6. Se Gesù ha minacciato i colpevoli con il fuoco eterno, li ha anche minacciati che sarebbero stati gettati nella Geenna; ora, che cos'era la Geenna? Un
luogo nei dintorni di Gerusalemme, una discarica dove si gettavano le
immondizie della città. Si dovrebbe, dunque interpretare anche questo
alla lettera? Era una di quelle immagini forti col cui aiuto
impressionava le masse. La stessa cosa dicasi per il fuoco eterno. Se
tale non fosse stata la sua intenzione, egli sarebbe in contraddizione
con sé stesso quando esaltava la clemenza e la misericordia di Dio,
poiché la clemenza e l'inesorabilità sono dei contrari che si annullano.
Vorrebbe dunque dire ingannarsi bizzarramente sul significato delle
parole di Gesù, il fatto di vedervi la convalida del dogma delle pene
eterne, dal momento che ogni suo insegnamento proclama la clemenza del
Creatore.
Nel Padre nostro, Gesù
ci insegna a dire: "Signore, rimetti a noi i nostri debiti, come noi li
rimettiamo ai nostri debitori". Se il colpevole non avesse alcun
perdono in cui sperare, sarebbe inutile domandarlo. Ma questo perdono è
senza condizioni? È una grazia, una remissione pura e semplice della
pena in cui si è incorsi? No. La misura di questo perdono è subordinata
alla maniera con cui noi stessi avremo perdonato; vale a dire che se noi
non perdoniamo, noi non saremo perdonati. Dio, facendo dell'oblio delle
offese una condizione assoluta, non poteva esigere che il debole uomo
facesse ciò ch'Egli, l'Onnipotente, non avrebbe mai fatto. Il Padre nostro è una sconfessione quotidiana contro l'eterna vendetta di Dio.