IL VANGELO SECONDO LO SPIRITISMO

Allan Kardec

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9. L'ingratitudine è uno dei frutti più diretti dell'egoismo e indigna sempre i cuori onesti. Ma quella dei figli nei riguardi dei genitori ha carattere ancora più odioso. È soprattutto da questo punto di vista che noi ci accingeremo a considerarla per analizzarne le cause e gli effetti. Qui, come ovunque, lo Spiritismo viene a gettare luce su uno dei problemi dell'animo umano.

Quando lo Spirito lascia la Terra, esso porta con sé le passioni o le virtù inerenti alla sua natura e va nello spazio a perfezionarsi o a stazionarvi finché non avverte la volontà di vedere la luce. Alcuni sono dunque partiti portando con sé forti odi e insaziati desideri di vendetta. Ma ad alcuni di essi, più progrediti degli altri, è permesso un barlume di verità così da riconoscere i funesti effetti delle loro passioni. Ed è allora che prendono delle buone risoluzioni, comprendono che per arrivare a Dio c'è una sola parola d'ordine: carità. Però non c'è carità senza oblio degli oltraggi e delle ingiurie; non c'è carità con odio nel cuore e senza perdono.

Allora, con uno sforzo inaudito, essi guardano a quelli che hanno detestato sulla Terra. Ma a tale vista la loro animosità si risveglia. Si ribellano all'idea di perdonare, ancor più all'idea di abdicare a se stessi e si ribellano soprattutto all'idea di amare coloro che forse hanno distrutto la loro fortuna, il loro onore, la loro famiglia. Ciononostante il cuore di questi sfortunati è scosso. Esitano, fluttuano, agitati da sentimenti contrastanti. Se la buona risoluzione prevale, essi pregano Dio, implorano i buoni Spiriti di dar loro forza nel momento più decisivo della prova.

Infine, dopo alcuni anni di meditazione e di preghiera, lo Spirito approfitta di un corpo, che si sta preparando nella famiglia di colui che egli ha detestato, e domanda agli Spiriti, incaricati di trasmettere gli ordini supremi, di poter realizzare sulla Terra i destini di questo corpo che si sta formando. Quale sarà dunque la sua condotta in questa famiglia? Essa dipenderà dalla maggiore o minore costanza delle sue buone risoluzioni. Il continuo contatto con le creature che egli ha odiato è una prova terribile, sotto la quale può a volte soccombere, se la sua volontà non è abbastanza forte. Così, a seconda del prevalere della buona o cattiva risoluzione, sarà l'amico o il nemico di quelli in mezzo ai quali è chiamato a vivere. Così si spiegano certi odi, certe avversioni istintive che si notano in alcuni bambini e che nessun fatto precedente sembra giustificare. In effetti nulla, in questa esistenza, può aver provocato questa antipatia. Per trovarne la causa bisogna volgere gli occhi al passato.

O Spiritisti! Comprendete oggi il grande ruolo dell'umanità! Sappiate che, quando generate un corpo, l'anima che in lui si incarna viene dallo spazio per progredire. Prendete coscienza dei vostri doveri e mettete tutto il vostro amore per avvicinare quest'anima a Dio: è la missione che vi è stata affidata, e di cui voi riceverete la ricompensa se la compirete fedelmente. Le vostre cure e l'educazione che le darete concorreranno al suo perfezionamento e al suo benessere futuro. Riflettete sul fatto che a ciascun padre e a ciascuna madre Dio domanderà: “Che cosa avete fatto del bambino affidato alle vostre cure?» Se è rimasto indietro per colpa vostra, il vostro castigo consisterà nel vederlo fra gli Spiriti sofferenti, quando era proprio da voi che dipendeva la sua felicità. Allora sarete voi stessi, tormentati dai rimorsi, a domandare di riparare a questa colpa. Solleciterete una nuova incarnazione per voi e per lui, nella quale lo circonderete di cure migliori, e lui, pieno di riconoscenza, vi circonderà del suo amore.

Non respingete dunque il bambino in fasce che rifiuta sua madre né quello che vi ripaga con l'ingratitudine. Non è il caso che lo ha fatto così né è il caso che ve lo ha mandato. Un'intuizione imperfetta del passato si rivela, e da ciò deducete che l'uno o l'altro già ha molto odiato o già è stato molto offeso, che l'uno o l'altro è venuto per perdonare o per essere perdonato. Madri! Abbracciate dunque il figlio che vi causa dei dispiaceri e dite a voi stesse: «Uno dei due è stato colpevole». Comportatevi in modo da meritare i piaceri divini che Dio concede alla maternità, insegnando a questi figli che sono sulla Terra per perfezionarsi, amare e benedire. Ma, ahimè! Molte di voi, invece di cancellare, attraverso l'educazione, i cattivi principi innati dalle esistenze precedenti, trattengono e sviluppano questi stessi principi con colpevole debolezza o noncuranza. E più tardi il vostro cuore, amareggiato dall'ingratitudine dei vostri figli, sarà per voi, già in questa vita, l'inizio della vostra espiazione.

Il compito non è così difficile come voi potreste credere e non esige assolutamente la scienza del mondo. L'ignorante come il sapiente possono compierlo, e lo Spiritismo viene a facilitarlo facendoci conoscere le cause delle imperfezioni dell'anima umana.

Fin dalla culla il bambino manifesta gli istinti buoni o cattivi che porta dalla sua esistenza precedente. È necessario impegnarsi e studiarli. Tutti i mali hanno la loro origine nell'egoismo e nell'orgoglio. Osservate dunque attentamente il minimo segno che riveli il germe di questi vizi e impegnatevi a combatterli senza attendere che mettano radici profonde. Fate come il buon giardiniere che strappa l'erba cattiva man mano che la vede spuntare. Se voi lasciate sviluppare l'egoismo e l'orgoglio, dopo non stupitevi se sarete ripagati con l'ingratitudine. Quando dei genitori hanno fatto tutto quello che dovevano per il progresso morale dei loro figli e se, nonostante ciò, non dovessero ottenere buoni risultati, in tal caso non avrebbero niente da rimproverarsi, e la loro coscienza potrebbe stare in pace. Ma per il dolore molto naturale che essi provano a causa dell'insuccesso dei loro sforzi, Dio riserva una grande e immensa consolazione, data dalla certezza che si tratta solo di un ritardo — poiché sarà loro permesso di terminare in un'altra vita l'opera iniziata in questa — e che un giorno il figlio ingrato li ricompenserà con il suo amore (vedere cap. XIII, n. 19 di quest'opera).

Dio non sottopone nessuno a prove al di sopra delle forze di chi queste prove richiede, ma permette solo quelle che possono essere compiute. Se non ci si riesce, non è dunque la possibilità che manca, ma la volontà, perché tanti sono quelli che anziché resistere alle cattive passioni se ne compiacciono. È a costoro che sono riservati i pianti e i gemiti delle loro esistenze successive. Ma ammirate la bontà di Dio che non chiude mai la porta al pentito. Arriva infatti il giorno in cui il colpevole è stanco di soffrire, in cui il suo orgoglio viene infine dominato, ed è allora che Dio apre le Sue braccia paterne al figliol prodigo, che si è gettato ai Suoi piedi. Le forti prove, ascoltatemi bene, sono quasi sempre l'indice della fine della sofferenza e di un perfezionamento dello Spirito, quando sono accettate in nome di Dio. È un momento supremo per lo Spirito, ed è soprattutto lì che è importante non sbagliare lamentandosi, se non si vuole perdere il frutto della prova e dover ricominciare daccapo. Invece di lamentarvi, ringraziate Dio che vi offre l'occasione di vincere per darvi il premio della vittoria. Allora quando voi, usciti dalle tempeste del mondo terreno, entrerete nel mondo degli Spiriti, sarete acclamati come il soldato che esce vittorioso dalla battaglia.

Di tutte le prove, le più penose sono quelle che toccano il cuore. C'è chi sopporta con coraggio la miseria e le privazioni materiali, per soccombere poi sotto il peso dei dispiaceri familiari, straziato dall'ingratitudine dei suoi. Oh, che pungente angoscia quella! Ma che cosa può maggiormente spingere, in queste circostanze, al recupero del coraggio morale se non la conoscenza delle cause del male, se non la certezza che, se ci sono lunghi periodi di discordia, non ci sono però disperazioni eterne? In effetti, può forse volere Dio che le Sue creature soffrano in eterno? Che cosa c'è di più consolante, di più incoraggiante del pensare che dipende da se stessi, dai propri sforzi, abbreviare la sofferenza distruggendo in sé la causa del male? Ma, proprio per questo, non si deve fermare lo sguardo sulla Terra e vedere solo una esistenza. Ci si deve elevare, planare nell'infinito del passato e del futuro. Allora la grande giustizia di Dio si rivelerà al vostro sguardo e voi vi dedicherete alla vita con pazienza, perché vi spiegherete ciò che sulla Terra vi sembrava mostruoso, e le ferite che riceverete vi sembreranno solo dei graffi. In questo colpo d'occhio gettato sull'insieme, i legami familiari appaiono sotto la loro vera luce. Essi non sono i più fragili legami della materia che riuniscono i suoi membri, bensì i legami durevoli dello Spirito, che si perpetuano e si consolidano purificandosi, invece di frantumarsi in virtù della reincarnazione.

Gli Spiriti, che l'affinità dei gusti, l'identità del progresso morale e l'affetto spingono a riunirsi, tendono a formare delle famiglie. Questi stessi Spiriti, nelle loro migrazioni terrene, si cercano per raggrupparsi come fanno nello spazio. Da qui nascono le famiglie unite e omogenee. E se, nelle loro peregrinazioni sono momentaneamente separati, essi si ritrovano più tardi, felici dei loro nuovi progressi. Ma siccome non devono lavorare solo per se stessi, Dio permette che Spiriti meno avanzati vadano a incarnarsi in mezzo a loro, perché possano ricevere dei consigli e fruire dei buoni esempi a vantaggio del loro avanzamento. Ciò causa talvolta dei turbamenti in ambito familiare, ma qui sta la prova, qui il compito da eseguire. Accoglieteli dunque come fratelli, soccorreteli, e più tardi, nel mondo degli Spiriti, la famiglia sarà felice di aver salvato dei naufraghi che, a loro volta, potranno salvarne degli altri.

(Sant'Agostino, Parigi, 1862)