10.
Se si studiano tutte le passioni e anche tutti i vizi, si vede che essi
hanno la loro origine nell'istinto di conservazione. Questo istinto si
trova, in tutta la sua forza, negli animali e negli esseri primitivi che
più si avvicinano all'animalità. E vi domina in modo esclusivo, perché
in loro esso non ha ancora come contrappeso il senso morale; l'essere
non è ancora nato alla vita intellettuale. L'istinto si affievolisce, al
contrario, nella misura in cui l'intelligenza si sviluppa, perché è
questa che domina la materia.
La destinazione dello Spirito è
la vita spirituale; ma nelle prime fasi della sua esistenza corporale,
esso non ha che dei bisogni materiali da soddisfare, e a questo scopo
l'esercizio delle passioni è una necessità per la conservazione della
specie e degli individui, materialmente parlando. Ma,
uscito da questo periodo, lo Spirito ha altri bisogni, bisogni dapprima
semi morali e semi materiali, poi esclusivamente morali. Ed è allora
che lo Spirito domina la materia; se si libera dal suo giogo, esso
avanza sulla sua via provvidenziale e si avvicina alla sua destinazione
finale. Se, al contrario, si lascia dominare da essa, rallenta,
rendendosi simile al bruto. In questa situazione, ciò che un tempo era un bene, perché era una necessità di per sé stessa naturale, diventa un male, non solo perché ciò non è più una necessità, ma perché diventa nocivo alla spiritualizzazione dell'essere. Così,
ciò che è qualità nel bambino diventa difetto nell'adulto. Il male è
dunque relativo, e la responsabilità è proporzionale al grado di
avanzamento.
Tutte le passioni hanno dunque la loro utilità
provvidenziale. Senza ciò, Dio avrebbe fatto qualcosa di inutile e di
nocivo. È nell'abuso che risiede il male, e l'uomo può abusare in virtù
del suo libero arbitrio. Più tardi, illuminato dal suo stesso interesse,
egli sceglie liberamente tra il bene e il male.