28. Quando gli Spiriti hanno
acquisito, in un mondo, la somma di progresso che lo stato di quel
mondo comporta, essi lo abbandonano per incarnarsi in un altro mondo più
avanzato dove acquisiscono nuove conoscenze, e così di seguito, fino a
quando, non essendo più utile l'incarnazione in un corpo materiale, essi
vivono esclusivamente di una vita spirituale, dove progrediscono
ancora, ma in un altro senso e con altri mezzi. Arrivati al punto
culminante del progresso, godono della suprema felicità. Ammessi nei
consigli dell'Onnipotente, ne conoscono il pensiero, diventano Suoi
messaggeri e Suoi ministri diretti per il governo dei mondi e hanno ai
loro ordini gli Spiriti di diversi gradi di avanzamento.
Così
tutti gli Spiriti, incarnati o disincarnati, a qualsiasi grado della
gerarchia appartengano, dal più infimo al più elevato, hanno le loro
attribuzioni nel grande meccanismo dell'universo. Tutti sono utili
all'insieme e nello stesso tempo sono utili a sé stessi; ai meno
avanzati, come a dei semplici manovali, viene affidato un compito
materiale, svolto dapprima in modo inconsapevole e poi, gradualmente, in
modo intelligente. In ogni parte, nel mondo spirituale, c'è attività,
in nessuna parte l'inutile oziosità.
La collettività degli
Spiriti è in qualche modo l'anima dell'universo; è l'elemento spirituale
che agisce su tutto e dappertutto, sotto l'impulso del pensiero divino.
Senza questo elemento, non c'è che la materia inerte, senza scopo,
senza intelligenza, senza altro motore se non le forze materiali, le
quali lasciano insoluti innumerevoli problemi. Invece, attraverso
l'azione dell'elemento spirituale individualizzato, tutto
ha uno scopo, tutto ha una ragion d'essere, tutto si spiega. Ecco
perché, senza la spiritualità, si urta contro difficoltà insormontabili.