IL CIELO E L'INFERNO OVVERO LA GIUSTIZIA SECONDO LO SPIRITISMO

Allan Kardec

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Jacques Latour

(Assassino, condannato dalla Corte d'Assise di Foix e giustiziato nel settembre del 1864)

In una riunione spiritista intima, di sette od otto persone, che ebbe luogo a Bruxelles, il 13 settembre 1864, e alla quale noi assistevamo, una medium fu pregata di scrivere. Non essendo stata fatta alcuna speciale evocazione, ella traccia, con una straordinaria agitazione, a caratteri enormi, dopo aver nervosamente spiegazzato il foglio, queste parole:

"Mi pento! Mi pento! Latour."

Sorpresi da questa comunicazione, in nessun modo provocata, poiché nessuno pensava a quello sciagurato, la cui morte anzi era ignorata dalla maggior parte degli astanti, rivolgiamo allo Spirito alcune parole di conforto e di commiserazione. Quindi gli si pone questa domanda:

— Quale motivo può avervi indotto a venire tra noi piuttosto che altrove, dal momento che noi non vi abbiamo chiamato?

La medium, che è anche medium parlante, risponde con voce vivace:

«Ho visto che eravate anime compassionevoli e che avreste avuto pietà di me, mentre altri mi evocano più per curiosità che per vera carità, oppure si allontanano da me pieni d'orrore.»

Ha avuto inizio, allora, una scena indescrivibile che non durò meno di mezz'ora. Poiché la medium accompagna le parole con i gesti e l'espressione del volto, è evidente che lo Spirito si è identificato con la sua persona. A volte i suoi accenti di disperazione sono così dilanianti, le sue angosce e le sue sofferenze sono narrate con un tono così penoso, le sue suppliche sono così veementi, che tutti i presenti ne sono profondamente commossi.

Alcuni, anzi, erano spaventati dalla sovreccitazione della medium, ma noi pensavamo che la comunicazione di uno Spirito, che si pente e che implora pietà, non potesse dar adito ad alcun pericolo. Se egli ha preso in prestito gli organi della medium, è per poter meglio dipingere la sua condizione e interessare maggiormente alla sua sorte gli astanti, e di certo non, come gli Spiriti ossessori e possessori, per impossessarsi di lei con lo scopo di dominarla. Senza dubbio ciò gli è stato permesso nel suo stesso interesse e, forse, anche per l'istruzione delle persone presenti.

Eccolo esclamare:

"Oh, sì, pietà! Ne ho un gran bisogno, perché voi non sapete quello che io soffro!... No, voi non lo sapete. Voi non potete saperlo... è orribile!... La ghigliottina?!... Che cos'è a confronto di quello che patisco ora? Non è niente. È un istante. Ma questo fuoco che mi divora, questo è ben peggio, è una morte continua; è una sofferenza che non concede né tregua né riposo... che non ha fine!

E le mie vittime sono qui, attorno a me... che mi mostrano le loro piaghe..., che mi perseguitano coi loro sguardi!... Esse sono qui, davanti a me..., io le vedo tutte... sì tutte..., io le vedo tutte; non posso evitarle!... E questo mare di sangue!... E questo oro macchiato di sangue!... È tutto qui! Sempre davanti a me!... Sentite l'odore del sangue?... Sangue, sempre sangue!... Eccole lì, quelle povere vittime! Esse mi implorano... e io, senza pietà, colpisco... colpisco sempre! Il sangue mi inebria!

Io credevo che dopo la mia morte tutto sarebbe finito. È per questo che ho sfidato il supplizio, che ho sfidato Dio, che L'ho rinnegato!... Ed ecco che quando mi credevo annientato per sempre, avviene il terribile risveglio... Oh, sì, terribile!... Sono circondato da cadaveri, da figure minacciose... Io cammino in mezzo al sangue... Credevo di essere morto, e invece vivo!... È spaventoso!... È orribile! Più orribile di tutti i supplizi della Terra!

Oh, se tutti gli uomini potessero sapere che cosa c'è al di là della vita! Saprebbero quanto costa commettere il male! Non ci sarebbero più assassini né criminali né malfattori! Io vorrei che tutti gli assassini potessero vedere quello che io vedo e quello che io soffro... Oh, non ce ne sarebbero più... è troppo spaventoso soffrire ciò che io soffro!

So bene di averlo meritato, mio Dio, perché non ho avuto affatto pietà delle mie vittime. Ho respinto le loro mani supplichevoli, quando mi chiedevano di risparmiarle. Sì, anch'io sono stato crudele; sì le ho vigliaccamente uccise per impossessarmi del loro oro!... Sono stato empio; Vi ho rinnegato; ho bestemmiato il Vostro santo nome... Ho voluto ingannare me stesso; è per questo che volevo persuadermi che Voi non esistevate... Oh, mio Dio, sono un grande criminale! Ora lo comprendo. Ma Voi non avrete nessuna pietà di me?... Voi siete Dio, cioè la bontà, la misericordia! Voi siete onnipotente!

Pietà, Signore! Oh, pietà, pietà! Io Ve ne, prego, non siate inflessibile! Liberatemi da questa visione odiosa, da queste immagini orribili..., da questo sangue..., dalle mie vittime i cui sguardi mi trafiggono fino al cuore come fendenti di pugnale.

Voi che siete qui, che mi ascoltate, voi siete delle anime buone, delle anime caritatevoli. Sì, io lo vedo, voi avrete pietà di me, non è così? Voi pregherete per me. Oh, ve ne prego, non respingetemi. Voi chiederete a Dio di togliermi da davanti agli occhi questo orribile spettacolo; Egli vi ascolterà, perché voi siete buoni... Ve ne prego, non respingetemi come io ho respinto gli altri... Pregate per me."

I presenti, impressionati dai suoi rimorsi, gli rivolsero delle parole d'incoraggiamento, e di conforto. Dio, gli si disse, non è inflessibile. Ciò ch'Egli chiede al colpevole è un pentimento sincero e il desiderio di riparare al male che ha fatto. Poiché il vostro cuore non è affatto pietrificato e Gli chiedete perdono dei vostri delitti, Egli stenderà su di voi la Sua misericordia, se voi persevererete nei vostri buoni propositi di riparare al male che avete fatto. Voi non potete senza dubbio restituire alle vostre vittime la vita che avete loro tolto; ma, se voi lo chiederete con fervore, Dio vi accorderà di ritrovarvi con esse in una nuova esistenza. Lì, potrete dimostrar loro tanta dedizione per quanto crudele siete stato nella esistenza passata. E quando Egli riterrà la vostra riparazione sufficiente, allora rientrerete in grazia di Dio. La durata del vostro castigo è così nelle vostre mani; dipende da voi abbreviarla. Noi vi promettiamo di aiutarvi con le nostre preghiere e di invocare su di voi l'assistenza dei buoni Spiriti. Noi diremo per voi la preghiera contenuta ne Il Vangelo secondo lo Spiritismo per gli Spiriti sofferenti e pentiti. Non diremo, certo, quella per gli Spiriti malvagi, visto che vi pentite, che implorate Dio e promettete di non commettere più il male; voi ai nostri occhi siete soltanto uno Spirito sventurato e non uno Spirito malvagio.»

Detta la preghiera, e dopo qualche istante di calma, lo Spirito r prende:

"Grazie, mio Dio!... Oh, grazie! Voi avete avuto pietà di me; quelle orribili immagini si allontanano... Non abbandonatemi... inviatemi i vostri buoni Spiriti perché mi sostengano... Grazie."

Dopo questa scena, la medium, è per un po' di tempo, spossata, annientata, e le sue membra sono indolenzite. Ha, di ciò che è appena accaduto, un ricordo dapprima confuso; poi, a poco a poco rammenta alcune delle parole che ha pronunciate, e che ha dette suo malgrado. Intuisce però che non era lei che parlava.

Il giorno dopo, in una nuova riunione, lo Spirito si manifesta ancora e ricomincia, solo per qualche minuto, la scena del giorno prima, con le stesse espressioni e gli stessi gesti, ma con minore violenza. Poi scrive, per mezzo della medesima medium, con agitazione febbrile, le seguenti parole:

"Grazie delle vostre preghiere. Già si sta manifestando in me un sensibile miglioramento. Ho pregato Dio con tanto fervore ch'Egli ha permesso che, per un momento, le mie sofferenze fossero alleviate. Ma le rivedrò ancora le mie vittime... Eccole! Eccole!... E vedete questo sangue?..."

Viene nuovamente recitata la preghiera del giorno prima. Lo Spirito continua, rivolgendosi alla medium:

"Perdonatemi se ancora m'impossesso di voi. Grazie del sollievo che apportate alle mie sofferenze. Perdonatemi per tutto il male che vi ho causato. Ma ho bisogno di manifestarmi. Voi soltanto potete...

Grazie! Grazie! Un po' di sollievo si fa sentire; ma io non sono al termine delle mie prove. Presto le mie vittime torneranno ancora. Ecco la punizione. Io, mio Dio, l'ho meritata, ma Voi siate indulgente.

Voi tutti pregate per me. Abbiate pietà di me."

Latour


Un membro della Società Spiritista di Parigi, che aveva pregato per questo sventurato Spirito e l'aveva evocato, ne ottenne delle comunicazioni — a vari intervalli l'una dall'altra — che qui di seguito riportiamo.


I


Sono stato evocato quasi subito dopo la mia morte, e non ho potuto prontamente comunicare, ma molti Spiriti leggeri hanno preso il mio nome e il mio posto. Ho approfittato allora della presenza a Bruxelles del presidente della Società di Parigi e, con il permesso degli Spiriti superiori, ho potuto comunicare.

Comunicherò presso la Società e farò delle rivelazioni, che saranno l'inizio della mia riparazione agli errori che ho commesso, e che potranno anche servire d'insegnamento a tutti i criminali che mi leggeranno e che rifletteranno sul racconto delle mie sofferenze.

I discorsi sulle pene dell'inferno fanno poco effetto sullo Spirito dei colpevoli, i quali non credono a tutte quelle immagini spaventose, buone solo per terrorizzare i bambini e gli uomini deboli. Ora, un grande malfattore non può essere uno Spirito pusillanime, e la paura dei gendarmi lo sconvolge molto più del racconto dei tormenti dell'inferno. Ecco perché tutti quelli che mi leggeranno saranno colpiti dalle mie parole e dalle mie sofferenze, che non sono delle favole. Non c'è un solo prete che possa dire: "Ho visto quanto vi dico, ho assistito alle torture dei dannati". Ma allorché io dirò: "Ecco ciò che è accaduto dopo la morte del mio corpo. Ecco qual è stata la mia delusione, riconoscendo che non ero morto, come avevo sperato, e che quanto avevo preso per la fine delle mie sofferenze era invece l'inizio di torture impossibili a descriversi!" Allora, più d'uno s'arresterà sull'orlo del precipizio in cui stava per cadere; così, ogni disgraziato che s'arresterà sulla via del crimine servirà a riscattare una delle mie colpe. È in questo modo che dal male nasce il bene, e che la bontà di Dio si manifesta ovunque, sulla Terra come nello Spazio.

Mi è stato concesso d'essere liberato dalla vista delle mie vittime, che sono diventate i miei carnefici, affinché io possa comunicare con voi; ma quando vi avrò lasciato, le rivedrò, e il solo pensiero mi fa soffrire più di quanto io riesca a dire. Sono felice quando mi si evoca, perché allora io lascio il mio inferno per qualche istante. Pregate sempre per me. Pregate il Signore affinché mi liberi dalla vista delle mie vittime.

Sì, preghiamo insieme. Fa così bene la preghiera!... Mi sento più sollevato. Non avverto più tanto il peso del fardello che mi opprime. Vedo un barlume di speranza risplendere davanti ai miei occhi e, pieno di pentimento, esclamo: "Benedetta sia la mano di Dio; sia fatta la Sua volontà!"


II



La medium. Invece di domandare a Dio di liberarvi dalla vista delle vostre vittime, io vi invito a pregare con me per chiederGli la forza di sopportare questa tortura espiatoria.

Latour. Io avrei preferito essere liberato dalla vista delle mie vittime. Se voi sapeste quanto soffro! Anche l'uomo più insensibile sarebbe impressionato se potesse vedere sul mio volto, come impresse con il fuoco, le sofferenze della mia anima. Farò ciò che voi mi consigliate. Comprendo come questo sia un mezzo per espiare un po' più rapidamente le mie colpe. È come una operazione dolorosa che deve restituire la salute al mio corpo tanto malato.

Ah, se i colpevoli della Terra potessero vedermi, quanto sarebbero terrorizzati dalle conseguenze dei loro crimini, che, nascosti agli occhi degli uomini, sono tuttavia visibili dagli Spiriti! Quanto fatale è l'ignoranza per tanta povera gente!

Quale responsabilità si assumono coloro che rifiutano l'istruzione alle classi povere della società! Credono, costoro, che con i gendarmi e la polizia si possano prevenire i crimini. Quanto, costoro, sono in errore!


III


Le sofferenze che patisco sono orribili, ma dopo le vostre preghiere, io mi sento assistito da buoni Spiriti che mi incitano a sperare. Ben comprendo l'efficacia del rimedio eroico che voi mi avete consigliato, e prego il Signore di accordarmi la forza per sopportare questa dura espiazione. Essa è uguale — io posso dirlo — al male che ho fatto. Non voglio cercare di giustificare i miei delitti. Ma almeno, salvo i pochi istanti di terrore che hanno preceduto, per ciascuna delle mie vittime, il momento della morte, il dolore, una volta compiuto il delitto, è cessato per loro. Quelle, poi, che avevano terminato le loro prove terrene sono andate a ricevere la ricompensa che le attendeva. Ma io, dopo il mio ritorno nel mondo degli Spiriti, non ho cessato, eccettuati i brevissimi momenti in cui ho comunicato, di soffrire le pene dell'inferno.

I preti, malgrado il loro quadro spaventoso delle pene che patiscono i dannati, non hanno che un'idea ben debole delle vere sofferenze che la giustizia di Dio infligge ai Suoi figli che hanno violato la Sua legge d'amore e di carità. Come si può far credere a delle persone raziocinanti che un'anima, vale a dire qualcosa che non ha nulla di materiale, possa soffrire a contatto del fuoco che è materiale? Ciò è assurdo, ed ecco perché tanti criminali si fanno beffe di questi fantastici quadri dell'inferno. Ma non è la stessa cosa riguardo al dolore morale, quello che il condannato subisce, dopo la morte fisica.

Pregate per me, affinché la disperazione non s'impadronisca di me.


IV


Io vi ringrazio per il fine che voi mi fate intravedere, fine glorioso al quale io so che giungerò allorché mi sarò purificato. Soffro molto, e tuttavia mi sembra che le mie sofferenze diminuiscano. Io non posso credere che nel mondo degli Spiriti il dolore diminuisca per il fatto che ci si abitui a poco a poco. No. Io ritengo, invece, che le vostre buone preghiere hanno accresciuto le mie forze; e se i miei dolori sono i medesimi, essendo la mia forza più grande, io soffro meno.

Il mio pensiero torna alla mia ultima esistenza, agli errori che avrei potuto evitare, se avessi saputo pregare. Comprendo oggi l'efficacia della preghiera. Comprendo la forza di queste donne oneste e pie, deboli nella carne, ma forti nella loro fede. Io comprendo questo mistero che non comprendono, invece, i falsi sapienti della Terra. Preghiera! Parola che di per sé stessa provoca il riso degli spiriti forti. Io li attendo nel mondo degli Spiriti, e quando il velo che nasconde loro la verità si squarcerà, essi verranno a loro volta a prostrarsi ai piedi dell'Eterno che hanno rinnegato. E saranno felici di umiliarsi per liberarsi dei loro peccati e dei loro delitti! Comprenderanno, allora, la virtù della preghiera.

Pregare è amare, e amare è pregare! Allora essi ameranno il Signore e Gli rivolgeranno le loro preghiere d'amore e di riconoscenza. Rigenerati dalla sofferenza — poiché, in quanto a soffrire, dovranno soffrire — essi pregheranno, come me, per avere la forza di espiare e di soffrire. E quando avranno cessato di soffrire, pregheranno per ringraziare il Signore del perdono ch'essi avranno meritato con la loro sottomissione e la loro rassegnazione. Preghiamo, fratello, affinché io mi fortifichi sempre di più...

Oh, grazie della tua carità, fratello, poiché io sono perdonato! Dio mi libera della vista delle mie vittime. Oh, mio Dio, siate benedetto per l'eternità, per la grazia che mi accordate! Oh, mio Dio, sento l'enormità dei miei crimini e mi prostro davanti alla Vostra onnipotenza! Signore, io Vi amo con tutto il mio cuore e Vi chiedo di farmi la grazia di permettere, quando la Vostra volontà mi invierà sulla Terra per subire nuove prove, ch'io vi giunga come missionario di pace e di carità, per insegnare ai fanciulli a pronunciare il Vostro nome con rispetto. Vi chiedo di poter loro insegnare ad amarvi, Voi che siete il Padre di tutte le creature. Oh, grazie, mio Dio! Io sono uno Spirito pentito, e il mio pentimento è sincero. Io vi amo, per quanto il mio cuore così impuro può comprendere questo sentimento, pura emanazione della Vostra divinità. Fratello, preghiamo, perché il mio cuore trabocca di riconoscenza. Sono libero, ho spezzato le mie catene, non sono più un reprobo. Sono uno Spirito che soffre, ma che è pentito, e vorrei che il mio esempio potesse fermare sulla soglia del delitto tutte quelle mani criminali che io vedo pronte a levarsi. Oh, arrestatevi, fratelli arrestatevi! Le torture, infatti, che vi preparerete saranno atroci. Non dovete credere che il Signore si lascerà sempre così prontamente piegare dalla preghiera dei Suoi figli. Sono secoli di torture quelli che vi attendono.

La guida della medium. Tu non comprendi, dici, le parole dello Spirito. Renditi conto della sua emozione e della sua riconoscenza verso il Signore. Egli crede di non poterla meglio esprimere e testimoniare, se non cercando di fermare tutti quei criminali ch'egli vede e che tu non puoi vedere. Egli vorrebbe che le sue parole giungessero fino a loro; ma ciò ch'egli non ti ha detto — perché ancora lo ignora — è che gli sarà permesso di incominciare delle missioni riparatrici. Egli andrà presso coloro che furono suoi complici, per cercare di ispirar loro il pentimento e di introdurre nei loro cuori il germe del rimorso. A volte si sono viste sulla Terra persone credute oneste gettarsi ai piedi d'un prete e accusarsi d'un delitto. È il rimorso che li induce alla confessione della loro colpa. E se il velo che ti separa dal mondo invisibile si sollevasse, tu vedresti uno Spirito — che fu il complice o l'istigatore del crimine — venire, come farà Jacques Latour, per cercare di riparare alla sua colpa, ispirando il rimorso allo Spirito incarnato.


La tua guida protettrice


La medium di Bruxelles, che aveva ricevuto la prima manifestazione di Latour, ricevette più tardi, dallo stesso, la comunicazione che qui di seguito riportiamo.

"Non temete più nulla da me; sono più tranquillo, anche se soffro ancora. Dio ha avuto pietà di me, perché ha visto il mio pentimento. Tuttavia, io soffro di questo pentimento che mi mostra l'enormità delle mie colpe.

Se nella vita io fossi stato ben guidato, non avrei commesso tutto il male che ho commesso. Ma i miei istinti non sono stati repressi, e io ho a essi obbedito, non avendo conosciuto alcun freno. Se tutti gli uomini pensassero di più a Dio, o almeno se tutti gli uomini vi credessero, parecchi delitti non si commetterebbero più.

Ma la giustizia degli uomini è errata. Per una colpa, a volte leggera, un uomo viene rinchiuso in una prigione che, sempre, è un luogo di perdizione e di perversione. Ne esce completamente perduto, per i cattivi consigli e i cattivi esempi che lì dentro ha attinto. Se tuttavia la sua natura è abbastanza buona e abbastanza forte da resistere ai cattivi esempi, quando esce di prigione tutte le porte gli vengono chiuse, tutte le mani si ritirano davanti a lui, tutti i cuori onesti lo respingono. Che cosa gli resta? Il disprezzo e la miseria. Se poi egli nutre in sé dei buoni propositi per ritornare al bene non trova altro che abbandono e disperazione. La miseria infine lo spinge a tutto. Anche lui, allora, disprezza il suo simile, lo odia e perde ogni coscienza del bene e del male, poiché si vede respinto, lui che aveva preso la risoluzione di diventare un uomo onesto! Per procurarsi il necessario alla sopravvivenza, ruba, a volte uccide. Poi lo si ghigliottina!

Mio Dio, nel momento in cui le mie allucinazioni stanno per riprendermi, io avverto la Vostra mano che si protende verso di me. Io sento la Vostra bontà che mi avvolge e mi protegge. Grazie, mio Dio! Nella mia prossima esistenza, io impiegherò la mia intelligenza e ogni mio avere nel soccorrere gli infelici che hanno ceduto e li preserverò dalla caduta.

Grazie! O voi che non disdegnate di comunicare con me, siate senza timori! Vedete pur voi che io non sono malvagio. Quando pensate a me, non figuratevi il ritratto che di me avete visto, ma figuratevi una povera anima desolata che vi ringrazia della vostra indulgenza.

Addio! Evocatemi ancora e pregate Dio per me."

Latour

Studio sullo Spirito di Jacques Latour

Non si possono disconoscere la profondità e l'alto significato di alcune delle parole che questa comunicazione racchiude; essa offre, inoltre, uno degli aspetti del mondo degli Spiriti puniti, al di sopra del quale s'intravede tuttavia la misericordia di Dio. L'allegoria mitologica delle Eumenidi non è poi così ridicola come si crede, e i demoni, carnefici ufficiali del mondo invisibile, che le sostituiscono nella credenza moderna, sono molto meno razionali, con le loro corna e i loro forconi, di queste vittime che servono esse stesse al castigo del colpevole.

Ammettendo l'identità di questo Spirito, forse ci si stupirà di un cambiamento così rapido del suo stato morale. Il fatto è, come abbiamo fatto notare in un'altra occasione, che spesso ci sono più risorse in uno Spirito brutalmente malvagio, che in quello Spirito dominato dall'orgoglio o che nasconde i suoi vizi sotto il mantello dell'ipocrisia. Questo rapido ritorno a sentimenti migliori indica una natura più selvaggia che perversa, alla quale è mancata soltanto una buona guida. Confrontando il suo linguaggio con quello di un altro criminale, che ricordiamo più avanti sotto il titolo Il castigo della luce,è facile vedere quale dei due è il più avanzato moralmente, malgrado la differenza della loro istruzione e della loro posizione sociale. L'uno obbediva a un naturale istinto di ferocia, a una sorta di sovreccitazione, mentre l'altro, nella perpetrazione dei suoi delitti, apportava la calma e il sangue freddo tipici d'una lenta e perseverante combinazione d'intenti; e, dopo morto, ancora affrontava con orgoglio il castigo. Soffre, ma non vuole ammetterlo. L'altro, invece, è immediatamente domato. Si può così prevedere quale dei due soffrirà più a lungo.

"Io soffro — dice lo Spirito di Latour — di questo pentimento che mi mostra l'enormità delle mie colpe." C'è qui un profondo concetto. Lo Spirito non comprende realmente la gravità dei suoi misfatti se non quando si pente. Il pentimento porta con sé il dispiacere, il rimorso, sentimento doloroso che segna il passaggio dal male al bene, dalla malattia morale alla salute morale. È per sfuggire a ciò che gli Spiriti perversi si irrigidiscono di fronte alla voce della loro coscienza, come quei malati che respingono il rimedio che deve guarirli. Essi cercano di illudersi, di stordirsi persistendo nel male. Latour è giunto in quel periodo in cui l'indurimento ha finito col cedere, il rimorso è penetrato nel suo cuore, seguito dal pentimento. Egli comprende l'enormità del male che ha fatto, vede la sua abiezione e ne soffre. Ecco perché ha detto: "Soffro di questo pentimento". Nella sua precedente esistenza, egli ha dovuto essere peggiore che in questa, perché se si fosse pentito come sta facendo ora, la sua vita sarebbe stata migliore. Le risoluzioni che egli ora prende influiranno sulla sua esistenza terrena futura; quella che ha appena lasciato, per quanto possa essere stata criminale, ha segnato per lui uno stadio di progresso. È più che probabile che, prima di iniziarla, egli fosse, nell'erraticità, uno di quei malvagi Spiriti ribelli, ostinati nel male, come se ne vedono tanti.

Molte persone hanno domandato quale vantaggio si potrebbe mai trarre dalle esistenze passate, dal momento che non ci si ricorda né di ciò che si è stati né di ciò che si è fatto.

Tale questione è completamente risolta, per il fatto che, se il male che noi abbiamo commesso viene cancellato e se nel nostro cuore non ne resta alcuna traccia, il suo ricordo sarebbe inutile poiché non dobbiamo preoccuparcene. Quanto a ciò di cui non ci siamo completamente corretti, lo conosciamo attraverso le nostre tendenze attuali. È su queste tendenze che noi dobbiamo riversare tutta la nostra attenzione. È sufficiente sapere ciò che siamo, senza che sia necessario sapere ciò che siamo stati.

Quando si considera la difficoltà, durante la vita, della riabilitazione del più pentito dei colpevoli, e la riprovazione di cui egli è fatto oggetto, si deve benedire Dio per aver gettato un velo sul passato. Se Latour fosse stato condannato in tempo, e anche se fosse stato assolto, i suoi precedenti lo avrebbero fatto respingere dalla società. Chi avrebbe voluto, nonostante il suo pentimento, ammetterlo nella propria cerchia intima? I sentimenti ch'egli manifesta oggi come Spirito ci danno la speranza che, nella sua prossima esistenza terrena, egli sarà un uomo onesto, stimato e considerato. Ma supponete che si sappia ch'egli è stato Latour, allora la riprovazione lo perseguiterà ancora. Il velo gettato sul suo passato gli apre la porta della riabilitazione; potrà sedere senza timore e senza vergogna fra le persone più oneste. Quanti ce ne sono che vorrebbero, a qualsiasi prezzo, poter cancellare dalla memoria degli uomini certi anni della propria esistenza!

Che si trovi, dunque, una dottrina che meglio di questa si concilii con la giustizia e la bontà di Dio! Del resto, questa dottrina non è una teoria, ma un risultato di osservazioni. Non sono affatto gli Spiritisti che l'hanno immaginata. Essi hanno visto e osservato le differenti situazioni nelle quali si presentano gli Spiriti; hanno cercato di spiegarsele, e da questa spiegazione è nata la dottrina. Se l'hanno accettata, è perché essa risulta dai fatti e anche perché è loro apparsa più razionale di tutte quelle emesse finora riguardo all'avvenire dell'anima.

Si può forse negare che queste comunicazioni posseggano in sé un alto insegnamento morale? Lo Spirito ha potuto essere, anzi ha dovuto essere aiutato nelle sue riflessioni e soprattutto nella scelta delle sue espressioni, da Spiriti più avanzati. Ma, in simili casi, questi ultimi assistono solo nella forma e non nel contenuto, e non mettono mai lo Spirito inferiore in conflitto con sé stesso. Essi hanno, forse, potuto poeticizzare in Latour la forma del suo pentimento, ma giammai avrebbero potuto fargli esprimere il pentimento suo malgrado, poiché lo Spirito dispone del libero arbitrio. Essi vedevano in lui il germe dei buoni sentimenti, ed è per questo che lo hanno aiutato a esprimersi e, da qui, hanno contribuito a svilupparli, nel medesimo istante in cui hanno invocato su di lui la commiserazione.

C'è niente di più sorprendente, di più morale e tale da impressionare più vivacemente del quadro di questo grande criminale pentito, che manifesta la sua disperazione e i suoi rimorsi, che in mezzo alle torture, perseguitato dallo sguardo continuo delle sue vittime, eleva il suo pensiero a Dio, per implorarne la misericordia? Non è forse questo un salutare esempio per i colpevoli? Ben si comprende la natura delle sue angosce; esse sono razionali e terribili, quantunque semplici e senza alcuna messinscena fantasmagorica.

Forse ci si potrebbe stupire d'un così grande mutamento in un uomo come Latour. Ma perché non avrebbe dovuto pentirsi? Perché non avrebbe dovuto avere in sé una corda sensibile e vibrante? Il colpevole sarebbe dunque votato al male per sempre? Non arriverebbe dunque mai per lui il momento in cui si fa luce nella sua anima? Per Latour questo momento è arrivato. Ed è precisamente nel lato morale delle sue comunicazioni, nella consapevolezza ch'egli ha della sua situazione, nei suoi rimpianti e nei suoi progetti di riparazione: tutti elementi altamente istruttivi. Che cosa si sarebbe trovato di straordinario nel fatto ch'egli si fosse sinceramente pentito prima di morire? Il fatto forse che avesse detto prima ciò che ha detto dopo? Non ne esistono forse numerosi esempi?

Un ritorno al bene, prima della morte, sarebbe apparso agli occhi dei suoi simili come un segno di debolezza. La sua voce dall'oltretomba, invece, è la rivelazione dell'avvenire che li attende. Egli è nel vero più assoluto quando dice che il suo esempio è adatto per correggere i colpevoli più di quanto non lo sia la prospettiva delle fiamme infernali e anche del patibolo! Perché dunque non offrire tale esempio nelle prigioni? Ciò farebbe riflettere più d'uno, come già ne abbiamo parecchi esempi. Ma come credere all'efficacia delle parole di un morto, quando intimamente si crede che quando uno è morto è tutto finito? Giorno verrà tuttavia in cui si riconoscerà questa verità, quella cioè che i morti possono venire a istruire i vivi.

Ci sono parecchi altri importanti insegnamenti da trarre da queste comunicazioni. C'è innanzi tutto la conferma di quel principio di eterna giustizia, secondo il quale il pentimento non è sufficiente per collocare il colpevole nel rango degli eletti. Il pentimento è il primo passo verso la riabilitazione, che la misericordia di Dio riceve. Esso è il preludio del perdono e l'abbreviazione delle sofferenze. Ma Dio non assolve incondizionatamente: occorre l'espiazione e soprattutto la riparazione. È ciò che Latour ha compreso, ed è quello a cui egli si prepara.

In secondo luogo, se si confronta questo criminale con quello di Castelnaudary, si può osservare una notevole differenza nel castigo che è loro inflitto. In quest'ultimo, il pentimento è stato tardivo e di conseguenza la pena più lunga; inoltre, questa pena è quasi materiale. In Latour, invece, la sofferenza è piuttosto morale, per il fatto che, come abbiamo detto più sopra, nell'uno l'intelligenza era molto meno sviluppata che nell'altro; occorreva, perciò qualcosa che potesse colpire dei sensi che erano alquanto ottusi. Le pene morali, però, non sono meno cocenti per colui che è giunto al giusto grado per comprenderle; si può giudicare ciò dai lamenti che emette Latour: non si tratta di collera, ma è l'espressione del rimorso, ben presto seguito dal pentimento e dal desiderio di riparazione, al fine di poter avanzare.