IL CIELO E L'INFERNO OVVERO LA GIUSTIZIA SECONDO LO SPIRITISMO

Allan Kardec

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9. Nella morte naturale, quella che risulta dall'estinzione delle forze vitali, a causa dell'età o della malattia, la separazione si attua gradualmente. Nell'uomo la cui anima è dematerializzata e i cui pensieri si sono staccati dalle cose terrene, la separazione è pressoché completa ancor prima della morte reale; il corpo vive ancora della vita organica, quando l'anima è già entrata nella vita spirituale e non è più legata al corpo che da un legame così debole che si spezza senza fatica all'ultimo battito del cuore. In questa situazione, lo Spirito può aver già riscoperto la sua lucidità ed essere testimone cosciente dell'estinzione della vita dal suo corpo, del quale è felice d'essersi liberato, e per il quale il turbamento è quasi nullo. Per il corpo questo non è che un momento di sonno sereno, dal quale esce con una indicibile impressione di felicità e di speranza.

Nell'uomo materiale e sensuale, il quale ha vissuto più con il corpo che con lo spirito, per il quale la vita spirituale non significa nulla, neppure come una realtà nella sua mente, tutto ha contribuito a rafforzare i legami che lo avvincono alla materia; niente è venuto ad allentarli durante la sua vita. All'avvicinarsi della morte, il distacco avviene per gradi, ma con sforzi continui. Le convulsioni dell'agonia sono l'indice della lotta che sostiene lo Spirito, il quale a volte vuole rompere i legami che gli resistono, e altre volte si aggrappa al suo corpo, dal quale una forza irresistibile lo strappa violentemente, molecola per molecola.