IL CIELO E L'INFERNO OVVERO LA GIUSTIZIA SECONDO LO SPIRITISMO

Allan Kardec

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Capitolo VI - CRIMINALI PENTITI

Verger
Assassino dell'arcivescovo di Parigi


Il 3 gennaio 1857, Monsignor Sibour, arcivescovo di Parigi, mentre usciva dalla chiesa di Saint-Étienne du Mont, fu mortalmente colpito da un giovane prete, un certo Verger. Il colpevole fu condannato a morte e giustiziato il 30 gennaio. Fino all'ultimo, egli non ha mostrato né rimpianto né pentimento né alcun segno di sensibilità. Evocato il giorno stesso della sua esecuzione, diede le risposte che qui di seguito riportiamo.

1. Evocazione. «Sono ancora trattenuto nel mio corpo.»

2. La vostra anima non si è ancora completamente distaccata dal vostro corpo?

Ho paura... Non so... Attendete ch'io torni in me... Non sono morto, non è così?»

3. Vi pentite di ciò che avete fatto?

«Ho avuto torto a uccidere. Ma vi sono stato spinto dal mio carattere che non poteva sopportare le umiliazioni... Evocatemi un'altra volta.»

4. Perché volete di già andarvene?

«Avrei troppa paura se lo vedessi. Avrei paura che facesse contro di me altrettanto.»

5. Ma voi non avete nulla da temere, dal momento che la vostra anima è separata dal vostro corpo. Bandite, dunque, qualsiasi inquietudine, che ora non è affatto ragionevole.

«Ma che volete voi? Siete sempre padrone delle vostre impressioni, voi?... Io non so dove mi trovo... Sono pazzo.»

6. Cercate di calmarvi.

«Non posso, perché sono pazzo... Aspettate... Sto per riprendere tutta la mia lucidità.»

7. Se voi pregaste, questo potrebbe aiutarvi a raccogliere le vostre idee.

«Ho paura...non oso pregare.»

8. Pregate, la misericordia di Dio è grande! Noi pregheremo con voi.

«Sì, la misericordia di Dio è infinita. L'ho sempre creduto.»

9. Ora vi rendete più chiaramente conto della vostra posizione?

È così straordinaria che non riesco ancora a rendermene conto.»

10. Vedete la vostra vittima?

«Mi sembra di sentire una voce che assomiglia alla sua e che mi dice: "Io non te ne voglio...", ma è un effetto della mia immaginazione!... Sono pazzo, ve lo dico io, perché vedo il mio stesso corpo da una parte e la mia testa dall'altra... e ciononostante mi pare d'esser vivo, ma nello Spazio, tra la Terra e quello che voi chiamate Cielo...Sento anche una fredda lama cadermi sul collo..., ma dev'essere la paura che ho di morire... Mi sembra di vedere una moltitudine di Spiriti attorno a me, e mi guardano con compassione... mi parlano, ma io non li comprendo.»

11. Tra questi Spiriti ve n'è uno la cui presenza vi umilia a causa del vostro crimine?

«Vi dirò: non ce n'è che uno che io tema veramente, ed è quello che ho colpito.»

12. Vi ricordate delle vostre esistenze anteriori?

«No. Mi sento confuso... Credo di sognare... Un'altra volta. Bisogna che torni in me.»

13. (Tre giorni dopo.) Vi riconoscete meglio, ora?

«Ora so che non sono più di questo mondo, e non lo rimpiango. Ho rimorso per ciò che ho fatto, ma il mio Spirito è più libero; so che c'è una serie di esistenze che ci danno le conoscenze utili per diventare perfetti per quanto lo possa una creatura umana.»

14. Siete punito per il delitto che avete commesso?

«Sì. Deploro ciò che ho fatto e ne soffro.»

15. In che modo siete punito?

«Ne sono punito, perché riconosco la mia colpa e ne chiedo perdono a Dio. Ne sono punito attraverso la consapevolezza della mia mancanza di fede in Dio, e anche perché ora so che non dobbiamo abbreviare i giorni dei nostri fratelli. Ne sono punito con il rimorso di aver ritardato il mio avanzamento facendo una strada sbagliata, e non avendo voluto ascoltare il grido della mia coscienza, la quale mi diceva che non era affatto uccidendo che avrei raggiunto il mio scopo. Ma io mi sono lasciato dominare dall'orgoglio e dalla gelosia. Mi sono sbagliato e me ne pento; l'uomo, infatti, deve sempre fare degli sforzi per frenare le sue insane passioni, cosa che io non ho fatto.»

16. Quale sentimento provate quando vi evochiamo?

«Piacere e paura, perché io non sono cattivo.»

17. In che cosa consistono questo piacere e questa paura?

«Il piacere consiste nell'intrattenermi con degli uomini e nel poter in parte riparare alla mia colpa confessandola. La paura invece, che non saprei definire, consiste in una sorta di profonda vergogna per essere stato un assassino.»

18. Vorreste essere reincarnato su questa Terra?

«Sì. Anzi lo chiedo. E vorrei trovarmi costantemente sul punto d'essere ucciso, e avere di ciò costantemente paura.»

Evocato Monsignor Sibour, questi disse che perdonava al suo assassino e che pregava perché quello tornasse sulla via del bene. Aggiunse che, benché presente, mai si era mostrato a lui, per non accrescerne la sofferenza, e perché la paura di vederlo — che era un chiaro segno di rimorso — era già un castigo.

L'uomo che commette un omicidio sa che, scegliendo una nuova esistenza, diventerà un assassino?

«No. Egli sa che, scegliendo una vita di lotta, la possibilità per lui di uccidere uno dei suoi simili esiste. Non sa però se lo farà, perché in lui c'è stata quasi sempre lotta.»

La situazione di Verger, al momento della sua morte, è quella di quasi tutti coloro che periscono di morte violenta. Poiché la separazione dell'anima non avviene affatto in maniera brusca, essi sono come storditi e non sanno se sono morti o vivi. La visione dell'arcivescovo gli viene risparmiata, dal momento che non era necessaria per provocare in lui il rimorso, mentre altri, al contrario, sono incessantemente perseguitati dagli sguardi delle loro vittime.

All'enormità del suo crimine, Verger aveva aggiunto quello di non essersene pentito prima di morire; si trovava dunque in tutte le condizioni richieste per incorrere nell'eterna condanna. Tuttavia, non appena lascia la Terra, il pentimento penetra nella sua anima; egli ripudia il suo passato e chiede sinceramente di porvi rimedio. Non è l'eccesso di sofferenze che lo spinge a ciò, poiché ancora non ha avuto il tempo di soffrire; è dunque il solo grido della sua coscienza, che egli non ha voluto ascoltare durante la sua vita e che ascolta soltanto ora. Perché dunque non gli si sarebbe dovuto tener conto di ciò? Perché, a pochi giorni di distanza, ciò che prima l'ebbe salvato dall'inferno, ora non lo potrebbe più? Perché Dio, che fu misericordioso prima della morte, dovrebbe essere senza pietà qualche ora più tardi?

Ci si potrebbe stupire della rapidità con cui avviene talvolta il cambiamento delle idee in un criminale incallito e impenitente fino all'ultimo minuto. Né meno ci si potrebbe stupire che per lui sia sufficiente il passaggio all'altra vita per fargli comprendere l'iniquità della sua condotta. Questo effetto è ben lontano dall'essere generale, poiché senza di esso non ci sarebbero Spiriti malvagi; il pentimento è spesso molto tardivo, così la pena viene di conseguenza prolungata.

L'ostinazione nel male durante la vita è a volte una conseguenza dell'orgoglio, che rifiuta di piegarsi e di riconoscere i suoi torti. E ciò avviene perché l'uomo è sotto l'influenza della materia, che getta un velo sulle sue percezioni spirituali, fascinandolo. Caduto questo velo, una luce improvvisamente lo illumina, ed egli si ritrova come chi si risvegli dopo un'ubriacatura. L'improvviso ritorno a sentimenti migliori è sempre indice di un certo progresso morale realizzato, che non domanda altro che una circostanza favorevole per rivelarsi. Colui, invece, che persiste nel male per un tempo più o meno lungo dopo la morte è incontestabilmente uno Spirito più arretrato. In questi, l'istinto materiale soffoca il germe del bene, ed egli avrà bisogno ancora di nuove prove per emendarsi.


Lemaire


Condannato alla pena capitale dalla Corte d'Assise dell'Aisne e giustiziato il 31 dicembre 1857. Evocato il 29 gennaio 1858

1. Evocazione. «Sono qui.»

2. Quale sentimento provate alla nostra vista?

«Quello della vergogna.»

3. Avete conservato conoscenza fino all'ultimo istante?

«Sì.»

4. Immediatamentedopo la vostra esecuzione, avete avuto consapevolezza di questa nuova esistenza?

«Ero piombato in un profondo perturbamento, dal quale non sono ancora venuto fuori. Ho sentito un grande dolore, e mi è sembrato che fosse il mio cuore a provarlo. Ho visto rotolare non so che cosa ai piedi del patibolo; ho visto del sangue scorrere, e il mio dolore è divenuto ancora più atroce.»

— Era un dolore puramente fisico, analogo a quello che potrebbe essere causato da una grave ferita, per esempio dall'amputazione di un arto?

«No. Immaginatevi un rimorso, un grande dolore morale.»

— Quando avete incominciato a sentire questo tipo di dolore?

«Da quando sono stato libero.»

5. Il dolore fisico causato dal supplizio veniva provato dal corpo o dallo Spirito?

«Il dolore morale era nel mio Spirito, mentre il corpo ha risentito del dolore fisico. Ma lo Spirito separato ne risentiva ancora.»

6. Avete visto il vostro corpo mutilato?

«Ho visto un non so che d'informe, che mi sembrava di non aver lasciato. Ciò nondimeno, io mi sentivo ancora integro: ero, insomma, me stesso.»

— Quale impressione ha fatto su di voi quella vista?

«Sentivo troppo il mio dolore. Ero perduto in esso.»

7. È vero che il corpo vive ancora qualche istante dopo la decapitazione e che il suppliziato ha coscienza delle sue idee?

«Lo Spirito si ritira a poco a poco. Quanto più i lacci della materia lo stringono, tanto meno la separazione da essa è rapida.»

8. Si dice di aver notato sul volto di certi suppliziati l'espressione della collera e certi movimenti come se avessero voluto parlare. È questo l'effetto d'una contrazione nervosa o di un atto della volontà?

«Si tratta proprio della volontà, poiché lo Spirito non si è ancora ritirato.»

9. Qual è il primo sentimento che avete provato entrando nella vostra nuova esistenza?

«Una intollerabile sofferenza; una sorta di intenso rimorso di cui ignoravo la causa.»

10. Vi siete trovato insieme ai vostri complici, giustiziati contemporaneamente a voi?

«Disgraziatamente, sì. Il vederci reciprocamente è un supplizio continuo, poiché ciascuno di noi rimprovera all'altro il suo crimine.»

11. Incontrate le vostre vittime?

«Le vedo... Sono felici... Il loro sguardo mi perseguita... Lo sento penetrare fino in fondo al mio essere... invano cerco di sfuggirlo.»

— Quali sentimenti provate alla loro vista?

«Vergogna e rimorso. Quelle le ho elevate io a vittime con le mie stesse mani, e le odio ancora.»

— Quale sentimento provano esse alla vostra vista?

«La pietà.»

12. Nutrono odio e desiderio di vendetta?

«No. Le loro preghiere invocano per me l'espiazione. Voi non potreste immaginare quale orribile supplizio sia il dover tutto a chi si odia.»

13. Rimpiangete la vita terrena?

«Io mi dolgo solo dei miei delitti. Se il fatto dipendesse ancora da me, io non vi cadrei più.»

14. La tendenza al male era insita nella vostra natura, o vi siete stato trascinato dall'ambiente in cui avete vissuto?

«La tendenza al delitto era nella mia natura, perché io non ero che uno Spirito inferiore. Ho voluto elevarmi rapidamente. Ma ho chiesto più di quello che le mie forze avrebbero potuto sopportare. Ritenendomi forte, ho scelto una rude prova. E ho ceduto alle tentazioni del male.»

15. Se voi aveste ricevuto dei sani principi educativi, avreste potuto essere distolto dalla vita criminale?

Sì. Ma ho scelto io la condizione in cui sono nato.»

— Sareste potuto diventare un uomo dabbene?

«Un uomo debole, incapace di fare del bene come del male. Avrei potuto correggere il male della mia natura, durante la mia esistenza, ma giammai avrei potuto elevarmi fino al punto di fare del bene.»

16. Da vivo, credevate in Dio?

«No.»

— Ma dicono che al momento di morire vi siate pentito. È vero?

«Ho creduto in un Dio vendicatore... ho avuto paura della Sua giustizia.»

— In questo momento, il vostro pentimento è più sincero?

«Ahimè, vedo ciò che ho fatto!»

— Che cosa pensate riguardo a Dio, ora?

«Lo sento e non Lo comprendo.»

17. Trovate giusto il castigo che vi è stato inflitto sulla Terra?

«Si.»

18. Sperate di ottenere il perdono dei vostri crimini?

«Non lo so.»

— Come credete di riscattarli?

«Con delle nuove prove. Mi sembra, però, che tra loro e me ci sia l'eternità.»

19. Dove siete ora?

«Nella mia sofferenza.»

— Vi stiamo chiedendo in quale luogo vi trovate ora.

«Accanto al medium.»

20. Poiché siete qui, se noi potessimo vedervi, sotto quale forma ci apparireste?

«Sotto il mio aspetto fisico: la testa staccata dal tronco.»

— Non potreste apparirci?

«No. Lasciatemi stare.»

21. Avreste la bontà di dirci come siete evaso dalla prigione di Montdidier?

«Non lo so più... La mia sofferenza è così grande, che mi rimane solo il ricordo del mio delitto... Lasciatemi andare.»

22. Potremmo apportare qualche sollievo alle vostre sofferenze?

«Auguratemi che l'espiazione arrivi presto.»


Benoist


(Bordeaux, marzo 1862)

Uno Spirito si presenta spontaneamente alla medium, sotto il nome di Benoist, dice di essere morto nel 1704 e di patire orribili sofferenze.

1. Chi eravate da vivo?

«Un monaco senza fede.»

2. La mancanza di fede è la vostra sola colpa?

«È stata sufficiente per causare le altre.»

3. Potete darci qualche dettaglio sulla vostra vita? Della sincerità delle vostre confessioni vi sarà tenuto conto.

«Povero e indolente, ho preso gli ordini, non per vocazione, ma per farmi una posizione. Intelligente, mi sono conquistato il mio posto; influente, ho abusato del mio potere; vizioso, ho trascinato nelle sregolatezze coloro che avevo l'impegno morale di salvare; crudele, ho perseguitato coloro che avevano l'aria di voler condannare i miei eccessi; mentre quelli pacifici sono stati da me colmati di attenzioni. La fame ha torturato molte vittime; le loro grida si sono spesso spente sotto le violenze. Ora io espio e soffro tutte le torture dell'inferno; sono le stesse mie vittime ad attizzare il fuoco che mi divora. Fame e lussuria mi perseguitano implacabili. La sete irrita le mie labbra brucianti, senza mai che vi si lasci cadere una sola goccia a rinfrescarle. Tutti gli elementi si scatenano contro di me. Pregate per me.»

4. Devono esservi concesse come agli altri le preghiere che si recitano per i defunti?

«Credete voi che possano essere edificanti? Esse hanno per me il valore di quelle che avevo l'aria di recitare io. Non ho compiuto il mio dovere e non ricevo il salario.»

5. Non vi siete mai pentito?

«Da molto tempo. Ma il pentimento è venuto solo dopo la sofferenza. Come io sono stato sordo alle grida di vittime innocenti, anche il Signore è sordo alle mie grida. Giustizia!»

6. Voi riconoscete la giustizia del Signore. Confidate nella Sua bontà e invocateLo in vostro aiuto.

«I demoni urlano più forte di me. Le grida mi si soffocano in gola. Essi riempiono la mia bocca di pece bollente!... L'ho fatto, gran...» (Lo Spirito non può scrivere la parola Dio.)

7. Dunque non siete ancora abbastanza staccato dalle idee terrene da comprendere che le torture che voi patite sono tutte morali?

«Io le patisco, le sento e vedo i miei carnefici. Essi hanno tutti un aspetto a me noto e hanno tutti un nome che trattengo nel mio cervello.»

8. Ma che cosa potrebbe avervi spinto a tutte quelle infamie?

«I vizi di cui ero imbevuto, la brutalità delle passioni.»

9. Non avete mai implorato l'assistenza dei buoni Spiriti, perché vi aiutassero a uscire da questa situazione?

«Altri non vedo che i demoni dell'inferno.»

10. Ne avevate paura da vivo?

«No, assolutamente. Il nulla era la mia fede. Il piacere a ogni costo era il mio culto. Le divinità dell'inferno: esse non mi hanno abbandonato. Ho consacrato loro la mia vita, non mi lasceranno più!»

11. Non intravedete un termine alle vostre sofferenze?

«L'infinito non ha termine.»

12. Dio è infinito nella Sua misericordia. Tutto può avere una fine quando Egli lo vuole.

«Se potesse volerlo!»

13. Perché siete venuto qui?

«Come, non so. Ma ho voluto parlare, così come vorrei gridare per sollevarmi.»

14. I vostri demoni non vi impediscono di scrivere?

«No. Ma sono davanti a me e mi ascoltano; è per questo che non vorrei mai finire.»

15. È la prima volta che scrivete in questo modo?

«Si.»

— Sapete che gli Spiriti possono avvicinarsi così agli uomini?

«No.»

— Come dunque avete potuto comprenderlo?

«Non so.»

16. Che cosa avete provato nell'avvicinarvi a me?

«Una specie di intorpidimento nei miei terrori.»

17. Come vi siete accorto che eravate qui?

«Come quando uno si risveglia.»

18. Come avete fatto a mettervi in contatto con me?

«Non capisco. Ma non sei stato tu a percepirmi?»

19. Non si tratta di me, ma di voi. Cercate di rendervi conto di ciò che fate in questo momento, in cui io scrivo.

«Tu sei il mio pensiero, ecco tutto.»

20. Dunque, non è stata la vostra volontà a farmi scrivere?

«No. Sono io che scrivo, tu pensi per me.»

21. Procurate di sincerarvi sul vostro stato; i buoni Spiriti che ci attorniano vi aiuteranno in ciò.

«No. Gli angeli non vengono all'inferno.»

— Ma tu non sei sola? Guardatevi attorno.

«Sento che mi aiutano ad agire in te... la tua mano mi obbedisce... io non ti tocco, e ti tengo... non capisco.»

22. Chiedete l'aiuto dei vostri protettori; pregheremo insieme.

«Vuoi lasciarmi? Resta con me. Ecco, vengono a riprendermi. Te ne prego, resta! Resta!»

23. Non posso restare più a lungo. Ritornate tutti i giorni. Pregheremo insieme, e i buoni Spiriti vi aiuteranno.

«Sì. Vorrei questa grazia! Chiedetela voi per me. Io non posso.»

La guida della medium. Coraggio, figlia mia. Ciò che tu chiedi gli sarà accordato, ma la fine della espiazione è ancora lontana. Le atrocità ch'egli ha commesso sono innominabili e innumerevoli, ed egli è tanto più colpevole in quanto aveva l'intelligenza e l'istruzione e, inoltre, era sufficientemente illuminato per ben comportarsi. Egli ha dunque errato con cognizione di causa; per questo le sue sofferenze sono atroci. Ma con l'esempio e con l'aiuto della preghiera esse si attenueranno, poiché egli ne vedrà la possibile fine, e la speranza lo sosterrà. Dio lo vede sulla strada del pentimento e gli ha fatto la grazia di poter comunicare affinché sia incoraggiato e sostenuto. Pensa, dunque, spesso a lui. Noi te lo affidiamo per renderlo forte nelle buone risoluzioni ch'egli potrà prendere, essendo aiutato dai tuoi buoni consigli. Al pentimento succederà, nel suo animo, il desiderio della riparazione. È allora che lui stesso chiederà una nuova esistenza sulla Terra, per praticare il bene al posto del male che ha commesso. E allorché Dio sarà soddisfatto di lui e lo vedrà sicuro di sé stesso, gli farà intraprendere i divini chiarori che lo condurranno alla salvezza, e lo riceverà tra le Sue braccia come il padre verso il figliol prodigo. Abbi fiducia, noi ti aiuteremo a compiere la tua opera.

Paulin


Abbiamo collocato questo Spirito tra i criminali, benché egli non sia stato colpito dalla giustizia umana, perché il crimine consiste nelle azioni e non nel castigo inflitto dagli uomini. Avviene lo stesso per lo Spirito che segue.


Lo Spirito di Castelnaudary


In una piccola casa, nei pressi di Castelnaudary, avvenivano strani rumori e varie manifestazioni, per cui si guardava a essa come a una casa abitata da qualche cattivo genio. A causa di questo fatto, nel 1848 fu esorcizzata, ma senza risultato. Il proprietario, M. D...., che aveva voluto abitarla, vi morì improvvisamente qualche anno dopo. Suo figlio, che volle abitarla subito dopo, un giorno, entrando nell'appartamento, ricevette un vigoroso ceffone, assestatogli da una mano sconosciuta. Poiché era assolutamente solo, non ebbe dubbi: quel ceffone era di origine occulta. Ed è per questo che decise di lasciare definitivamente l'appartamento. C'è nel paese una leggenda secondo la quale in quella casa sarebbe stato commesso un atroce delitto.

Lo Spirito che aveva vibrato lo schiaffo fu evocato presso la Società di Parigi nel 1859 e si manifestò con segni di violenza; tutti gli sforzi fatti per calmarlo furono vani. San Luigi, interrogato a questo riguardo, rispose:

"È uno Spirito della peggiore specie. Noi l'abbiamo fatto venire, ma non abbiamo potuto costringerlo a scrivere, malgrado tutto quello che gli è stato detto. Egli ha il suo libero arbitrio: l'infelice ne fa un ben triste uso."

— Questo Spirito è suscettibile di miglioramento?

«Perché no? Non lo sono forse tutti? Quello è come tutti gli altri. Bisogna tuttavia attendersi d'incontrare delle difficoltà. Ma, per quanto perverso egli sia, il bene, reso al posto del male, finirà per sensibilizzarlo. Subito ci si metta a pregare, e lo si evochi entro un mese: potrete allora giudicare il cambiamento che sarà avvenuto in lui.»

Più tardi, nuovamente evocato, lo Spirito si mostra più trattabile, poi a poco a poco sottomesso e pentito. Dalle spiegazioni fornite da lui e da altri Spiriti, risulta che nel 1608 egli abitava quella casa. Lì aveva assassinato suo fratello, per un sospetto di gelosa rivalità, tagliandogli la gola mentre dormiva. Alcuni anni dopo, assassinò la donna che aveva sposato dopo la morte di suo fratello. Morì nel 1659, all'età di ottant'anni, senza essere stato mai perseguito dalle leggi per quegli assassini, ai quali si faceva poca attenzione in quei tempi di grande confusione. Neppure dopo morto, egli aveva cessato di cercare di fare del male, e aveva provocato proprio lui i parecchi incidenti capitati in quella casa. Un medium veggente, il quale assistette alla prima evocazione, lo vide nel momento in cui lo si volle costringere a scrivere, ed egli si mise a strattonare violentemente il braccio del medium. Il suo aspetto era terribile: indossava una camicia ricoperta di sangue e brandiva un pugnale.

1. (A san Luigi) Vi preghiamo di descriverci il genere di supplizio di questo Spirito.

«Gli è stata comminata una pena atroce: è stato condannato ad abitare nella casa dove è stato commesso il crimine, senza poter fissare il suo pensiero su nient'altro che non sia questo delitto, che egli ha sempre davanti agli occhi; inoltre si ritiene condannato a questa tortura per l'eternità. Egli si vede costantemente nel momento in cui ha commesso il suo crimine; ogni altro ricordo gli viene allontanato, e ogni comunicazione con un altro Spirito gli è interdetta. Su questa Terra, egli non può stare che in quella casa, e se si trova nello Spazio, lo è nelle tenebre e nella solitudine.»

2. Non ci sarebbe qualche modo per farlo andar via da quella casa? E quale potrebbe essere?

«Se ci si vuole sbarazzare delle ossessioni di simili Spiriti, il mezzo è facile: pregare per loro. Ciò nondimeno, è proprio questo che si tralascia sempre di fare. Si preferisce spaventarli con formule esorcistiche che, al contrario, li divertono molto.»

3. Suggerendo alle persone interessate di pregare per lui, e pregando noi stesse, lo si farebbe sloggiare?

«Sì, ma badate che io ho detto di pregare, e non di far pregare.»

4. Sono due secoli ch'egli è in questa situazione. Considera tutto questo tempo come lo avrebbe considerato da vivo? Vale a dire il tempo gli sembra altrettanto lungo o meno lungo che se fosse vivo?

«Gli sembra più lungo: il sonno non esiste per lui.»

5. Ci è stato detto che, per gli Spiriti, il tempo non esiste e che per loro un secolo è un punto nell'eternità. Non è dunque la stessa cosa per tutti?

«No, certamente. È così solo per gli Spiriti arrivati a un grado molto elevato d'avanzamento. Ma, per gli Spiriti inferiori, il tempo è a volte molto lungo, soprattutto quando soffrono.»

6. Da dove viene questo Spirito prima della sua incarnazione?

«Aveva avuto un'esistenza fra le tribù più feroci e più selvagge, e precedentemente proveniva da un pianeta inferiore alla Terra.»

7. Questo Spirito è stato punito molto severamente per il delitto che ha commesso; se ha vissuto tra popolazioni barbare, egli ha dovuto, senz'altro commettere delle azioni non meno atroci dell'ultima. Ne è stato punito in modo analogo?

«Ne è stato punito in modo meno severo, poiché, essendo più ignorante, comprendeva meno la portata delle sue azioni.»

8. Lo stato in cui si trova questo Spirito è quello degli esseri volgarmente chiamati dannati?

«Assolutamente no, poiché ve ne sono di molto più orrendi. Le sofferenze sono lontane dall'essere le medesime per tutti, anche per dei crimini simili, poiché esse variano a seconda che il colpevole sia più o meno accessibile al pentimento. Per questo qui, la casa dove ha commesso il crimine è il suo inferno; altri lo portano in sé stessi, attraverso le passioni che li tormentano e che essi non possono soddisfare.»

9. Questo Spirito, malgrado la sua inferiorità, risente dei buoni effetti della preghiera. Abbiamo osservato la medesima cosa in Spiriti egualmente perversi e della più brutale natura. Come avviene, allora, che Spiriti, più illuminati, di intelligenza più sviluppata, mostrino un'assenza completa di buoni sentimenti? Che si facciano beffe di tutto ciò che v'è di più sacro? In una parola, che niente li commuova e che non ci sia alcuna tregua al loro cinismo?

«La preghiera ha effetto soltanto a favore dello Spirito che si pente. Quelli che, spinti dall'orgoglio, si ribellano contro Dio e persistono nei loro errori, per di più esagerandoli, come fanno degli Spiriti sventurati, su costoro la preghiera non può nulla, e non potrà nulla finché un guizzo di pentimento non si sarà manifestato in loro. L'inefficacia della preghiera è per loro un ulteriore castigo. La preghiera solleva soltanto coloro che non sono peccatori del tutto induriti.»

10. Quando si vede che uno Spirito è inaccessibile ai benefici effetti della preghiera, è questa una ragione sufficiente per astenersi dal pregare per lui?

«Senza dubbio, no. Infatti prima o poi essa potrà aver ragione della sua protervia e far germogliare in lui dei salutari pensieri.»

Accade la stessa cosa con certi malati, sui quali le terapie agiscono solo a lungo andare; il loro effetto non è apprezzabile al momento. Su altri, al contrario, esse agiscono prontamente. Se ci si compenetra in questa verità, secondo cui tutti gli Spiriti sono perfettibili e che nessuno è eternamente e fatalmente votato al male, si comprenderà che, presto o tardi, la preghiera farà il suo effetto. E si comprenderà anche che quella, che di primo acchito sembra inefficace, non depone meno germi salutari, tali da predisporre al bene lo Spirito, pur non toccandolo essa immediatamente. Sarebbe perciò uno sbaglio scoraggiarsi subito.

11. Se questo Spirito si reincarnasse, in quale categoria di individui si ritroverebbe?

«Questo dipenderà da lui e dal pentimento che proverà.» Parecchi colloqui con questo Spirito provocarono in lui un notevole cambiamento nelle sue condizioni morali. Ecco alcune delle sue risposte.

12. Allo Spirito. Perché non avete potuto scrivere, la prima volta che vi abbiamo chiamato?

«Non volevo.»

— Perché non volevate?

«Ignoranza e abbrutimento.»

13. Dunque, ora, potete lasciare la casa di Castelnaudary quando volete?

«Me lo si permette perché io possa approfittare dei vostri buoni consigli.»

— Ne provate sollievo?

«Comincio ad avere delle speranze.»

14. Se potessimo vedervi, sotto quali sembianze vi vedremmo?

«Mi vedreste in camicia, senza pugnale.»

— Perché non avreste più il vostro pugnale? Che ne avete fatto?

«Io lo maledico. Dio me ne ha risparmiato la vista.»

15. Se M. D.... figlio — quello che aveva ricevuto lo schiaffo — ritornasse nella casa, voi gli fareste del male?

«No, perché sono pentito.»

— E se volesse ancora affrontarvi?

«Oh, non fatemi questa domanda! Io non potrei dominarmi; ciò sarebbe al di sopra delle mie forze... perché io non sono che un miserabile.»

16. Intravedete la fine delle vostre pene?

«Oh, non ancora! È già molto più di quanto io non meriti il sapere, grazie alla vostra intercessione, che esse non dureranno per sempre.»

17. Abbiate la bontà di descriverci la situazione in cui vi trovavate prima che noi vi chiamassimo la prima volta. Comprenderete che noi ve lo chiediamo per avere un mezzo per tornarvi utili e non per un motivo di curiosità.

«Ve l'ho detto: io non avevo coscienza di nulla al mondo se non del mio crimine, e potevo lasciare la casa dove l'avevo commesso solo per librarmi nello Spazio, dove intorno a me tutto era solitudine e oscurità. Io non saprei darvi un'idea di che cosa si trattasse, poiché non ci ho mai capito nulla. Non appena mi libravo al di sopra dell'aria, c'era l'oscurità, c'era il vuoto. Io non so che cos'era.

Oggi io provo molti più rimorsi e non sono più costretto a rimanere in quella casa fatale. Mi è permesso di errare sulla Terra e di cercare di illuminarmi attraverso le mie osservazioni personali. Ma allora soltanto io comprendo più chiaramente l'enormità dei miei crimini efferati. E se da un lato soffro meno, dall'altro le mie torture aumentano a causa del rimorso. Ma almeno ho la speranza.»

18. Se doveste riprendere un'esistenza corporale, quale scegliereste?

«Non ho ancora sufficientemente veduto e riflettuto per saperlo.»

19. Durante il vostro lungo isolamento — e si potrebbe anche dire la vostra prigionia — avete avuto dei rimorsi?

«Neppure il più piccolo dei rimorsi, ed è per questo che ho sofferto per così lungo tempo. È soltanto quando ho cominciato a provarne che hanno avuto inizio, a mia insaputa, le circostanze che hanno provocato la mia evocazione cui devo l'inizio della mia liberazione. Grazie dunque a voi, che avete avuto pietà di me e che mi avete illuminato.»

Noi abbiamo visto, infatti, degli avari soffrire alla vista dell'oro, che per loro era diventato una vera chimera; degli orgogliosi tormentati dalla gelosia degli onori, ch'essi vedevano tributati ad altri e che non erano rivolti a loro; degli uomini che avevano comandato sulla Terra, umiliati dalla potenza invisibile che li costringeva a obbedire, e dalla vista dei loro subordinati che non si piegavano più davanti a loro; degli atei subire le angosce dell'incertezza e ritrovarsi in un assoluto isolamento in mezzo all'immensità, senza incontrare nessun essere che potesse illuminarli. Nel mondo degli Spiriti, se è vero che ci sono ricompense per tutte le virtù, ci sono anche pene per tutte le colpe; e di queste ultime, quelle che sono sfuggite alle leggi degli uomini sempre sono colpite dalla legge di Dio.

Bisogna inoltre osservare che le medesime colpe, sebbene commesse in condizioni identiche, sono punite con castighi a volte fortemente differenti, secondo il grado di avanzamento intellettuale dello Spirito che delinque. Agli Spiriti più arretrati e di natura bruta, come quelli di cui qui stiamo trattando, sono inflitte pene in qualche modo più materiali che morali, mentre è il contrario per quelli la cui intelligenza e sensibilità sono più sviluppate. Ai primi occorrono castighi adatti alla rudezza della loro scorza, per far loro comprendere i disagi della situazione in cui versano e per ispirare loro il desiderio di uscirne. Avviene così che la sola vergogna, che a loro farebbe, per esempio, poca o nessuna impressione, per gli altri sarebbe intollerabile.

In questo codice penale divino, la saggezza, la bontà e la previdenza di Dio per le Sue creature si rivelano fin nelle più piccole cose. Tutto è proporzionato; tutto è concatenato con meravigliosa cura per rendere accessibili ai colpevoli i mezzi per riabilitarsi. Viene loro tenuto conto delle minime buone aspirazioni dell'anima. Al contrario, secondo i dogmi delle pene eterne, nell'inferno stanno confusi i grandi e i piccoli colpevoli, i colpevoli di un giorno e quelli cento volte recidivi, gli irriducibili e i pentiti. E tutto è calcolato per mantenerli al fondo dell'abisso; nessun'àncora di salvezza viene loro offerta; basta una sola colpa per far sì che si precipiti per sempre, senza che sia tenuto conto del bene che si è pur fatto. Da quale parte sta la vera giustizia e la vera bontà?

Questa evocazione, dunque, non è affatto dovuta al caso. Siccome essa doveva essere utile a questo disgraziato, gli Spiriti che vegliavano su di lui, vedendo ch'egli incominciava a comprendere l'enormità dei suoi crimini, hanno ritenuto che fosse giunto il momento di dargli un aiuto efficace, ed è stato allora che hanno provocato le circostanze propizie. Questo è un fatto che noi abbiamo visto prodursi molte volte.

Ci è stato domandato, a questo riguardo, che cosa sarebbe avvenuto di lui se egli non avesse potuto essere evocato; e che ne è di tutti gli Spiriti sofferenti che non possono esserlo o ai quali nessuno pensa. A ciò viene risposto che le vie di Dio, per la salvezza delle Sue creature, sono innumerevoli. L'evocazione è un mezzo per assisterle, ma non è certamente il solo, e Dio non ne lascia nessuna nell'oblio. D'altronde, le preghiere collettive devono avere sugli Spiriti, suscettibili di pentimento, la loro parte d'influenza.

Dio non poteva subordinare la sorte degli Spiriti sofferenti alle conoscenze e alla buona volontà degli uomini. Da quando questi poterono stabilire dei rapporti regolari con il mondo invisibile, una delle prime conseguenze dello Spiritismo fu quella di insegnare agli uomini i benefici che, con l'aiuto di questi rapporti, essi avrebbero potuto offrire ai loro fratelli disincarnati. Dio ha voluto, attraverso questo mezzo, provar loro la solidarietà che esiste tra tutti gli esseri dell'Universo, e dare una legge di natura come base del principio di fraternità. Aprendo questo nuovo campo all'esercizio della carità, Egli mostra loro il lato veramente utile e serio delle evocazioni, lontane fino ad allora dal loro fine provvidenziale a causa dell'ignoranza e della superstizione. In nessuna epoca, dunque, sono mai mancati agli Spiriti sofferenti i soccorsi; e se le evocazioni aprono loro una nuova via di salvezza, più ancora forse ci guadagnano gli incarnati, in quanto esse sono per loro nuove occasioni per fare del bene, istruendosi nel contempo sul vero stato della vita futura.


Jacques Latour


(Assassino, condannato dalla Corte d'Assise di Foix e giustiziato nel settembre del 1864)

In una riunione spiritista intima, di sette od otto persone, che ebbe luogo a Bruxelles, il 13 settembre 1864, e alla quale noi assistevamo, una medium fu pregata di scrivere. Non essendo stata fatta alcuna speciale evocazione, ella traccia, con una straordinaria agitazione, a caratteri enormi, dopo aver nervosamente spiegazzato il foglio, queste parole:

"Mi pento! Mi pento! Latour."

Sorpresi da questa comunicazione, in nessun modo provocata, poiché nessuno pensava a quello sciagurato, la cui morte anzi era ignorata dalla maggior parte degli astanti, rivolgiamo allo Spirito alcune parole di conforto e di commiserazione. Quindi gli si pone questa domanda:

— Quale motivo può avervi indotto a venire tra noi piuttosto che altrove, dal momento che noi non vi abbiamo chiamato?

La medium, che è anche medium parlante, risponde con voce vivace:

«Ho visto che eravate anime compassionevoli e che avreste avuto pietà di me, mentre altri mi evocano più per curiosità che per vera carità, oppure si allontanano da me pieni d'orrore.»

Ha avuto inizio, allora, una scena indescrivibile che non durò meno di mezz'ora. Poiché la medium accompagna le parole con i gesti e l'espressione del volto, è evidente che lo Spirito si è identificato con la sua persona. A volte i suoi accenti di disperazione sono così dilanianti, le sue angosce e le sue sofferenze sono narrate con un tono così penoso, le sue suppliche sono così veementi, che tutti i presenti ne sono profondamente commossi.

Alcuni, anzi, erano spaventati dalla sovreccitazione della medium, ma noi pensavamo che la comunicazione di uno Spirito, che si pente e che implora pietà, non potesse dar adito ad alcun pericolo. Se egli ha preso in prestito gli organi della medium, è per poter meglio dipingere la sua condizione e interessare maggiormente alla sua sorte gli astanti, e di certo non, come gli Spiriti ossessori e possessori, per impossessarsi di lei con lo scopo di dominarla. Senza dubbio ciò gli è stato permesso nel suo stesso interesse e, forse, anche per l'istruzione delle persone presenti.

Eccolo esclamare:

"Oh, sì, pietà! Ne ho un gran bisogno, perché voi non sapete quello che io soffro!... No, voi non lo sapete. Voi non potete saperlo... è orribile!... La ghigliottina?!... Che cos'è a confronto di quello che patisco ora? Non è niente. È un istante. Ma questo fuoco che mi divora, questo è ben peggio, è una morte continua; è una sofferenza che non concede né tregua né riposo... che non ha fine!

E le mie vittime sono qui, attorno a me... che mi mostrano le loro piaghe..., che mi perseguitano coi loro sguardi!... Esse sono qui, davanti a me..., io le vedo tutte... sì tutte..., io le vedo tutte; non posso evitarle!... E questo mare di sangue!... E questo oro macchiato di sangue!... È tutto qui! Sempre davanti a me!... Sentite l'odore del sangue?... Sangue, sempre sangue!... Eccole lì, quelle povere vittime! Esse mi implorano... e io, senza pietà, colpisco... colpisco sempre! Il sangue mi inebria!

Io credevo che dopo la mia morte tutto sarebbe finito. È per questo che ho sfidato il supplizio, che ho sfidato Dio, che L'ho rinnegato!... Ed ecco che quando mi credevo annientato per sempre, avviene il terribile risveglio... Oh, sì, terribile!... Sono circondato da cadaveri, da figure minacciose... Io cammino in mezzo al sangue... Credevo di essere morto, e invece vivo!... È spaventoso!... È orribile! Più orribile di tutti i supplizi della Terra!

Oh, se tutti gli uomini potessero sapere che cosa c'è al di là della vita! Saprebbero quanto costa commettere il male! Non ci sarebbero più assassini né criminali né malfattori! Io vorrei che tutti gli assassini potessero vedere quello che io vedo e quello che io soffro... Oh, non ce ne sarebbero più... è troppo spaventoso soffrire ciò che io soffro!

So bene di averlo meritato, mio Dio, perché non ho avuto affatto pietà delle mie vittime. Ho respinto le loro mani supplichevoli, quando mi chiedevano di risparmiarle. Sì, anch'io sono stato crudele; sì le ho vigliaccamente uccise per impossessarmi del loro oro!... Sono stato empio; Vi ho rinnegato; ho bestemmiato il Vostro santo nome... Ho voluto ingannare me stesso; è per questo che volevo persuadermi che Voi non esistevate... Oh, mio Dio, sono un grande criminale! Ora lo comprendo. Ma Voi non avrete nessuna pietà di me?... Voi siete Dio, cioè la bontà, la misericordia! Voi siete onnipotente!

Pietà, Signore! Oh, pietà, pietà! Io Ve ne, prego, non siate inflessibile! Liberatemi da questa visione odiosa, da queste immagini orribili..., da questo sangue..., dalle mie vittime i cui sguardi mi trafiggono fino al cuore come fendenti di pugnale.

Voi che siete qui, che mi ascoltate, voi siete delle anime buone, delle anime caritatevoli. Sì, io lo vedo, voi avrete pietà di me, non è così? Voi pregherete per me. Oh, ve ne prego, non respingetemi. Voi chiederete a Dio di togliermi da davanti agli occhi questo orribile spettacolo; Egli vi ascolterà, perché voi siete buoni... Ve ne prego, non respingetemi come io ho respinto gli altri... Pregate per me."

I presenti, impressionati dai suoi rimorsi, gli rivolsero delle parole d'incoraggiamento, e di conforto. Dio, gli si disse, non è inflessibile. Ciò ch'Egli chiede al colpevole è un pentimento sincero e il desiderio di riparare al male che ha fatto. Poiché il vostro cuore non è affatto pietrificato e Gli chiedete perdono dei vostri delitti, Egli stenderà su di voi la Sua misericordia, se voi persevererete nei vostri buoni propositi di riparare al male che avete fatto. Voi non potete senza dubbio restituire alle vostre vittime la vita che avete loro tolto; ma, se voi lo chiederete con fervore, Dio vi accorderà di ritrovarvi con esse in una nuova esistenza. Lì, potrete dimostrar loro tanta dedizione per quanto crudele siete stato nella esistenza passata. E quando Egli riterrà la vostra riparazione sufficiente, allora rientrerete in grazia di Dio. La durata del vostro castigo è così nelle vostre mani; dipende da voi abbreviarla. Noi vi promettiamo di aiutarvi con le nostre preghiere e di invocare su di voi l'assistenza dei buoni Spiriti. Noi diremo per voi la preghiera contenuta ne Il Vangelo secondo lo Spiritismo per gli Spiriti sofferenti e pentiti. Non diremo, certo, quella per gli Spiriti malvagi, visto che vi pentite, che implorate Dio e promettete di non commettere più il male; voi ai nostri occhi siete soltanto uno Spirito sventurato e non uno Spirito malvagio.»

Detta la preghiera, e dopo qualche istante di calma, lo Spirito r prende:

"Grazie, mio Dio!... Oh, grazie! Voi avete avuto pietà di me; quelle orribili immagini si allontanano... Non abbandonatemi... inviatemi i vostri buoni Spiriti perché mi sostengano... Grazie."

Dopo questa scena, la medium, è per un po' di tempo, spossata, annientata, e le sue membra sono indolenzite. Ha, di ciò che è appena accaduto, un ricordo dapprima confuso; poi, a poco a poco rammenta alcune delle parole che ha pronunciate, e che ha dette suo malgrado. Intuisce però che non era lei che parlava.

Il giorno dopo, in una nuova riunione, lo Spirito si manifesta ancora e ricomincia, solo per qualche minuto, la scena del giorno prima, con le stesse espressioni e gli stessi gesti, ma con minore violenza. Poi scrive, per mezzo della medesima medium, con agitazione febbrile, le seguenti parole:

"Grazie delle vostre preghiere. Già si sta manifestando in me un sensibile miglioramento. Ho pregato Dio con tanto fervore ch'Egli ha permesso che, per un momento, le mie sofferenze fossero alleviate. Ma le rivedrò ancora le mie vittime... Eccole! Eccole!... E vedete questo sangue?..."

Viene nuovamente recitata la preghiera del giorno prima. Lo Spirito continua, rivolgendosi alla medium:

"Perdonatemi se ancora m'impossesso di voi. Grazie del sollievo che apportate alle mie sofferenze. Perdonatemi per tutto il male che vi ho causato. Ma ho bisogno di manifestarmi. Voi soltanto potete...

Grazie! Grazie! Un po' di sollievo si fa sentire; ma io non sono al termine delle mie prove. Presto le mie vittime torneranno ancora. Ecco la punizione. Io, mio Dio, l'ho meritata, ma Voi siate indulgente.

Voi tutti pregate per me. Abbiate pietà di me."

Latour


Un membro della Società Spiritista di Parigi, che aveva pregato per questo sventurato Spirito e l'aveva evocato, ne ottenne delle comunicazioni — a vari intervalli l'una dall'altra — che qui di seguito riportiamo.


I


Sono stato evocato quasi subito dopo la mia morte, e non ho potuto prontamente comunicare, ma molti Spiriti leggeri hanno preso il mio nome e il mio posto. Ho approfittato allora della presenza a Bruxelles del presidente della Società di Parigi e, con il permesso degli Spiriti superiori, ho potuto comunicare.

Comunicherò presso la Società e farò delle rivelazioni, che saranno l'inizio della mia riparazione agli errori che ho commesso, e che potranno anche servire d'insegnamento a tutti i criminali che mi leggeranno e che rifletteranno sul racconto delle mie sofferenze.

I discorsi sulle pene dell'inferno fanno poco effetto sullo Spirito dei colpevoli, i quali non credono a tutte quelle immagini spaventose, buone solo per terrorizzare i bambini e gli uomini deboli. Ora, un grande malfattore non può essere uno Spirito pusillanime, e la paura dei gendarmi lo sconvolge molto più del racconto dei tormenti dell'inferno. Ecco perché tutti quelli che mi leggeranno saranno colpiti dalle mie parole e dalle mie sofferenze, che non sono delle favole. Non c'è un solo prete che possa dire: "Ho visto quanto vi dico, ho assistito alle torture dei dannati". Ma allorché io dirò: "Ecco ciò che è accaduto dopo la morte del mio corpo. Ecco qual è stata la mia delusione, riconoscendo che non ero morto, come avevo sperato, e che quanto avevo preso per la fine delle mie sofferenze era invece l'inizio di torture impossibili a descriversi!" Allora, più d'uno s'arresterà sull'orlo del precipizio in cui stava per cadere; così, ogni disgraziato che s'arresterà sulla via del crimine servirà a riscattare una delle mie colpe. È in questo modo che dal male nasce il bene, e che la bontà di Dio si manifesta ovunque, sulla Terra come nello Spazio.

Mi è stato concesso d'essere liberato dalla vista delle mie vittime, che sono diventate i miei carnefici, affinché io possa comunicare con voi; ma quando vi avrò lasciato, le rivedrò, e il solo pensiero mi fa soffrire più di quanto io riesca a dire. Sono felice quando mi si evoca, perché allora io lascio il mio inferno per qualche istante. Pregate sempre per me. Pregate il Signore affinché mi liberi dalla vista delle mie vittime.

Sì, preghiamo insieme. Fa così bene la preghiera!... Mi sento più sollevato. Non avverto più tanto il peso del fardello che mi opprime. Vedo un barlume di speranza risplendere davanti ai miei occhi e, pieno di pentimento, esclamo: "Benedetta sia la mano di Dio; sia fatta la Sua volontà!"


II


La medium. Invece di domandare a Dio di liberarvi dalla vista delle vostre vittime, io vi invito a pregare con me per chiederGli la forza di sopportare questa tortura espiatoria.

Latour. Io avrei preferito essere liberato dalla vista delle mie vittime. Se voi sapeste quanto soffro! Anche l'uomo più insensibile sarebbe impressionato se potesse vedere sul mio volto, come impresse con il fuoco, le sofferenze della mia anima. Farò ciò che voi mi consigliate. Comprendo come questo sia un mezzo per espiare un po' più rapidamente le mie colpe. È come una operazione dolorosa che deve restituire la salute al mio corpo tanto malato.

Ah, se i colpevoli della Terra potessero vedermi, quanto sarebbero terrorizzati dalle conseguenze dei loro crimini, che, nascosti agli occhi degli uomini, sono tuttavia visibili dagli Spiriti! Quanto fatale è l'ignoranza per tanta povera gente!

Quale responsabilità si assumono coloro che rifiutano l'istruzione alle classi povere della società! Credono, costoro, che con i gendarmi e la polizia si possano prevenire i crimini. Quanto, costoro, sono in errore!


III


Le sofferenze che patisco sono orribili, ma dopo le vostre preghiere, io mi sento assistito da buoni Spiriti che mi incitano a sperare. Ben comprendo l'efficacia del rimedio eroico che voi mi avete consigliato, e prego il Signore di accordarmi la forza per sopportare questa dura espiazione. Essa è uguale — io posso dirlo — al male che ho fatto. Non voglio cercare di giustificare i miei delitti. Ma almeno, salvo i pochi istanti di terrore che hanno preceduto, per ciascuna delle mie vittime, il momento della morte, il dolore, una volta compiuto il delitto, è cessato per loro. Quelle, poi, che avevano terminato le loro prove terrene sono andate a ricevere la ricompensa che le attendeva. Ma io, dopo il mio ritorno nel mondo degli Spiriti, non ho cessato, eccettuati i brevissimi momenti in cui ho comunicato, di soffrire le pene dell'inferno.

I preti, malgrado il loro quadro spaventoso delle pene che patiscono i dannati, non hanno che un'idea ben debole delle vere sofferenze che la giustizia di Dio infligge ai Suoi figli che hanno violato la Sua legge d'amore e di carità. Come si può far credere a delle persone raziocinanti che un'anima, vale a dire qualcosa che non ha nulla di materiale, possa soffrire a contatto del fuoco che è materiale? Ciò è assurdo, ed ecco perché tanti criminali si fanno beffe di questi fantastici quadri dell'inferno. Ma non è la stessa cosa riguardo al dolore morale, quello che il condannato subisce, dopo la morte fisica.

Pregate per me, affinché la disperazione non s'impadronisca di me.


IV


Io vi ringrazio per il fine che voi mi fate intravedere, fine glorioso al quale io so che giungerò allorché mi sarò purificato. Soffro molto, e tuttavia mi sembra che le mie sofferenze diminuiscano. Io non posso credere che nel mondo degli Spiriti il dolore diminuisca per il fatto che ci si abitui a poco a poco. No. Io ritengo, invece, che le vostre buone preghiere hanno accresciuto le mie forze; e se i miei dolori sono i medesimi, essendo la mia forza più grande, io soffro meno.

Il mio pensiero torna alla mia ultima esistenza, agli errori che avrei potuto evitare, se avessi saputo pregare. Comprendo oggi l'efficacia della preghiera. Comprendo la forza di queste donne oneste e pie, deboli nella carne, ma forti nella loro fede. Io comprendo questo mistero che non comprendono, invece, i falsi sapienti della Terra. Preghiera! Parola che di per sé stessa provoca il riso degli spiriti forti. Io li attendo nel mondo degli Spiriti, e quando il velo che nasconde loro la verità si squarcerà, essi verranno a loro volta a prostrarsi ai piedi dell'Eterno che hanno rinnegato. E saranno felici di umiliarsi per liberarsi dei loro peccati e dei loro delitti! Comprenderanno, allora, la virtù della preghiera.

Pregare è amare, e amare è pregare! Allora essi ameranno il Signore e Gli rivolgeranno le loro preghiere d'amore e di riconoscenza. Rigenerati dalla sofferenza — poiché, in quanto a soffrire, dovranno soffrire — essi pregheranno, come me, per avere la forza di espiare e di soffrire. E quando avranno cessato di soffrire, pregheranno per ringraziare il Signore del perdono ch'essi avranno meritato con la loro sottomissione e la loro rassegnazione. Preghiamo, fratello, affinché io mi fortifichi sempre di più...

Oh, grazie della tua carità, fratello, poiché io sono perdonato! Dio mi libera della vista delle mie vittime. Oh, mio Dio, siate benedetto per l'eternità, per la grazia che mi accordate! Oh, mio Dio, sento l'enormità dei miei crimini e mi prostro davanti alla Vostra onnipotenza! Signore, io Vi amo con tutto il mio cuore e Vi chiedo di farmi la grazia di permettere, quando la Vostra volontà mi invierà sulla Terra per subire nuove prove, ch'io vi giunga come missionario di pace e di carità, per insegnare ai fanciulli a pronunciare il Vostro nome con rispetto. Vi chiedo di poter loro insegnare ad amarvi, Voi che siete il Padre di tutte le creature. Oh, grazie, mio Dio! Io sono uno Spirito pentito, e il mio pentimento è sincero. Io vi amo, per quanto il mio cuore così impuro può comprendere questo sentimento, pura emanazione della Vostra divinità. Fratello, preghiamo, perché il mio cuore trabocca di riconoscenza. Sono libero, ho spezzato le mie catene, non sono più un reprobo. Sono uno Spirito che soffre, ma che è pentito, e vorrei che il mio esempio potesse fermare sulla soglia del delitto tutte quelle mani criminali che io vedo pronte a levarsi. Oh, arrestatevi, fratelli arrestatevi! Le torture, infatti, che vi preparerete saranno atroci. Non dovete credere che il Signore si lascerà sempre così prontamente piegare dalla preghiera dei Suoi figli. Sono secoli di torture quelli che vi attendono.

La guida della medium. Tu non comprendi, dici, le parole dello Spirito. Renditi conto della sua emozione e della sua riconoscenza verso il Signore. Egli crede di non poterla meglio esprimere e testimoniare, se non cercando di fermare tutti quei criminali ch'egli vede e che tu non puoi vedere. Egli vorrebbe che le sue parole giungessero fino a loro; ma ciò ch'egli non ti ha detto — perché ancora lo ignora — è che gli sarà permesso di incominciare delle missioni riparatrici. Egli andrà presso coloro che furono suoi complici, per cercare di ispirar loro il pentimento e di introdurre nei loro cuori il germe del rimorso. A volte si sono viste sulla Terra persone credute oneste gettarsi ai piedi d'un prete e accusarsi d'un delitto. È il rimorso che li induce alla confessione della loro colpa. E se il velo che ti separa dal mondo invisibile si sollevasse, tu vedresti uno Spirito — che fu il complice o l'istigatore del crimine — venire, come farà Jacques Latour, per cercare di riparare alla sua colpa, ispirando il rimorso allo Spirito incarnato.


La tua guida protettrice


La medium di Bruxelles, che aveva ricevuto la prima manifestazione di Latour, ricevette più tardi, dallo stesso, la comunicazione che qui di seguito riportiamo.

"Non temete più nulla da me; sono più tranquillo, anche se soffro ancora. Dio ha avuto pietà di me, perché ha visto il mio pentimento. Tuttavia, io soffro di questo pentimento che mi mostra l'enormità delle mie colpe.

Se nella vita io fossi stato ben guidato, non avrei commesso tutto il male che ho commesso. Ma i miei istinti non sono stati repressi, e io ho a essi obbedito, non avendo conosciuto alcun freno. Se tutti gli uomini pensassero di più a Dio, o almeno se tutti gli uomini vi credessero, parecchi delitti non si commetterebbero più.

Ma la giustizia degli uomini è errata. Per una colpa, a volte leggera, un uomo viene rinchiuso in una prigione che, sempre, è un luogo di perdizione e di perversione. Ne esce completamente perduto, per i cattivi consigli e i cattivi esempi che lì dentro ha attinto. Se tuttavia la sua natura è abbastanza buona e abbastanza forte da resistere ai cattivi esempi, quando esce di prigione tutte le porte gli vengono chiuse, tutte le mani si ritirano davanti a lui, tutti i cuori onesti lo respingono. Che cosa gli resta? Il disprezzo e la miseria. Se poi egli nutre in sé dei buoni propositi per ritornare al bene non trova altro che abbandono e disperazione. La miseria infine lo spinge a tutto. Anche lui, allora, disprezza il suo simile, lo odia e perde ogni coscienza del bene e del male, poiché si vede respinto, lui che aveva preso la risoluzione di diventare un uomo onesto! Per procurarsi il necessario alla sopravvivenza, ruba, a volte uccide. Poi lo si ghigliottina!

Mio Dio, nel momento in cui le mie allucinazioni stanno per riprendermi, io avverto la Vostra mano che si protende verso di me. Io sento la Vostra bontà che mi avvolge e mi protegge. Grazie, mio Dio! Nella mia prossima esistenza, io impiegherò la mia intelligenza e ogni mio avere nel soccorrere gli infelici che hanno ceduto e li preserverò dalla caduta.

Grazie! O voi che non disdegnate di comunicare con me, siate senza timori! Vedete pur voi che io non sono malvagio. Quando pensate a me, non figuratevi il ritratto che di me avete visto, ma figuratevi una povera anima desolata che vi ringrazia della vostra indulgenza.

Addio! Evocatemi ancora e pregate Dio per me."

Latour


Studio sullo Spirito di Jacques Latour


Non si possono disconoscere la profondità e l'alto significato di alcune delle parole che questa comunicazione racchiude; essa offre, inoltre, uno degli aspetti del mondo degli Spiriti puniti, al di sopra del quale s'intravede tuttavia la misericordia di Dio. L'allegoria mitologica delle Eumenidi non è poi così ridicola come si crede, e i demoni, carnefici ufficiali del mondo invisibile, che le sostituiscono nella credenza moderna, sono molto meno razionali, con le loro corna e i loro forconi, di queste vittime che servono esse stesse al castigo del colpevole.

Ammettendo l'identità di questo Spirito, forse ci si stupirà di un cambiamento così rapido del suo stato morale. Il fatto è, come abbiamo fatto notare in un'altra occasione, che spesso ci sono più risorse in uno Spirito brutalmente malvagio, che in quello Spirito dominato dall'orgoglio o che nasconde i suoi vizi sotto il mantello dell'ipocrisia. Questo rapido ritorno a sentimenti migliori indica una natura più selvaggia che perversa, alla quale è mancata soltanto una buona guida. Confrontando il suo linguaggio con quello di un altro criminale, che ricordiamo più avanti sotto il titolo Il castigo della luce,è facile vedere quale dei due è il più avanzato moralmente, malgrado la differenza della loro istruzione e della loro posizione sociale. L'uno obbediva a un naturale istinto di ferocia, a una sorta di sovreccitazione, mentre l'altro, nella perpetrazione dei suoi delitti, apportava la calma e il sangue freddo tipici d'una lenta e perseverante combinazione d'intenti; e, dopo morto, ancora affrontava con orgoglio il castigo. Soffre, ma non vuole ammetterlo. L'altro, invece, è immediatamente domato. Si può così prevedere quale dei due soffrirà più a lungo.

"Io soffro — dice lo Spirito di Latour — di questo pentimento che mi mostra l'enormità delle mie colpe." C'è qui un profondo concetto. Lo Spirito non comprende realmente la gravità dei suoi misfatti se non quando si pente. Il pentimento porta con sé il dispiacere, il rimorso, sentimento doloroso che segna il passaggio dal male al bene, dalla malattia morale alla salute morale. È per sfuggire a ciò che gli Spiriti perversi si irrigidiscono di fronte alla voce della loro coscienza, come quei malati che respingono il rimedio che deve guarirli. Essi cercano di illudersi, di stordirsi persistendo nel male. Latour è giunto in quel periodo in cui l'indurimento ha finito col cedere, il rimorso è penetrato nel suo cuore, seguito dal pentimento. Egli comprende l'enormità del male che ha fatto, vede la sua abiezione e ne soffre. Ecco perché ha detto: "Soffro di questo pentimento". Nella sua precedente esistenza, egli ha dovuto essere peggiore che in questa, perché se si fosse pentito come sta facendo ora, la sua vita sarebbe stata migliore. Le risoluzioni che egli ora prende influiranno sulla sua esistenza terrena futura; quella che ha appena lasciato, per quanto possa essere stata criminale, ha segnato per lui uno stadio di progresso. È più che probabile che, prima di iniziarla, egli fosse, nell'erraticità, uno di quei malvagi Spiriti ribelli, ostinati nel male, come se ne vedono tanti.

Molte persone hanno domandato quale vantaggio si potrebbe mai trarre dalle esistenze passate, dal momento che non ci si ricorda né di ciò che si è stati né di ciò che si è fatto.

Tale questione è completamente risolta, per il fatto che, se il male che noi abbiamo commesso viene cancellato e se nel nostro cuore non ne resta alcuna traccia, il suo ricordo sarebbe inutile poiché non dobbiamo preoccuparcene. Quanto a ciò di cui non ci siamo completamente corretti, lo conosciamo attraverso le nostre tendenze attuali. È su queste tendenze che noi dobbiamo riversare tutta la nostra attenzione. È sufficiente sapere ciò che siamo, senza che sia necessario sapere ciò che siamo stati.

Quando si considera la difficoltà, durante la vita, della riabilitazione del più pentito dei colpevoli, e la riprovazione di cui egli è fatto oggetto, si deve benedire Dio per aver gettato un velo sul passato. Se Latour fosse stato condannato in tempo, e anche se fosse stato assolto, i suoi precedenti lo avrebbero fatto respingere dalla società. Chi avrebbe voluto, nonostante il suo pentimento, ammetterlo nella propria cerchia intima? I sentimenti ch'egli manifesta oggi come Spirito ci danno la speranza che, nella sua prossima esistenza terrena, egli sarà un uomo onesto, stimato e considerato. Ma supponete che si sappia ch'egli è stato Latour, allora la riprovazione lo perseguiterà ancora. Il velo gettato sul suo passato gli apre la porta della riabilitazione; potrà sedere senza timore e senza vergogna fra le persone più oneste. Quanti ce ne sono che vorrebbero, a qualsiasi prezzo, poter cancellare dalla memoria degli uomini certi anni della propria esistenza!

Che si trovi, dunque, una dottrina che meglio di questa si concilii con la giustizia e la bontà di Dio! Del resto, questa dottrina non è una teoria, ma un risultato di osservazioni. Non sono affatto gli Spiritisti che l'hanno immaginata. Essi hanno visto e osservato le differenti situazioni nelle quali si presentano gli Spiriti; hanno cercato di spiegarsele, e da questa spiegazione è nata la dottrina. Se l'hanno accettata, è perché essa risulta dai fatti e anche perché è loro apparsa più razionale di tutte quelle emesse finora riguardo all'avvenire dell'anima.

Si può forse negare che queste comunicazioni posseggano in sé un alto insegnamento morale? Lo Spirito ha potuto essere, anzi ha dovuto essere aiutato nelle sue riflessioni e soprattutto nella scelta delle sue espressioni, da Spiriti più avanzati. Ma, in simili casi, questi ultimi assistono solo nella forma e non nel contenuto, e non mettono mai lo Spirito inferiore in conflitto con sé stesso. Essi hanno, forse, potuto poeticizzare in Latour la forma del suo pentimento, ma giammai avrebbero potuto fargli esprimere il pentimento suo malgrado, poiché lo Spirito dispone del libero arbitrio. Essi vedevano in lui il germe dei buoni sentimenti, ed è per questo che lo hanno aiutato a esprimersi e, da qui, hanno contribuito a svilupparli, nel medesimo istante in cui hanno invocato su di lui la commiserazione.

C'è niente di più sorprendente, di più morale e tale da impressionare più vivacemente del quadro di questo grande criminale pentito, che manifesta la sua disperazione e i suoi rimorsi, che in mezzo alle torture, perseguitato dallo sguardo continuo delle sue vittime, eleva il suo pensiero a Dio, per implorarne la misericordia? Non è forse questo un salutare esempio per i colpevoli? Ben si comprende la natura delle sue angosce; esse sono razionali e terribili, quantunque semplici e senza alcuna messinscena fantasmagorica.

Forse ci si potrebbe stupire d'un così grande mutamento in un uomo come Latour. Ma perché non avrebbe dovuto pentirsi? Perché non avrebbe dovuto avere in sé una corda sensibile e vibrante? Il colpevole sarebbe dunque votato al male per sempre? Non arriverebbe dunque mai per lui il momento in cui si fa luce nella sua anima? Per Latour questo momento è arrivato. Ed è precisamente nel lato morale delle sue comunicazioni, nella consapevolezza ch'egli ha della sua situazione, nei suoi rimpianti e nei suoi progetti di riparazione: tutti elementi altamente istruttivi. Che cosa si sarebbe trovato di straordinario nel fatto ch'egli si fosse sinceramente pentito prima di morire? Il fatto forse che avesse detto prima ciò che ha detto dopo? Non ne esistono forse numerosi esempi?

Un ritorno al bene, prima della morte, sarebbe apparso agli occhi dei suoi simili come un segno di debolezza. La sua voce dall'oltretomba, invece, è la rivelazione dell'avvenire che li attende. Egli è nel vero più assoluto quando dice che il suo esempio è adatto per correggere i colpevoli più di quanto non lo sia la prospettiva delle fiamme infernali e anche del patibolo! Perché dunque non offrire tale esempio nelle prigioni? Ciò farebbe riflettere più d'uno, come già ne abbiamo parecchi esempi. Ma come credere all'efficacia delle parole di un morto, quando intimamente si crede che quando uno è morto è tutto finito? Giorno verrà tuttavia in cui si riconoscerà questa verità, quella cioè che i morti possono venire a istruire i vivi.

Ci sono parecchi altri importanti insegnamenti da trarre da queste comunicazioni. C'è innanzi tutto la conferma di quel principio di eterna giustizia, secondo il quale il pentimento non è sufficiente per collocare il colpevole nel rango degli eletti. Il pentimento è il primo passo verso la riabilitazione, che la misericordia di Dio riceve. Esso è il preludio del perdono e l'abbreviazione delle sofferenze. Ma Dio non assolve incondizionatamente: occorre l'espiazione e soprattutto la riparazione. È ciò che Latour ha compreso, ed è quello a cui egli si prepara.

In secondo luogo, se si confronta questo criminale con quello di Castelnaudary, si può osservare una notevole differenza nel castigo che è loro inflitto. In quest'ultimo, il pentimento è stato tardivo e di conseguenza la pena più lunga; inoltre, questa pena è quasi materiale. In Latour, invece, la sofferenza è piuttosto morale, per il fatto che, come abbiamo detto più sopra, nell'uno l'intelligenza era molto meno sviluppata che nell'altro; occorreva, perciò qualcosa che potesse colpire dei sensi che erano alquanto ottusi. Le pene morali, però, non sono meno cocenti per colui che è giunto al giusto grado per comprenderle; si può giudicare ciò dai lamenti che emette Latour: non si tratta di collera, ma è l'espressione del rimorso, ben presto seguito dal pentimento e dal desiderio di riparazione, al fine di poter avanzare.