IL CIELO E L'INFERNO OVVERO LA GIUSTIZIA SECONDO LO SPIRITISMO

Allan Kardec

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15. Tutte le intelligenze concorrono, dunque, all'opera generale, a qualsiasi grado esse siano giunte, e ciascuna secondo la misura delle sue forze; le une allo stato d'incarnazione, le altre allo stato di Spirito. Dappertutto, dal basso fino all'alto della scala, c'è operosità, tutte istruendosi, aiutandosi a vicenda, prestandosi mutuo appoggio, tendendosi la mano per raggiungere la sommità.

Così si stabilisce la solidarietà tra il mondo spirituale e il mondo corporeo, in altre parole, tra gli uomini e gli Spiriti, tra gli Spiriti liberi e gli Spiriti prigionieri. Così si perpetuano e si consolidano, attraverso la purificazione e la continuità dei rapporti, le vere simpatie e i nobili affetti.

Dappertutto, dunque, movimento e vita. Non un angolo dell'infinito che non sia popolato; non una regione che non sia incessantemente percorsa da innumerevoli legioni di esseri radiosi, invisibili per i rozzi sensi degli incarnati, ma la cui vista riempie di ammirazione e di gioia le anime liberatesi dalla materia. Dappertutto, infine, c'è una felicità relativa a tutti i progressi, a tutti i doveri compiuti; ciascuno racchiude in sé gli elementi della sua felicità, in ragione della categoria in cui lo colloca il suo grado d'avanzamento.

La felicità attiene alle qualità stesse degli individui, e non allo stato materiale dell'ambiente in cui essi si trovano. La felicità è perciò ovunque ci siano degli Spiriti capaci d'essere felici; nessun posto delimitato le è assegnato nell'Universo. In qualsiasi luogo si trovino, i puri Spiriti possono contemplare la maestà divina, perché Dio è dappertutto.