10. La risposta alla prima obiezione si incontra nel primo brano che qui di seguito riportiamo.
"Le Scritture e la Tradizione denominano cielo il luogo in cui erano
stati collocati gli angeli al momento della loro creazione. Ma questo
non era il cielo dei cieli, il cielo della visione beatificante, dove
Dio si mostra di fronte ai suoi eletti, che Lo contemplano chiaramente e
senza sforzi. Infatti, lì non c'è mai né possibilità né pericolo di
peccato; la tentazione e il dubbio sono lì sconosciuti; la giustizia, la
pace e la gioia vi regnano immutabili; la santità e la gloria sono
imperiture. Era, dunque, un'altra regione celeste, una sfera luminosa e
fortunata, questa in cui sostavano tanto nobili creature, favorite dalle
divine comunicazioni che esse avrebbero dovuto ricevere con fede e
umiltà, finché fossero ammesse nella conoscenza della Sua realtà,
essenza stessa di Dio."
Da quanto precede si deduce che gli
angeli decaduti appartenevano a una categoria meno elevata e perfetta,
non avendo ancora raggiunto il luogo supremo, nel quale l'errore è
impossibile. E sia pure. Ma allora c'è un'evidente contraddizione in
questa affermazione: "Dio li aveva creati in tutto simili agli Spiriti sublimi; suddivisi
in tutti gli ordini e distribuiti in tutte le classi, avevano il
medesimo fine e identici destini; e il loro capo era il più bello degli
arcangeli". Ora, in tutto simili agli altri, non potevano essere loro
inferiori in natura; identici nelle categorie, non potevano stare in un
luogo particolare. Quindi l'obiezione sussiste intatta.