LA GENESI, I miracoli e le predizioni secondo lo Spiritismo

Allan Kardec

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Capitolo IX

RIVOLUZIONI DEL GLOBO


Rivoluzioni generali o parziali - Età delle montagne - Diluvio biblico - Rivoluzioni periodiche -
Cataclismi futuri -
Aumento o diminuzione del volume della Terra


Rivoluzioni generali o parziali


1. I periodi geologici segnano le fasi dell'aspetto generale del globo, in seguito alle sue trasformazioni. Ma se si eccettua il periodo diluviale, che possiede le caratteristiche dello sconvolgimento improvviso, tutti gli altri periodi sono trascorsi lentamente e senza brusche transizioni. Per tutto il tempo che gli elementi costitutivi del globo hanno impiegato ad assumere il loro assetto definitivo, i cambiamenti devono essere stati generali. Una volta consolidatasi la base, non devono essersi prodotte che delle modifiche parziali sulla superficie.

2. Oltre alle rivoluzioni generali, la Terra ha sperimentato un gran numero di perturbazioni locali, che hanno mutato l'aspetto di certe regioni. Come per le altre perturbazioni, due sono le cause che vi hanno contribuito: il fuoco e l'acqua.

Il fuoco vi ha contribuito: sia a causa delle eruzioni vulcaniche, che hanno sepolto sotto spessi strati di cenere e lava le terre circostanti, facendo scomparire le città e i loro abitanti; sia a causa dei terremoti o dei sollevamenti della crosta solida, i quali hanno convogliato le acque verso le zone più basse; sia a causa dell'affossamento di questa stessa crosta in certe zone di estensione più o meno grande, dove le acque sono precipitate, lasciando allo scoperto altri terreni. È così che alcune isole sono sorte in mezzo all'Oceano, mentre altre sono scomparse; che porzioni di continenti sono stati separati e hanno formato delle isole; che bracci di mare, messi in secca, hanno riunito alcune isole ai continenti.

L'acqua vi ha contribuito: sia a causa dell'irruzione o del ritrarsi del mare su certe coste; sia a causa delle frane che, arrestando i corsi d'acqua, hanno formato dei laghi; sia a causa degli straripamenti e delle inondazioni; sia, infine, a causa degli interramenti formatisi alla foce dei fiumi. Questi interramenti, respingendo il mare, hanno creato nuovi territori: tale è l'origine del delta del Nilo o Basso Egitto, del delta del Rodano o Camargue.


Età delle montagne


3. L'analisi dei terreni squarciati dal sollevamento delle montagne e quella degli strati che ne formano i contrafforti permette di determinare la loro età geologica. Per età geologica delle montagne non bisogna intendere il numero di anni della loro esistenza, ma il periodo durante il quale esse si sono formate e, pertanto, la loro relativa anzianità. Sarebbe un errore credere che questa anzianità sia in ragione della loro altezza oppure della loro natura esclusivamente granitica, visto che la massa di granito, sollevandosi, può avere perforato e separato gli strati sovrapposti.

Si è così costatato, attraverso l'osservazione, che i monti dei Vosgi, della Bretagna e della Costa d'Oro, in Francia, che non sono affatto elevati, appartengono alle più antiche formazioni. Essi datano dal periodo di transizione e sono anteriori ai depositi carboniferi. Il Giura si è formato verso la metà del periodo secondario ed è contemporaneo dei rettili giganteschi. I Pirenei si sono formati più tardi, all'inizio del periodo terziario. Il Monte Bianco e il gruppo delle Alpi occidentali sono posteriori ai Pirenei e datano dalla metà del periodo terziario. Le Alpi orientali, che comprendono le montagne del Tirolo, sono ancora più recenti, perché non si sono forniate che verso la fine del periodo terziario. Alcune montagne dell'Asia sono posteriori o contemporanee al periodo diluviale. Questi sollevamenti hanno senz'altro dovuto dar luogo a grandi perturbazioni locali e a inondazioni più o meno considerevoli, a causa dello spostamento delle acque, dell'interruzione e del cambiamento del corso dei fiumi. [39]

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[39] Il secolo passato offre un notevole esempio di un fenomeno di questo genere. A sei giorni di marcia da Città del Messico, si trovava, nel 1750, una zona fertile e ben coltivata, dove crescevano in abbondanza il riso, il mais e le banane. Nel mese di giugno, spaventosi terremoti sconvolsero il suolo e si ripeterono senza tregua per due mesi interi. Nella notte tra il 28 e il 29 settembre, la terra ebbe una violentissima scossa. Un terreno di parecchie leghe di estensione si sollevò a poco a poco e finì per raggiungere un'altezza di 500 piedi, su una superficie di 10 leghe quadrate. Il terreno ondeggiava come le onde del mare sotto il mugghiare della tempesta; migliaia di cumuli di terreno si sollevavano e s'inabissavano di volta in volta. Alla fine si spalancò un crepaccio di quasi 3 leghe; fumo, fuoco, pietre roventi e cenere furono lanciati a un'altezza incredibile. Da questa immensa voragine sorsero sei montagne, fra le quali un vulcano, cui è stato dato il nome di Jorullo, si eleva oggi a 550 metri sopra l'antica pianura. Nel momento in cui incominciarono le vibrazioni del suolo, i due fiumi Cuitimba e San Pedro, rifluendo all'indietro, inondarono tutta la pianura occupata oggi dal vulcano Jorullo; ma nel suolo che sempre s'innalzava, si aprì una voragine e li inghiottì. Essi riapparvero a ovest, in un punto molto distante dal loro antico letto (Louis Figuier, La Terra prima del diluvio).
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Diluvio biblico


4. Il diluvio biblico, designato anche con il nome di "grande diluvio asiatico", è un fatto la cui esistenza non può essere contestata. Esso dovrebbe essere stato causato dal sollevamento d'una parte delle montagne di quella regione, come quello del Messico. Ciò che viene in appoggio a questa tesi è l'esistenza di un mare interno che si estendeva un tempo dal Mar Nero all'Oceano Boreale, esistenza attestata dalle osservazioni geologiche. Il mare d'Azov, il mar Caspio — le cui acque sono salate, benché non comunichino con nessun altro mare —, il lago Aral, gli innumerevoli laghi sparsi nelle immense pianure della Tartaria e le steppe della Russia sembrano essere resti di quell'antico mare. All'epoca del sollevamento delle montagne del Caucaso, posteriore al diluvio universale, una parte di queste acque fu respinta a nord, verso l'Oceano Boreale; l'altra a sud, verso l'Oceano Indiano. E fu proprio questa massa d'acque che inondò e devastò la Mesopotamia e tutta la zona abitata dagli antenati del popolo ebraico. Benché questo diluvio si sia abbattuto su una superficie abbastanza estesa, un punto è stato attualmente accertato: esso non fu che un fenomeno locale. Né poté essere stato causato, tale diluvio, dalla pioggia, perché, per quanto questa fosse caduta abbondante e continua per quaranta giorni, i calcoli provano che la quantità d'acqua caduta non poteva essere tale da coprire tutta la Terra, fino a sommergere le più elevate montagne.

Per gli uomini di allora, che non conoscevano che una estensione assai limitata del globo e che non avevano alcuna idea della sua configurazione, dal momento che l'inondazione aveva invaso i paesi fino ad allora conosciuti, per loro si trattava naturalmente dell'intera Terra. Se a questa credenza si aggiunge la forma fantasiosa e iperbolica, tipica dello stile orientale, non ci si potrà più meravigliare dell'esagerazione del racconto biblico.

5. Il diluvio asiatico è evidentemente posteriore all'apparizione dell'uomo sulla Terra, poiché se n'è conservata la memoria, attraverso la tradizione, presso tutti i popoli di quella parte del mondo, i quali l'hanno consacrato nelle loro teogonie. [40]

[40] La leggenda indiana sul diluvio narra, secondo il libro dei Veda, che il dio Brahma, trasformatosi in pesce, si rivolse al pio monarca Vaivaswata e gli disse: "Il momento della dissoluzione dell'universo è ormai giunto. Ben presto tutto ciò che esiste sulla Terra sarà distrutto. Bisogna che tu costruisca una nave sulla quale t'imbarcherai, dopo aver preso con te i semi di tutti i vegetali. Mi attenderai su questa nave, e io verrò da te e avrò sulla testa un corno per far sì che tu mi riconosca". Il santo monarca obbedì. Costruì una nave, vi s'imbarcò e attaccò una fune molto resistente al corno del pesce. La nave fu trascinata pei parecchi anni, con una velocità estrema, in mezzo alle tenebre di una spaventosa tempesta, finché approdò sulla sommità del monte Himawat (Himalaya). Il dio Brahma raccomandò quindi a Vaivaswata di creare tutti gli esseri e di ripopolare la Terra. L'analogia di questa leggenda con il racconto biblico di Noè è straordinaria. Dall'India era passata in Egitto, così come un'infinità di altre credenze. Ora, siccome il libro dei Veda è anteriore a quello di Mosè, il racconto che vi si trova sul diluvio non può essere a imitazione di quest'ultimo. È probabile, perciò, che Mosè, il quale aveva studiato le dottrine dei sacerdoti egiziani, abbia tratto da quelle la sua descrizione.

Esso è ugualmente posteriore al grande diluvio universale che segnò l'inizio dell'attuale periodo geologico. Quando si parla di uomini e di animali antidiluviani, il riferimento è sempre rivolto a quel primo cataclisma.



Rivoluzioni periodiche



6. Oltre al suo movimento annuale intorno al Sole, che dà luogo alle stagioni, oltre al suo movimento di rotazione su sé stessa in 24 ore, che dà luogo al giorno e alla notte, la Terra ha un terzo movimento che si compie in circa 25.000 anni (più esattamente in 25.868 anni) e che dà luogo al fenomeno designato in astronomia con il nome di precessione degli equinozi (cap. V, n. 11).

Questo movimento, che sarebbe impossibile spiegare in breve, senza l'ausilio di disegni e senza una dimostrazione geometrica, consiste in una sorta di oscillazione circolare che è stata paragonata a quella di una trottola piroettante sul punto di fermarsi. A seguito di tale movimento, l'asse della Terra, cambiando inclinazione, descrive un doppio cono, il cui vertice sta nel centro della Terra e le cui basi abbracciano la superficie circoscritta dai circoli polari, cioè un'ampiezza di 23 gradi e mezzo di raggio.

7. L'equinozio è l'istante in cui il Sole, passando da un emisfero all'altro, si trova perpendicolare all'equatore, cosa che avviene due volte l'anno: verso il 21 marzo, quando il Sole ritorna nell'emisfero boreale, e verso il 22 settembre, quando ritorna nell'emisfero australe.

Ma, in seguito al graduale spostamento nell'obliquità dell'asse — il che porta a un altro spostamento nell'obliquità dell'equatore sull'eclittica — l'istante dell'equinozio si trova anticipato, ogni anno, di alcuni minuti (25 minuti e 7 secondi). Questo anticipo è detto precessione degli equinozi (dal latino praecedere, marciare in avanti, composto da prae, avanti, e cedere, andare).

Questi pochi minuti, con il passar del tempo, diventano ore, giorni, mesi e anni. Ne deriva così che l'equinozio di primavera, che ora cade a marzo, cadrà in un dato tempo a febbraio, poi a gennaio, quindi a dicembre. E allora nel mese di dicembre si avrà la temperatura del mese di marzo e nel mese di marzo quella di giugno, e così di seguito finché, ritornando nel mese di marzo, le cose si ritroveranno nello stato attuale, il che avverrà tra 25.868 anni, per ricominciare la medesima rivoluzione indefinitamente. [41]

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[41] La precessione degli equinozi causa un altro cambiamento, quello che si verifica nella posizione dei segni dello zodiaco. Impiegandoci la Terra per girare attorno al Sole un anno, nella misura in cui essa avanza, il Sole si trova ogni mese di fronte a una nuova costellazione. Tali costellazioni sono dodici, e precisamente: Ariete, Toro, Gemelli, Cancro, Leone, Vergine, Bilancia, Scorpione, Sagittario, Capricorno, Acquario, Pesci. Sono chiamate costellazioni zodiacali o segni dello zodiaco e formano un cerchio sul piano dell'equatore terrestre. Secondo il mese della nascita di un individuo, si diceva che era nato sotto il tale o talaltro segno: da qui i pronostici dell'astrologia. Ma, a causa della precessione degli equinozi, accade che i mesi non corrispondano più alle medesime costellazioni. Uno che nasca nel mese di luglio, per esempio, non è più sotto il segno del Leone, ma sotto quello del Cancro. Cade così l'idea superstiziosa legata all'influenza dei segni (cap. V, n. 12).
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8. Da questo movimento conico dell'asse, risulta che i poli della Terra non guardano costantemente i medesimi punti del cielo; che la Stella Polare non sarà sempre una stella polare; che i poli gradualmente si inclinano più o meno verso il Sole, ricevendone raggi più o meno diretti. Da ciò si deduce che l'Islanda e la Lapponia, per esempio, che si trovano sotto il circolo polare, potranno, in un dato tempo, ricevere i raggi solari come se si trovassero alla latitudine della Spagna e dell'Italia, mentre nella posizione dell'estremo opposto, la Spagna e l'Italia potranno avere la temperatura dell'Islanda e della Lapponia, e così di seguito a ogni rinnovarsi del periodo di 25.000 anni. [42]

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[42] Lo spostamento graduale delle linee isotermiche — fenomeno riconosciuto dalla scienza in modo positivo come quello dello spostamento del mare — è un fatto materiale che poggia questa teoria.
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9. Non è stato ancora possibile determinare con precisione le conseguenze di questo movimento, poiché si è potuta osservare solo una piccolissima parte di questa rivoluzione. Non si sono fatte a questo riguardo che delle supposizioni, alcune delle quali con qualche appannaggio di probabilità.

Tra queste conseguenze, due sono quelle che consideriamo principali e che passiamo qui di seguito a osservare.

1° Il riscaldamento e il raffreddamento alternativo dei poli e, di conseguenza, la fusione dei ghiacci polari durante la metà del periodo di 25.000 anni e la loro nuova formazione, durante l'altra metà di questo periodo, fanno supporre che i poli non sarebbero affatto condannati a una sterilità perpetua, ma godrebbero a turno dei benefici della fertilità.

2° Il graduale spostamento del mare, che invade a poco a poco alcune terre e ne pone allo scoperto altre, per nuovamente abbandonarle e rientrare nel suo antico letto, è un movimento periodico, indefinitamente rinnovato, che costituirebbe una vera marea universale di 25.000 anni.

La lentezza con cui questo movimento del mare si verifica fa sì che esso sia per generazioni e generazioni quasi impercettibile, divenendo sensibile in capo ad alcuni secoli. Il fenomeno non può causare nessun cataclisma improvviso, perché gli uomini, di generazione in generazione, si ritirano man mano che il mare avanza e si spostano su quelle terre da cui il mare si ritira. È a questa causa, più che probabile, che alcuni scienziati attribuiscono l'arretrare del mare su certe coste e la sua invasione su certe altre.

10. Lo spostamento lento, graduale e periodico del mare è un fatto comprovato dall'esperienza e attestato da numerosi esempi su tutti i punti del globo. Esso ha come conseguenza il mantenimento delle forze produttive della Terra. Questa lunga immersione è un periodo di riposo durante il quale le terre sommerse recuperano i principi vitali perduti attraverso una non meno lunga produzione. Gli immensi depositi di materie organiche, formatisi per la permanenza delle acque durante secoli e secoli, sono dei fertilizzanti naturali periodicamente rinnovati. Ma le generazioni si succedono le une alle altre senza accorgersi di tali cambiamenti. [43]

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[43] Tra i fatti che provano lo spostamento del mare, se ne possono citare alcuni appartenenti alla fenomenologia più recente. Nel golfo di Guascogna, tra il vecchio Soulac e la Torre di Cordouan, quando il mare è calmo, si possono scorgere, sul fondo delle acque, dei tratti di muraglia: sono i resti dell'antica e grande città di Noviomagus, invasa dai flutti nel 580. Lo scoglio di Cordouan, che allora si trovava unito alla riva, ora è a 12 chilometri da essa. Nel mare della Manica, sulla costa di Le Havre, le acque guadagnano terreno ogni giorno e minacciano i faraglioni di Sainte-Adresse, che cedono poco a poco. A 2 chilometri dalla costa, tra Sainte-Adresse e il capo di Hève, esiste il banco dell'Éclat, un tempo in vista e unito alla terraferma. Antichi documenti attestano che in quel luogo, su cui oggi si naviga, c'era il villaggio di Saint-Denis-chef-de-Caux. Quando, nel quattordicesimo secolo, le acque invasero quella terra, la chiesa, nel 1378, venne inghiottita. Si dice che, con il bel tempo e il mare calmo, se ne vedano i resti sul fondo del mare.

Su quasi tutta la distesa del litorale dell'Olanda, il mare è trattenuto solo a forza di dighe, che di quando in quando cedono. L'antico lago Flevo, che si riunì al mare nel 1225, forma oggi il Golfo di Zuyderzée. Questa irruzione dell'Oceano inghiottì parecchi villaggi. Per cui, il territorio di Parigi e della Francia tutta sarebbe un giorno nuovamente occupato dal mare, come lo è già stato parecchie volte, secondo quanto attestano le osservazioni geologiche. Le parti montagnose formeranno allora delle isole, come lo sono ora le isole Jersey, Guernesey e l'Inghilterra stessa, un tempo contigue al continente. Si navigherà sopra regioni che attualmente si percorrono in treno; a Montmartre, sul monte Valérien e sulle coste di Saint-Cloud e di Meudon approderanno le navi; i boschi e le foreste, dove ora si passeggia, saranno sepolti sotto le acque, saranno ricoperti di limo e popolati di pesci che sostituiranno gli uccelli. Il diluvio biblico non può aver avuta questa causa, poiché l'invasione delle acque fu repentina, e la loro permanenza di breve durata, mentre, diversamente, essa sarebbe stata di parecchie migliaia di anni — e durerebbe ancora — e gli uomini non se ne sarebbero neppure accorti.
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Cataclismi futuri


11. I grandi sconvolgimenti tellurici si sono verificati nelle epoche in cui la crosta solida della Terra, a causa del suo fragile spessore, non offriva quasi nessuna resistenza all'effervescenza delle materie incandescenti dell'interno del globo. Si è osservato che tali sconvolgimenti sono diminuiti per intensità e continuità nella misura in cui la crosta terrestre è andata consolidandosi. Numerosi vulcani sono ormai spenti, altri sono stati ricoperti da terreni di formazione posteriore.

Potranno certamente ancora prodursi delle perturbazioni locali, in seguito a eruzioni vulcaniche, all'apertura di qualche nuovo cratere vulcanico, a inondazioni improvvise di certi territori; potranno sorgere dal mare alcune isole e altre inabissarvisi; ma il tempo dei cataclismi generali, come quelli che hanno segnato i grandi periodi geologici, è passato. La Terra ha raggiunto una stabilità che, senza essere del tutto invariabile, mette d'ora in avanti il genere umano al riparo dalle perturbazioni generali, a meno che non intervengano cause ignote, estranee al nostro globo e che in nessun modo si possano prevedere.

12. Quanto alle comete, oggi siamo perfettamente tranquillizzati circa la loro influenza, più salutare che nociva, in quanto esse sembrano destinate a rinvigorire — se ci si può esprimere così — i mondi, apportandovi quei principi vitali che esse hanno raccolto durante la loro corsa attraverso lo spazio e nelle vicinanze dei soli. Esse sarebbero, dunque, fonti di prosperità piuttosto che messaggere di disgrazie. In virtù della loro natura fluidica, oggi ben comprovata (cap. VI, n. 28 e ss.), nel caso di uno scontro violento non vi è nulla da temere. Infatti, se una di esse si scontrasse con la Terra, sarebbe quest'ultima ad attraversare la cometa, come se passasse attraverso una nebbia.

Né più temibile è la loro coda. Questa altro non è che il riflesso della luce solare nell'immensa atmosfera che le circonda, poiché essa è costantemente rivolta in direzione opposta a quella del Sole e cambia direzione secondo la posizione di questo astro. Questa materia gassosa potrebbe anche, a causa della rapidità con cui esse si muovono, formare una specie di chioma, come la scia al seguito di una nave o il fumo al seguito di una locomotiva. Del resto, molte comete si sono già avvicinate alla Terra senza produrvi alcun danno. E, in virtù della loro rispettiva densità, la Terra eserciterebbe sulla cometa un'attrazione maggiore di quella che la cometa eserciterebbe sulla Terra. Soltanto alcuni brandelli dei vecchi pregiudizi possono ispirare timori circa la loro presenza. [44]

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[44] La cometa del 1861 ha attraversato l'orbita della Terra in un punto dal quale questa si trovava a una distanza di venti ore soltanto. La Terra era dunque immersa nell'atmosfera della cometa, senza che da ciò sia scaturito alcun incidente.
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13. Egualmente bisogna relegare tra le ipotesi chimeriche la possibilità di uno scontro della Terra con un altro pianeta. La regolarità e la invariabilità delle leggi che presiedono ai movimenti dei corpi celesti rendono privo di ogni probabilità questo scontro.

La Terra, tuttavia, avrà una fine. Come? Questo è ancora nel campo delle congetture. Ma, siccome essa è ancora lontana dalla perfezione, che è nelle sue potenzialità raggiungere, e lontana da quella vetustà che sarebbe un segno di declino, i suoi attuali abitanti possono star certi che un tale accadimento non apparterrà al loro tempo (cap. VI, n. 48 e ss.).

14. Fisicamente, la Terra ha avuto le convulsioni della sua infanzia. Essa è ormai entrata in un periodo di relativa stabilità: in quello del progresso pacifico, che avviene con il ritorno regolare dei medesimi fenomeni fisici e con il concorso intelligente dell'uomo. Ma essa è ancora in piena era gestazionale del progresso morale. Qui risiederà la causa dei suoi più grandi sconvolgimenti. Finché l'umanità non sarà sufficientemente cresciuta in perfezione, attraverso l'intelligenza e la messa in pratica delle leggi divine, le perturbazioni maggiori saranno causate dagli uomini più che dalla natura, saranno cioè morali e sociali piuttosto che fisiche.


Aumento o diminuzione del volume della Terra


15. Il volume della Terra aumenta, diminuisce o è stazionario?

A sostegno dell'aumento del volume della Terra, alcuni si basano sul fatto che le piante rendano al terreno più di quanto ne traggano, cosa che è vera in un senso, ma non nell'altro. Le piante si nutrono tanto — e anche di più — delle sostanze gassose che attingono nell'atmosfera, quanto di quelle sostanze che aspirano attraverso le loro radici. Orbene, l'atmosfera fa parte integrante del globo; i gas che la costituiscono provengono dalla decomposizione dei corpi solidi, e questi, ricomponendosi, le riprendono ciò che le avevano dato. È questo uno scambio o piuttosto una trasformazione perpetua, dimodoché — attuandosi l'accrescimento dei vegetali e degli animali per mezzo degli elementi costitutivi del globo —, i loro resti, per quanto considerevoli possano essere, non aggiungono un solo atomo alla massa. Se la parte solida del globo aumentasse per questa causa in maniera permanente, ciò sarebbe a scapito dell'atmosfera che diminuirebbe altrettanto e finirebbe per essere inadatta alla vita. Ma essa recupera, attraverso la decomposizione dei corpi solidi, ciò che perde attraverso la loro composizione.

All'origine della Terra, i primi strati geologici si sono formati con materie solide momentaneamente volatilizzatesi per effetto dell'alta temperatura, e che più tardi, condensatesi per il raffreddamento, sono precipitate. Tali materie hanno incontestabilmente elevato un poco la superficie del suolo, ma senza nulla aggiungere alla massa totale, poiché ciò altro non era che uno spostamento di materia. Allorché l'atmosfera, purificata dagli elementi estranei che tratteneva in sospensione, si è trovata nel suo stato normale, le cose hanno seguito il corso regolare che hanno avuto successivamente. Oggi, la minima modifica nella costituzione dell'atmosfera condurrebbe, per forza di cose, all'annientamento degli attuali abitanti della Terra. Ma anche così, probabilmente, si formerebbero delle nuove razze in condizioni diverse.

Considerata da questo punto di vista, la massa del globo, vale a dire la somma delle molecole che compongono l'insieme delle sue parti solide, liquide e gassose, è incontestabilmente la medesima, fin dalla sua origine. Se il globo terrestre subisse una dilatazione o una condensazione, il suo volume aumenterebbe o diminuirebbe, ma la massa non subirebbe alcuna alterazione. Se, dunque, la Terra aumentasse la sua massa, ciò avverrebbe per effetto di una causa estranea, poiché non è possibile ch'essa attinga in sé stessa gli elementi necessari al suo aumento.

Secondo un'altra opinione, il globo aumenterebbe di massa e di volume per l'afflusso della materia cosmica interplanetaria. Questa idea non ha nulla d'irrazionale, ma è troppo ipotetica per essere ammessa come principio. Questo non è che un sistema combattuto da sistemi contrari, sui quali la scienza non ha ancora stabilito nulla. Su questo argomento, riportiamo qui di seguito l'opinione dell'eminente Spirito che ha dettato i sapienti studi uranografici, inseriti più indietro, precisamente nel capitolo VI.

"I mondi invecchiano, si esauriscono e tendono a dissolversi per servire da elementi di formazione ad altri universi. Essi, a poco a poco, rendono al fluido cosmico universale dello spazio ciò che ne hanno tratto per formarsi. Inoltre, tutti i corpi si usurano per attrito; il movimento rapido e incessante del globo attraverso il fluido cosmico ha come effetto quello di diminuirne costantemente la massa, benché di una quantità inapprezzabile in un determinato tempo. [45]

L'esistenza dei mondi può, secondo me, dividersi in tre periodi. — Primo periodo: condensazione della materia. Durante questo periodo il volume del globo diminuisce considerevolmente mentre la massa resta la stessa. È il periodo dell'infanzia. — Secondo periodo: contrazione e solidificazione della scorza; schiusa dei germi, sviluppo della vita fino all'apparizione del tipo più perfettibile. In questo momento il globo è in tutta la sua pienezza. È il periodo della virilità, e il globo perde, ma in maniera molto blanda, i suoi elementi costitutivi. — Nella misura in cui i suoi abitanti progrediscono spiritualmente, esso passa al periodo di decrescita materiale. Subisce delle perdite non soltanto in seguito all'attrito, ma anche per la disgregazione delle molecole, come una pietra dura che, corrosa dal tempo, finisca ridotta in polvere. Nel suo duplice movimento di rotazione e traslazione, il globo rilascia allo spazio particelle fluidificate della sua sostanza, fino al momento in cui la sua dissoluzione sarà completa.

Ma allora, siccome il potere d'attrazione è in ragione della massa — non dico del volume —, diminuita la massa del globo, si modificano le sue condizioni di equilibrio nello spazio. Dominato da pianeti più potenti, ai quali non può più fare da contrappeso, ne conseguono delle deviazioni nei suoi movimenti e, quindi, anche dei profondi cambiamenti nelle condizioni di vita nella sua superficie. Così, nascita, vita e morte, oppure infanzia, virilità e decrepitezza sono le tre fasi attraverso le quali passa ogni agglomerato di materia organica o inorganica. Solo lo Spirito, che non è materia, è indistruttibile." (Galileo, Società di Parigi, 1868)

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[45] Nel suo movimento di traslazione attorno al Sole, la velocità della Terra è di 400 leghe al minuto. Essendo la sua circonferenza di 9.000 leghe, nel suo movimento di rotazione sul suo asse, ogni punto dell'equatore percorre 9.000 leghe in 24 ore, cioè 6,3 leghe al minuto.
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