23. Ciò che per la teologia è
un vicolo cieco, viene dallo Spiritismo spiegato, senza alcuna
difficoltà e in maniera razionale, attraverso l'anteriorità dell'anima e
la pluralità delle esistenze. Senza questa legge tutto è mistero e
anomalia nella vita dell'uomo. Infatti, ammettiamo che Adamo ed Eva
abbiano già vissuto, tutto allora si trova giustificato: Dio non parla
loro come a dei fanciulli, ma come a degli esseri in condizioni di
comprenderLo e che Lo comprendono, prova evidente ch'essi hanno
un'esperienza anteriore. Ammettiamo, inoltre, ch'essi abbiano vissuto in
un mondo più avanzato e meno materiale del nostro, dove il lavoro dello
Spirito suppliva al lavoro del corpo. Ammettiamo che, per la loro
ribellione alla legge di Dio, rappresentata dalla disobbedienza, essi ne
siano stati esclusi ed esiliati, per punizione, sulla Terra, dove
l'uomo, in conseguenza della natura del globo, è costretto a un lavoro
corporale. Ammettendo tutto ciò, Dio aveva ragione di dir loro: Nel
mondo in cui tu andrai ormai a vivere, "Il suolo sarà maledetto per
causa tua; ne mangerai il frutto con affanno... Mangerai il pane con il
sudore del tuo volto..." e rivolto alla donna: "Con dolore partorirai
figli," perché tale è la condizione di quel mondo (vedere cap. XI, n. 31
e ss.).
Il paradiso terrestre, di cui inutilmente si sono
cercate le tracce sulla Terra, era dunque il simbolo del mondo felice
dove aveva vissuto Adamo, o piuttosto la razza degli Spiriti di cui egli
è la personificazione. La cacciata dal paradiso segna dunque sia il
momento in cui questi Spiriti sono venuti a incarnarsi fra gli abitanti
di questo mondo, sia il cambiamento di situazione che ne è stato la
conseguenza. L'angelo armato di una spada fiammeggiante, che difende
l'entrata del paradiso, simboleggia l'impossibilità in cui si trovano
gli Spiriti dei mondi inferiori di penetrare nei mondi superiori prima
di avere meritato ciò attraverso la loro purificazione (vedere più
avanti il cap. XIV, n. 8 e ss.).