La dottrina delle pene eterne ha fatto il suo tempo
22.
La credenza nell'eternità delle pene materiali è rimasta come un
salutare timore fin quando gli uomini non sono stati in grado di
comprendere la potenza morale. È ciò che succede con i bambini, i quali
sono tenuti a bada, per un certo tempo, mediante la minaccia di esseri
chimerici, con i quali li si spaventa. Ma arriva un momento in cui la
ragione del bambino fa da sé stessa giustizia delle favole con cui si è
cullata la sua infanzia; sarebbe perciò assurdo pretendere ora di
governarlo con i medesimi mezzi. Se quelli che lo guidano persisteranno
nel dire al bambino che quelle favole sono delle verità che bisogna
prendere alla lettera, essi perderanno la sua fiducia.
Così è
oggi per l'Umanità: è uscita dall'infanzia e si è scrollata di dosso le
sue briglie. L'uomo non è più quello strumento passivo che si piegava
sotto la forza materiale, né quell'essere ingenuo che accettava tutto, a
occhi chiusi.
23.
Il credere è un atto dell'intelletto, è per questo che non può essere
imposto. Se, durante un certo periodo dell'Umanità, il dogma
dell'eternità delle pene ha potuto essere inoffensivo, persino salutare,
arriva un momento in cui esso diviene dannoso. Infatti, dal momento in
cui lo imponete come verità assoluta, allorché la ragione lo rifiuta, ne
risulta necessariamente una di queste due cose: o l'uomo che vuole
credere si crea una credenza più razionale — e, in tal caso, si
allontana da voi —; oppure non crede più a niente del tutto. È evidente,
per chiunque abbia studiato la questione a mente fredda, che ai nostri
giorni, il dogma dell'eternità delle pene ha generato più materialisti e
atei che tutti i filosofi.
Le idee seguono un corso
incessantemente progressivo; non si possono governare gli uomini che
seguendo questo corso; volerlo arrestare o farlo retrocedere, o
semplicemente restare indietro allorché esso avanza, vuol dire perdersi.
Seguire o non seguire questo movimento è una questione di vita o di
morte, per le religioni così come per i governanti. È un bene? È un
male? Sicuramente è un male agli occhi di quanti, vivendo del passato,
vedono questo passato sfuggir loro di mano; per quanti vedono il futuro,
è la legge del progresso, che è una legge di Dio, e contro le leggi di
Dio ogni resistenza è inutile; lottare contro la Sua volontà è volersi
schiantare.
Perché, dunque, volere per forza sostenere una
credenza che cade in disuso e che in definitiva fa più male che bene
alla religione? Ahimè! È triste doverlo dire, ma qui una questione
materiale surclassa la questione religiosa. Questa credenza è stata
largamente sfruttata, sostenuta com'era dall'idea secondo cui con il
denaro ci si potevano far aprire le porte del cielo, e salvarsi così
dall'inferno. Le somme che questa credenza ha apportato e che tuttora
apporta sono incalcolabili; è l'imposta prelevata sulla paura
dell'eternità. Essendo questa imposta facoltativa, il prodotto è
proporzionale alla credenza; se la credenza non esiste più, il prodotto
diviene nullo. Il bambino dà volentieri il suo dolce a chi gli promette
di scacciare il lupo mannaro; ma quando il bambino non crede più al lupo
mannaro, si tiene il suo dolce.
24. La
Nuova Rivelazione, dando della vita futura idee più sane e dimostrando
che si può realizzare la propria salvezza per mezzo delle proprie opere,
deve incontrare una opposizione tanto più viva, in quanto prosciuga una
delle più importanti fonti di reddito. Accade così ogni volta che una
scoperta o una invenzione viene a cambiare costumi inveterati e
prestabiliti. Coloro che vivono degli antichi e costosi procedimenti li
loda, mentre denigra quelli nuovi più economici. Per esempio, si crede
forse che la stampa, nonostante i servigi che avrebbe reso all'Umanità,
sia stata acclamata dalla numerosa categoria dei copisti? No di certo;
essi dovettero di sicuro maledirla. È avvenuto così per le macchine, per
la ferrovia e per cento altre cose.
Agli occhi dei
miscredenti, il dogma dell'eternità delle pene è una questione futile,
di cui essi si fanno beffe. Agli occhi del filosofo, esso comporta una
gravità sociale, per gli abusi ai quali dà luogo. L'uomo veramente
religioso vede quanto la dignità della religione sia interessata alla
distruzione di questi abusi e delle loro cose.