11. Un essere infinito può
compiere solo qualcosa d'infinito. L'uomo, essendo limitato nelle sue
virtù, nelle sue cognizioni, nella sua potenza, nelle sue attitudini,
nella sua esistenza terrena, non può produrre che cose limitate.
Se l'uomo potesse essere infinito in ciò che fa di male, egualmente
lo sarebbe in ciò che fa di bene, e allora sarebbe uguale a Dio. Ma, se
l'uomo fosse infinito in ciò che fa di bene, non farebbe del male,
poiché il bene assoluto comporta l'esclusione di ogni male.
Ammettendo che un'offesa temporanea contro la Divinità possa essere infinita, Dio, vendicandosi con un castigo infinito, sarebbe infinitamente vendicativo; s'Egli
è infinitamente vendicativo, non può essere infinitamente buono e
misericordioso, poiché l'uno di questi attributi è la negazione
dell'altro. Se non è infinitamente buono, Egli non è perfetto e, se non è
perfetto, Egli non è Dio.
Se Dio è inesorabile verso il
colpevole che si pente, Egli non è misericordioso; se non è
misericordioso, Egli non è infinitamente buono.
Perché Dio
dovrebbe imporre all'uomo una legge del perdono, se Lui stesso non
dovesse perdonare? Ne risulterebbe che l'uomo che perdona ai suoi
nemici, e rende loro bene per male, sarebbe migliore di Dio che resta
sordo al pentimento di colui che l'ha offeso e gli rifiuta, per l'eternità, il più lieve intenerimento!
Dio, che è dappertutto e vede tutto, dovrebbe pur vedere le torture
dei dannati. Se è insensibile ai loro lamenti durante tutta l'eternità,
Egli è eternamente senza pietà. Se è senza pietà, non è infinitamente
buono.