6. Gli Spiriti sono creati
semplici e ignoranti, ma dotati di attitudini per conoscere tutto e per
progredire, in virtù del loro libero arbitrio. Con il progresso, essi
acquisiscono nuove conoscenze, nuove facoltà, nuove percezioni e, di
conseguenza, nuovi piaceri, sconosciuti agli Spiriti inferiori; essi
vedono, ascoltano, sentono e comprendono ciò che gli Spiriti arretrati
non possono né vedere né ascoltare né sentire né comprendere. La
felicità è in ragione del progresso compiuto; di modo che, di due
Spiriti, l'uno può non essere felice quanto l'altro, unicamente perché
non è altrettanto avanzato intellettualmente e moralmente, senza che per
questo sia necessario che stiano, ciascuno, in un luogo diverso. Pur
stando l'uno al fianco dell'altro, l'uno può trovarsi nelle tenebre,
mentre tutto è risplendente attorno all'altro, esattamente come per un
cieco e un vedente che si diano la mano: questo percepisce la luce, da
cui quello non riceve la minima impressione. Essendo
la felicità degli Spiriti inerente alle loro qualità, essi l'attingono
in ogni luogo in cui si trovino, sulla superficie della Terra,
nell'ambiente degli incarnati o nello Spazio.
Un comune
paragone farà ancor meglio comprendere questa situazione. Poniamo che in
un concerto si trovino due individui, l'uno buon musicista
dall'orecchio esercitato, l'altro senza alcuna conoscenza della musica e
dall'udito poco delicato. Il primo prova una sensazione di felicità,
mentre il secondo resta insensibile, perché l'uno comprende e percepisce
ciò che, invece, non fa alcuna impressione sull'altro. Così avviene per
tutte le gioie degli Spiriti, le quali sono proporzionate alla capacità
che ognuno ha di percepirle. Il mondo
spirituale possiede dappertutto splendori, armonie e sensazioni che gli
Spiriti inferiori, ancora sottoposti alla influenza della materia, non
intravedono neppure, e che sono accessibili solo agli Spiriti purificati