguaci relegavano ancora nel dominio segreto della magia, questa nuova scienza, dunque, si può a giusto titolo considerare come la figlia del secolo dell'osservazione e come unicamente basata, ben più solidamente delle sue sorelle maggiori, sul metodo sperimentale. La chimica, dico, ha fatto tabula rasa dei quattro elementi primitivi che gli Antichi avevano concordato di riconoscere nella natura. La chimica ha dimostrato che l'elemento terrestre non è che la combinazione di sostanze diverse variate all'infinito; ha dimostrato che l'aria e l'acqua sono egualmente scomponibili e sono il prodotto di un certo numero di gas equivalenti; che il fuoco, lungi dall'essere anch'esso un elemento principale, non è che uno stato della materia, risultante dal movimento universale al quale essa è sottoposta, e da una combustione sensibile o latente.

In compenso essa ha scoperto un numero considerevole di principi fino ad allora sconosciuti, che le è subito parso possibile potessero formare, attraverso loro determinate combinazioni, le diverse sostanze e i diversi corpi che essa ha studiato, e che agiscono simultaneamente, secondo certe leggi e in certe proporzioni, nei lavori che si realizzano nel grande laboratorio della natura. Questi principi sono stati dalla chimica denominati corpi semplici, precisando così ch'essa li considera primitivi e indecomponibili e che nessuna operazione, fino a oggi, potrebbe ridurli in parti relativamente più semplici di quanto essi stessi già non siano. [15]

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[15] I principali corpi semplici sono: tra i corpi non metallici, l'ossigeno, l'idrogeno, l'azoto, il cloro, il carbonio, il fosforo, lo zolfo, lo iodio; fra i corpi metallici, l'oro, l'argento, il platino, il mercurio, il piombo, lo stagno, lo zinco, il ferro, il rame, l'arsenico, il sodio, il potassio, il calcio, l'alluminio ecc.
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5. Ma là, dove si arrestano le valutazioni dell'uomo, sia pure aiutato dai più impressionabili sensori, l'opera della natura continua. Là dove il volgo prende l'apparenza per realtà, là dove l'esperto solleva il velo e percepisce l'inizio delle cose, l'occhio di colui che ha potuto afferrare il modo di agire della natura non vede altro, nei materiali costitutivi del mondo, che la materia cosmica primitiva, semplice e una, differenziata in certe regioni all'epoca della loro nascita, suddivisa in corpi tra di essi solidali durante la loro vita, materiali un giorno smembrati, per effetto della decomposizione, nel ricettacolo dell'infinita estensione.

6. Vi sono questioni tali che noi stessi, Spiriti amanti della scienza, non sapremmo approfondire e sulle quali non potremmo emettere che delle opinioni personali più o meno congetturali. Su problemi di tal genere, o tacerò o giustificherò il mio modo di vedere; ma questo qui non appartiene a questo numero. A coloro che fossero tentati di scorgere nelle mie parole soltanto una teoria azzardata, dirò: "Avvolgete, se è possibile, in uno sguardo investigatore, la molteplicità delle operazioni della natura, e riconoscerete che, se non si ammette l'unità della materia, è impossibile spiegare, non dirò soltanto i soli e le sfere, ma — senza andare così lontano — neppure la germinazione di un seme sotto terra o la produzione di un insetto".

7. Se nella materia si osserva una tale diversità è perché, essendo in numero illimitato sia le forze che hanno presieduto alle sue trasformazioni, sia le condizioni nelle quali tali trasformazioni si sono prodotte, le varie combinazioni della materia non potevano che essere illimitate esse stesse.

Dunque, che la sostanza che si considera appartenga ai fluidi propriamente detti, vale a dire ai corpi imponderabili, o che essa sia rivestita dei caratteri e delle proprietà ordinarie della materia, non c'è, in tutto l'universo, che una sola sostanza primitiva: il cosmo o materia cosmica degli uranografi.


Le leggi e le forze


8. Se uno di quegli esseri sconosciuti che consumano la loro effimeraesistenza nelle profondità delle tenebrose regioni dell'oceano, se uno di quei poligastrici, se una di quelle nereidi — miseri animali microscopici che della natura non conoscono che i pesci ittiofagi e le foreste sottomarine — ricevesse tutt'a un tratto il dono dell'intelligenza, la facoltà di studiare il proprio mondo e di stabilire sulle sue valutazioni un ragionamento congetturale esteso alla universalità delle cose, quale idea si farebbe della natura vivente che si sviluppa nel suo ambiente, e quale idea del mondo terrestre che non appartiene al campo delle sue osservazioni?

Se, tuttavia, per un effetto meraviglioso della sua nuova potenza, quello stesso essere giungesse a elevarsi al di sopra delle sue tenebre eterne, fino alla superficie del mare, non lontano dalle rive lussureggianti di un'isola dalla vegetazione splendida, dal sole fecondo, dispensatore d'un benefico calore, quale giudizio esso darebbe allora delle sue anticipate teorie sulla creazione universale, teorie ch'esso ben presto cancellerebbe attraverso una più ampia valutazione, ma ancora relativamente incompleta quanto la prima? Tale, o uomini, è l'immagine della vostra scienza interamente speculativa! [16]

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[16] Tale è anche la situazione dei negatori del mondo degli Spiriti allorché, dopo aver abbandonato il loro involucro carnale, si offrono ai loro occhi gli orizzonti di quel mondo. Essi comprendono allora il vuoto delle teorie con le quali pretendevano di spiegare tutto attraverso la sola materia. Tuttavia, questi orizzonti hanno ancora per loro dei misteri che si dissolveranno solo successivamente, nella misura in cui essi si eleveranno attraverso la purificazione. Ma, fin dai loro primi passi in questo nuovo mondo, essi sono costretti a riconoscere la loro cecità e quanto fossero lontani dalla verità.
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9. Giungo così a trattare qui della questione delle leggi e delle forze che reggono l'universo, io che, come voi, non sono che un essere relativamente ignorante in confronto alla scienza reale, nonostante l'apparente superiorità che mi dà, sui miei fratelli della Terra, la possibilità di studiare delle questioni naturali, possibilità che, nella loro posizione, è loro interdetta. Il mio scopo è soltanto quello di esporvi la nozione generale delle leggi universali, senza spiegare in dettaglio il modo di agire e la natura delle forze speciali che ne dipendono.

10. C'è un fluido etereo che riempie lo spazio e penetra i corpi. Questo fluido è l'etere o materia cosmica primitiva, generatrice del mondo e degli esseri. Sono inerenti all'etere le forze che hanno presieduto alle metamorfosi della materia, le leggi immutabili e necessarie che reggono il mondo. Queste forme multiple, indefinitamente variate a seconda delle combinazioni della materia, localizzate a seconda delle masse, diversificate nei loro modi di agire a seconda delle circostanze e degli ambienti, sono conosciute sulla Terra sotto i nomi di gravità, coesione, affinità, attrazione, magnetismo, elettricità attiva. I movimenti vibratori dell'agente sono conosciuti sotto i nomi di suono, calore, luce ecc. In altri mondi queste forme si presentano sotto altri aspetti, rivelano altri caratteri sconosciuti sulla Terra, e, nell'immensa distesa dei cieli, forze in numero indefinito si sono sviluppate su una scala inimmaginabile, di cui noi siamo incapaci di valutare la grandezza, come il crostaceo, nelle profondità dell'oceano, è incapace di abbracciare l'universalità dei fenomeni terrestri. [17]

Ora, come non c'è che una sola sostanza semplice, primitiva, generatrice di tutti i corpi, ma diversificata nelle sue combinazioni, così tutte queste forze dipendono da una legge universale diversificata nei suoi effetti e che, nei decreti eterni, è stata sovranamente imposta alla creazione per costituirne l'armonia e la stabilità.

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[17] Noi rapportiamo tutto a ciò che conosciamo, e di ciò che sfugge alla percezione dei nostri sensi non comprendiamo più di quanto il cieco dalla nascita non comprenda gli effetti della luce e l'utilità degli occhi. È possibile dunque che, in altri ambienti, il fluido cosmico abbia delle proprietà, delle combinazioni di cui noi non abbiamo alcuna idea, degli effetti appropriati a bisogni che ci sono sconosciuti, dando luogo a delle nuove percezioni o ad altri modi di percepire. Noi non comprendiamo, per esempio, che si possa vedere senza gli occhi del corpo e senza la luce. Ma chi ci dice che non esistano altri agenti, oltre alla luce, ai quali sono adeguati organismi speciali? La vista sonnambolica, che non viene arrestata né dalla distanza né dagli ostacoli materiali né dall'oscurità, ce ne offre un esempio. Supponiamo che, in un mondo qualsiasi, gli esseri siano normalmente quello che i nostri sonnambuli sono solo eccezionalmente; essi non avranno bisogno né della nostra luce né dei nostri occhi, e tuttavia essi vedranno ciò che noi non possiamo vedere. La medesima cosa è per tutte le altre sensazioni. Le condizioni di vitalità e di percettibilità, le sensazioni e i bisogni variano secondo gli ambienti.
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11. La natura non si pone mai in opposizione a sé stessa. Il blasone dell'universo non ha che una sola divisa: unità/varietà. Risalendo la scala dei mondi, si trova l'unità d'armonia e di creazione, e nel medesimo tempo una varietà infinita in quell'immenso giardino di stelle. Percorrendo i gradini della vita, dall'ultimo degli esseri fino a Dio, la grande legge di continuità si rende palese. Considerando le forze in sé stesse, se ne può formare una serie, la cui risultante, confondendosi con la generatrice, è la legge universale.

Voi non potreste apprezzare questa legge in tutto il suo valore, poiché le forze che la rappresentano nel vostro campo d'osservazione sono ristrette e limitate. Tuttavia, la gravitazione e l'elettricità possono essere considerate come una vasta applicazione della legge primordiale che regna al di là dei cieli.

Tutte queste leggi sono eterne — spiegheremo, poi, questa parola — e universali come la creazione. Essendo esse inerenti al fluido cosmico, agiscono necessariamente in tutto e dappertutto, modificando la loro azione attraverso la loro simultaneità o la loro successione; qui predominando, più lontano cancellandosi; potenti e attive in certi punti, latenti od occulte in altri; ma, infine, preparando, dirigendo, conservando e distruggendo i mondi nei loro diversi periodi di vita, governando i lavori meravigliosi della natura in qualsiasi punto essi si realizzino, assicurando per sempre l'eterno splendore della creazione.


La creazione primaria


12. Dopo aver considerato l'universo dai punti di vista generali della sua composizione, delle sue leggi e delle sue proprietà, possiamo ora estendere i nostri studi a quei modi della formazione che danno origine ai mondi e agli esseri. Ci addentreremo in seguito nello studio della creazione della Terra in particolare e del suo stato attuale nell'universalità delle cose; da qui, prendendo questo globo come punto di partenza e come unità relativa, procederemo nei nostri studi planetari e siderali.

13. Se abbiamo ben compreso il rapporto, o piuttosto l'opposizione dell'eternità con il tempo, se abbiamo familiarizzato con questa idea, secondo cui il tempo nient'altro è se non una misura relativa della successione delle cose transitorie, mentre l'eternità è essenzialmente una, immobile, permanente e non suscettibile di alcuna misura dal punto di vista della durata, noi ben comprenderemo che, per essa, non c'è né inizio né fine. D'altronde, se ci facciamo una idea giusta, benché necessariamente debole, dell'infinità del potere divino, noi comprenderemo come è possibile che l'universo sia sempre stato e sempre sia. Dal momento in cui Dio fu, le Sue perfezioni eterne parlarono. Prima che i tempi fossero nati, l'eternità incommensurabile ricevette la parola divina e fecondò lo spazio, eterno come lei.

14. Dio, esistendo per Sua natura da tutta l'eternità, ha creato da tutta l'eternità, e non poteva essere diversamente. Infatti, a qualsiasi lontana epoca noi spostiamo i supposti limiti della creazione, al di là di questo limite resterà sempre una eternità — pesate bene questo pensiero —, una eternità durante la quale le divine ipostasi, le volizioni infinite sarebbero rimaste sepolte in una muta, inattiva e infeconda' letargia, un'eternità di morte apparente per il Padre Eterno che dà vita agli esseri, d'indifferente mutismo per il Verbo che li governa, di fredda ed egoistica sterilità per lo Spirito di amore e di vivificazione.

Cerchiamo, ora, di comprendere meglio la grandezza dell'azione divina e la sua perennità sotto la mano dell'Essere assoluto! Dio è il sole degli esseri; è la luce del mondo. Ora, l'apparizione del sole dà istantaneamente origine a fiotti di luce, che vanno spandendosi da tutte le parti, nella infinita distesa. Egualmente l'universo, nato dall'Eterno, risale ai periodi inimmaginabili dell'infinito di durata; al Fiat lux! dell'inizio.

15. Il principio assoluto delle cose risale dunque a Dio. Le loro successive apparizioni nel dominio dell'esistenza costituiscono l'ordine della creazione perpetua.

Quale mortale potrebbe mai dire delle magnificenze sconosciute e superbamente velate sotto la notte dei tempi, che si svilupparono in quelle antiche ere, in cui nessuna delle meraviglie dell'universo attuale esisteva; in quell'epoca primitiva, in cui — essendosi la voce del Signore fatta sentire — i materiali, che in avvenire si sarebbero aggregati simmetricamente e da sé stessi per formare il tempio. della natura, si trovarono improvvisamente in seno a vuoti infiniti; allorché, a quella voce misteriosa, che ogni creatura venera e ama come quella d'una madre, si produssero delle note armoniosamente varie, per andare a vibrare insieme e modulare il concerto dei vasti cieli!

Il mondo, al suo nascere, non si presentò affatto nella sua virilità e nella sua pienezza di vita. No! Il potere creatore non si contraddice mai, e, come tutte le cose, l'universo nacque bambino. Rivestita delle leggi più sopra menzionate e dell'impulso iniziale, inerenti alla sua stessa formazione, la materia cosmica diede successivamente origine a vortici, ad agglomerati di questo fluido diffuso, ad ammassi di materia nebulosa che si divisero essi stessi all'infinito per dar vita, nelle incommensurabili regioni dello spazio, a diversi centri di creazione simultanei o successivi.

In ragione delle forze che predominarono sull'uno o sull'altro e delle ulteriori circostanze che presiedettero ai loro sviluppi, questi centri primitivi diventarono i focolai di una vita speciale: gli uni, meno disseminati nello spazio e più ricchi in forze e principi attivi, incominciarono fin da quel momento la loro particolare vita astrale; gli altri, che occupavano una distesa illimitata, non s'ingrandirono che con estrema lentezza oppure si divisero di nuovo in altri centri secondari.

16. Riportandoci soltanto ad alcuni milioni di secoli al di là dell’epoca attuale, verifichiamo che la nostra Terra ancora non esiste, e neppure lo stesso sistema solare ha ancora iniziato le evoluzioni della vita planetaria. E tuttavia già splendidi soli illuminano l'etere; già pianeti abitati danno la vita e l'esistenza a una moltitudine di esseri che ci hanno preceduto nella carriera umana; le produzioni opulente di una natura sconosciuta e i fenomeni meravigliosi del cielo sviluppano, sotto altri sguardi, i quadri dell'immensa creazione. Ma che cosa dico?! Già hanno cessato di esistere splendori che un tempo hanno fatto palpitare il cuore di altri mortali all'idea dell'infinita potenza! E noi, poveri piccoli esseri che veniamo dopo un'eternità di vita, noi ci crediamo contemporanei della creazione!

Ancora una volta, cerchiamo di comprendere meglio la natura. Sappiamo che l'eternità sta dietro di noi, come davanti a noi, che lo spazio è teatro di una successione e di una simultaneità inimmaginabile di creazioni. Certe nebulose, che a stento noi distinguiamo nei più lontani punti del cielo, sono degli agglomerati di soli in via di formazione; certe altre sono vie lattee di mondi abitati; altre ancora, infine, sono sede di catastrofi o di deperimenti. Sappiamo anche che, come siamo collocati in mezzo a un'infinità di mondi, allo stesso modo siamo collocati in mezzo a una duplice infinità di durate anteriori e ulteriori. Sappiamo, infine, che la creazione universale non è affatto limitata a noi e che non possiamo applicare questa espressione alla formazione isolata del nostro piccolo globo.


La creazione universale


17. Dopo essere risaliti, per quanto lo permetteva la nostra fragilità, verso la fonte occulta da cui si dipartono i mondi, come da un fiume le gocce d'acqua, consideriamo la marcia delle creazioni successive e dei loro sviluppi seriali.

La materia cosmica primitiva conteneva gli elementi materiali, fluidici e vitali di tutti gli universi che distendono le loro magnificenze davanti all'eternità. Essa è la madre feconda di tutte le cose, la prima antenata e, soprattutto, l'eterna generatrice. Non è affatto scomparsa quella sostanza da cui provengono le sfere siderali; non è affatto morta quella potenza, poiché essa ancora, incessantemente, dà alla luce nuove creature e, incessantemente, riceve i principi ricostituiti dei mondi che si cancellano dal libro eterno.

La materia eterea, più o meno rarefatta, che discende fra gli spazi interplanetari; questo fluido cosmico che riempie il mondo, più o meno rarefatto nelle regioni immense, ricche di agglomerati di stelle, più o meno condensato là dove il cielo astrale ancora non brilla, più o meno modificato da diverse combinazioni a seconda delle località dello spazio, altro non è che la sostanza primitiva in cui risiedono le forze universali, da cui la natura ha tratto tutte le cose. [18]

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[18] Se ci domandassero qual è il principio di queste forze e come può questo principio trovarsi nella, sostanza stessa che lo produce, noi risponderemmo che la meccanica ce ne offre numerosi esempi. L'elasticità, la quale fa sì che una molla si tenda, non si trova forse nella molla stessa e non dipende forse dal modo di aggregazione delle molecole? Il corpo che obbedisce alla forza centrifuga riceve il suo impulso dal movimento primitivo che gli è stato impresso.
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18. Questo fluido penetra nei corpi come un immenso oceano. È in esso che risiede il principio vitale, che dà origine alla vita degli esseri e la perpetua su ciascun globo a seconda della sua condizione, principio allo stato latente, che sonnecchia quando la voce di un essere non lo chiama. Ogni creatura, minerale, vegetale, animale o altro – perché ci sono ben altri regni naturali di cui voi neppure sospettate l'esistenza – sa, in virtù di questo principio vitale e universale, appropriarsi delle condizioni della sua esistenza e della sua durata.

Le molecole del minerale hanno una certa parte di questa vita, come pure il seme e l'embrione, e si raggruppano, come nell'organismo, in figure simmetriche, le quali costituiscono gli individui.

È molto importante rendersi ben conto di questa nozione: la materia cosmica primitiva era investita non solo dalle leggi che assicurano la stabilità dei mondi, ma anche dal principio vitale universale che forma generazioni spontanee su ogni mondo, nella misura in cui si manifestano le condizioni della conseguente esistenza degli esseri e quando scocca l'ora della comparsa dei figli della vita durante il periodo creatore.

Si effettua così la creazione universale. È dunque giusto dire che, essendo le operazioni della natura l'espressione della volontà divina, Dio ha sempre creato, creato senza tregua e sempre creerà.

19. Ma fin qui abbiamo fatto passare sotto silenzio il mondo spirituale, che fa parte anch'esso della creazione e realizza i suoi destini secondo le auguste prescrizioni del Maestro.

Riguardo al modo con cui sono stati creati gli Spiriti, tenuto anche conto della mia stessa ignoranza, io non posso dare che informazioni molto limitate. Inoltre, devo anche tacere su certe questioni, benché mi sia stato dato il permesso di approfondirle.

A coloro che sono religiosamente desiderosi di conoscenza e di sapere e che sono umili davanti a Dio, supplicandoli tuttavia di non basare sulle mie parole alcun sistema prematuro, io dirò: lo Spirito non giunge a ricevere l'illuminazione divina — che gli dà, nello stesso tempo, con il libero arbitrio e con la coscienza, anche la nozione dei suoi altri destini — senza prima essere passato attraverso la serie divinamente fatale degli esseri inferiori, fra i quali si elabora lentamente l'opera della sua individualità. È soltanto a decorrere dal giorno in cui il Signore imprime sulla sua fronte il Suo augusto sigillo, che lo Spirito prende posto in seno alle umanità.

Ancora una volta vi invito a non basare assolutamente sulle mie parole _ i vostri ragionamenti, così tristemente celebri nella storia della metafisica. Mille volte preferirei tacere su delle questioni così elevate, tanto al disopra delle nostre ordinarie meditazioni, piuttosto che farvi correre il pericolo di snaturare il senso del mio insegnamento e di gettarvi, per colpa mia, nei dedali inestricabili del deismo o del fatalismo.


I soli e i pianeti


20. Orbene, successe che in un punto dell'universo, sperduto fra le miriadi di mondi, la materia cosmica si condensò sotto forma di una immensa nebulosa. Questa nebulosa era animata dalle leggi universali che reggono la materia; in virtù di queste leggi e soprattutto della forza molecolare d'attrazione, essa prese la forma di uno sferoide, la sola forma che una massa di materia isolata nello spazio possa primitivamente prendere.

Il movimento circolare, prodotto dalla gravitazione rigorosamente uguale di tutte le zone molecolari verso il centro, modificò ben presto la sfera primitiva per condurla, di movimento in movimento, verso la forma lenticolare. Stiamo parlando dell'insieme della nebulosa.

21. Nuove forme sorsero, in seguito, da questo moto di rotazione: la forza centripeta e la forza centrifuga; la prima tende a riunire tutte le parti al centro, la seconda tende ad allontanarle. Ora, accelerandosi il movimento nella misura in cui la nebulosa si condensa, e aumentando il suo raggio nella misura in cui essa si avvicina alla forma lenticolare, la forza centrifuga, incessantemente sviluppata dalle sue due cause, ben presto predominò sull'attrazione centrale.

Allo stesso modo che un movimento troppo veloce della fionda ne spezza la corda e ne lancia lontano il proiettile, così la predominanza della forza centrifuga distaccò il cerchio equatoriale della nebulosa, e da quell'anello si formò una nuova massa, isolata dalla prima, ma tuttavia sottoposta al suo dominio. Questa massa ha conservato il suo movimento equatoriale che, modificato, diviene il suo movimento di traslazione attorno all'astro solare. Inoltre, il suo nuovo stato le dà un movimento di rotazione attorno al suo proprio centro.

22. La nebulosa generatrice, che ha dato origine a questo nuovo mondo, si è condensata e ha ripreso la forma sferica. Ma poiché il calore primitivo, sviluppato dai suoi diversi movimenti, non si attenua che con una estrema lentezza, il fenomeno che abbiamo appena descritto si riprodurrà spesso e durante un lungo periodo, finché questa nebulosa non sarà divenuta densa e abbastanza solida da opporre un'efficace resistenza alle modificazioni di forma, che il suo movimento di rotazione le imprime successivamente.

La nebulosa quindi non avrà dato origine a un solo astro, ma a centinaia di mondi distaccatisi dal focolaio centrale, da essa generati secondo il modo di formazione più sopra menzionato. Ora, ciascuno di questi mondi, investito come il mondo primitivo dalle forze naturali che presiedono alla creazione degli universi, genererà in seguito nuovi globi che d'ora in avanti graviteranno intorno a lui, come esso gravita unitamente ai suoi fratelli intorno al focolaio della loro esistenza e della loro vita. Ciascuno di questi mondi sarà un sole, centro di un sistema di pianeti distaccatisi in seguito dal suo equatore. Questi pianeti riceveranno una vita speciale, particolare, benché dipendente dal loro astro generatore.

23. I pianeti sono dunque formati da masse di materia condensata, ma non ancora solidificata, che si sono staccate dalla massa centrale per l'azione della forza centrifuga, e che, in virtù delle leggi di movimento, prendono la forma sferoidale più o meno ellittica, a seconda del grado di fluidità che tali masse hanno conservato. Uno di questi pianeti sarà la Terra che, prima di essersi raffreddata e rivestita di una crosta solida, darà origine alla Luna attraverso il medesimo modo di formazione astrale cui essa deve la sua stessa esistenza. La Terra, ormai iscritta nel libro della vita, è la culla di creature la cui fragilità si trova sotto l'ala protettrice della divina Provvidenza, ed è la novella corda posta sull'arpa infinita, che deve vibrare, nel luogo che occupa, nel concerto universale dei mondi.


I satelliti


24. Prima che le masse planetarie avessero raggiunto un grado di raffreddamento tale perché se ne verificasse la solidificazione, masse più piccole, veri e propri globuli liquidi, si sono distaccate da alcune di esse nel piano equatoriale, piano nel quale la forza centrifuga è massima; e, in virtù delle medesime leggi, hanno acquistato un movimento di traslazione attorno al loro pianeta generatore, come è successo a questi in relazione dell'astro centrale che li ha generati.

È così che la Terra ha dato origine alla Luna, la cui massa, meno considerevole, ha dovuto subire un raffreddamento più rapido. Ora, le leggi e le forze, che presiedettero al suo distacco dall'equatore terrestre, e il suo movimento di traslazione in questo stesso piano si effettuarono in modo tale che questo mondo, invece di assumere la forma sferoidale, assunse quella d'un globo ovoidale — vale a dire la forma allungata che ha l'uovo — il cui centro di gravità è fissato nella parte inferiore.

25. Le condizioni nelle quali si effettuò la scissione della Luna a stento le permisero di allontanarsi dalla Terra e la costrinsero a restare perpetuamente sospesa nel suo cielo. Essa è, dunque, come una figura ovoidale le cui parti più pesanti formarono la faccia inferiore rivolta verso la Terra, mentre le parti meno dense ne costituirono la sommità, se con questo termine si designa la faccia che, dal lato opposto alla Terra, si eleva verso il cielo. Ciò fa sì che questo astro ci presenti sempre la medesima faccia. Esso potrebbe essere paragonato — per meglio far comprendere il suo stato geologico — a un globo di sughero, la cui base rivolta verso la Terra fosse costituita da piombo.

Da qui, le due nature essenzialmente distinte sulla superficie del mondo lunare. L'una, senza alcuna possibile analogia con il mondo terrestre, poiché i corpi fluidici ed eterei le sono sconosciuti; l'altra, leggera rispetto alla Terra, poiché tutte le sostanze meno dense si portarono su questo emisfero. La prima perpetuamente volta verso la Terra, senza acqua e senza atmosfera, se non talvolta ai limiti di questo emisfero sub terrestre; l'altra ricca di fluidi, perpetuamente opposta al nostro mondo. [19]

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[19] Questa teoria della Luna, completamente nuova, spiega attraverso la legge della gravitazione, la ragione per la quale questo astro presenti alla Terra sempre la medesima faccia. Il suo centro di gravità, invece di essere al centro della sfera, si trova su uno dei punti della sua superficie e, di conseguenza, esso è attirato verso la Terra da una forza maggiore di quella delle parti più leggere. La Luna produrrebbe così l'effetto di quelle figure chiamate misirizzi, che costantemente si raddrizzano sulla loro base, mentre i pianeti, il cui centro di gravità è a uguale distanza dalla superficie, girano regolarmente sul loro asse. I fluidi vivificanti, gassosi o liquidi, grazie alla loro leggerezza specifica, si troverebbero accumulati nell'emisfero superiore, costantemente opposto alla Terra. L'emisfero inferiore, il solo che noi vediamo, ne sarebbe privo e, di conseguenza, inadatto alla vita, mentre questa regnerebbe sull'altro. Se, dunque, l'emisfero superiore è abitato, i suoi abitanti non hanno mai visto la Terra, a meno che non facciano delle escursioni nell'altro emisfero, cosa, però, che sarebbe loro impossibile, dal momento che non vi sono le condizioni necessarie alla vivibilità.

Siccome questa teoria, quantunque sia razionale e scientifica, non ha ancoera potuto essere confermata da alcuna osservazione diretta, essa non può essere accettata che a titolo d'ipotesi, potendo, come idea, servire da punto base alla scienza. Ma si deve convenire che questa teoria è la sola, finora, che dà una spiegazione soddisfacente delle particolarità che presenta questo globo.
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26. Il numero e lo stato dei satelliti di ciascun pianeta presentano variazioni a seconda delle condizioni speciali in cui si sono formati. Alcuni non hanno dato origine ad alcun astro secondario, quali Mercurio, Venere e Marte, mentre altri ne hanno formato uno o parecchi, come la Terra, Giove, Saturno ecc.

27. Oltre ai suoi satelliti o lune, il pianeta Saturno presenta il fenomeno speciale dell'anello che, visto da lontano, sembra circondarlo a mo' di bianca aureola. Questo anello è, in effetti, il risultato di un distacco che si è operato, ai tempi primitivi, nell'equatore di Saturno, allo stesso modo che una zona equatoriale si è staccata dalla Terra per formare il suo satellite. La differenza sta nel fatto che l'anello di Saturno si trovò formato, in tutte le sue parti, da molecole omogenee, probabilmente già in un certo stato di condensazione, e poté in questo modo continuare il suo moto di rotazione nel medesimo senso e in un tempo pressappoco uguale a quello che anima il pianeta. Se uno dei punti di questo anello fosse stato più denso di un altro, prontamente si sarebbero operati uno o più agglomerati di sostanza, e Saturno avrebbe contato parecchi satelliti in più. Dall'epoca della sua formazione, questo anello si è solidificato allo stesso modo degli altri corpi planetari.


Le comete


28. Astri erranti, più ancora dei pianeti che hanno conservato la denominazione etimologica, le comete saranno le guide che ci aiuteranno a superare i limiti del sistema cui appartiene la Terra per portarci verso le lontane regione della infinita distesa siderale.

Ma, prima di esplorare, con l'aiuto di queste viaggiatrici dell'universo, i domini celesti, sarà bene far conoscere, tanto quanto sarà possibile, la loro natura intrinseca e il loro ruolo nell'economia planetaria.

29. Si sono spesso visti, in questi astri chiomati, mondi nascenti elaborare, nei loro caos primitivi, le condizioni di vita e di esistenza spettanti alle terre abitate. Altri hanno immaginato che questi corpi straordinari fossero dei mondi in fase di annientamento; inoltre il loro aspetto singolare fu per molti oggetto di erronee valutazioni circa la loro natura. Ciò a tal punto che non c'è nessuno — perfino nell'astrologia giudiziale — che non li abbia considerati presagi di disgrazie, inviati alla Terra stupefatta e tremante, da disegni provvidenziali.

30. La legge di varietà è applicata con una tale profusione nei lavori della natura, che ci si domanda come i naturalisti, gli astronomi o i filosofi abbiano costituito tanti sistemi per assimilare le comete agli astri planetari, e per vedere in esse solo astri a un grado più o meno grande di sviluppo o di caducità. I quadri della natura, tuttavia, dovrebbero ampiamente bastare per sollevare l'osservatore dalla preoccupazione di ricercare rapporti che non esistono, e per lasciare alle comete il ruolo modesto ma utile di astri erranti, che servono come esploratori dei domini solari. I corpi celesti di cui qui si tratta sono, infatti, ben altro dai corpi planetari; essi non hanno affatto, come questi, per destinazione di servire come soggiorno alle umanità. Esse vanno in ordine successivo di sole in sole — arricchendosi talvolta lungo la strada di frammenti planetari ridotti allo stato di vapori — per attingere dai loro focolai i principi vivificanti e rinnovatori che riversano sui mondi terrestri (cap. IX, n. 12).

31. Se, quando uno di questi astri si avvicina al nostro piccolo globo, per attraversarne l'orbita e ritornare al suo apogeo, situato a una distanza incommensurabile dal Sole, noi lo seguissimo col pensiero per visitare con esso le contrade siderali, valicheremmo quella prodigiosa estensione di materia eterea che separa il Sole dalle stelle più vicine. Osservando poi i movimenti combinati di questo astro che si supporrebbe disperso nel deserto dell'infinito, noi troveremmo lì ancora una prova eloquente dell'universalità delle leggi della natura, che si esercitano a delle distanze che l'immaginazione, anche la più attiva, a stento può concepire.

Lì, la forma ellittica passa alla forma parabolica, e la marcia diventa tanto lenta che la cometa non riesce a percorrere più di qualche metro, nel medesimo tempo durante il quale, nel suo perigeo, percorreva molte migliaia di leghe. Forse un sole più potente di quello che ha appena lasciato esercita su questa cometa un'azione preponderante tanto da accoglierla nella schiera dei suoi sudditi. Allora, sulla vostra piccola Terra, invano le creature, attonite, ne attenderanno il ritorno, che avevano predetto basandosi su osservazioni incomplete. In questo caso, noi, che con il pensiero abbiamo accompagnato in quelle regioni sconosciute la cometa errante, ne incontreremo una, che gli occhi terreni non possono incontrare, inimmaginabile per gli Spiriti che abitano la Terra, inconcepibile perfino per le loro menti, poiché sarà teatro di inesplorate meraviglie.

Siamo giunti nel mondo astrale, in quel mondo abbagliante di immensisoli, che risplendono nello spazio infinito e che sono i fiori delmagnifico giardino della creazione. Là giunti, sapremo che cos'è la Terra.


La Via Lattea


32. Nelle belle notti stellate e senza luna, tutti hanno contemplato quella fascia biancastra, che attraversa il cielo da una estremità all'altra, e che gli Antichi denominarono Via Lattea a causa del suo aspetto lattiginoso. Quel chiarore diffuso, in tempi moderni, è stato a lungo esplorato dall'occhio del telescopio. Quella strada di polvere d'oro, quel ruscello di latte della mitologia antica si è trasformato in un vasto campo di inimmaginabili meraviglie. Le ricerche degli osservatori hanno portato alla conoscenza della sua natura e hanno rivelato che lì, dove l'occhio errante a stento percepiva una fioca luminosità c'erano milioni di soli più luminosi e più importanti di quello che ci illumina la Terra.

33. La Via Lattea è una pianura ornata di fiori solari e planetari che brillano nella sua immensa distesa. Il nostro Sole e tutti i corpi che lo accompagnano fanno parte di questo insieme di globi radiosi che costituiscono la Via Lattea. Malgrado, però, le sue proporzioni gigantesche, rispetto alla Terra e alla grandezza del suo dominio, esso, il Sole, occupa un posto irrilevante in tale smisurata creazione. È possibile contare circa una trentina di milioni di soli che, a somiglianza del nostro, gravitano in questa immensa regione, distanti gli uni dagli altri più di centomila volte il raggio dell'orbita terrestre. [20]

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[20] Più di 3 trilioni e 400 bilioni di leghe.
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34. Da questo calcolo approssimativo si può giudicare l'estensione di tale regione siderale e la relazione che esiste tra il nostro sistema planetario e l'universalità dei sistemi che essa contiene. Si può egualmente giudicare l'esiguità del dominio solare e, a fortiori, come sia niente la nostra piccola Terra. Che cosa accadrebbe allora se si considerassero gli esseri che lo popolano?

Ho detto "niente" perché le nostre determinazioni riguardano non solo l'estensione materiale e fisica dei corpi che studiamo — il che sarebbe poco —, ma anche, e soprattutto, il loro stato etico come abitazione, e il grado che occupano nell'eterna gerarchia degli esseri.

La creazione si mostra qui in tutta la sua maestà, creando e propagando, tutt'attorno al mondo solare e in ciascuno dei sistemi che l'attorniano da ogni parte, le manifestazioni della vita e dell'intelligenza.

35. Si viene a conoscere, in questo modo, la posizione occupata dal nostro Sole o dalla Terra nel mondo delle stelle. Queste considerazioni acquisteranno un peso ancor più grande, se ci si sofferma sullo stato stesso della Via Lattea che, nell'immensità delle creazioni siderali, non rappresenta che un punto insignificante e del tutto irrilevante, vista da lontano; essa, infatti, non è altro che una nebulosa stellare, come nello spazio ne esistono migliaia di migliaia. Se ci appare più vasta e più ricca di altre, è per questa sola ragione: essa ci circonda e si sviluppa, sotto i nostri occhi, in tutta la sua estensione; le altre, invece, perdute nelle profondità insondabili, si lasciano a stento intravedere.

36. Ora, se si sa che la Terra è niente o quasi niente nel sistema solare; che questo è niente o quasi niente nella Via Lattea; che questa è niente o quasi niente nell'universalità delle nebulose; e che questa stessa universalità è ben poca cosa nell'incommensurabile infinito, allora si incomincerà a comprendere che cos'è il globo terrestre.


Le stelle fisse


37. Le stelle che vengono dette fisse e che costellano i due emisferi del firmamento non sono affatto isolate da ogni attrazione esteriore, come generalmente si suppone. Al contrariò, esse appartengono tutte a un medesimo agglomerato di astri stellari. Questo agglomerato non è altro che la grande nebulosa di cui noi facciamo parte e il cui piano equatoriale, che si proietta nel cielo, ha ricevuto il nome di Via Lattea: Tutti i soli che la compongono sono solidali; le loro multiple influenze reagiscono perpetuamente l'una sull'altra, e la gravitazione universale riunisce tutti questi soli in una medesima famiglia.

38. Questi diversi soli per la maggior parte sono, come il nostro, circondati da mondi secondari, illuminati e fecondati da essi attraverso le medesime leggi che presiedono alla vita del nostro sistema planetario. Alcuni, come Sirio, sono migliaia di volte più straordinari, per dimensioni e ricchezze, del nostro; il loro molo nell'universo è più importante,poiché li circondano pianeti in maggior numero e superiori ai nostri. Altri sono molto dissimili per le loro funzioni astrali. così che un certo numero di questi soli, veri gemelli dell'ordine siderale, sono accompagnati dai loro fratelli della stessa età e formano nello spazio sistemi binari, ai quali la natura ha elargito tutt'altre funzioni, diverse cioè da quelle che appartengono al nostro Sole. [21]

Là, gli anni non si misurano più secondo gli stessi periodi, né i giorni secondo gli stessi soli, e quei mondi illuminati da una doppia fiamma hanno ricevuto in sorte delle condizioni d'esistenza inimmaginabili per coloro che ancora non sono usciti da questo piccolo mondo terrestre.

Altri astri, senza corteggi, privi di pianeti, hanno ricevuto i migliori elementi di abitabilità che non sono mai stati conferiti a nessun altro. Le leggi della natura sono diversificate nella loro immensità, e se l'unità è la grande espressione dell'universo, non meno la varietà infinita ne è l'eterno attributo.

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[21] È ciò cui, in astronomia, si dà il nome di "stelle doppie". Si tratta di due soli di cui l'uno gira attorno all'altro, come un pianeta attorno al suo sole. Di quale singolare e magnifico spettacolo devono godere gli abitanti dei mondi che compongono questi sistemi illuminati da un doppio sole! Ma, anche, quanto diverse devono essere lì le condizioni della vitalità!

In una comunicazione data ulteriormente, lo Spirito di Galileo aggiunge: "Ci sono perfino sistemi più complicati, nei quali differenti soli esplicano, l'uno di fronte all'altro, il ruolo di satelliti. Si producono allora degli effetti di luce meravigliosi per gli abitanti dei globi che essi illuminano; tanto più che, malgrado la loro apparente vicinanza, mondi abitati possono circolare tra di loro e ricevere alternativamente onde di luce diversamente colorate, la cui riunione ricompone la luce bianca".
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39. Nonostante il numero prodigioso di queste stelle e dei loro sistemi, nonostante le distanze incommensurabili che le separano, esse appartengono tutte alla medesima nebulosa stellare, che l'occhio dei più potenti telescopi può a stento attraversare, e che le più ardite concezioni dell'immaginazione possono a stento superare. Nondimeno, questa nebulosa non è che un'unità nell'ordine delle nebulose che compongono il mondo astrale.

40. Le stelle cosiddette fisse non sono affatto immobili nello spazio infinito. Le costellazioni che si sono raffigurate sulla volta del firmamento non sono creazioni simboliche reali. La distanza dalla Terra e la prospettiva sotto cui si misura l'universo, da questa postazione terrestre, sono le due cause di questa duplice illusione ottica (cap. V, n. 12).

41. Noi abbiamo visto che la totalità degli astri che scintillano nella cupola azzurra è racchiusa in un medesimo agglomerato cosmico, che voi chiamate Via Lattea. Ma, per quanto appartengano tutti al medesimo gruppo, questi astri sono animati, ciascuno, di un moto proprio di traslazione nello spazio: il riposo assoluto non esiste da nessuna parte. Gli astri sono retti dalle leggi universali della gravitazione e roteano nello spazio illimitato sotto l'impulso incessante di questa forza immensa. Essi roteano, non seguendo corsi tracciati a caso, ma seguendo orbite chiuse, il cui centro è occupato da un astro superiore. Per rendere le mie parole più comprensibili, attraverso un esempio, parlerò in modo particolare del vostro Sole.

42. Si sa, a seguito delle moderne osservazioni, che il Sole non è né fisso né centrale, come si credeva nei primi tempi della nuova astronomia, ma che avanza nello spazio trascinando con sé il suo vasto sistema di pianeti, di satelliti e di comete.

Ora, questa marcia non è affatto fortuita, ed esso non se ne va, errando nei vuoti infiniti, a smarrire lontano dalle regioni che gli sono assegnate i suoi figli e i suoi sudditi. No di certo. La sua orbita è determinata e, unitamente ad altri soli del suo stesso ordine e circondati come lui da un certo numero di terre abitate, esso gravita attorno a un sole centrale. Il suo moto di gravitazione, come quello dei soli suoi fratelli, non è valutabile attraverso delle osservazioni annuali, perché periodi secolari in grande numero sarebbero a stento sufficienti a marcare il tempo di uno di questi anni astrali.

43. Il sole centrale di cui abbiamo appena parlato è lui stesso un globo secondario rispetto a un altro ancora più importante, attorno al quale esso perpetua una marcia lenta e misurata in compagnia di altri soli del medesimo ordine.

Noi potremmo costatare questa subordinazione consecutiva di soli ad altri soli fin quando la nostra immaginazione non sia stanca di inerpicarsi su per una tale gerarchia; perché — non dimentichiamolo — nella Via Lattea, si può contare un numero tondo di circa trenta milioni di soli, subordinati gli uni agli altri come giganteschi ingranaggi di un immenso sistema.

44. E questi astri, in numero innumerabile, vivono ciascuno d'una vita solidale; come nulla è isolato nell'economia del vostro piccolo mondo terrestre, così nulla è isolato nell'incommensurabile universo.

Questi sistemi di sistemi apparirebbero, da lontano, all'occhio investigatore del filosofo che sapesse abbracciare il quadro sviluppato dallo spazio e dal tempo, come una polvere di perle d'oro sollevata in vortici, sotto il soffio divino che fa volare i mondi siderali nei cieli, come i granelli di sabbia sulle dune del deserto.

Non c'è, in nessuna parte, né immobilità né silenzio né notte! Il grandioso spettacolo che si dispiegherebbe in tal modo davanti ai nostri sguardi sarebbe dunque la creazione reale, immensa e piena della vita eterea, che lo sguardo infinito del Creatore abbraccia nel suo insieme immenso.

Ma noi fin qui non abbiamo parlato che di una nebulosa. Sei milioni di soli, sei milioni di terre abitate non formano, come già abbiamo detto, che un'isola nell'arcipelago infinito.


I deserti dello spazio


45. Un deserto immenso, senza limiti, si estende al di là dell’agglomerato di stelle, di cui abbiamo appena parlato, e lo avvolge. Solitudini si succedono a solitudini, e le incommensurabili pianure del vuoto si estendono in lontananza. Poiché gli ammassi di materia cosmica si trovano isolati nello spazio, come le isole fluttuanti d'un immenso arcipelago, se si vuole in qualche modo concepire l'idea dell'enorme distanza che separa l'ammasso di stelle, di cui noi facciamo parte, dagli agglomerati più vicini, bisogna sapere che queste isole stellari sono rare e sono disseminate nel vasto oceano dei cieli. Inoltre, la distanza che le separa le une dalle altre è incomparabilmente maggiore di quanto misurino le loro rispettive dimensioni.

Ora, si ricordi che la nebulosa stellare misura, in numero tondo, mille volte la distanza delle più vicine stelle, presa come unità di misura, vale a dire qualche centinaio di migliaia di trilioni di leghe. La distanza che si estende tra di esse, essendo di gran lunga maggiore, non potrebbe essere espressa con dei numeri accessibili alla comprensione del nostro spirito. Solo l'immaginazione, nelle sue più alte concezioni, è atta a valicare questa immensità prodigiosa, queste solitudini mute e prive di ogni apparenza di vita, e a considerare in qualche modo l'idea di questa infinità relativa.

46. Questo deserto celeste, tuttavia, che avvolge il nostro universo siderale e che sembra estendersi come se rappresentasse i confini remoti del nostro mondo astrale, è abbracciato dallo sguardo e dalla potenza infinita dell'Altissimo che, al di là di questi cieli dei nostri cieli, sviluppò la trama della Sua illimitata creazione.

47. Al di là di quelle vaste solitudini, infatti, nella loro magnificenza risplendono dei mondi, proprio come nelle regioni accessibili alle investigazioni umane. Al di là di quei deserti, splendide oasi vagano nel limpido etere e rinnovano incessantemente le scene meravigliose dell'esistenza e della vita. Là si dispiegano i lontani aggregati di sostanza cosmica, che l'occhio profondo del telescopio percepisce attraverso le regioni trasparenti del nostro cielo, a cui voi date il nome di nebulose irresolubili, e che vi appaiono come leggere nuvole di polvere bianca, sperdute in un punto sconosciuto dello spazio etereo. Là si rivelano e si sviluppano mondi nuovi, le cui condizioni, varie e diverse da quelle che sono peculiari al vostro globo, donano loro una vita che le vostre concezioni non possono immaginare, né i vostri studi costatare. È là che risplende in tutta la sua pienezza la potenza creatrice. Per colui che viene dalle regioni occupate dal vostro sistema, là sono in azione altre leggi, le cui forze reggono le manifestazioni della vita. E i nuovi cammini, che ci si presentano in così singolari regioni, ci dischiudono sorprendenti prospettive. [22]

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[22] Si dà, in astronomia, il nome di nebulose irresolubili a quelle di cui non si sono ancora potute distinguere le stelle che le compongono. In principio, erano state considerate come degli ammassi di materia cosmica in via di condensazione per formare dei mondi; ma oggi, in generale, si pensa che questa apparenza sia dovuta alla distanza e che, con strumenti abbastanza potenti, tutte sarebbero risolubili.

Un paragone familiare può dare un'idea, sebbene molto imperfetta, delle nebulose risolubili: sono i gruppi di scintille proiettate dai fuochi d'artificio, al momento della loro esplosione. Ciascuna di queste scintille rappresenterà una stella, e l'insieme di esse sarà la nebulosa o gruppo di stelle riunite in un punto dello spazio e sottoposte a una legge comune d'attrazione e di movimento. Viste da una certa distanza, queste scintille si distinguono a malapena, e il loro gruppo ha l'apparenza di una piccola nuvola di fumo. Questo paragone non reggerebbe se si trattasse di masse di materia cosmica condensata.

La nostra Via Lattea è una di queste nebulose. Essa conta quasi 30 milioni di stelle o soli, che non occupano meno di alcune centinaia di trilioni di leghe d'estensione, e tuttavia non è la più grande. Supponiamo soltanto una media di 20 pianeti abitati che girano attorno a ciascun sole. Si tratterebbe di circa 600 milioni di mondi per il nostro solo gruppo.

Se potessimo trasferirci dalla nostra nebulosa in un'altra, noi saremmo come nel mezzo della nostra Via Lattea, ma con un cielo stellato di tutt'altro aspetto. Questa, inoltre, nonostante le sue colossali dimensioni rispetto a noi, da lontano ci apparirebbe come un piccolo batuffolo lenticolare perduto nell'infinito. Ma prima di raggiungere la nuova nebulosa, noi saremmo come un viaggiatore che lasci una città e percorra una vasta regione disabitata prima di giungere in un'altra città. Noi, in tal caso, avremmo varcato spazi incommensurabili privi di stelle e di mondi, ciò insomma che Galileo chiama i deserti dello spazio. Via via che noi avanzassimo, vedremmo la nostra nebulosa fuggire dietro di noi, diminuendo di estensione ai nostri occhi. Nello stesso tempo, davanti a noi, si presenterebbe quella verso la quale noi ci dirigiamo, sempre più distinta, simile alla massa di scintille dei fuochi d'artificio. Trasportandoci con la mente nelle regioni dello spazio, al di là dell'arcipelago della nostra nebulosa, noi vedremo tutt'intorno a noi milioni di arcipelaghi e di forme diverse, ognuno dei quali racchiude milioni di soli e centinai di milioni di mondi abitati.

Tutto ciò che ci permette di assimilare l'immensità dell'estensione spaziale alla struttura dell'universo è utile all'ampliamento delle nostre idee, così ristrette a causa delle credenze popolari. Dio aumenta la Sua grandezza ai nostri occhi, nella misura in cui meglio comprendiamo la grandezza delle Sue opere e la nostra infimità. Noi siamo lontani, come ben si vede, da quella credenza stabilita dalla Genesi mosaica, la quale fa della nostra piccola e impercettibile Terra la creazione principale di Dio, e dei suoi abitanti i soli oggetti della Sua sollecitudine. Noi comprendiamo la vanità di quegli uomini, i quali credono che tutto è stato fatto per loro nell'universo, e anche di quelli che osano mettere in discussione l'esistenza dell'Essere supremo. Fra alcuni secoli, ci si stupirà che una religione fatta per glorificare Dio Lo abbia ridotto a così meschine proporzioni e che abbia respinto, come se fossero concezioni dello Spirito del male, quelle scoperte che avrebbero invece potuto aumentare la nostra ammirazione per la Sua onnipotenza, iniziandoci così ai grandiosi misteri della creazione. Ancor di più ci se ne stupirà, quando si saprà che tali scoperte sono state respinte, perché avrebbero dovuto emancipare lo spirito degli uomini e togliere così il predominio a coloro che si ritenevano i rappresentanti di Dio sulla Terra.
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Eterna successione dei mondi


48. Abbiamo visto che una sola legge primordiale e generale è stata data all'universo per assicurarne la stabilità eterna, e che questa legge generale è percepibile dai nostri sensi attraverso numerose azioni particolari, che chiamiamo forze direttrici della natura. Ora mostreremo che l'armonia del mondo intero, considerata sotto il duplice aspetto dell'eternità e dello spazio, è assicurata da questa legge suprema.

49. In effetti, se risaliamo all'origine primaria dei primordiali agglomerati di sostanza cosmica, noteremo che già, sotto il dominio di questa legge, la materia subisce le trasformazioni necessarie che portano dal germe al frutto maturo e che, sotto l'impulso delle diverse forze nate da questa legge, essa percorre la scala delle sue rivoluzioni periodiche. All'inizio, è centro fluidico dei movimenti; in seguito, generatore dei mondi; più tardi, nucleo centrale e attrattivo delle sfere che hanno preso origine nel suo seno.

Noi sappiamo già che queste leggi presiedono alla storia del Cosmo. Ciò che ora importa sapere è come esse presiedano egualmente alla distruzione degli astri, poiché la morte non è solo una metamorfosi dell'essere vivente, ma anche una trasformazione della materia inanimata. E se è vero dire, in senso letterale, che soltanto la vita è accessibile alla falce della morte, è anche esatto aggiungere che la sostanza deve in tutta necessità subire le trasformazioni inerenti alla sua costituzione.

50. Ecco qui un mondo che, dai sui primordi, ha percorso tutta la sequenza degli anni che la sua speciale organizzazione gli permetteva di percorrere. Il focolaio interiore della sua esistenza si è spento, e i suoi stessi elementi hanno perduto la loro virtù iniziale. I fenomeni della natura che reclamavano, Per prodursi, la presenza e l'azione delle forze devolute a questo mondo, ormai non possono più presentarsi, perché la leva della loro attività non ha più il punto d'appoggio che le dava tutta la sua forza.

Ora, si penserà forse che questa terra spenta e senza vita continuerà a gravitare negli spazi celesti, senza scopo, e passerà come un'inutile cenere nel vortice dei cieli? Si penserà forse che essa rimarrà iscritta nel libro della vita universale, dal momento che è diventata lettera morta e priva di senso? No, di certo. Le medesime leggi che l'hanno elevata al di sopra del caos tenebroso e che l'hanno gratificata degli splendori della vita, le medesime forze che l'hanno governata durante i secoli della sua adolescenza, che l'hanno sostenuta nei primi passi della sua esistenza e che l'hanno condotta all'età matura e alla vecchiaia, quelle medesime leggi presiederanno alla disgregazione dei suoi elementi costitutivi per renderli al laboratorio, dove la potenza creatrice attinge senza tregua le condizioni della stabilità generale. Questi elementi ritorneranno a quella massa comune dell'etere, per assimilarsi ad altri corpi o per rigenerare altri soli. E questa morte non sarà un avvenimento inutile né per questa Terra né per le sue sorelle: essa rinnoverà, in altre regioni, altre creazioni d'una natura differente, e là, dove sistemi di mondi sono svaniti, presto rinascerà un altro giardino di fiori più splendenti e più profumati.

51. Così l'eternità reale ed effettiva dell'universo è assicurata dalle medesime leggi che dirigono le operazioni del tempo. Così i mondi si succedono ai mondi, i soli ai soli, senza che l'immenso meccanismo dei vasti cieli venga mai colpito nelle sue gigantesche molle.

Là dove i vostri occhi, sotto la volta della notte, ammirano splendide stelle, là dove il vostro spirito contempla magnifici irraggiamenti che risplendono in lontani spazi, là da molto tempo il dito della morte ha spento quegli splendori, da molto tempo il vuoto è succeduto a quei bagliori e ha, anzi, ricevuto nuove creazioni ancora sconosciute. La distanza immensa di quegli astri — per cui la luce che essi ci inviano impiega migliaia di anni per giungere fino a noi — fa sì che noi riceviamo soltanto oggi i raggi che essi ci hanno inviato molto tempo prima della creazione della Terra, e che ammireremo ancora per migliaia di anni dopo la loro reale sparizione. [23]

Che cosa sono i seimila anni dell'umanità storica, di fronte ai periodi secolari? Dei secondi nei vostri secoli. Che cosa sono le vostre osservazioni astronomiche di fronte allo stato assoluto del mondo? L'ombra eclissata dal Sole.

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[23] Questo è un effetto del tempo che la luce impiega per attraversare lo spazio. Essendo la sua velocità di 70.000 leghe al secondo, essa ci arriva dal Sole in 8 minuti e 13 secondi. Ne consegue che, se sulla superficie del Sole si verifica un fenomeno, noi lo percepiamo soltanto 8 minuti più tardi e, per la medesima ragione, lo vedremo ancora 8 minuti dopo la sua scomparsa. Se, in ragione della sua lontananza, la luce di una stella impiega mille anni per giungere fino a noi, noi non vedremo questa stella che mille anni dopo la sua formazione (vedere, per la spiegazione 'e la descrizione completa di questo fenomeno, la Rivista Spiritista di marzo e maggio 1867, p. 93 e p. 151; recensione di Lumen, attraverso il medium Camilo Flammarion).
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52. Dunque, qui come in altri nostri studi, riconosciamo che la Terra e l'uomo non sono nient'altro che nulla in confronto a ciò che è. Riconosciamo anche che le più colossali operazioni del nostro pensiero non si estendono, finora, che in un campo impercettibile in confronto all'immensità e all'eternità di un universo che non finirà mai.

E quando questi periodi della nostra immortalità saranno passati sopra le nostre teste, quando la storia attuale della Terra ci apparirà come una vaga ombra in fondo ai nostri ricordi; e se avremo abitato, per secoli incalcolabili, questi diversi gradi della nostra gerarchia cosmologica; e se i più lontani domini delle età future saranno stati perlustrati in innumerevoli peregrinazioni, avremo davanti a noi la successione illimitata dei mondi e come prospettiva l'immobile eternità.


La vita universale


53. Questa immortalità delle anime, di cui il sistema del mondo fisico è la base, agli occhi di certi pensatori prevenuti è parsa immaginaria. Costoro l'hanno ironicamente qualificata come immortalità viaggiante e non hanno compreso ch'essa sola è vera di fronte allo spettacolo della creazione. Tuttavia è possibile farne comprendere tutta la grandezza, direi quasi tutta la perfezione.

54. Che le opere di Dio siano create per il pensiero e per l’intelligenza; che i mondi siano la dimora di esseri i quali le contemplano e scoprono sotto il loro velo la potenza e la saggezza di Colui che le ha formate, questa è una questione che per noi non ha più dubbi. Ma che le anime che popolano quei mondi siano solidali, è questo che è importante conoscere.

55. In effetti, l'intelligenza umana a stento riesce a considerare quei globi radiosi, che scintillano nella vasta distesa, come semplici masse di materia inerte e senza vita; a stento riesce a pensare che, in quelle lontane regioni, ci sono magnifici crepuscoli e notti splendide, soli fecondi e giorni pieni di luce, vallate e montagne dove i molteplici prodotti della natura hanno sviluppato tutto il loro lussureggiante sfarzo; a stento riesce — dico io — a immaginare che lo spettacolo divino, dove l'anima può ritemprarsi come nella sua stessa vita, sia spogliato dell'esistenza e privato d'ogni essere pensante che possa conoscerlo.

56. Ma, a questa idea eminentemente giusta della creazione, bisogna aggiungere quella dell'umanità solidale, ed è in questo che consiste il mistero dell'eternità futura.

Una medesima famiglia umana è stata creata nell'universalità dei mondi, e i legami di una fraternità, da parte vostra non ancora apprezzati, sono stati attribuiti a questi mondi. Se questi astri, che si armonizzano nei loro vasti sistemi, sono abitati da intelligenze, non lo sono da esseri sconosciuti gli uni agli altri, ma al contrario da esseri marcati in fronte dal medesimo destino, che devono incontrarsi momentaneamente secondo le loro funzioni di vita, e ritrovarsi secondo le loro mutue simpatie. È la grande famiglia degli Spiriti, che popolano le terre celesti. È il grande irraggiamento dello Spirito divino che abbraccia la vastità dei cieli e che permane come genere primitivo e finale della perfezione spirituale.

57. Per quale strana aberrazione si è creduto di dover rifiutare l'immortalità alle vaste regioni dell'etere, quando la si racchiudeva entro un limite inammissibile e in una dualità assoluta? Il vero sistema del mondo dovrebbe dunque precedere la vera dottrina dogmatica, e la scienza precedere la teologia? E questa si fuorvierà finché poggerà la sua base sulla metafisica? La risposta è facile e ci mostra che la nuova filosofia siederà trionfante sulle rovine di quella antica, perché la sua base si sarà innalzata vittoriosa sugli antichi errori.


Diversità dei mondi


58. Voi ci avete seguito nelle nostre escursioni celesti e avete visitato con noi le immense regioni dello spazio. Sotto i nostri sguardi, i soli si sono succeduti ai soli, i sistemi ai sistemi, le nebulose alle nebulose. Il panorama splendido dell'armonia del Cosmo si è dispiegato davanti ai nostri passi. E noi abbiamo così ricevuto in anticipo un'idea dell'infinito, che potremo comprendere in tutta la sua vastità soltanto secondo la nostra perfettibilità futura. I misteri dell'etere hanno disvelato il loro enigma, finora indecifrabile, e noi abbiamo almeno concepito l'idea dell'universalità delle cose. È importante ora che ci fermiamo e riflettiamo.

59. È bello, senza dubbio, aver riconosciuto l'inferiorità della Terra e la sua mediocre importanza nella gerarchia dei mondi. È bello aver abbassato la presunzione umana, che tanto ci è cara, ed esserci umiliati davanti alla grandezza assoluta; ancora più bello sarà interpretare in senso morale lo spettacolo di cui siamo stati testimoni. Io voglio parlare del potere infinito della natura e dell'idea che dobbiamo farci del suo modo di agire nelle diverse regioni del vasto universo.

60. Abituati come siamo, a giudicare le cose dalla nostra povera piccola dimora, noi pensiamo che la natura non ha potuto o non ha dovuto agire sugli altri mondi, se non secondo le regole che noi abbiamo riconosciuto sulla Terra. Orbene, è precisamente in questo che è importante correggere il nostro giudizio.

Gettate per un istante lo sguardo su una qualsiasi regione del vostro globo e su una delle produzioni della vostra natura: non vi riconoscete forse il sigillo di una varietà infinita e la prova di un'attività senza eguali? Non vedete forse, sull'ala di un passerotto delle Canarie, sul petalo di un bocciolo di rosa appena schiuso, la prestigiosa fecondità di questa bella natura?

Che i vostri studi si applichino agli esseri che si librano nell'aria, che essi discendano fino alla violetta dei boschi, che s'inabissino nelle profondità dell'oceano, in tutto e dappertutto voi leggerete questa verità universale: la natura onnipotente agisce secondo le leggi, i tempi e le circostanze. Essa è una nella sua armonia generale, ma multipla nelle sue produzioni; essa si prende gioco di un sole come di una goccia d'acqua; essa popola di esseri viventi un mondo immenso con la medesima facilità con cui fa schiudere l'uovo deposto dalla farfalla d'autunno.

61. Ora, se tale è la varietà che la natura ci ha potuto esporre in tutti luoghi su questo piccolo mondo, così stretto, così limitato, quanto più dovete estendere questo modo di agire della natura pensando alle prospettive dei vasti mondi! Quanto più dovete sviluppare e riconoscere la potente estensione della natura applicandola a questi mondi meravigliosi che, ben più della Terra, attestano la loro inconoscibile perfezione!

Non cercate di vedere, attorno a ciascun sole dello spazio, sistemi simili al vostro sistema planetario. Non cercate di vedere su questi pianeti sconosciuti i tre regni della natura che brillano attorno a voi. Ma pensate che, come non c'è un volto d'uomo che assomigli, nell'intero genere umano, a un altro volto, così una diversità prodigiosa e inimmaginabile è stata disseminata nelle dimore eteree che vagano in seno allo spazio.

Per il fatto che la vostra natura animata incominci nello zoofito per terminare nell'uomo, per il fatto che l'atmosfera alimenti la vita terrestre, per il fatto che l'elemento liquido la rinnovi incessantemente, per il fatto che le vostre stagioni facciano sì che in questa vita si avvicendino i fenomeni che le distinguono, non deducetene che i milioni di milioni di terre che vagano nell'immensa distesa siano simili alla Terra. Al contrario esse differiscono secondo le diverse condizioni che sono state loro assegnate e secondo il loro rispettivo ruolo sulla scena del mondo. Sono le gemme variegate di un immenso mosaico, i diversi fiori di un meraviglioso giardino.