1.
In tutti i tempi l'uomo ha creduto, per intuizione, che la vita
futuradovesse essere felice o infelice, a seconda del bene o del male
che fosse stato fatto sulla Terra. Però, l'idea ch'egli se ne fa è in
rapporto con lo sviluppo del suo senso morale e con le nozioni più o
meno giuste ch'egli ha del bene e del male. Le pene e le ricompense sono
il riflesso dei suoi istinti predominanti. Così, i popoli guerrieri
pongono la loro suprema felicità negli onori resi alla loro destrezza; i
popoli cacciatori, nell'abbondanza della selvaggina; i popoli sensuali,
nelle delizie della voluttà.
L'uomo tanto è dominato dalla
materia che non può comprendere la spiritualità se non imperfettamente,
ed è per questo che delle pene e delle gioie future si fa un quadro più
materiale che spirituale. Egli immagina che nell'altro mondo si debba
mangiare e bere, ma meglio che sulla Terra, e cose più buone. [1] Solo
più tardi, nelle credenze che riguardano la vita futura, s'incontra un
misto di spiritualismo e materialismo; è così che accanto alla
beatitudine contemplativa si colloca un inferno con delle torture
fisiche.
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[1] Un fanciullo della Savoia, a cui il suo parroco stava facendo un
quadro allettante della vita futura, domandò se tutti là avrebbero
mangiato pane bianco come mangiavano i Parigini.
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