IL VANGELO SECONDO LO SPIRITISMO

Allan Kardec

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Atto di sottomissione e di rassegnazione

30. Prefazione — Quando ci colpisce un'afflizione, se ne cerchiamo la causa, sovente constatiamo che è la conseguenza di una nostra imprudenza, di una nostra imprevidenza o di un'azione precedente. In questo caso, è chiaro, dobbiamo prendercela con noi stessi. Se la causa di una disgrazia non dipende dal nostro comportamento, si tratta, allora, o di una prova per questa vita, o dell'espiazione per la colpa di un'esistenza passata. In quest'ultimo caso, attraverso la natura dell'espiazione possiamo conoscere la natura dell'errore, perché la nostra punizione è sempre in relazione al peccato che abbiamo commesso (vedere cap. V, nn. 4, 6 e segg. di quest'opera).

In ciò che ci affligge, in generale, vediamo solo il male presente e non le successive favorevoli conseguenze che ne possono derivare. Il bene è sovente la conseguenza di un male passeggero, come la guarigione di un malato è il risultato dei mezzi dolorosi che sono stati impiegati per ottenerla. In tutti i casi, dobbiamo sottometterci alla volontà di Dio, sopportare le tribolazioni della vita con coraggio se vogliamo che se ne tenga conto, e che queste parole di Cristo possano applicarsi anche a noi: «Felici quelli che soffrono» (vedere cap. V, n. 18 di quest'opera).

31. Preghiera — Mio Dio, Voi siete sovranamente giusto: qualsiasi sofferenza su questa Terra deve dunque avere la sua causa e la sua utilità. Accetto l'afflizione che sto provando come un'espiazione dei miei errori passati e come prova per l'avvenire.

Buoni Spiriti che mi proteggete, datemi la forza di sopportare questa sofferenza senza lamentarmi, fate che ciò sia per me un avvertimento salutare, che accresca la mia esperienza, che combatta in me l'orgoglio, l'ambizione, la sciocca vanità e l'egoismo e che contribuisca così al mio avanzamento.

32. Altra preghiera— O mio Dio, sento la necessità di pregarVi affinché mi diate la forza di sopportare le prove che Vi siete compiaciuto di inviarmi. Permettete che la luce si faccia sufficientemente viva nel mio spirito, affinché io possa apprezzare tutta la vastità di un amore che mi affligge, per volermi salvare. Io mi sottometto con rassegnazione, mio Dio. Ma, ahimè, la creatura è così debole che, se Voi non mi sosterrete, temo di soccombere. Non abbandonatemi, Signore, perché senza di Voi io nulla posso.

33. Altra preghiera — Ho alzato gli occhi verso di Voi, o Eterno, e mi sono sentito fortificato. Voi che siete la mia forza, non abbandonatemi. O Dio! Io sono schiacciato sotto il peso delle mie iniquità! Aiutatemi! Voi che conoscete la debolezza della mia carne non distogliete il Vostro sguardo da me!

Sono tormentato da una sete ardente. Fate scaturire acqua viva dalla sorgente, e io ne sarò dissetato. Non si apra la mia bocca se non per cantare le Vostre lodi e giammai per lamentarmi delle afflizioni della vita. Io sono debole, Signore, ma il Vostro amore mi sosterrà.

O Eterno! Voi solo siete grande, Voi solo siete il fine e lo scopo della mia vita. Il Vostro nome sia benedetto, se mi colpirete, perché Voi siete il padrone e io il servitore infedele. Abbasserò la mia fronte senza lamentarmi, perché Voi solo siete grande, Voi solo siete la meta.