Il signor Cardon, medico
Il signor Cardon aveva passato una
parte della sua vita nella marina mercantile, in qualità di medico su
una baleniera, e lì aveva preso delle abitudini e delle idee un po'
materialistiche. Ritiratosi nel villaggio di J., vi esercitava la
modesta professione di medico di campagna. Dopo qualche tempo aveva
acquisito la certezza di essere stato colpito da una ipertrofia
cardiaca. Sapendo che questa malattia è incurabile, il pensiero della
morte lo gettava in una cupa malinconia da cui nulla poteva distrarlo.
Due mesi prima circa, predisse la sua fine in un determinato giorno.
Quando si sentì vicino a morire, radunò attorno a sé la famiglia per
darle l'ultimo addio. Sua moglie, sua madre, i suoi tre figli e altri
parenti erano raccolti intorno al suo letto; nel momento in cui sua
moglie provò a sollevarlo, si accasciò, divenne livido, quasi bluastro,
gli occhi gli si chiusero e lo si credette morto; la moglie gli si pose
davanti per cercar di nascondere quello spettacolo ai figli. Dopo alcuni
minuti egli riaprì gli occhi; i suoi lineamenti, per così dire
illuminati, assunsero un'espressione di radiosa beatitudine ed egli
gridò: "Oh, figli miei, com'è bello! Com'è sublime! Oh, la morte! Quale
beneficio! Quale dolce cosa! Io ero morto e ho sentito la mia anima
elevarsi alta, altissima; ma Dio mi ha permesso di ritornare per dirvi:
'Non temete la morte. Essa è la liberazione...' Perché non riesco a
descrivervi la magnificenza di ciò che ho visto e le impressioni da cui
mi sono sentito penetrare? Ma non potreste comprendere... Oh, figli
miei, comportatevi sempre in maniera tale da meritarvi questa ineffabile
felicità, riservata agli uomini dabbene! Vivete secondo la carità; se
qualcosa possedete, donatene una parte a coloro che mancano del
necessario... Sposa mia cara, ti lascio in una condizione che non è
propriamente felice; qualcuno ci deve del denaro, ma, te ne scongiuro,
non tormentare coloro che ce lo devono; se si trovano in ristrettezze,
attendi fino a quando potranno sdebitarsi; e, riguardo a coloro che non
lo potranno, fa' di ciò il tuo sacrificio: Dio te ne ricompenserà. Tu,
figlio mio, lavora per sostenere tua madre, sii sempre un uomo onesto e
guardati dal fare una qualsiasi cosa che possa disonorare la nostra
famiglia. Prendi questa croce tramandatami da mia madre; non
abbandonarla mai, e che essa ti ricordi i miei ultimi consigli... Figli
miei, aiutatevi e sostenetevi l'un l'altro; che la buona armonia regni
tra di voi; non siate né vacui né orgogliosi; perdonate ai vostri
nemici, se volete che Dio perdoni voi..." Poi, avendo fatto avvicinare a
sé i suoi figli, tese verso di loro le mani e aggiunse: "Vi benedico,
figli miei". E questa volta i suoi occhi si chiusero per sempre. Ma i
suoi lineamenti conservarono una espressione così solenne che, fino al
momento in cui fu sepolto, una folla numerosa andò a contemplarlo con
ammirazione.
Poiché tali interessanti dettagli ci sono stati
forniti da un amico della famiglia, abbiamo pensato che questa
evocazione potrebbe essere istruttiva per tutti e che, nel medesimo
tempo, potrebbe essere utile allo Spirito.
1. Evocazione. «Sono accanto a voi.»
2.
Ci è stato riferito dei vostri ultimi istanti, che ci hanno riempito di
ammirazione. Vorreste essere così cortese da descriverci, più
dettagliatamente di quanto non abbiate fatto finora, ciò che avete visto
nell'intervallo di quelle che si potrebbero chiamare le vostre due
morti?
«Ciò che io ho visto potreste voi mai comprenderlo?
Non lo so, perché dubito di riuscire a trovare espressioni capaci di
rendere comprensibile ciò che ho potuto vedere durante alcuni istanti,
in cui mi è stato possibile abbandonare le mie spoglie mortali.»
3. Avete consapevolezza del luogo in cui siete stato? È lontano dalla Terra, in un altro pianeta o nello Spazio?
«Lo Spirito non conosce il valore delle distanze allo stesso modo
con cui lo considerate voi. Trasportato da non so quale potere
meraviglioso, ho visto lo splendore d'un cielo come solo i sogni
potrebbero realizzarlo. Questa corsa attraverso l'infinito è stata fatta
così rapidamente che io non posso precisare i minuti impiegati dal mio
Spirito.»
4. Attualmente godete della felicità che avete intravisto?
«No. Vorrei tanto poterne godere, ma Dio non può ricompensarmi così.
Troppo spesso mi sono ribellato ai pensieri benedetti che il cuore mi
dettava, e, inoltre, la morte mi sembrava un'ingiustizia. Medico
miscredente, avevo attinto dall'arte di guarire un'avversione contro la
seconda natura che è il nostro impulso intelligente, divino.
L'immortalità dell'anima era per me una finzione atta a sedurre le
nature poco elevate; nondimeno il vuoto mi spaventava, perché molto
spesso maledicevo questo agente misterioso che colpisce perennemente. La
filosofia mi aveva fuorviato, impedendomi di comprendere tutta la
grandezza dell'Eterno che sa ripartire il dolore e la gioia, quale
insegnamento per l'Umanità.»
5. Al momento della vostra vera morte, vi siete subito riconosciuto?
«No. Mi sono riconosciuto durante la transizione che il mio Spirito
ha subito per percorrere i luoghi eterei. Ma non subito dopo la morte
reale: sono stati necessari alcuni giorni per il mio risveglio.
Dio mi aveva concessa una grazia. Ve ne dirò la ragione.
La mia miscredenza primitiva non esisteva più. Prima della mia
morte, ero diventato credente, perché, dopo aver sondato
scientificamente la materia che mi faceva deperire, io non avevo
trovato, alla fine di ogni ragione terrena, che la ragione divina. Essa
mi aveva ispirato e consolato, e il mio coraggio era più forte del
dolore. Benedicevo ciò che avevo maledetto. La fine mi appariva come la
liberazione. Il pensiero di Dio è grande come il mondo! Oh, quale
suprema consolazione nella preghiera che dà commozioni ineffabili! Essa è
l'elemento più certo della nostra natura immateriale; attraverso la
preghiera io ho compreso, io ho fermamente e sovranamente creduto, ed è
per questo che Dio, tenendo conto delle mie azioni, ha voluto
ricompensarmi prima ancora che la mia incarnazione terminasse.»
6. Si potrebbe dire che la prima volta voi eravate morto?
«Sì e no. Avendo lo Spirito abbandonato il corpo, la carne, allora,
andava naturalmente spegnendosi. Ma, riprendendo possesso della mia
dimora terrena, la vita è ritornata al corpo, il quale aveva subito una
transizione, un sonno.»
7. In quel momento sentivate i legami che vi riattaccavano al vostro corpo?
«Senza dubbio. Lo Spirito ha un legame difficile da spezzare e ha
bisogno dell'ultimo trasalimento della carne per ritornare alla sua vita
naturale.»
8.
Come mai, al momento della vostra morte apparente e per alcuni minuti,il
vostro Spirito ha potuto liberarsi istantaneamente e senza turbamento,
mentre la morte reale è stata seguita da un turbamento di parecchi
giorni? Sembra che nel primo caso i legami tra l'anima e il corpo
sussistano più che nel secondo, e il distacco perciò dovrebbe essere più
lento; ciò che è accaduto è invece il contrario.
«Voi avete
spesso fatto l'evocazione di uno Spirito incarnato e ne avete ricevuto
delle risposte reali; io mi trovavo nella condizione di quegli Spiriti.
Dio mi chiamava, e i Suoi servitori mi avevano detto: "Vieni...". Io ho
obbedito e ho ringraziato Dio del favore speciale che ha voluto
concedermi; ho potuto vedere la Sua infinita grandezza e rendermene
conto. Grazie a voi che mi avete permesso, prima della morte reale,
d'indottrinare i miei, affinché le loro siano incarnazioni buone e
giuste.»
9. Da
dove vi venivano le belle e buone parole che, al momento del vostro
ritorno alla vita, avete indirizzato alla vostra famiglia?
«Esse erano il riflesso di ciò che io avevo visto e inteso. I buoni Spiriti ispiravano la mia voce e animavano il mio viso.»
10. Quale impressione credete che abbia fatto la vostra rivelazione sugli astanti e sui vostri figli in particolare?
«Sorprendente, profonda. La morte non è mentitrice. I figli, per
quanto ingrati possano essere, s'inchinano di fronte all'incarnazione
che se ne sta andando via. Se si potesse scrutare il cuore dei propri
figli, accanto a una tomba semiaperta, si sentirebbero palpitare
soltanto sentimenti veri, toccati profondamente dalla mano segreta degli
Spiriti, che dicono in tutti i pensieri: "Tremate se siete nel dubbio.
La morte è la riparazione, è la giustizia di Dio". E io, malgrado gli
increduli, ve lo assicuro: i miei amici e la mia famiglia crederanno
alle parole che la mia voce ha pronunciato prima di morire. Io ero
l'interprete di un altro mondo.»
11. Avete detto che non godete di quella felicità che avevate intravisto. Siete infelice allora?
«No, poiché io credevo prima di morire; e questo avveniva nella mia
anima e nella mia coscienza. Il dolore è tormentoso sulla Terra, ma
fortifica dal punto di vista del futuro spirituale. Osservate che Dio ha
voluto tener conto delle mie preghiere e della mia fede in Lui. Io sono
sulla strada che conduce alla perfezione e arriverò al termine che mi è
stato permesso d'intravedere. Pregate, amici miei, per questo mondo
invisibile che presiede ai vostri destini; questo scambio fraterno è
scambio di carità ed è una leva poderosa che pone in comunione gli
Spiriti di tutti i mondi.»
12. Vorreste rivolgere qualche parola a vostra moglie e ai vostri figli?
«Io prego i miei tutti di credere nel Dio potente, giusto e
immutabile; nella preghiera che conforta e solleva; nella carità che è
l'atto più puro dell'incarnazione umana. Ch'essi ricordino che si può
dare anche poco: l'obolo del povero è il più meritorio davanti a Dio, il
quale sa che un povero dà molto donando poco; occorre che il ricco dia
molto e spesso, per meritare tanto quanto quello.
L'avvenire è
la carità, è la benevolenza in tutte le azioni; è credere che tutti gli
Spiriti sono fratelli, non vantandosi essi mai di tutte quelle puerili
vanità della Terra.
Famiglia mia amatissima, avrai dure prove da affrontare; possa tu affrontarle coraggiosamente, pensando che Dio le vede.
Recitate spesso, miei cari, questa preghiera:
"Dio d'amore e di bontà, che dai tutto e sempre, concedici quella
forza che non viene meno di fronte ad alcuna pena. Rendici buoni, dolci e
caritatevoli, piccoli nella fortuna, grandi nel cuore. Che il nostro
Spirito sia spiritista sulla Terra per meglio comprenderVi e amarVi.
Che il Vostro nome, emblema di libertà, sia, o mio Dio, il fine
consolatore di tutti gli oppressi, di tutti coloro che hanno bisogno di
amare, di perdonare e di credere."»
Cardon