LA GENESI, I miracoli e le predizioni secondo lo Spiritismo

Allan Kardec

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Principio spirituale

1. L'esistenza del principio spirituale è un fatto che non ha, per così dire, bisogno di dimostrazione più di quanta non ne abbia il principio materiale. In un certo senso è una verità assiomatica. Esso si afferma per i suoi effetti, come la materia per quelli che le sono propri.

Secondo il principio: "Avendo ogni effetto una causa, ogni effetto intelligente deve avere una causa intelligente", non c'è nessuno che non riesca a fare una distinzione tra il movimento meccanico di una campana agitata dal vento e il movimento, di questa medesima campana, destinato a dare un segnale, un avvertimento, attestando proprio per questa ragione un pensiero, un'intenzione. Orbene, siccome non può venire in niente a nessuno di attribuire il pensiero alla materia della campana, se ne conclude che essa è mossa da una intelligenza alla quale essa serve come strumento per manifestarsi.

Per la stessa ragione, nessuno ha l'idea di attribuire il pensiero al corpo di un uomo morto. Se l'uomo da vivo pensa, è perché c'è in lui qualcosa che non c'è più quando è morto. La differenza che esiste tra lui e la campana è dunque la seguente: l'intelligenza che fa muovere questa è al di fuori di essa, mentre l'intelligenza che fa agire l'uomo è in lui stesso.

2. Il principio spirituale è il corollario dell'esistenza di Dio. Senza questo principio, Dio non avrebbe ragione di esistere, perché non si potrebbe concepire che la sovrana intelligenza regnasse per tutta l'eternità sulla sola materia bruta, più di quanto non si potrebbe concepire che un monarca terrestre regnasse per tutta la sua vita soltanto su delle pietre. Siccome non si può ammettere Dio senza gli attributi essenziali della Divinità, che sono la giustizia e la bontà, queste qualità sarebbero inutili se dovessero esercitarsi soltanto sulla materia.

3. D’altra parte, non si potrebbe concepire un Dio sovranamente giusto e buono, che creasse degli esseri intelligenti e sensibili per destinarli al nulla dopo alcuni giorni di sofferenze senza compensazioni, rallegrandosi alla vista di questa successione indefinita di esseri che nascono senza averlo domandato, che pensano un istante per conoscere solo il dolore, che si spengono per sempre, dopo una esistenza effimera.

Senza la sopravvivenza dell'essere pensante, le sofferenze della vita sarebbero, da parte di Dio, una crudeltà senza alcun fine. Ecco perché il materialismo e l'ateismo sono i corollari l'uno dell'altro; negando la causa, essi non possono ammettere l'effetto; negando l'effetto, essi non possono ammettere la causa. Il materialismo è dunque coerente con sé stesso, sebbene non lo sia con la ragione.

4. L'idea della perpetuità dell'essere spirituale è innata nell'uomo. Questa idea si trova in lui allo stato d'intuizione e di aspirazione. L'uomo comprende che soltanto in essa è la compensazione alle miserie della vita: ecco perché ci sono sempre stati e ci saranno sempre più spiritualisti che materialisti e più credenti che atei.

All'idea intuitiva e alla potenza del ragionamento, lo Spiritismo aggiunge la convalida dei fatti, la prova materiale dell'esistenza dell'essere spirituale, della sua sopravvivenza, della sua immortalità e della sua individualità; inoltre, precisa e definisce ciò che questo pensiero aveva di vago e di astratto. Ci dimostra che l'essere intelligente agisce al di fuori della materia, sia durante la vita del corpo, sia dopo.

5. Il principio spirituale e il principio vitale sono una sola e medesima cosa?

Partendo, come sempre, dall'osservazione dei fatti, diremo che, se il principio vitale fosse inseparabile dal principio intelligente, vi sarebbe qualche motivo per confonderli. Ma poiché si vede che esseri, come le piante, vivono e non pensano; che i corpi umani sono ancora animati dalla vita organica, quando non esiste più alcuna manifestaziorie del pensiero; che, nell'essere vivente, si producono dei movimenti vitali indipendenti da ogni atto della volontà; che durante il sonno, la vita organica permane in tutta la sua attività, mentre la vita intellettuale non si manifesta attraverso alcun segno, esteriore, allora è proprio il caso di ammettere che la vita organica risiede in un principio inerente alla materia, indipendente dalla vita spirituale la quale è inerente allo Spirito. Dal momento che la materia ha una vitalità indipendente dallo Spirito, e che lo Spirito ha una vitalità indipendente dalla materia, resta evidente che questa doppia vitalità poggia su due principi differenti (cap. X, nn. 16-19).

6. Il principio spirituale avrebbe quindi la sua origine nell'elemento cosmico universale? Non sarebbe dunque che una trasformazione, una maniera di esistere di questo elemento, come la luce, l'elettricità, il calore ecc.?

Se così fosse, il principio spirituale subirebbe le vicissitudini della materia. Si estinguerebbe per la disgregazione come il principio vitale. L'essere intelligente non avrebbe che un'esistenza temporanea come quella del corpo e alla morte ritornerebbe nel nulla, oppure, il che sarebbe uguale, nel tutto universale. Sarebbe, in una parola, la sanzione delle dottrine materialiste.

Le proprietà sui generis, che vengono riconosciute al principio spirituale, provano che esso ha una sua propria esistenza indipendente, poiché, se avesse la sua origine nella materia, non avrebbe queste proprietà. Dal momento che l'intelligenza e il pensiero non possono essere degli attributi della materia, risalendo dagli effetti alle cause, si giunge alla conclusione secondo cui l'elemento materiale e l'elemento spirituale sono i due principi costitutivi dell'universo. Individualizzato, l'elemento spirituale costituisce gli esseri chiamati Spiriti, così come, individualizzato, l'elemento materiale costituisce i differenti corpi della natura, organici e inorganici.

7. Ammesso l'essere spirituale e non potendo egli provenire dalla materia, qual è la sua origine, quale il suo punto di partenza?

Qui i mezzi d'indagine fanno assolutamente difetto, come in tutto ciò che attiene all'origine delle cose. L'uomo può costatare solo ciò che esiste; su tutto il resto egli può emettere solo delle ipotesi. E, sia che questa conoscenza oltrepassi la portata della sua intelligenza attuale, sia che il possederla non presenti al momento, per lui, alcuna utilità o convenienza, Dio non gliela concede, neppure attraverso la rivelazione.

Quanto Dio permette che i Suoi messaggeri gli dicano, e quanto d'altronde l'uomo stesso potrebbe dedurre dal principio della sovrana giustizia, che è uno degli attributi essenziali della Divinità, è che tutti hanno un medesimo punto di partenza; che tutti sono creati semplici e ignoranti, con una eguale attitudine per progredire, attraverso la propria attività individuale; che tutti raggiungeranno il grado di perfezione, compatibile con la creatura umana, attraverso i propri sforzi personali; che tutti, essendo i figli di un medesimo Padre, sono oggetto di un'eguale sollecitudine; che non ve n'è alcuno maggiormente favorito, o meglio dotato di altri, né dispensato dal lavoro che sarebbe imposto ad altri per raggiungere lo scopo.

8. Nel medesimo tempo in cui Dio ha creato dei mondi materiali da tutta una eternità, Egli ha egualmente creato degli esseri spirituali da tutta una eternità: senza di ciò, i mondi materiali sarebbero stati senza scopo. Concepire gli esseri spirituali senza i mondi materiali sarebbe più facile che concepire questi ultimi senza gli esseri spirituali. Sono i mondi materiali che dovrebbero fornire agli esseri spirituali degli elementi di attività per lo sviluppo della loro intelligenza.

9. Il progresso è la condizione normale degli esseri spirituali, e la perfezione relativa è lo scopo ch'essi devono raggiungere. Ora, avendo Dio creato da tutta una eternità, e creando ininterrottamente, da tutta una eternità, ci sono perciò esseri i quali hanno raggiunto il punto culminante della scala.

Prima che esistesse la Terra, mondi si erano succeduti ai mondi, e quando la Terra uscì dal caos degli elementi, lo spazio era popolato da esseri spirituali a tutti i gradi di avanzamento, da quelli che si affacciavano alla vita, fino a quelli che, da tutta una eternità, avevano preso posto tra i puri Spiriti, comunemente chiamati angeli.