Un medico russo
Il dottor R era un medico di Mosca,
noto sia per le sue eccelse qualità morali sia per la sua scienza. La
persona che lo ha evocato lo conosceva soltanto di fama e non aveva
avuto con lui che dei rapporti indiretti. La comunicazione originale era
in lingua russa.
— (Dopo l'evocazione) Siete qui?
«Sì. Il giorno della mia morte io vi ho incalzato con la mia presenza,
ma voi vi siete opposti a tutti i miei tentativi per indurvi a scrivere.
Avevo saputo delle vostre considerazioni sul mio conto; questo mi aveva
dato l'occasione di conoscervi, e allora ho avuto il desiderio
d'intrattenermi con voi per esservi utile.»
— Perché voi, che siete così buono, avete tanto sofferto?
«La bontà era del Signore, il quale voleva in tal modo farmi
doppiamente sentire il prezzo della mia liberazione e farmi avanzare il
più possibile sulla Terra.»
— Il pensiero della morte vi ha causato terrore?
«Avevo sufficiente fede in Dio perché ciò non succedesse.»
— La separazione è stata dolorosa?
«No. Ciò che voi chiamate l'ultimo momento non è nulla. Io non ho
sentito che un brevissimo scricchiolio, e subito dopo mi sono ritrovato
tutto felice per essermi sbarazzato della mia miserabile carcassa.»
— Che cosa è accaduto allora?
«Ho avuto la gioia di vedere un gran numero di amici venirmi
incontro e darmi il benvenuto, soprattutto coloro che ebbi la
soddisfazione di aiutare.»
— Quale regione abitate? Vi trovate su di un pianeta?
«Tutto ciò che non è un pianeta è ciò che voi chiamate Spazio. È qui
che io mi trovo. Ma quanti gli stadi in questa immensità di cui l'uomo
non può farsi un'idea! Quanti i gradini in questa scala di Giacobbe che
va dalla Terra al Cielo, vale a dire dall'avvilimento dell'incarnazione
su di un mondo inferiore come il vostro, fino alla purificazione
completa dell'anima! Qui, dove io mi trovo, non si arriva che in seguito
a molte prove, il che significa dopo molte incarnazioni.»
— A questa stregua voi dovete aver avuto parecchie esistenze.
«Come potrebbe essere altrimenti? Nell'ordine immutabile stabilito
da Dio, nulla può costituire un'eccezione; la ricompensa non può venire
che dopo la vittoria riportata sulla lotta; e quando la ricompensa è
grande, bisogna necessariamente che anche la lotta lo sia stata. Ma la
vita umana è così breve che la lotta, in realtà, non avviene che a
intervalli, e questi intervalli sono il susseguirsi delle diverse
esistenze. Ora, poiché io mi trovo su di un gradino già elevato, è certo
che ho raggiunto questa felicità attraverso una serie continua di
combattimenti nei quali Dio ha permesso che talvolta io riportassi la
vittoria.»
— In che cosa consiste la vostra felicità?
«Questo è più difficile da farvi comprendere. La felicità di cui
godo è una specie di estrema contentezza di me stesso; non dei miei
meriti — questo sarebbe orgoglio, e l'orgoglio è proprio degli Spiriti
malvagi —, ma una contentezza come immersa, per così dire, nell'amore di
Dio, nella riconoscenza per la Sua bontà infinita; è la gioia profonda
che ci proviene dal bene; è la gioia di dire a sé stessi: "Forse ho
contribuito al miglioramento di alcuni di coloro che si sono elevati
verso il Signore". È come identificarsi con il benessere; è una specie
di fusione dello Spirito e della bontà divina. Si ha il dono di vedere
gli Spiriti più avanzati, di comprenderne la missione, e di sapere che
anche noi arriveremo là. Si intravedono, nell'infinito incommensurabile,
le regioni così risplendenti del fuoco divino che se ne rimane
abbagliati pur contemplandole attraverso il velo che ancora le ricopre.
Ma che cosa vado dicendovi? Comprendete le mie parole? Per esempio,
questo fuoco di cui parlo, credete voi forse che sia simile al sole? No.
No. È qualcosa d'indicibile per l'uomo, perché le parole esprimono solo
gli oggetti, le cose fisiche o metafisiche di cui egli ha conoscenza
attraverso la memoria o l'intuizione della sua anima, mentre, non
potendo avere questa memoria riguardo all'ignoto assoluto, non esistono
termini che possano dargliene la percezione. Ma sappiatelo: è già
un'immensa felicità pensare che ci si può elevare infinitamente.»
— Avete avuta la bontà di dirmi che volete essermi utile. Vi prego: in che cosa?
«Posso aiutarvi quando cadete in errore, sostenervi nelle vostre
debolezze, consolarvi nelle vostre afflizioni. Se la vostra fede, scossa
da qualche affanno che vi turba, sta per vacillare, chiamatemi: Dio mi
darà le parole giuste perché possiate voi ricordarvi di Lui e possa io
ricondurvi a Lui. Se vi sentite sul punto di soccombere sotto il peso di
inclinazioni che anche voi riconoscete essere riprovevoli, chiamatemi:
io vi aiuterò a portare la vostra croce, come un tempo Gesù fu aiutato a
portare la sua, quella che doveva proclamarci in modo così sublime la
verità e la carità. Se sotto il peso dei vostri affanni diventate
fragile, se la disperazione s'impossessa di voi, chiamatemi: io verrò a
trarvi fuori da questo abisso parlandovi da Spirito a Spirito,
richiamandovi ai doveri che vi sono stati imposti, non per delle
considerazioni sociali e materiali, ma per l'amore che voi sentirete m
me, amore che Dio ha posto nel mio essere, perché sia trasmesso a coloro
che da questo amore possono essere salvati.
Senza dubbio voi
avete sulla Terra degli amici; forse costoro prendevano parte ai vostri
dolori e forse vi hanno già salvata. Nel dolore voi andate a trovarli,
andate a portar loro i vostri lamenti e le vostre lacrime, ed essi vi
daranno, in cambio di questo vostro segno d'affetto, i loro consigli, il
loro appoggio, le loro premure. Ebbene, non ritenete che avere un amico
anche qui sia una buona cosa? È certo consolante poter dire a sé
stessi: "Quando morirò, i miei amici della Terra saranno al mio
capezzale, pregando per me e piangendo su di me". Ma più consolante
ancora è poter dire: "I miei amici dello Spazio saranno sulla soglia
della vita e verranno, sorridenti, a prendermi per condurmi nel luogo
che avrò meritato con le mie virtù".»
— In qual modo dunque ho io meritata la protezione che voi avete la bontà di accordarmi?
«Ecco perché mi sono legato a voi fin dal giorno della mia morte. Ho
visto che siete una Spiritista, una buona medium e una sincera adepta.
Fra coloro che ho lasciato sulla Terra, subito non ho visto che voi;
allora ho deciso di venire a contribuire al vostro avanzamento, senza
dubbio nel vostro interesse, ma ancor più nell'interesse di tutti coloro
che voi siete chiamata a istruire nella verità. Pur lo vedete, Dio vi
ama tanto da rendervi missionaria; attorno a voi, tutti, a poco a poco,
condividono le vostre credenze; i più ribelli, almeno vi ascoltano, e un
giorno, vedrete, vi crederanno. Non stancatevi! Continuate a camminare,
malgrado gli ostacoli del cammino. Prendetemi come il vostro bastone
nei momenti di debolezza.»
— Credete davvero che io meriti un così grande favore?
«Senza dubbio, siete lontana dalla perfezione. Ma il vostro ardore
nel diffondere le sane dottrine, nel sostenere la fede di coloro che vi
ascoltano, nel predicare la carità, la bontà, la benevolenza — anche
quando verso di voi si usano delle cattive maniere —, la tenacia
nell'opporvi ai vostri istinti di collera, che così facilmente
potrebbero darvi soddisfazione contro quanti vi affliggono o
disconoscono le vostre intenzioni, servono per fortuna da contrappeso a
quanto in voi può esserci di cattivo. E seppiatelo: non c'è contrappeso
più potente del perdono.
Dio vi colma delle Sue grazie
attraverso la facoltà che vi concede e che spetta a voi sviluppare con i
vostri sforzi, al fine di lavorare efficacemente alla salvezza del
prossimo. Ora vi lascio, ma contate su di me. Cercate di limitare i
vostri pensieri terreni e di vivere più spesso con i vostri amici di
qui.»