IL VANGELO SECONDO LO SPIRITISMO

Allan Kardec

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II punto di vista

5. L'idea netta e precisa che ci si fa della vita futura dà una fede incrollabile nell'avvenire, e questa fede ha delle enormi conseguenze sulla moralizzazione degli uomini, cambiando loro completamente il punto di vista sotto il quale essi considerano la vita terrena. Per colui che si pone, col pensiero, nella vita spirituale che è infinita, la vita fisica è solo un passaggio, una breve sosta in un paese ingrato. Le vicissitudini e le tribolazioni della vita non sono niente di più che degli incidenti che egli accetta con rassegnazione, perché sa che sono solo di breve durata e che verranno seguiti da uno stato più felice. La morte non ha niente di impressionante, non è più la porta del nulla, ma quella della liberazione che apre all'esule l'ingresso a un luogo di felicità e di pace. Sapendo di trovarsi in un luogo temporaneo, affronta i dispiaceri della vita con minore angoscia e raggiunge una calma che addolcisce la sua amarezza.

Se l'uomo ha anche un semplice dubbio sulla vita futura, accade che concentri tutti i suoi pensieri sulla vita terrena e che, incerto dell'avvenire, dia tutto al presente. Non intravedendo beni più preziosi di quelli terreni, è come il bambino che non vede niente al di là dei suoi giocattoli e, per procurarseli, niente gli è di ostacolo, e la minima perdita di essi è un dispiacere cocente. La minima disillusione, una speranza delusa, un'aspirazione frustrata, un'ingiustizia di cui sia vittima, l'orgoglio o la vanità ferita sono altrettanti tormenti, che fanno della sua vita una continua angoscia, procurandosi così volontariamente una vera tortura in ogni istante.

Tenendo come punto di vista la vita terrena, al centro della quale egli si colloca, tutto intorno a lui assume proporzioni enormi. Il male che lo colpisca, come il bene che tocchi ad altri, tutto assume ai suoi occhi una grandissima importanza. Proprio come a chi sta in una città tutto sembra grande: gli uomini ai vertici della gerarchia sociale, così come i monumenti. Ma a chi sale su una montagna uomini e cose parranno molto piccoli.

Così succede a chi considera la vita terrena dal punto di vista della vita futura: l'umanità, come le stelle del firmamento, si perde nell'immensità. Si accorge allora che grandi e piccoli sono confusi come le formiche su una zolla di Terra; che i proletari e i potenti hanno la stessa statura, e compiange le effimere creature che si danno tanta pena per conquistare una postazione che li innalza così poco e che devono conservare per così poco tempo. È così che l'importanza assegnata ai beni terreni è sempre inversamente proporzionale alla fede nella vita futura.

6. Se tutti la pensassero in questo modo, si dirà, e nessuno si occupasse più delle cose terrene, tutto andrebbe a rotoli. Non è così. L'uomo cerca per istinto il suo benessere e, pur con la certezza di trovarsi per poco in un luogo, lo stesso vuole starci il meglio o il meno peggio possibile. Non c'è nessuno che, avendo una spina nella mano, non voglia toglierla per non sentire dolore. Ora, la ricerca del benessere spinge l'uomo a migliorare tutte le cose, indotto com'è dall'istinto di progresso e di conservazione, che è nelle leggi di natura. Egli lavora per necessità, per piacere e per dovere, e con ciò realizza le intenzioni della Provvidenza che l'ha posto su questa Terra per questo fine. Solo colui che tiene conto dell'avvenire non dà al presente che un'importanza relativa e si consola senza difficoltà degli insuccessi, pensando al destino che l'attende.

Dunque, Dio non condanna assolutamente i piaceri terreni, ma l'abuso di questi piaceri, in quanto essi pregiudicano gli interessi dell'anima. È contro questo abuso che si premuniscono quanti si attengono a queste parole di Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo».

Chi si identifica con la vita futura è simile all'uomo ricco che perde una piccola somma senza turbarsi; chi concentra i suoi pensieri sulla vita terrena è simile a un povero che perde tutto ciò che possiede e si dispera.

7. Lo Spiritismo amplia il pensiero dell'uomo e gli apre nuovi orizzonti. Al posto di un modo di vedere ristretto e meschino, concentrato sulla vita presente, che fa dell'istante che si passa sulla Terra l'unico e fragile punto su cui poggiare l'avvenire eterno, esso pone questa vita come anello dell'insieme armonioso e grandioso dell'opera del Creatore. Dimostra i legami che uniscono tutte le esistenze di uno stesso essere, di tutti gli esseri di uno stesso mondo e degli esseri di tutti i mondi. Dà così una base e una ragion d'essere alla fraternità universale, mentre la dottrina della creazione dell'anima al momento della nascita di ogni corpo rende tutti gli esseri estranei gli uni agli altri. Questa solidarietà delle parti di uno stesso tutto spiega ciò che è inesplicabile se si considera un solo punto di vista. È questa complessità che, ai tempi di Cristo, gli uomini non avrebbero potuto comprendere, ed è per questo ch'Egli ne ha riservata la conoscenza ad altri tempi.