IL CIELO E L'INFERNO OVVERO LA GIUSTIZIA SECONDO LO SPIRITISMO

Allan Kardec

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8. Aggiungiamo a ciò che tutto, nelle usanze, concorre a far rimpiangere la vita terrena e a temere il passaggio dalla Terra al cielo. La morte è circondata solo da cerimonie lugubri che terrificano piuttosto che procurare speranza. Se si rappresenta la morte, ciò avviene sempre sotto un aspetto repellente, e mai come un sonno di transizione; tutti i suoi simboli ricordano la distruzione del corpo, mostrandolo orrido e scarnificato; nessuno simbolizza l'anima che radiosa si libera dai suoi lacci terreni. La partenza verso questo mondo più felice non è accompagnata che dalle lamentazioni dei sopravvissuti, come se a coloro che se ne vanno accadesse la disgrazia più grande; si dà loro un eterno addio, come se non li si dovesse mai più rivedere. Ciò che per essi si rimpiange sono le gioie di questa Terra, come se non dovessero affatto trovarne di più grandi. "Quale disgrazia — dicono — morire quando si è giovani, ricchi, felici e quando si ha davanti a sé un brillante avvenire!" L'idea di una situazione più felice, sfiora a malapena la loro mente, perché tale idea è tutt'altro che radicata. Tutto concorre, dunque, a ispirare il terrore della morte, invece di infondere speranza. Senza dubbio, l'uomo sarà per lungo tempo impegnato a disfarsi di questi pregiudizi, ma vi arriverà nella misura in cui la sua fede si affermerà, ed egli si farà un'idea più sensata della vita spirituale.