12. L'intelligenza si rivela attraverso degli atti volontari, ragionati, meditati, combinati a seconda dell'opportunità delle circostanze. È incontestabilmente un attributo esclusivo dell'anima.
Ogni
atto meccanico è istintivo. Quello che denota riflessione,
combinazione, deliberazione è un atto intelligente. L'uno è libero,
l'altro non lo è.
L'istinto è una guida sicura che non
s'inganna mai; l'intelligenza, per il solo fatto di essere libera, è
talvolta soggetta a errori.
Se l'atto istintivo non ha il carattere dell'atto intelligente, esso nondimeno rivela una causa intelligente, essenzialmente
atta a prevedere. Se si ammette che l'istinto ha la sua origine nella
materia, bisogna ammettere che la materia è intelligente, anzi
sicuramente più intelligente e previdente dell'anima, poiché l'istinto
non s'inganna mai, mentre l'intelligenza s'inganna.
Se si
considera l'istinto come un'intelligenza rudimentale, come si spiega il
fatto che esso sia, in certi casi, superiore all'intelligenza
raziocinante? Che esso dia la possibilità di eseguire cose che
l'intelligenza non può realizzare?
Se esso è l'attributo
d'uno speciale principio spirituale, che cosa diviene questo principio?
Poiché l'istinto si cancella, accadrà che questo principio si distrugga?
Se gli animali non sono dotati che dell'istinto, il loro avvenire è
senza via d'uscita, e le loro sofferenze non hanno ricompensa. Questo
non sarebbe conforme né alla giustizia né alla bontà di Dio (cap. II, n.
19).