IL VANGELO SECONDO LO SPIRITISMO

Allan Kardec

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Capitolo XXVIII - RACCOLTA DI PREGHIERE SPIRITIST

Premessa


1. Gli Spiriti hanno sempre detto: «La forma non è nulla, il pensiero è tutto. Preghi ognuno secondo le sue convinzioni e nel modo che più gli aggrada, poiché un pensiero buono vale più di numerose parole dove però il cuore non c'entri per nulla».

Gli Spiriti non prescrivono alcuna formula specifica di preghiera ; quando la suggeriscono, è per fissare delle idee e soprattutto per richiamare l'attenzione su taluni principi della Dottrina Spiritista. Ma lo scopo può anche essere quello di porgere aiuto alle persone che faticano a esprimere le loro idee, poiché ci sono alcuni che credono di non aver pregato, se il loro pensiero non è stato ben formulato.

La raccolta delle preghiere contenute in questo capitolo è una scelta fatta fra quelle che sono state dettate dagli Spiriti in varie circostanze. Gli Spiriti possono averne dettate delle altre e, in altri termini, consoni a certe idee o a casi speciali, ma poco importa la forma se il pensiero di fondo è lo stesso. Lo scopo della preghiera è quello di elevare il nostro animo a Dio, quindi la diversità delle formulazioni non deve costituire nessuna differenza tra coloro che credono in Lui, e ancor meno tra i seguaci dello Spiritismo, perché Dio le accetta tutte quando sono sincere.

Non bisogna affatto considerare questa raccolta come un formulario dal valore assoluto, ma come una scelta fra le istruzioni date dagli Spiriti. È un'applicazione dei principi della morale evangelica sviluppati in questo libro, un complemento a quanto gli Spiriti hanno dettato circa i doveri verso Dio e verso il prossimo, in cui vengono richiamati tutti i principi della dottrina.

Lo Spiritismo riconosce come buone le preghiere di tutti i culti quando siano espresse col cuore e non solo a parole. Non ne impone nessuna e nessuna ne biasima. Dio è troppo grande, secondo lo Spiritismo, per rifiutare la voce che implora o che canta le Sue lodi, solo perché lo fa in un modo anziché in un altro. Chiunque lancerà l'anatema contro le preghiere che non si trovano nel suo formulario dimostrerà di non conoscere la grandezza di Dio. Credere che Dio tenga a una determinata formula significa attribuirgli la meschinità e le passioni umane.

Una delle condizioni essenziali della preghiera, secondo san Paolo (vedere cap. XXVII, n. 16 di quest'opera), è quella di essere intelligibile, al fine di poter parlare al nostro spirito. Tuttavia non basta che sia detta in una lingua comprensibile da chi prega. Ci sono preghiere in linguaggio corrente che all'animo non dicono molto di più che se fossero dette in una lingua straniera e che, appunto per questo, non vanno dritte al cuore. Le poche idee che queste preghiere contengono sono sovente soffocate dalla sovrabbondanza delle parole e dall'eccessivo misticismo del linguaggio.

La principale qualità della preghiera è la chiarezza. La preghiera dev'essere semplice e concisa, senza inutili giri di parole né sfoggio di aggettivi che altro non sono che veri e propri fronzoli. Ogni parola deve avere il suo intrinseco valore, deve risvegliare un'idea, toccare una fibra del cuore, deve insomma indurre alla riflessione. Solo a questa condizione la preghiera può raggiungere il suo scopo, altrimenti sono solo chiacchiere. Si osservi anche con che aria distratta e con quanta leggerezza le preghiere vengono per lo più proferite. Si vedono le labbra che si muovono ma, dall'espressione del volto e dal suono stesso della voce, si intuisce che è un atto meccanico, puramente esteriore di fronte al quale l'anima resta indifferente.

Le preghiere che fanno parte di questa raccolta sono divise in cinque categorie: 1º Preghiere generali; 2º Preghiere per se stessi; 3º Preghiere per i vivi; 4º Preghiere per i morti; 5º Preghiere speciali per i malati e gli ossessi.

Al fine di richiamare in particolar modo l'attenzione sul contenuto di ogni preghiera e di farne meglio comprendere il suo significato, esse sono tutte precedute da un'istruzione, una specie di esposizione dei motivi, sotto il titolo di prefazione.


1 — Preghiere generiche

Preghiera domenicale


2. Prefazione— Gli Spiriti hanno raccomandato di porre la Preghiera domenicale all'inizio di questa raccolta, non solamente come preghiera, ma anche come simbolo. Essa, fra tutte le preghiere, è quella che gli Spiriti mettono al primo posto, sia perché viene da Gesù stesso (Matteo 6:9-13), sia perché può sostituirle tutte a seconda del pensiero che le si attribuisce. È il più bell'esempio di concisione, un vero capolavoro di eccellenza nella sua semplicità. In effetti, in una forma quanto mai essenziale, essa riesce a riassumere tutti i doveri dell'uomo verso Dio, verso .lui stesso e verso il prossimo. Racchiude una professione di fede, un atto di adorazione e di sottomissione, la domanda di cose necessarie alla vita terrena, e il principio della carità. Proferirla per conto di qualcuno è chiedere per lui ciò che si domanderebbe per se stessi.

Ciononostante, è a causa della sua stessa brevità che il significato profondo, racchiuso nelle poche parole di cui è composta, sfugge alla maggior parte degli uomini. Questo perché generalmente viene recitata senza riflettere sul significato di ciascuna delle sue frasi. Viene pronunciata come una formula la cui efficacia è proporzionale al numero di volte che è ripetuta, che è quasi sempre uno dei numeri cabalistici tre, sette o nove, tratti dall'antica credenza superstiziosa sul potere dei numeri e in uso nelle pratiche magiche.

Per surrogare le esitazioni che la concisione di questa preghiera genera nella mente, con il consiglio e l'assistenza dei buoni Spiriti, a ogni proposizione è stato aggiunto un commento che ne sviluppa il significato e ne mostra le applicazioni. Secondo le circostanze e il tempo disponibile, si può dunque dire la Preghiera domenicale semplice o ampliata.


3. Preghiera


I. Padre nostro, che sei nei Cieli, sia santificato il Tuo nome!

Crediamo in Voi, Signore, perché tutto ci rivela la Vostra potenza e la Vostra bontà. L'armonia dell'universo testimonia una saggezza, una prudenza e una preveggenza che oltrepassano tutte le facoltà umane. Il nome di un Essere sovranamente grande e saggio è inscritto in tutte le opere della creazione, dal filo d'erba e il più piccolo insetto, fino agli astri che si muovono nello spazio. Ovunque noi vediamo la prova di una sollecitudine paterna. È cieco chi non Vi riconosce nelle Vostre opere, presuntuoso chi non Vi glorifica, ingrato chi non Vi rende grazie.

II. Venga il Tuo Regno!

Signore, Voi avete dato agli uomini leggi piene di saggezza e che farebbero la loro felicità se essi le osservassero. Con queste leggi, essi potrebbero stabilire fra loro la pace e la giustizia e aiutarsi reciprocamente, anziché nuocersi come fanno. I forti sosterrebbero i deboli invece di opprimerli. Essi eviterebbero i mali che generano abusi ed eccessi di ogni genere. Tutte le miserie di questa Terra sono provocate dalla violazione delle Vostre leggi, perché non c'è una sola infrazione che non abbia le sue fatali conseguenze.

Voi avete dato all'animale l'istinto, che gli indica i limiti delle sue necessità e a cui si conforma automaticamente. Ma all'uomo, oltre all'istinto, avete dato l'intelligenza e la ragione e anche la libertà di osservare o di infrangere quelle leggi che lo riguardano personalmente, ossia la libertà di scegliere fra il bene e il male, affinché abbia il merito e la responsabilità delle sue azioni.

Per nessuno può essere ammessa l'ignoranza delle vostre leggi perché, nella Vostra previdenza paterna, avete voluto che queste leggi fossero impresse nella coscienza di ognuno, senza distinzione di culto o di razza. Le viola chi Vi disconosce.

Giorno verrà in cui, secondo la Vostra promessa, tutti le praticheranno. Allora l'incredulità sarà scomparsa, tutti Vi riconosceranno come il sovrano Padrone di tutte le cose, e il regno delle Vostre leggi sarà il Vostro regno sulla Terra.

Degnatevi, Signore, di affrettare il suo avvento, dando agli uomini la luce necessaria per condurli sul cammino della verità.

III. Sia fatta la Tua volontà così in Cielo come in Terra!

Se la sottomissione è un dovere dei figli rispetto al padre, dell'inferiore rispetto al superiore, quanto sarà più grande quella della creatura rispetto al suo Creatore! Fare la Vostra volontà, Signore, vuol dire osservare le Vostre leggi e sottomettersi senza lamentarsi ai decreti divini. L'uomo si sottometterà quando comprenderà che siete Voi la fonte di tutta la saggezza, e che senza di Voi nulla si può. Allora l'uomo farà la Vostra volontà sulla Terra, come gli eletti in Cielo.

IV. Dacci oggi il nostro pane quotidiano.

Dateci il nutrimento per il mantenimento delle forze fisiche e dateci anche il nutrimento spirituale per lo sviluppo del nostro Spirito.

L'animale il suo cibo lo trova, ma l'uomo lo ottiene dalla sua attività e dalle risorse della sua intelligenza, perché Voi lo avete creato libero.

Voi gli avete detto: «Tu trarrai il tuo nutrimento dalla terra, con il sudore della tua fronte». Perciò gli avete fatto obbligo del lavoro, affinché esercitasse la sua intelligenza attraverso la ricerca dei mezzi per poter provvedere alle proprie necessità e al suo benessere, chi con il lavoro materiale, chi con il lavoro intellettuale. Senza il lavoro, egli sarebbe rimasto sempre allo stesso livello né avrebbe potuto aspirare alla felicità degli Spiriti superiori.

Voi assistete l'uomo di buona volontà che si affida a Voi per il necessario, ma non quello che si crogiola nell'ozio volendo ottenere tutto senza fatica, né quello che cerca il superfluo (vedere cap. XXV di quest'opera).

Tanti sono quelli che soccombono per le loro stesse colpe, per la loro incuria, la loro imprevidenza o la loro ambizione e per non aver voluto accontentarsi di ciò che gli avete dato! Costoro sono gli artefici della loro stessa sfortuna e non hanno il diritto di lamentarsi, perché vengono puniti secondo i loro peccati. Ma anche costoro non sono da Voi abbandonati, perché Voi siete infinitamente misericordioso e tendete loro una mano per soccorrerli quando, come il figliol prodigo, ritornano sinceramente a Voi (vedere cap. V, n. 4 di quest'opera).

Prima di lamentarci della nostra sorte, domandiamoci se non è opera nostra; a ogni disgrazia che ci succede, domandiamoci se non sarebbe dipeso da noi evitarla. Ma diciamoci anche che Dio ci ha dato l'intelligenza per superare gli ostacoli e che dipende da noi farne buon uso.

Poiché la legge del lavoro è la condizione dell'uomo sulla Terra, dateci, Signore, il coraggio e la forza di compierlo. Dateci anche la prudenza, l'accortezza e la moderazione, affinché non ne perdiamo il frutto.

Dateci dunque, Signore, il nostro pane quotidiano, ossia i mezzi per acquistare con il lavoro il necessario per vivere, poiché nessuno ha il diritto di reclamare il superfluo.

Se non ci sarà possibile lavorare, confidiamo nella Vostra divina Provvidenza.

Se, malgrado i nostri sforzi, sarà nei Vostri disegni sottoporci alle più dure privazioni, noi le accetteremo come una giusta espiazione degli errori che abbiamo potuto commettere in questa vita o in altre vite precedenti, perché Voi siete giusto. Noi sappiamo che non esistono pene immeritate, e che Voi non castigate mai senza una causa.

Preservateci, mio Dio, dal nutrire invidia verso coloro che possiedono quello che noi non possediamo o verso coloro che hanno il superfluo, mentre noi non abbiamo neppure il necessario. Perdonate loro se dimenticano la legge di carità e d'amore verso il prossimo che Voi avete loro insegnato (vedere cap. XVI, n. 8 di quest'opera).

Allontanate anche dal nostro spirito il pensiero di negare la Vostra giustizia, allorché vediamo la prosperità del malvagio e l'infelicità che prostra a volte l'uomo dabbene. Noi sappiamo ora, grazie ai nuovi lumi che a Voi è piaciuto offrici, che la Vostra giustizia sempre si attua e che nessuno può sfuggirle. Sappiamo anche che la prosperità materiale del malvagio è effimera, come effimera è la sua esistenza fisica, e che gli procurerà terribili disgrazie, mentre la felicità riservata a chi soffre con rassegnazione sarà eterna (vedere cap. V, nn. 7, 9, 12, 18 di quest'opera).

V. Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Perdona le nostre offese, come noi le perdoniamo a chi ci offende.

Ogni nostra inosservanza alle Vostre leggi, Signore, è un'offesa nei Vostri confronti, e un debito che con Voi contraiamo e che prima o poi dovremo saldare. Noi ne affidiamo la remissione alla Vostra infinita misericordia, con la promessa di impegnarci a non contrarne degli altri.

Voi avete fatto espressamente per noi una legge sulla carità. Ma la carità non consiste solamente nell'assistere il proprio simile nel bisogno, essa sta anche nel dimenticare e nel perdonare le offese. Con quale diritto reclameremmo la Vostra indulgenza, se noi stessi ne difettassimo nei confronti di quelli di cui ci lamentiamo?

Dateci, o mio Dio, la forza di soffocare nel nostro animo qualsiasi risentimento, odio o rancore. Fate che la morte non ci sorprenda con un desiderio di vendetta nell'animo. Se Voi vorrete toglierci oggi stesso da questo mondo, concedeteci di presentarci a Voi puri da ogni animosità, sull'esempio di Cristo le cui ultime parole furono di perdono per i Suoi aguzzini (vedere cap. X di quest'opera).

Le persecuzioni che i malvagi ci fanno patire fanno parte delle nostre prove terrene, e noi dobbiamo accettarle senza lamentele, come tutte le altre prove. Non dobbiamo maledire coloro che con la loro malvagità ci indicano il cammino della felicità eterna. Non avete Voi forse detto, per bocca di Gesù: «Felici quelli che soffrono per la giustizia!»? Benediciamo dunque la mano che ci colpisce e ci umilia, perché le piaghe del corpo fortificano la nostra anima, e noi saremo risollevati dalla nostra condizione di umiliazione (vedere cap. XII, n. 4 di quest'opera).

Benedetto sia il Vostro nome, Signore, per averci insegnato che la nostra sorte non è irrevocabilmente fissata dopo la morte, che noi troveremo in altre esistenze il modo di riscattare e riparare i nostri errori passati e di compiere in una nuova vita ciò che non abbiamo potuto fare in questa per il nostro avanzamento (vedere cap. IV; V, n. 5 di quest'opera).

Attraverso ciò si spiegano tutte le apparenti incongruenze della vita. Si tratta della luce gettata sul nostro passato e sul nostro futuro, il segno luminoso della Vostra sovrana giustizia e della Vostra bontà infinita.

VI. Non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male [1]

Dateci, Signore, la forza di resistere alle suggestioni di cattivi Spiriti che tentassero di fuorviarci dalla via del bene, ispirandoci cattivi pensieri.

Ma noi stessi siamo Spiriti imperfetti, incarnati su questa Terra per espiare le nostre colpe e per migliorarci. La causa prima del male è in noi, e i cattivi Spiriti non fanno che approfittare delle nostre inclinazioni viziose, nelle quali ci trattengono per tentarci.

Ogni imperfezione è una porta aperta all'influenza degli Spiriti malvagi, mentre essi sono impotenti e rinunciano a qualsiasi tentativo nei confronti degli esseri perfetti. Tutto ciò che noi potremo fare per allontanarli è inutile, se non ci opporremo a loro con una volontà incrollabile nel bene e una rinuncia assoluta al male. È dunque verso noi stessi che dobbiamo dirigere i nostri sforzi. Solo così i cattivi Spiriti si allontaneranno naturalmente, perché è il male che li attira, mentre il bene li respinge (vedere in questo stesso cap. "Preghiera per gli ossessi" al n. 81).

Signore, sosteneteci nella nostra debolezza. Ispirateci, attraverso la voce dei nostri angeli custodi e dei buoni Spiriti, la volontà di correggerci delle nostre imperfezioni, al fine di chiudere agli Spiriti impuri l'accesso alle nostre anime (vedere in questo stesso cap. n. 11).

Il male non è assolutamente opera Vostra, Signore, perché dalla sorgente di ogni bene non può affatto sgorgare alcunché di malvagio. Siamo noi stessi che creiamo il male infrangendo le Vostre leggi e facendo cattivo uso della libertà che Voi ci avete dato. Quando gli uomini osserveranno le Vostre leggi, il male scomparirà dalla Terra, come è già scomparso nei mondi più avanzati.

Il male non è una fatale necessità per nessuno. Esso può sembrare irresistibile solo a chi vi si abbandoni con compiacimento. Se noi abbiamo la volontà di fare il male, possiamo avere anche quella di fare il bene. Per questo, o mio Dio, domandiamo la Vostra assistenza e quella dei buoni Spiriti, per resistere alle tentazioni.

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[1] Certe traduzioni riportano: «Nonindurci in tentazione» (et ne nos inducas in tentationem).Questa espressione lascerebbe intendere che la tentazione viene da Dio, che Egli spinga, cioè, volontariamente gli uomini al male. È un pensiero blasfemo che assimilerebbe Dio a Satana, e non può essere stato quello di Gesù. Esso è del resto conforme alla dottrina comune sul ruolo del demonio. (Vedere Il Cielo e l'Inferno, cap. X, "I demoni")

VII. Così sia.

Vogliate, Signore, che i nostri desideri si compiano! Noi però ci inchiniamo dinanzi alla Vostra saggezza infinita. Per tutte le cose che non ci è dato comprendere, sia fatta la Vostra santa volontà e non la nostra, perché Voi volete solo il nostro bene e sapete meglio di noi ciò che ci è utile.

Vi rivolgiamo questa preghiera, o mio Dio, per noi stessi. Ve la rivolgiamo anche per tutte le anime sofferenti, incarnate o disincarnate, per i nostri amici e i nostri nemici, per tutti quelli che implorano la nostra assistenza, e in particolare per X...

Imploriamo per tutti la Vostra misericordia e la Vostra benedizione.

Nota - Si può citare qui ciò per cui si ringrazia Dio e ciò che si domanda per se stessi e per altri (vedere qui di seguito le preghiere nn. 26 e 27).


Riunioni spiritiste


4. Poiché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro. (Matteo 18:20)

5. Prefazione — Essere riuniti nel nome di Gesù non vuol dire che è sufficiente stare insieme fisicamente, ma che bisogna esserlo anche spiritualmente, in comunione d'intenti e di pensiero tesi al bene. Allora sì che Gesù si trova in mezzo all'assemblea: Lui o i puri Spiriti che lo rappresentano. Ed è lo Spiritismo che ci fa comprendere come gli Spiriti possono essere fra noi. Essi sono presenti con il loro corpo fluidico o spirituale e con lo stesso aspetto che ci permetterebbe di riconoscerli nel caso si rendessero visibili. Più sono elevati nella gerarchia, maggiore è il loro potere di irraggiamento. È per questo che essi hanno il dono dell'ubiquità e possono trovarsi in molti luoghi simultaneamente, bastando a ciò un solo raggio del loro pensiero.

Con queste parole Gesù ha voluto mostrare l'effetto dell'unione e della fraternità. Non è il numero più o meno grande ad attrarLo perché invece di due o tre persone Egli avrebbe potuto dire dieci o venti. Ad attrarLo è il sentimento di carità che anima le une verso le altre. Quindi, per questo, basta che ce ne siano due. Ma, se queste due persone pregano ognuna per proprio conto, pur rivolgendosi a Gesù; se non c'è fra loro comunione di pensiero; se non sono mosse da un sentimento di mutua benevolenza; se addirittura si guardano in modo ostile, con odio, invidia e gelosia; se le correnti fluidiche dei loro pensieri si respingono, anziché attrarsi in un comune slancio di simpatia, allora esse non sono per niente riunite in nome di Gesù. Gesù è solo il pretesto della riunione e non il vero movente (vedere cap. XXVII, n. 9 di quest'opera).

Ciò non implica assolutamente che Gesù sia sordo alla voce di una sola persona. Se Egli non ha affatto detto: «Andrò da chiunque mi chiami», è perché Egli esige prima di tutto l'amore del prossimo, che si può dimostrare meglio quando si è in tanti, piuttosto che isolatamente, e che esclude ogni sentimento di carattere personale. Ne consegue che se, in un'assemblea numerosa, solamente due o tre persone sono unite nel cuore da un sentimento veramente caritatevole, mentre le altre si isolano e si concentrano in pensieri egoistici e mondani, Egli sarà con le prime due o tre e non con le altre. Non è dunque nella simultaneità delle parole, dei canti o degli atti esteriori che consiste la riunione in nome di Gesù, ma nella comunione di pensieri secondo lo spirito di carità personificato da Gesù (vedere cap. X, nn. 7 e 8; cap. XXVII, nn. 2, 3, 4 di quest'opera).

Tale deve essere il carattere delle riunioni spiritiste serie, di quelle in cui si vuole sinceramente il concorso dei buoni Spiriti.

6. Preghiera (All'inizio della riunione) — Noi preghiamo il Signore Iddio Onnipotente di mandarci Spiriti buoni per assisterci, di allontanare quelli che potrebbero indurci in errore e di concederci la luce necessaria per distinguere la verità dalla menzogna.

Allontanate, Signore, anche gli Spiriti malevoli, incarnati o disincarnati, che potrebbero tentare di gettare fra noi la discordia e di distoglierci dalla carità e dall'amore per il prossimo. Se qualcuno tentasse di introdursi qui, fate che non trovi accoglimento nel cuore di nessuno di noi.

Buoni Spiriti, che vi degnate di venire a istruirci, rendeteci docili ai vostri consigli. Allontanate da noi qualsiasi pensiero d'egoismo, orgoglio, invidia e gelosia. Ispirateci l'indulgenza e la benevolenza verso i nostri simili presenti o assenti, amici o nemici. Infine fate sì che, attraverso i sentimenti da cui saremo animati, noi possiamo riconoscere la Vostra salutare influenza.

Donate ai medium, cui darete l'incarico di trasmetterci i Vostri insegnamenti, la coscienza della santità della missione che è stata loro affidata e della gravità dell'atto che essi stanno per compiere, affinché agiscano con il fervore e il raccoglimento necessari.

Se nell'assemblea si trovano persone attirate da altro intendimento che non sia il bene, aprite loro gli occhi alla luce e perdonateli, come noi li perdoneremmo se venissero con intenzioni malevole.

Noi preghiamo in particolare lo Spirito di X..., nostra guida spirituale, di assisterci e di vegliare su di noi.

7. (Alla fine della riunione) — Ringraziamo gli Spiriti buoni che sono venuti qui per comunicare con noi, li preghiamo di aiutarci a mettere in pratica le istruzioni che ci hanno dato e di far in modo che ognuno di noi, uscendo da qui, si senta fortificato nella pratica del bene e dell'amore verso il prossimo.

Desideriamo pure che queste istruzioni siano di vantaggio per gli Spiriti sofferenti e per quelli ignoranti o viziosi, che hanno potuto assistere a questa riunione e sui quali noi invochiamo la misericordia di Dio.


Per i medium


8. «Avverrà negli ultimi giorni», dice Dio, «che io spanderò il mio Spirito sopra ogni persona; i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri giovani avranno delle visioni, e i vostri vecchi sogneranno dei sogni. Anche sui miei servi e sulle mie serve, in quei giorni, spanderò il mio Spirito, e profetizzeranno.» (Atti 2:17-18)

9. Prefazione — Ha voluto il Signore che luce fosse fatta per tutti gli uomini e penetrasse ovunque attraverso la voce degli Spiriti, affinché tutti potessero acquisire le prove dell'immortalità. È con questo obiettivo che gli Spiriti si manifestano oggi in tutti i punti della Terra. La medianità che si rivela in persone di qualsiasi età e condizione, negli uomini e nelle donne, nei bambini e nei vecchi, è uno dei segnali del compiersi dei tempi profetizzati.

Per conoscere le cose del mondo visibile e scoprire i segreti della natura materiale Dio ha dato all'uomo la vista organica, i sensi e strumenti speciali. Con il telescopio egli spinge il suo sguardo nelle profondità dello spazio e con il microscopio scopre il mondo dell'infinitamente piccolo. Per penetrare nel mondo invisibile, Dio gli ha dato la medianità.

I medium sono gli interpreti incaricati di trasmettere agli uomini gli insegnamenti degli Spiriti o, per meglio dire, sono gli organi materiali attraverso i quali gli Spiriti si esprimono per rendersi intelligibili agli uomini. La loro missione è sacra, perché ha lo scopo di schiudere gli orizzonti della vita eterna.

Gli Spiriti vengono a istruire gli uomini sui loro destini futuri, al fine di condurli sulla via del bene e non certo per risparmiar loro il lavoro materiale che devono compiere su questa Terra per migliorarsi e non per favorire la loro ambizione e la loro cupidigia. Ecco ciò che i medium devono ben comprendere per evitare di fare un cattivo uso della loro facoltà. Coloro che comprendono la gravità del mandato di cui sono investiti lo svolgono religiosamente. La loro stessa coscienza li condannerebbe, come rei di atto sacrilego, qualora usassero, con finalità di divertimento o distrazione per sé e per gli altri, una facoltà che è stata loro concessa con scopi ben più seri e che li mette in contatto con gli esseri d'oltretomba.

Come interpreti dell'insegnamento degli Spiriti, i medium devono svolgere un ruolo importante nella trasformazione morale che è in atto. I servizi che essi possono rendere sono commisurati al buon indirizzo che essi danno alla loro facoltà. Quelli infatti che si trovano su una strada errata sono più nocivi che utili alla causa dello Spiritismo. Con le cattive impressioni che producono, essi ritardano più di una conversione. È per questo che sarà loro domandato conto dell'uso che avranno fatto di una facoltà concessa per il bene dei loro simili.

Il medium che voglia conservare l'assistenza dei buoni Spiriti deve lavorare per il suo stesso miglioramento. Chi vuole aumentare e sviluppare la sua facoltà dovrà lui stesso crescere moralmente e astenersi da tutto ciò che tendesse a distoglierlo dal suo fine provvidenziale.

Se i buoni Spiriti si servono a volte di strumenti imperfetti, è per dare ai medium buoni consigli e tentare di ricondurli al bene. Ma se trovano dei cuori insensibili, per cui i loro avvertimenti non vengono ascoltati, si ritirano. E i cattivi avranno allora campo libero (vedere cap. XXIV, nn. 11 e 12 di quest'opera).

L'esperienza dimostra che, in quelli che non mettono a profitto i consigli che ricevono dai buoni Spiriti, le comunicazioni, dopo aver avuto un breve splendore, regrediscono a poco a poco, e i medium finiscono per cadere nell'errore, nel vaniloquio e nel ridicolo, segni incontestabili dell'allontanamento dei buoni Spiriti.

Ottenere l'assistenza dei buoni Spiriti, allontanare gli Spiriti leggeri e bugiardi, tale dev'essere l'obiettivo degli sforzi costanti di tutti i medium seri. Senza ciò la medianità è una facoltà sterile, che può persino diventare un danno per chi la possiede, perché può degenerare in una pericolosa ossessione.

Il medium che comprende il suo dovere, invece di inorgoglirsi per una facoltà che non è di sua proprietà, dal momento che gli può venir tolta, attribuisce a Dio quanto di buono riesce a realizzare. Se le sue comunicazioni meritano degli elogi, non se ne fa un vanto, perché sa che esse non dipendono dai suoi meriti personali, e ringrazia Dio di aver permesso che i buoni Spiriti venissero a manifestarsi a lui. Se le sue comunicazioni danno luogo a critiche, non si offende perché sa che quelle comunicazioni non sono opera del suo Spirito. Ammette di non essere stato un buono strumento e di non possedere tutte le qualità necessarie per opporsi alle interferenze dei cattivi Spiriti. È per questo che cerca di acquisire tali qualità e domanda, con la preghiera, la forza che gli manca.

10. Preghiera — Dio Onnipotente, permettete ai buoni Spiriti di assistermi nella comunicazione che sono qui a chiederVi. Preservatemi dalla presunzione di credermi al riparo dai cattivi Spiriti, dall'orgoglio che potrebbe indurmi in errore nel valutare ciò che ottengo, da tutti i sentimenti contrari alla carità nei confronti degli altri medium. Se venissi indotto in errore, ispirate a qualcuno l'idea di avvertirmi, e a me l'umiltà che mi farà accettare la critica con riconoscenza e prendere su di me, e non trasferire sugli altri, i consigli che i buoni Spiriti vorranno dettarmi.

Se fossi tentato di ingannare chicchessia o di vantarmi per la facoltà che Vi è piaciuto accordarmi, Vi prego di togliermela piuttosto di permettere che essa venga fuorviata dal suo scopo provvidenziale, che è il bene di tutti e il mio stesso avanzamento morale.


2 — Preghiere per se stesso

Agli Angeli Custodi e agli Spiriti protettori


11. Prefazione — Noi tutti abbiamo uno Spirito buono, legato a noi fin dalla nascita e che ci ha preso sotto la sua protezione. Egli svolge nei nostri confronti la missione di un padre nei confronti del proprio figlio, quella di condurci sulla via del bene e dell'avanzamento, attraverso le prove della vita. È felice quando noi rispondiamo con sollecitudine, soffre quando ci vede soccombere.

Il suo nome importa poco, perché potrebbe averne uno non conosciuto sulla Terra. Noi lo invochiamo allora come il nostro Angelo Custode, come il nostro Angelo buono, ma possiamo invocarlo anche con il nome di un qualsiasi Spirito superiore per il quale nutriamo una simpatia speciale.

Oltre al nostro Angelo Custode, che è sempre uno Spirito superiore, abbiamo degli Spiriti Protettori che, per quanto siano meno elevati, non sono per questo meno buoni e meno benevoli. Essi sono o dei parenti o degli amici o delle persone che non abbiamo neppure conosciuto in questa esistenza. Ci assistono con i loro consigli e sovente, con il loro intervento, nelle azioni della nostra vita.

Gli Spiriti simpatici sono quelli che si legano a noi per una certa affinità di gusti e di tendenze. Possono essere buoni o cattivi, secondo la natura delle inclinazioni che li attira verso di noi.

Gli Spiriti seduttori si sforzano di distoglierci dalla via del bene, suggerendoci cattivi pensieri. Approfittano di tutte le nostre debolezze come di altrettante porte aperte, che consentono loro l'accesso alla nostra anima. Tra questi ci sono quelli che si accaniscono contro di noi come contro una preda, ma si allontanano appena riconoscono la loro impotenza a lottare contro la nostra volontà.

Dio ci ha dato una guida principale e superiore nel nostro Angelo Custode e delle guide secondarie nei nostri Spiriti Protettori e Familiari. Ma sarebbe un errore credere che noi abbiamo obbligatoriamente un cattivo angelo accanto a noi per controbilanciare le buone influenze. I cattivi Spiriti vengono di loro volontà, qualora trovino buona presa su di noi a causa della nostra debolezza o della nostra negligenza nel seguire le ispirazioni dei buoni Spiriti. Siamo dunque noi che li attiriamo. Ne consegue che non si viene mai privati dell'assistenza dei buoni Spiriti e che dipende da noi scartare i cattivi. A causa delle sue imperfezioni l'uomo è lui stesso la causa prima delle miserie che sopporta e, nella maggior parte dei casi, è lui stesso il suo cattivo Spirito (vedere cap. V, n. 4 di quest'opera).

La preghiera agli Angeli Custodi e agli Spiriti Protettori deve avere come scopo quello di sollecitare la loro intercessione presso Dio e di domandar loro la forza, per resistere ai cattivi suggerimenti, e la loro assistenza nelle necessità della vita.

12. Preghiera — Spiriti saggi e benevoli, messaggeri di Dio, con la missione di assistere gli uomini e condurli sulla buona via, sostenetemi nelle prove di questa vita; datemi la forza di subirle senza lamentarmi; allontanate da me i cattivi pensieri e fate che io non permetta l'accesso a nessuno dei cattivi Spiriti che tentassero di indurmi al male. Illuminate la mia coscienza riguardo ai miei difetti e strappate dai miei occhi il velo dell'orgoglio, che potrebbe impedirmi di scorgerli e di confessarli a me stesso.

Soprattutto tu, X..., mio Angelo Custode, che vegli in particolare su di me, e voi tutti, Spiriti Protettori che vi interessate a me, fate che mi renda degno della Vostra benevolenza. Voi conoscete le mie necessità. Siano esse soddisfatte secondo la volontà di Dio.

13. Altra preghiera — Mio Dio, permettete ai buoni Spiriti che mi circondano di venire in mio aiuto, quando mi trovo in difficoltà, e di sostenermi se vacillo. Fate, Signore, che Essi mi ispirino la fede, la speranza e la carità; che siano per me un sostegno, una speranza e una prova della Vostra misericordia. Fate, infine, che trovi presso di loro la forza che mi manca nelle prove della vita e, per resistere alle suggestioni del male, la fede che salva e l'amore che consola.

14. Altra preghiera — Spiriti benamati, Angeli Custodi, voi a cui Dio, nella Sua infinita misericordia, permette di vegliare sugli uomini, siate i nostri protettori nelle prove della nostra vita terrena. Dateci la forza, il coraggio e la rassegnazione; ispirateci tutto ciò che è buono e tratteneteci sulla china del male. Che la vostra dolce influenza penetri nelle nostre anime. Fate sì che noi sentiamo che un amico devoto è là, vicino a noi, che vede le nostre sofferenze e condivide le nostre gioie.

E tu, mio Angelo Custode, non abbandonarmi, perché io ho bisogno di tutta la tua protezione per sopportare con fede e amore le prove che a Dio piacerà inviarmi.


Per allontanare i cattivi Spiriti


15. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pulite l'esterno del bicchiere e del piatto, mentre dentro sono pieni di rapina e d'intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere e del piatto, affinché anche l'esterno diventi pulito. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché siete simili a sepolcri imbiancati, che appaiono belli di fuori, ma dentro sono pieni d'ossa di morti e d'ogni immondizia. Così anche voi, di fuori sembrate giusti alla gente; ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità. (Matteo 23:25 28)

16. Prefazione — I cattivi Spiriti vanno solo dove trovano da soddisfare la loro perversità. Per allontanarli non basta chiederglielo e neanche ordinarglielo: si deve strappar via da sé ciò che li attira. I cattivi Spiriti fiutano le piaghe dell'anima, come le mosche avvertono le piaghe del corpo. Come vi tenete puliti per evitare i parassiti, così ripulite anche l'anima delle sue impurità per evitare i cattivi Spiriti. Poiché viviamo in un mondo in cui pullulano i cattivi Spiriti, le buone qualità non sempre ci mettono al riparo dai loro attacchi, però ci danno la forza per resistervi.

17. Preghiera — In nome di Dio Onnipotente, che i cattivi Spiriti si allontanino da me e che i buoni mi servano di difesa contro di loro!

Spiriti maligni che ispirate agli uomini cattivi pensieri, Spiriti subdoli e falsi che li ingannate, Spiriti malandrini che vi fate gioco della loro credulità, io vi respingo con tutte le forze del mio animo e chiudo l'udito alle vostre suggestioni. Ma invoco su di voi la misericordia di Dio.

Buoni Spiriti che vi degnate di assistermi, datemi la forza di resistere all'influenza dei cattivi Spiriti e la luce necessaria per non essere vittima della loro falsità. Preservatemi dall'orgoglio e dalla presunzione. Allontanate dal mio cuore la gelosia, l'odio, la malevolenza e tutti i sentimenti contrari alla carità, che sono altrettante porte aperte allo Spirito del male.


Per chiedere di correggersi da un difetto


18. Prefazione — I nostri cattivi istinti sono il risultato dell'imperfezione del nostro stesso Spirito e non della nostra struttura fisica, altrimenti l'uomo si sottrarrebbe a qualsiasi tipo di responsabilità. Il nostro miglioramento dipende da noi, perché ogni uomo in possesso delle sue facoltà ha, per tutte le cose, la libertà di fare o di non fare. E per fare il bene, gli manca solo la volontà (vedere cap. XV, n. 10; cap. XIX, n. 12 di quest'opera).

19. Preghiera— Voi mi avete dato, mio Dio, l'intelligenza necessaria per distinguere ciò che è bene da ciò che è male. Ora, nel momento in cui riconosco che una cosa è male, sono io colpevole se non cerco di resistervi.

Preservatemi dall'orgoglio, che potrebbe impedirmi di accorgermi dei difetti, e dai cattivi Spiriti che potrebbero indurmi a persistervi.

Fra i miei difetti riconosco di essere particolarmente incline a... E se io non resisto a questa forza, è a causa dell'abitudine che ho contratto di cedervi.

Voi, poiché siete giusto, non mi avete creato colpevole, ma con uguale attitudine sia al bene sia al male. Se ho seguito la via errata è a causa del mio libero arbitrio. Ma se io ho la libertà di fare il male, ho anche quella di fare il bene e, di conseguenza, quella di mutare rotta.

I miei difetti attuali sono un residuo delle imperfezioni che ho conservato dalle mie precedenti esistenze. Essi sono dovuti al mio peccato originale, di cui però posso liberarmi per mezzo della mia volontà e con l'assistenza dei buoni Spiriti.

Buoni Spiriti che mi proteggete e soprattutto tu, mio Angelo Custode, datemi la forza di resistere ai cattivi consigli e di uscire vittorioso dalla lotta.

I difetti sono barriere che ci separano da Dio, e ogni difetto dominato è un passo fatto sulla via del progresso che deve avvicinarmi a Lui.

Il Signore, nella Sua infinita misericordia, si è degnato di concedermi l'attuale esistenza perché io la usassi per il mio avanzamento. Buoni Spiriti, aiutatemi a metterla a profitto, affinché non sia per me perduta e affinché, quando piacerà a Dio togliermela, io ne esca migliore di quando vi sono entrato (vedere cap. V, n. 5; cap. XVII, n. 3 di quest'opera).


Per chiedere di resistere a una tentazione


20. Prefazione — Ogni cattivo pensiero può avere due origini: l'imperfezione stessa della nostra anima oppure un'influenza funesta che agisca su di lei. Quest'ultimo caso è sempre indice di una debolezza che ci rende inclini a ricevere questa influenza e, di conseguenza, di un'anima imperfetta. Cosicché chi sbaglia non potrà addurre a sua discolpa l'influenza di uno Spirito estraneo, poiché questo Spirito non sarebbe riuscito a sollecitarlo ad agire male se l'avesse giudicato inaccessibile alla corruzione.

Quando un cattivo pensiero sorge in noi, possiamo dunque immaginare uno Spirito malevolo che ci sollecita ad agire male e al quale tutti siamo liberi di cedere o di resistere, proprio come se si trattasse della sollecitazione di un vivente. Allo stesso tempo dobbiamo volgere il pensiero al nostro Angelo Custode, o Spirito Protettore, che dal canto suo combatte in noi le cattive influenze e attende ansioso la decisione che stiamo per prendere. Il nostro esitare nel commettere il male è la voce del buono Spirito che si fa intendere attraverso la coscienza.

Si riconosce che un pensiero è cattivo quando si allontana dalla carità, che sta alla base di ogni vera morale; quando ha per principio l'orgoglio, la vanità o l'egoismo; quando la sua messa in atto può causare un qualsiasi danno agli altri; quando infine ci sollecita a fare agli altri quello che non vorremmo fosse fatto a noi (vedere cap. XXVIII, n. 15; cap. XV, n. 10 di quest'opera).

21. Preghiera — Dio Onnipotente, non lasciate che io soccomba alla tentazione che mi porta a peccare. Spiriti benevoli proteggetemi, allontanate da me questo cattivo pensiero e datemi la forza di resistere alla tentazione del male. Se io soccombo, merito l'espiazione del mio errore in questa e in un'altra vita, perché sono libero di scegliere.


Atto di ringraziamento per una vittoria ottenuta su una tentazione


22. Prefazione — Chi ha resistito a una tentazione lo deve all'assistenza dei buoni Spiriti, alla cui voce egli ha dato retta. Deve perciò ringraziare Dio e il suo Angelo Custode.

23. Preghiera — Mio Dio, Vi ringrazio per avermi fatto uscire vittorioso dalla lotta che ho appena sostenuto contro il male. Fate che questa vittoria possa darmi la forza di resistere alle nuove tentazioni.

E ringrazio te, mio Angelo Custode, per l'assistenza che mi hai dato. Possa il mio rispetto per i tuoi consigli farmi meritare di nuovo la tua protezione!


Per chiedere un consiglio


24. Prefazione — Quando siamo indecisi se fare o non fare una cosa, prima di tutto dobbiamo porci le seguenti domande:

1º. La cosa che esito a fare può portare un qualsiasi danno a qualcuno?

2º. Può essere utile a qualcuno?

3º. Se qualcuno facesse ciò nei miei riguardi, ne sarei contento?

Se la cosa riguarda solo noi stessi, è permesso mettere sulla bilancia la somma dei vantaggi e degli svantaggi personali che ne possono derivare.

Se riguarda anche gli altri e, se facendo del bene a uno si può far del male a un altro, bisogna ugualmente soppesare vantaggi e svantaggi prima di decidere sul da farsi.

Infine, anche per la cosa migliore, bisogna considerare se sia più o meno opportuno attuarla, prendendo in considerazione le varie circostanze in cui bisogna agire, perché una cosa buona in se stessa può dare dei cattivi risultati in mani inesperte e se non è condotta con prudenza e ponderazione. Prima di intraprendere qualsiasi cosa conviene esaminare le proprie forze e i mezzi di cui si dispone per la sua attuazione.

In ogni caso, si può sempre chiedere l'assistenza dei propri Spiriti Protettori, ricordandosi di questa massima: «Nel dubbio, astieniti» (vedere cap. XXVIII, n. 38 di quest'opera).

25. Preghiera — In nome di Dio Onnipotente, Spiriti buoni che mi proteggete, ispiratemi la risoluzione migliore da prendere, nell'incertezza in cui mi trovo. Orientate il mio pensiero verso il bene e allontanate da me l'influenza di chi tentasse di fuorviarmi.


Nelle afflizioni della vita


26. Prefazione — Noi possiamo domandare a Dio dei favori terreni, ed Egli può accordarceli quando essi hanno uno scopo utile e serio. Ma siccome noi giudichiamo l'utilità delle cose dal nostro punto di vista, e poiché la nostra vista è limitata al presente non sempre vediamo il lato negativo di ciò che desideriamo. Dio, che vede molto meglio di noi e vuole solo il nostro bene, può dunque non accordarceli, come un padre rifiuta a suo figlio ciò che potrebbe nuocergli. Se ciò che domandiamo non ci viene accordato, non dobbiamo scoraggiarci. Bisogna pensare, invece, che l'essere privati di ciò che desideriamo ci viene imposto come prova o come espiazione e che la nostra ricompensa sarà proporzionale alla rassegnazione con la quale l'abbiamo sopportata (vedere cap. II, nn. 5, 6, 7; cap. XXVII, n. 6 di quest'opera).

27. Preghiera — Dio Onnipotente, che vedete le nostre miserie, degnatevi di ascoltare favorevolmente la richiesta che io Vi rivolgo in questo momento. Se la mia domanda è fuori luogo, perdonatemi. Se ai Vostri occhi essa viene giudicata giusta e utile, che i buoni Spiriti, i quali ascoltano le Vostre volontà, mi vengano in aiuto per il suo compimento.

Comunque sia, mio Dio, sia fatta la Vostra volontà. Se i miei desideri non verranno esauditi, significa che è nei Vostri disegni provarmi e io mi sottoporrò a essi senza lamentarmi. Fate che io non mi scoraggi, e che né la mia fede né la mia rassegnazione ne siano scosse.

(Formulare la propria richiesta)


Atto di ringraziamento per un favore ottenuto


28. Prefazione — Non si devono considerare come eventi felici solo le cose di grande importanza. Quelle apparentemente più piccole sono sovente quelle che maggiormente influiscono sul nostro destino. L'uomo facilmente dimentica il bene e più spesso ricorda ciò che lo affligge. Se noi registrassimo quotidianamente i benefici che riceviamo senza averli chiesti, non di rado ci meraviglieremmo di averne ricevuti tanti da averli cancellati dalla memoria e ci sentiremmo umiliati per la nostra ingratitudine.

Ogni sera, elevando la nostra anima a Dio, dobbiamo ricordare a noi stessi i favori che Egli ci ha accordato durante la giornata e ringraziarLo. È soprattutto nel momento stesso in cui sperimentiamo i benefici della Sua bontà e della Sua protezione che, con un moto spontaneo, dobbiamo testimoniarGli la nostra gratitudine. Per questo può bastare un pensiero riconoscente per il beneficio ricevuto, senza necessità di interrompere il proprio lavoro.

I favori di Dio non consistono solamente in benefici materiali. Dobbiamo anche ringraziarLo per le buone idee e per le ispirazioni felici che ci vengono suggerite. Mentre l'orgoglioso se ne fa un merito, il miscredente le attribuisce al caso e chi ha fede ne rende grazie a Dio e ai buoni Spiriti. Per questo, le lunghe frasi sono inutili: «Grazie, mio Dio, dei buoni pensieri che mi vengono ispirati», dice più di tante parole. Lo slancio spontaneo che ci fa attribuire a Dio ciò che di buono ci succede, testimonia una consuetudine alla riconoscenza e all'umiltà, la qual cosa ci accorda la simpatia dei buoni Spiriti (vedere cap. XXVII, nn. 7 e 8 di quest'opera).

29. Preghiera — Dio infinitamente buono, sia benedetto il Vostro nome per le grazie che mi avete accordato. Ne sarei indegno se le attribuissi al caso o al mio stesso merito.

Buoni Spiriti che siete stati gli esecutori della volontà di Dio e soprattutto tu, mio Angelo Custode, io vi ringrazio. Allontanate da me il pensiero di inorgoglirmi e di usare ciò che ho ricevuto in modo non finalizzato al bene.

Vi ringrazio in particolare per...


Atto di sottomissione e di rassegnazione


30. Prefazione — Quando ci colpisce un'afflizione, se ne cerchiamo la causa, sovente constatiamo che è la conseguenza di una nostra imprudenza, di una nostra imprevidenza o di un'azione precedente. In questo caso, è chiaro, dobbiamo prendercela con noi stessi. Se la causa di una disgrazia non dipende dal nostro comportamento, si tratta, allora, o di una prova per questa vita, o dell'espiazione per la colpa di un'esistenza passata. In quest'ultimo caso, attraverso la natura dell'espiazione possiamo conoscere la natura dell'errore, perché la nostra punizione è sempre in relazione al peccato che abbiamo commesso (vedere cap. V, nn. 4, 6 e segg. di quest'opera).

In ciò che ci affligge, in generale, vediamo solo il male presente e non le successive favorevoli conseguenze che ne possono derivare. Il bene è sovente la conseguenza di un male passeggero, come la guarigione di un malato è il risultato dei mezzi dolorosi che sono stati impiegati per ottenerla. In tutti i casi, dobbiamo sottometterci alla volontà di Dio, sopportare le tribolazioni della vita con coraggio se vogliamo che se ne tenga conto, e che queste parole di Cristo possano applicarsi anche a noi: «Felici quelli che soffrono» (vedere cap. V, n. 18 di quest'opera).

31. Preghiera — Mio Dio, Voi siete sovranamente giusto: qualsiasi sofferenza su questa Terra deve dunque avere la sua causa e la sua utilità. Accetto l'afflizione che sto provando come un'espiazione dei miei errori passati e come prova per l'avvenire.

Buoni Spiriti che mi proteggete, datemi la forza di sopportare questa sofferenza senza lamentarmi, fate che ciò sia per me un avvertimento salutare, che accresca la mia esperienza, che combatta in me l'orgoglio, l'ambizione, la sciocca vanità e l'egoismo e che contribuisca così al mio avanzamento.

32. Altra preghiera— O mio Dio, sento la necessità di pregarVi affinché mi diate la forza di sopportare le prove che Vi siete compiaciuto di inviarmi. Permettete che la luce si faccia sufficientemente viva nel mio spirito, affinché io possa apprezzare tutta la vastità di un amore che mi affligge, per volermi salvare. Io mi sottometto con rassegnazione, mio Dio. Ma, ahimè, la creatura è così debole che, se Voi non mi sosterrete, temo di soccombere. Non abbandonatemi, Signore, perché senza di Voi io nulla posso.

33. Altra preghiera — Ho alzato gli occhi verso di Voi, o Eterno, e mi sono sentito fortificato. Voi che siete la mia forza, non abbandonatemi. O Dio! Io sono schiacciato sotto il peso delle mie iniquità! Aiutatemi! Voi che conoscete la debolezza della mia carne non distogliete il Vostro sguardo da me!

Sono tormentato da una sete ardente. Fate scaturire acqua viva dalla sorgente, e io ne sarò dissetato. Non si apra la mia bocca se non per cantare le Vostre lodi e giammai per lamentarmi delle afflizioni della vita. Io sono debole, Signore, ma il Vostro amore mi sosterrà.

O Eterno! Voi solo siete grande, Voi solo siete il fine e lo scopo della mia vita. Il Vostro nome sia benedetto, se mi colpirete, perché Voi siete il padrone e io il servitore infedele. Abbasserò la mia fronte senza lamentarmi, perché Voi solo siete grande, Voi solo siete la meta.


In un pericolo imminente


34. Prefazione — Attraverso i pericoli che corriamo, Dio ci ricorda la nostra debolezza e la fragilità della nostra esistenza. Ci mostra che la nostra vita è nelle Sue mani, attaccata a un filo che può spezzarsi quando meno ce lo aspettiamo. In questo senso, non ci sono privilegi per nessuno, perché il grande e il piccolo sono sottoposti alle stesse condizioni.

Qualora si esaminassero natura e conseguenze del pericolo, si vedrebbe che, per lo più, queste conseguenze, se giunte a compimento, sarebbero state la punizione per un errore commesso o per un dovere trascurato.

35. Preghiera — Dio onnipotente, e tu, mio Angelo Custode, soccorretemi! Se devo soccombere, sia fatta la volontà di Dio. Se mi salverò, possa io, per il resto della mia vita, riparare il male che ho potuto fare e di cui mi pento.


Atto di ringraziamento per essere sfuggiti a un pericolo


36. Prefazione — Attraverso il pericolo che abbiamo corso, Dio ci dimostra che noi possiamo, da un momento all'altro, venir chiamati a render conto dell'impiego che abbiamo fatto della vita. Egli ci invita così a riflettere su noi stessi e a fare ammenda.

37. Preghiera — Mio Dio, e tu mio Angelo Custode, grazie per il soccorso che mi avete mandato nel momento in cui il pericolo mi ha minacciato. Che questo pericolo sia per me un avvertimento e mi illumini sugli errori che hanno potuto attirarlo su di me. Io comprendo, Signore, che la mia vita è nelle Vostre mani, e che potete togliermela quando Vi piacerà. Ispiratemi, per mezzo dei buoni Spiriti che mi assistono, il modo di impiegare utilmente il tempo che ancora mi accordate su questa Terra.

Mio Angelo Custode, sostienimi nella decisione che devo prendere per riparare ai miei torti e per fare tutto il bene che sarà nelle mie possibilità, così da arrivare nel mondo degli Spiriti, quando a Dio piacerà chiamarmi, con il minor carico possibile di imperfezioni.


Al momento di addormentarsi


38. Prefazione — Il sonno è il riposo del corpo, ma lo Spirito non ha bisogno di questo riposo. Mentre i sensi sono intorpiditi, l'anima si libera in parte della materia e fruisce delle sue facoltà di Spirito. Il sonno è stato dato all'uomo per il recupero delle forze fisiche e delle forze morali. Mentre il corpo recupera le forze che ha perso da sveglio, lo Spirito si ritempra fra gli altri Spiriti. Da ciò che vede, da ciò che sente e dai consigli che gli vengono dati, attinge quelle idee che ritroverà poi al risveglio allo stato di intuizioni. È il ritorno temporaneo dell'esiliato nella sua vera patria, è la libertà momentaneamente concessa al prigioniero.

Ma succede, come nel caso del prigioniero perverso, che lo Spirito non sempre metta a profitto questo momento di libertà per il suo avanzamento. Se mantiene i suoi cattivi istinti, invece di cercare la compagnia dei buoni Spiriti, cercherà quella di coloro che gli assomigliano e andrà in quei luoghi dove possa dare libero corso alle sue cattive inclinazioni.

Colui che ha compreso questa verità, si libri in alto con il pensiero, nel momento in cui sente il sonno avvicinarsi. Faccia appello ai consigli dei buoni Spiriti e a quanti la cui memoria gli è cara, affinché vengano a unirsi a lui nel breve intervallo che gli è accordato. E al risveglio si sentirà più forte contro il male, più coraggioso contro le avversità.

39. Preghiera— La mia anima si trova per un istante con gli altri Spiriti. Vengano coloro che sono buoni ad aiutarmi con i loro consigli. Mio Angelo Custode, fa che al mio risveglio io conservi un'impressione durevole e benefica di questo incontro!


Prevedendo prossima la morte


40. Prefazione — La fede nell'avvenire e l'elevazione del pensiero, nel corso della vita, verso la sorte futura sono di aiuto per una più rapida liberazione dello Spirito, allentando i legami che lo trattengono al corpo. Sovente la vita fisica non è ancora del tutto spenta che l'anima, impaziente, ha già spiccato il volo verso l'immensità. Invece nell'uomo che concentri tutti i suoi pensieri sulle cose materiali, questi legami sono più tenaci, la separazione è penosa e dolorosa, e il risveglio nell'oltretomba è pieno di turbamento e di ansietà.

41. Preghiera — Mio Dio, credo in Voi e nella Vostra bontà infinita. È per questo che non posso credere che abbiate dato all'uomo l'intelligenza per conoscervi e l'aspirazione verso il futuro, per sprofondarlo poi nel nulla.

Credo che il mio corpo sia solo l'involucro deperibile della mia anima e che, quando esso avrà cessato di vivere, io mi risveglierò nel mondo degli Spiriti.

Dio Onnipotente, io sento spezzarsi i legami che uniscono la mia anima al mio corpo e presto dovrò rendere conto dell'impiego che ho fatto della vita che lascio.

Subirò le conseguenze del bene e del male che ho compiuto. Là, non ci saranno più illusioni né saranno possibili i sotterfugi. Tutto il mio passato scorrerà davanti a me, e io sarò giudicato secondo le mie opere.

Non porterò niente dei beni terreni. Onori, ricchezze, soddisfazioni della vanità e dell'orgoglio, tutto ciò che attiene al corpo alla fine resterà su questa Terra. Neppure la minima particella mi seguirà, e niente di tutto ciò mi sarà di sostegno nel mondo degli Spiriti. Porterò con me solo ciò che attiene all'anima, ossia le buone e le cattive qualità, che verranno pesate sulla bilancia di una rigorosa giustizia. E sarò giudicato con una severità tanto maggiore quanto, grazie alla mia posizione sulla Terra, più numerose saranno state per me le occasioni di fare quel bene che non ho fatto (vedere cap. XVI, n. 9 di quest'opera).

Dio misericordioso, che il mio pentimento arrivi fino a Voi! DegnateVi di stendere su di me la Vostra indulgenza.

Se Vi piacerà prolungare la mia esistenza, che io impieghi il resto del tempo a riparare, per quanto è nelle mie possibilità, il male che ho fatto. Se la mia ora è suonata senza ritorno, porterò dentro di me il pensiero consolante che mi sarà permesso riscattarmi con nuove prove, per meritarmi un giorno la felicità degli eletti.

Se non mi è dato fruire immediatamente di questa felicità pura, accordata solo al giusto per eccellenza, so che lo sperare non mi è vietato per sempre, e che prima o poi, a seconda degli sforzi che farò, arriverò alla meta.

So che i buoni Spiriti e il mio Angelo Custode sono vicini a me, pronti a ricevermi. Fra poco io li vedrò come ora essi vedono me. So che ritroverò quelli che ho amato sulla Terra, se l'avrò meritato. E so che quelli che qui lascio verranno a ricongiungersi a me per essere tutti e per sempre riuniti, e so che nel frattempo io posso venire a trovarli.

So anche che ritroverò quelli che ho offeso. Possano essi perdonarmi per quanto possono avere da rimproverarmi: il mio orgoglio, la mia insensibilità, la mia ingiustizia. E possa io non coprirmi di vergogna in loro presenza!

Perdonerò quelli che mi hanno fatto o voluto fare del male sulla Terra; non porto nessun risentimento nei loro confronti e prego Dio di perdonarli.

Signore, datemi la forza di lasciare senza rimpianti le gioie materiali di questo mondo che nulla sono a confronto delle gioie pure del mondo in cui sto per entrare. Là, per il giusto, non ci sono più né tormenti né sofferenze né miserie. Solo il colpevole soffre, ma gli rimane la speranza.

Buoni Spiriti, e tu mio Angelo Custode, fate che io non fallisca in questo momento supremo. Fate brillare davanti ai miei occhi la luce divina, al fine di rianimare la mia fede se essa venisse a mancare.

Nota — Vedere al par. 5 di questo cap.: "Preghiere per i malati e gli ossessi".


3 — Preghiere per gli altri

Per qualcuno che è nelle afflizioni


42. Prefazione — Se è nell'interesse dell'afflitto che la sua prova prosegua, essa non verrà abbreviata dalla nostra implorazione. Ma sarebbe impietoso se lo scoraggiassimo perché la domanda non è stata accolta. D'altra parte, in mancanza della cessazione della prova, si può ottenere qualche altra consolazione che ne mitighi la sofferenza. Cose veramente utili per chi è provato da una pena sono la fermezza e la rassegnazione, senza le quali ciò che sopporta è senza profitto per lui, perché sarebbe obbligato a ricominciare la prova. È dunque a questo fine che si devono soprattutto indirizzare i propri sforzi, sia chiedendo aiuto ai buoni Spiriti, sia sollevando noi stessi il morale dell'afflitto con consigli e incoraggiamenti, sia infine assistendolo materialmente, se possibile. La preghiera, in questo caso, può inoltre avere un effetto diretto, inviando sulla persona una corrente fluidica allo scopo di fortificarne il morale (vedere cap. V, nn. 5 e 27; cap. XXVII, nn. 6 e 10 di quest'opera).

43. Preghiera — Mio Dio dalla bontà infinita, degnateVi di alleviare la triste situazione di X..., se tale può essere la Vostra volontà.

Buoni Spiriti, in nome di Dio Onnipotente, vi supplico di assisterlo nell'afflizione. Se, nel suo interesse, non può venirgli risparmiata, fategli comprendere che essa è necessaria per il suo avanzamento. Infondetegli quella fiducia in Dio e nel futuro, che gliela renderanno meno amara. Dategli anche la forza di non soccombere alla. disperazione, cosa che gli farebbe perdere i benefici della prova e renderebbe la sua posizione futura ancora più penosa. Indirizzate il mio pensiero verso di lui in modo da aiutarlo a mantenere il suo coraggio.


Atto di ringraziamento per un beneficio accordato ad altri


44. Prefazione — Chi non si lascia dominare dall'egoismo si rallegra per il bene concesso al prossimo, anche qualora non l'avesse sollecitato con la preghiera.

45. Preghiera— Mio Dio, siate benedetto per la felicità toccata a X...

Buoni Spiriti, fate che egli veda in ciò un effetto della bontà di Dio. Se il bene che riceve è una prova, ispirategli il pensiero cli farne un buon uso. Che non diventi questo beneficio un'occasione per vantarsene, affinché non si ritorca contro di lui in danno futuro.

Tu, mio Angelo buono che mi proteggi e desideri la mia felicità, allontana da me ogni sentimento di invidia e di gelosia.


Per i nostri nemici e per coloro che ci vogliono male


46. Prefazione — Gesù ha detto: «Amate anche i vostri nemici». Questa massima è quanto di più eccelso possa esserci presso la carità cristiana. Ma con ciò Gesù non intende affatto che dobbiamo avere per i nostri nemici la tenerezza che nutriamo per i nostri amici. Con queste parole ci insegna a dimenticare le loro offese, a perdonare loro il male che ci fanno, a rendere bene per male. Oltre al merito che ce ne deriverà agli occhi di Dio, ci sarà anche quello di mostrare agli occhi degli uomini la vera superiorità (vedere cap. XII, nn. 3 e 4 di quest'opera).

47. Preghiera — Mio Dio, perdono a X... il male che mi ha fatto e quello che pretendeva farmi, così come desidero che Voi mi perdoniate e che egli stesso mi perdoni i torti che io posso avere commesso nei suoi confronti. Se Voi l'avete messo sulla mia strada come una prova, sia fatta la Vostra volontà.

Allontanate da me, mio Dio, l'idea di maledirlo e qualsiasi tentazione di malanimo contro di lui. Fate che io non provi la minima soddisfazione per il male che potrebbe capitargli, né alcun rammarico per il bene che potrebbe essergli accordato, e ciò al fine di non macchiare il mio animo con pensieri indegni di un Cristiano.

Possa la bontà Vostra, Signore, estendersi su di lui e ricondurlo a sentimenti migliori verso di me!

Buoni Spiriti, ispiratemi l'oblio del male e il ricordo del bene, affinché né l'odio né il rancore né il desiderio di ripagarlo con il male penetrino nel mio cuore, poiché l'odio e la vendetta appartengono solo ai cattivi Spiriti incarnati e disincarnati! Che io sia sempre pronto, al contrario, a tendergli una mano fraterna, a rendergli bene per male e ad aiutarlo, se ciò è nelle mie possibilità!

Io desidero, per provare la sincerità delle mie parole, che mi sia offerta l'occasione di essergli utile. Ma soprattutto, mio Dio, preservatemi dal farlo per orgoglio od ostentazione, imponendogli una generosità umiliante. Questo annullerebbe il merito del mio atto, perché in questo caso meriterei che mi venissero applicate queste parole di Cristo: «Haigià ricevuto la tua ricompensa» (vedere cap. XIII, n. 1 e segg. di quest'opera).


Atto di ringraziamento per un beneficio accordato a un nostro nemico


48. Prefazione — Non augurare mai il male ai propri nemici significa essere caritatevoli solo a metà. La vera carità significa augurare loro il bene ed essere noi felici del bene che loro capita (vedere cap. XII, nn. 7 e 8 di quest'opera).

49. Preghiera — Mio Dio, nella Vostra giustizia, avete creduto di dover rallegrare il cuore di X... Io Ve ne ringrazio per lui, malgrado il male che mi ha fatto o che ha cercato di farmi. Se di questo beneficio egli approfittasse per umiliarmi, io accetterei ciò come una prova per la mia carità.

Buoni Spiriti che mi proteggete, non permettete che io concepisca per questo alcun risentimento. Allontanate da me l'invidia e la gelosia che rendono gretti. Ispiratemi, invece, la generosità che eleva. L'umiliazione nasce dal male e non dal bene, e noi sappiamo che prima o poi giustizia sarà resa a ognuno, secondo le proprie opere.


Per i nemici dello Spiritismo


50. Beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia, perché saranno saziati. (...) Beati i perseguitati per motivo di giustizia, perché di loro è il regno dei cieli. Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli; poiché così hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi. (Matteo 5:6, 10-12)

E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l'anima; temete piuttosto colui che può far perire l'anima e il colpo nella geenna. (Matteo 10:28)

51. Prefazione — Di tutte le libertà, la più inviolabile è quella del pensiero, che comprende anche la libertà di coscienza. Gettare l'anatema contro coloro che non la pensano come noi è reclamare questa libertà per sé e rifiutarla agli altri, vuol dire violare il primo comandamento di Gesù: la carità e l'amore verso il prossimo. Perseguitarli per il loro credo vuol dire attentare al diritto più sacro di ogni uomo: quello di credere in ciò che gli conviene e di adorare Dio come ognuno lo concepisce. Costringerlo a manifestazioni esteriori simili alle nostre è mostrare che si tiene più alla forma che alla sostanza, più alle apparenze che alle convinzioni. L'abiura forzata non ha mai generato la fede, può generare solo degli ipocriti. È un abuso della forza materiale che non prova la verità, perché la verità è sicura di se stessa; convince e non perseguita, perché non ne ha necessità.

Lo Spiritismo è un modo di pensare, una credenza. Fosse anche una religione, perché non dovrebbe avere la libertà di dirsi spiritista, come ce l'hanno quelle cattolica, ebrea o protestante, il seguace della tale o talaltra dottrina filosofica, del tale o talaltro sistema economico? Questa credenza può essere falsa o vera. Se è falsa cadrà da se stessa, perché l'errore non può prevalere sulla verità, quando si fa luce nelle intelligenze; se è vera, non sarà la persecuzione a renderla falsa.

La persecuzione è il battesimo di tutte le idee nuove, grandi e giuste. Cresce con la grandezza e l'importanza dell'idea stessa. Il furore e la collera degli avversari dell'idea sono proporzionali ai timori che essa può loro ispirare. È per questa ragione che il Cristianesimo è stato perseguitato nell'antichità e che lo Spiritismo lo è oggi. Con la differenza, tuttavia, che il Cristianesimo lo fu dai Pagani, mentre lo Spiritismo lo è dai Cristiani. Il tempo delle persecuzioni sanguinose è passato, è vero, ma se non si uccide fisicamente, si tortura l'anima. La attaccano persino nei suoi sentimenti più intimi, nei suoi affetti più cari. Si dividono le famiglie, incitando la madre contro la figlia, la moglie contro il marito. Né manca l'aggressione fisica, attaccando il corpo nelle sue necessità materiali, col sottrarre alle persone il proprio guadagno, per ridurle alla fame (vedere cap. XXIII, n. 9 e segg. di quest'opera).

Spiritisti, non affliggetevi per i colpi che dovrete sopportare, perché ciò dimostra che siete nella verità, se non lo foste vi lascerebbero tranquilli, e non sareste colpiti. È una prova per la vostra fede, perché è dal vostro coraggio, dalla vostra rassegnazione, dalla vostra perseveranza che Dio vi riconoscerà fra i Suoi fedeli servitori, di cui Egli sta facendo oggi il censimento, per dare a ognuno la parte che gli spetta secondo le proprie opere.

Sull'esempio dei primi Cristiani, siate dunque fieri di portare la vostra croce. Credete nella parola di Cristo, che ha detto: «Beati i perseguitati per motivo di giustizia, perché di loro è il Regno dei Cieli. E non temete coloro che uccidono il colpo, ma non possono uccidere l'anima». Egli ha anche detto:«Amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a quelli che vi odiano, e pregate per quelli che vi maltrattano e che vi perseguitano». Dimostrate che voi siete i veri discepoli e che la vostra dottrina è buona, facendo ciò che Egli ha detto e ciò che Lui stesso ha fatto.

La persecuzione avrà un tempo limitato. Attendete dunque pazientemente l'aurora, perché già la stella del mattino si mostra all'orizzonte (vedere cap. XXIV, n. 13 e segg. di quest'opera).

52. Preghiera — Signore, Voi ci avete mandato a dire da Gesù, Vostro Messia: «Beati i perseguitati per motivo di giustizia che soffrono persecuzioni per amore della giustizia; perdonate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano». E Lui stesso ci ha indicato il cammino, pregando per i suoi aguzzini.

Sul Suo esempio, mio Dio, invochiamo la Vostra misericordia su coloro che disconoscono i Vostri divini precetti, i soli che possono realmente assicurare la pace in questo mondo e nell'altro. Come Cristo, Vi diciamo: «Perdonateli, Padre nostro, perché non sanno quello che fanno».

Dateci la forza di sopportare con pazienza e rassegnazione, come prove per la nostra fede e la nostra umiltà, il loro dileggio, le loro ingiurie, le loro calunnie e le loro persecuzioni. Allontanate da noi qualsiasi pensiero di rivalsa, perché l'ora della Vostra giustizia suonerà per tutti, e noi l'aspettiamo sottomettendoci alla Vostra santa volontà.


Preghiera per un neonato


53. Prefazione — Gli Spiriti giungono alla perfezione solo dopo essere passati attraverso le prove della vita fisica. Coloro che stanno errando, attendono che Dio permetta loro di riprendere un'esistenza che dovrà fornire loro i mezzi di avanzamento, sia attraverso l'espiazione delle loro colpe passate mediante vicissitudini alle quali sono sottoposti, sia assolvendo una missione utile all'umanità. Il loro avanzamento e la loro felicità futura saranno proporzionali al modo in cui avranno impiegato il tempo che devono passare sulla Terra. L'incarico di guidare i loro primi passi e di orientarli verso il bene è affidato ai genitori, che risponderanno davanti a Dio del modo in cui avranno compiuto il loro mandato. E per facilitare loro il compito, Dio ha fatto dell'amore paterno e dell'amore filiale una legge di natura, legge che non verrà mai violata impunemente.

54. Preghiera (Per i genitori) — Spirito che ti sei incarnato nel corpo del nostro bambino, sia tu il benvenuto fra noi. Dio Onnipotente che l'avete mandato, siate benedetto.

È un pegno che ci viene affidato e di cui dovremo un giorno rendere conto. Se appartiene alla nuova generazione dei buoni Spiriti che devono popolare la Terra, grazie, o mio Dio, di questo favore! Se è un'anima imperfetta, è nostro dovere aiutarlo a progredire sulla via del bene con i nostri consigli e il nostro buon esempio. Se cade nel male per colpa nostra, ne risponderemo davanti a Voi, perché noi non avremo compiuto la nostra missione nei suoi confronti.

Signore, sosteneteci nel nostro compito e dateci la forza e la volontà di adempierlo. Se questo bambino deve essere un'occasione di prova per noi, sia fatta la Vostra volontà.

Buoni Spiriti che siete venuti a presiedere alla sua nascita e che dovete accompagnarlo nella vita, non abbandonatelo. Allontanate da lui i cattivi Spiriti che tenteranno di indurlo al male. Dategli la forza di resistere alle loro tentazioni e il coraggio di subire con pazienza e rassegnazione le prove che l'attendono sulla Terra (vedere cap. XIV, n. 9 di quest'opera).

55. Altra preghiera — Mio Dio, mi avete affidato la sorte di uno dei Vostri Spiriti; fate, Signore, che sia degno del compito che mi è stato dato; concedetemi la Vostra protezione; illuminate la mia intelligenza affinché io possa discernere subito le inclinazioni di questo Spirito che devo preparare a entrare nella Vostra pace.

56. Altra preghiera — Dio di infinita bontà, poiché Vi è piaciuto permettere allo Spirito di questo bambino di venire nuovamente a subire le prove terrene destinate a farlo progredire, concedetegli la luce, affinché impari a conoscerVi, ad amarVi e ad adorarVi. Fate che, attraverso la Vostra onnipotenza, quest'anima si rigeneri alla fonte dei Vostri divini insegnamenti. Fate che, sotto la protezione del suo Angelo Custode, la sua intelligenza cresca, si sviluppi e gli faccia desiderare di avvicinarsi sempre più a Voi. Fate che la scienza dello Spiritismo sia la brillante luce che lo guiderà attraverso gli ostacoli della vita. Fate, infine, ch'egli sappia apprezzare tutta la grandezza del Vostro amore, che ci mette alla prova per purificarci.

Signore, gettate il Vostro sguardo paterno sulla famiglia alla quale avete affidato questa anima. Possa essa comprendere l'importanza della sua missione e far germogliare in questo bambino le buone sementi fino al giorno in cui egli potrà, attraverso le sue aspirazioni, elevarsi da solo verso di Voi.

Degnatevi, o mio Dio, di esaudire questa umile preghiera in nome e per i meriti di Colui che disse: «lasciate che i bambini vengano da me; non glielo vietate, perché il regno di Dio è per chi assomiglia a loro».


Per un agonizzante


57. Prefazione — L'agonia è il preludio della separazione dell'anima dal corpo. Si può dire che l'uomo in questo momento ha un piede in questo mondo che già l'altro è nell'altro. Questo passaggio è a volte penoso per quelli che sono attaccati alle cose materiali e hanno vissuto più per i beni di questo mondo che per quelli dell'altro, e la cui coscienza è agitata a causa dei rimpianti e dei rimorsi. Invece, per coloro che hanno elevato i loro pensieri verso l'infinito e si sono staccati dalla materia, i legami sono meno difficili da rompere, e gli ultimi momenti non hanno niente di doloroso. In tal caso, l'anima è attaccata al corpo solo da un filo, mentre nell'altro caso essa è vincolata al corpo da profonde radici. In ogni caso la preghiera esercita un'azione potente sul processo della separazione (vedere qui di seguito: "Preghiere per i malati" — Il Cielo e l'Inferno, 2a parte, cap. I, "Il passaggio").

58. Preghiera— Dio potente e misericordioso, ecco un'anima che lascia il suo involucro terreno per ritornare nel mondo degli Spiriti, la sua vera patria. Possa essa rientrarvi in pace, e possa la Vostra misericordia estendersi su di essa.

Buoni Spiriti che l'avete accompagnata sulla Terra, non abbandonatela in questo momento supremo. Datele la forza di affrontare le ultime sofferenze che deve sopportare su questa Terra per il suo avanzamento futuro. Ispiratela affinché consacri al pentimento delle sue colpe gli ultimi lampi d'intelligenza che le restano, o quelli che potrebbero tornarle momentaneamente.

Fate che il mio pensiero possa agire in maniera da renderle meno penoso il processo della separazione, e che essa porti con sé, nel momento di lasciare la Terra, le consolazioni della speranza.


4 — Preghiere per coloro che non sono più sulla Terra

Per qualcuno che è appena deceduto


59. Prefazione — Le preghiere per gli Spiriti che hanno appena lasciato la Terra hanno lo scopo non solo di dar loro una testimonianza di simpatia, ma anche quello di aiutarli a liberarsi dei legami terreni, abbreviando il travaglio che sempre segue la separazione, e rendendo il risveglio più sereno. Ma anche in questa, come in tutte le altre circostanze, l'efficacia sta nella sincerità del pensiero, e non nel numero di parole dette con maggiore o minore enfasi, e nelle quali, per la maggior parte dei casi, il cuore non ha nessuna parte.

Le preghiere che partono dal cuore risuonano intorno allo Spirito, le cui idee sono ancora confuse, come voci amiche che vengano a svegliarlo dal sonno (vedere cap. XXVII, n. 10 di quest'opera).

60. Preghiera — Dio Onnipotente, scenda la Vostra misericordia sull'anima di X..., che avete appena richiamata a Voi. Possano le prove che lui ha subito sulla Terra essergli tenute in conto. E possano le nostre preghiere addolcire e accorciare le pene che dovrà ancora patire come Spirito!

Buoni Spiriti che siete venuti a riceverlo, e soprattutto tu, che sei il suo Angelo Custode, assistitelo, per aiutarlo a spogliarsi della materia. Dategli la luce e la coscienza di se stesso, al fine di toglierlo dai perturbamenti che accompagnano il passaggio dalla vita fisica a quella spirituale. Ispirategli il pentimento degli errori che ha potuto commettere, e la speranza che gli sarà permesso di ripararvi per affrettare il suo avanzamento verso la beata vita eterna.

X..., sei appena rientrato nel mondo degli Spiriti e, malgrado ciò, sei presente qui con noi; ci vedi e ci senti, perché fra te e noi c'è solo il corpo deperibile che hai appena lasciato e che presto sarà ridotto in polvere.

Hai lasciato il grossolano involucro, soggetto alle vicissitudini e alla morte, e hai conservato solo l'involucro etereo, imperituro e inaccessibile alle sofferenze. Se non vivi più in quanto corpo, tu vivi la vita degli Spiriti, e questa vita è esente da quelle miserie che affliggono l'umanità.

Non hai più il velo che nasconde ai nostri occhi lo splendore della vita futura. Tu puoi ormai contemplare nuove meraviglie, mentre noi siamo ancora immersi nelle tenebre.

Tu vai a percorrere lo spazio e a visitare i mondi in tutta libertà, mentre noi arranchiamo penosamente sulla Terra dove ci trattiene il nostro corpo materiale simile, per noi, a un pesante fardello.

L'orizzonte dell'infinito si va dispiegando davanti ai tuoi occhi, e in presenza di tanta grandezza tu comprendi la vacuità dei nostri desideri terreni, delle nostre ambizioni mondane e delle gioie futili che fanno la delizia degli uomini.

La morte non è che una separazione di pochi istanti fra gli uomini. Dal luogo d'esilio dove ancora ci trattiene la volontà di Dio, così come i doveri che ancora dobbiamo assolvere su questa Terra, noi ti seguiremo con il pensiero fino al momento in cui ci sarà permesso di ricongiungerci a te, come tu ti sei ricongiunto a coloro che ti hanno preceduto.

Se noi non possiamo seguirti, tu invece puoi seguirci. Vieni dunque fra coloro che ti amano e che tu hai amato; sostienili nelle prove della vita; veglia Su quelli che ti sono cari; proteggili secondo le tue possibilità e addolcisci i loro rimpianti con il pensiero che ora tu sei più felice, e con la consolante certezza che un giorno tutti si ricongiungeranno a te in un mondo migliore.

Nel mondo in cui ti trovi, tutti i risentimenti terreni devono spegnersi. Possa tu, per la tua felicità futura, essere ormai a loro inaccessibile! Perdona dunque coloro che hanno potuto commettere dei torti nei tuoi confronti, come ti perdonano coloro che possono averne ricevuti da te.

Nota — Si possono aggiungere a questa preghiera, che si adatta a tutti, parole speciali, secondo le circostanze particolari di famiglia o di relazione e secondo la posizione sociale del defunto.

Quando si tratta di un bambino sappiamo, secondo lo Spiritismo, che non ci troviamo di fronte a uno Spirito di recente creazione, ma a uno Spirito che ha già vissuto altre vite e che può essere già molto progredito. Se la sua ultima esistenza è stata breve, è perché aveva bisogno solo di un supplemento di prova, o doveva essere una prova per i suoi genitori (vedere cap. V, n. 21 di quest'opera).

61. Altra preghiera [2] — Signore Onnipotente, che la Vostra misericordia si stenda sui nostri fratelli che hanno appena lasciato la Terra! Che la Vostra luce brilli davanti ai loro occhi! Fateli uscire dalle tenebre; aprite loro gli occhi e le orecchie! Che i Vostri buoni Spiriti li circondino e facciano loro sentire parole di pace e di speranza!

Signore, per quanto indegni possiamo essere, abbiamo l'ardire di implorare la Vostra misericordiosa indulgenza a favore di questo nostro fratello che voi avete appena richiamato dall'esilio. Fate che il suo ritorno sia quello del figliol prodigo. Dimenticate, mio Dio, gli errori che ha potuto commettere per ricordarvi solo del bene che ha potuto fare. La Vostra giustizia è immutabile, ben lo sappiamo, ma immenso è il Vostro amore. Noi Vi supplichiamo di mitigare la Vostra giustizia alla fonte di bontà che da Voi discende.

Che la luce si faccia per te, fratello mio, che hai appena lasciato la Terra! Che i buoni Spiriti del Signore discendano su di te, ti circondino e ti aiutino a scuotere le tue catene terrene! Comprendi e osserva la grandezza del nostro Maestro. Sottomettiti, senza lamentarti, alla Sua giustizia, ma non disperare mai della Sua misericordia. Fratello! Che un serio ritorno al tuo passato ti apra le porte dell'avvenire, facendoti comprendere gli errori che lasci dietro di te, e il lavoro che ti rimane da fare per ripararli! Che Dio ti perdoni, e che i Suoi buoni Spiriti ti sostengano e ti incoraggino! Pregheranno per te i tuoi fratelli della Terra, che a te domandano di pregare per loro.

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[2] Questa preghiera è stata dettata a un medium di Bordeaux, mentre passava sotto le sue finestre il carro funebre di uno sconosciuto.


Per le persone che abbiamo amato


62. Prefazione — Com'è orribile l'idea del niente! Come sono da compiangere coloro i quali credono che la voce di un amico che pianga il suo amico si perda nel vuoto e non trovi il più piccolo segnale di risposta! Non hanno mai conosciuto i puri e santi affetti quanti pensano che tutto muoia con il corpo; che il genio che ha gettato luce sul mondo con la sua vasta intelligenza sia un semplice gioco di forze materiali che si estingua per sempre come un vento; che dell'essere più caro, un padre, una madre o un figlio adorato, resti solo un po' di polvere che il tempo dissolve senza ritorno!

Come può un uomo di cuore restare insensibile a questo pensiero? Come può l'idea di un annientamento assoluto non raggelarlo per lo sgomento e non fargli per lo meno desiderare che non sia così? Se, fino a questo momento, la sua ragione non è bastata a togliergli i dubbi, ecco che lo Spiritismo viene a dissipare ogni incertezza sull'avvenire, con le prove tangibili che esso dà circa la sopravvivenza dell'anima e l'esistenza degli esseri d'oltretomba. Ovunque, pertanto, queste prove sono accolte con gioia. La fiducia rinasce, perché ormai l'uomo sa che la vita terrena è solo un breve passaggio che conduce a una vita migliore. Sa che le sue azioni su questa Terra non sono state inutili per lui e che gli affetti più santi non vengono spezzati senza speranza (vedere cap. 1V, n. 18; cap. V, n. 21 di quest'opera).

63. Preghiera — Degnatevi, mio Dio, di accogliere favorevolmente la preghiera che Vi rivolgo per lo Spirito di X... Fate ch'egli intraveda la Vostra luce divina. Rendetegli facile il cammino verso la felicità eterna. Permettete che i buoni Spiriti gli portino le mie parole e il mio pensiero.

E tu, che mi eri caro in questo mondo, ascolta la mia voce, che ti chiama per darti un nuovo pegno del mio affetto. Dio ha permesso che, tra noi due, tu fossi liberato per primo: non potrei lamentarmene senza con ciò essere egoista, perché questo equivarrebbe a desiderare, da parte mia, che continuassero per te le pene e le sofferenze della vita. Attendo dunque con rassegnazione il momento della nostra riunione in quel mondo più felice nel quale tu sei approdato prima di me.

So che la nostra separazione è solo momentanea e che, per quanto lunga essa possa sembrarmi, la sua durata si dissolve a confronto dell'eternità di gioia che Dio promette ai Suoi eletti. Che la Sua bontà mi preservi dal fare una qualsiasi cosa Che possa ritardare questo desiderato istante, risparmiandomi così il dolore di non ritrovarti nell'uscire dalla mia cattività terrena.

Oh, com'è dolce e consolante la certezza che fra di noi c'è solo un velo materiale che ti nasconde alla mia vista, e che tu puoi essere qui, al mio fianco, e vedermi e udirmi come una volta, e ancor meglio di una volta! Possa tu non dimenticarti di me, come io non mi dimentico di te! Che i nostri pensieri non cessino di incrociarsi e che il tuo mi segua e mi sostenga sempre.

Che la pace del Signore sia con te.


Per le anime sofferenti che domandano preghiere


64. Prefazione — Per comprendere il sollievo che la preghiera può offrire agli Spiriti sofferenti, bisogna riferirsi al suo modo di agire, precedentemente spiegato (vedere cap. XXVII, nn. 9, 18 e segg. di quest'opera). Chi si è compenetrato in questa verità prega con maggior fervore, avendo la certezza di non pregare invano.

65. Preghiera — Dio clemente e misericordioso, che la Vostra bontà si diffonda su tutti gli Spiriti che si raccomandano alle nostre preghiere, e in particolare sull'anima di X...

Buoni Spiriti, che vi impegnate solo nel bene, intercedete insieme a me in loro favore. Fate brillare nei loro occhi un raggio di speranza e fate che la divina luce li illumini riguardo alle imperfezioni che li tengono lontani dalla dimora dei beati. Aprite il loro cuore al pentimento e al desiderio di purificarsi per affrettare il loro avanzamento. Fate loro comprendere che, con i propri sforzi, possono abbreviare il tempo delle loro prove.

Che Dio, nella Sua bontà, dia loro la forza di perseverare nelle buone risoluzioni!

Possano queste parole benevole alleviare le loro pene, mostrando loro che sulla Terra ci sono esseri che sanno compatirli e che desiderano solo la loro felicità!

66. Altra preghiera — Noi vi preghiamo, o Signore, di diffondere su tutti quelli che soffrono, sia nello spazio come Spiriti erranti, sia fra noi come Spiriti incarnati, la grazia del Vostro amore e della Vostra misericordia. Abbiate pietà della nostra debolezza. Ci avete creato deboli, ma ci avete anche dato la forza per resistere al male e per vincerlo. Si estenda la Vostra misericordia a tutti quelli che non hanno potuto resistere alle loro cattive inclinazioni e ancora si trascinano sulla via del male. Che i Vostri buoni Spiriti li circondino. Che la Vostra luce risplenda nei loro occhi e che, attirati dal suo calore vivifico, essi vengano umili, pentiti e sottomessi, a prostrarsi ai Vostri piedi.

Vi preghiamo anche, Padre misericordioso, per quei nostri fratelli che non hanno avuto la forza di sopportare le loro prove terrene. Voi ci avete dato un fardello da portare, Signore, e noi dobbiamo soltanto deporlo ai Vostri piedi. Ma la nostra debolezza è grande, e qualche volta lungo il cammino ci viene a mancare il coraggio. Abbiate pietà di questi servitori indolenti che hanno abbandonato il lavoro prima del tempo. Che la Vostra giustizia li risparmi e permetta ai Vostri buoni Spiriti di portar loro sollievo, consolazione e speranza nell'avvenire! La prospettiva del perdono è fortificante per l'anima! Mostratela, Signore, ai colpevoli che disperano. Sorretti da questa speranza, essi attingeranno forze nella intensità stessa dei loro errori e delle loro sofferenze, così da riscattare il loro passato e prepararsi a conquistare l'avvenire.


Per un nemico deceduto


67. Prefazione — La carità verso i nostri nemici deve seguirli oltre la tomba. Si deve riflettere sul fatto che il male che essi ci hanno procurato è stato per noi una prova, che ha potuto essere utile al nostro avanzamento, sempre che noi abbiamo saputo trarne profitto. Essa ha potuto essere ancora più proficua delle afflizioni materiali, per il fatto che al coraggio e alla rassegnazione ci ha permesso di aggiungere la carità e l'oblio delle offese (vedere cap. X, n. 6; cap. XII, nn. 5 e 6 di quest'opera).

68. Preghiera— Signore, Vi siete compiaciuto di chiamare prima di me l'anima di X... Gli perdono il male che mi ha fatto e le sue cattive intenzioni nei miei confronti. Possa egli pentirsene, ora che non ha più le illusioni di questo mondo.

Che la Vostra misericordia, mio Dio, si irradi su di lui e allontani da me il pensiero di rallegrarmi per la sua morte. Se ho commesso dei torti nei suoi confronti, ch'egli possa perdonarmeli, come io dimentico quelli che lui ha commesso verso di me.


Per un criminale


69. Prefazione — Se l'efficacia delle preghiere fosse in ragione della loro lunghezza, le più lunghe dovrebbero essere riservate ai più colpevoli, perché ne hanno un bisogno maggiore di quelli che sono vissuti santamente. Rifiutarle ai criminali, significa mancare di carità e misconoscere la misericordia di Dio. Pensare che siano inutili, perché un uomo ha commesso colpe molto gravi, sarebbe voler giudicare la giustizia dell'Altissimo (vedere cap. XI, n. 14 di quest'opera).

70. Preghiera — Signore, Dio misericordioso, non ripudiate questo criminale che ha appena lasciato la Terra. La giustizia degli uomini può averlo condannato, ma ciò non lo affranca dalla Vostra giustizia, se il suo cuore non è stato toccato dai rimorsi.

Togliete dai suoi occhi la benda che gli nasconde la gravità delle sue colpe. Possa il suo pentimento meritare la Vostra grazia e alleviare le sofferenze della sua anima! Possano anche le nostre preghiere e l'intercessione dei buoni Spiriti portargli speranza e consolazione, ispirargli il desiderio di riparare alle sue cattive azioni in una nuova esistenza e dargli la forza di non soccombere nelle nuove lotte che dovrà affrontare!

Signore, abbiate pietà di lui!


Per un suicida


71. Prefazione — All'uomo non spetta mai il diritto di disporre della propria vita, perché solo a Dio spetta liberarlo dalla prigione terrena, quando lo riterrà opportuno. Tuttavia la giustizia divina può limitare il suo rigore in virtù di certe circostanze, ma riserva tutta la sua severità per colui che ha voluto sottrarsi alle prove della vita. Il suicida è simile al prigioniero che evade dalla prigione prima di aver espiato la pena e che, quando viene ripreso, è trattato più severamente. Così accade al suicida, il quale crede di sfuggire alle miserie presenti e invece s'immerge in infelicità maggiori (vedere cap. V, n. 14 e segg. di quest'opera).

72. Preghiera — Noi conosciamo, o mio Dio, la sorte riservata a coloro che violano la Vostra legge abbreviando volontariamente i loro giorni. Ma sappiamo anche che la Vostra misericordia è infinita. Degnatevi di estenderla all'anima di X... Possano le nostre preghiere e la Vostra commiserazione alleviare l'amarezza delle sofferenze che egli sopporta per non aver avuto il coraggio di attendere la fine delle sue prove!

Buoni Spiriti, la cui missione è quella di assistere gli infelici, prendetelo sotto la vostra protezione e ispirategli il rimorso per la sua colpa. Che la vostra assistenza gli dia la forza di sopportare con maggiore rassegnazione le nuove prove che dovrà subire per ripararla. Allontanate da lui i cattivi Spiriti che potrebbero condurlo di nuovo verso il male e prolungargli così le sue sofferenze, facendogli perdere il frutto delle sue prove future.

A te, la cui infelicità è l'oggetto delle nostre preghiere, possa la nostra pietà addolcirne l'amarezza e far nascere nel tuo cuore la speranza di un avvenire migliore! Questo avvenire è nelle tue stesse mani. Abbi fiducia nella bontà di Dio, le cui braccia sono sempre aperte a tutti i pentiti, e rimangono chiuse solo per i cuori insensibili.


Per gli Spiriti pentiti


73. Prefazione — Sarebbe ingiusto annoverare nella categoria degli Spiriti cattivi gli Spiriti sofferenti e pentiti, che chiedono preghiere. Costoro possono pur essere stati cattivi, ma non lo sono più dal momento che riconoscono le loro colpe, di cui hanno rimorso. Sono solo degli infelici. Alcuni cominciano perfino a godere di una relativa felicità.

74. Preghiera — Dio misericordioso, che accettate il pentimento sincerodel peccatore, incarnato o disincarnato, ecco uno Spirito che si compromise commettendo il male, ma che riconosce i suoi errori e s'inoltra nel buon cammino. DegnateVi, o mio Dio, di riceverlo come un figliol prodigo e di perdonarlo.

Buoni Spiriti, dei quali egli ha disconosciuto la voce, ora vuole ascoltarla. Permettetegli di intravedere la felicità degli eletti del Signore, affinché persista nel desiderio di purificarsi per raggiungerla. Sostenetelo nelle sue buone risoluzioni e dategli la forza di resistere ai suoi cattivi istinti.

Spirito di X..., ci felicitiamo per il tuo cambiamento e ringraziamo i buoni Spiriti che ti hanno aiutato!

Se un tempo ti sei compiaciuto nel commettere il male, è perché non sapevi come è dolce il piacere di fare il bene e anche perché ti sentivi troppo in basso per sperare di raggiungerlo. Ma, dal momento in cui ti sei messo sulla buona strada, una nuova luce si è diffusa per te. Hai cominciato a godere di una felicità sconosciuta, e la speranza è entrata nel tuo cuore. È che Dio ascolta sempre la preghiera del peccatore pentito e non manda mai via nessuno di coloro che Lo cercano.

Per tornare completamente nella grazia del Signore, impegnati d'ora in poi non solamente a non commettere più il male, ma a fare il bene e soprattutto a riparare il male fatto. Allora avrai soddisfatto la giustizia divina, e ogni buona azione cancellerà una delle tue colpe passate.

Il primo passo è fatto. Ora, più avanzerai e più il cammino ti sembrerà facile e gradevole. Persevera dunque e un giorno avrai la gloria di essere annoverato fra i buoni Spiriti e gli Spiriti beati.


Per gli Spiriti insensibili


75. Prefazione — I cattivi Spiriti sono quelli che non sono ancora stati toccati dal pentimento, che si compiacciono del male e che non hanno ancora concepito alcun rimorso. Sono insensibili ai rimproveri, respingono la preghiera e sovente bestemmiano il nome di Dio. Sono queste anime indurite che, dopo la morte, si vendicano sugli uomini delle sofferenze che sopportarono e perseguitano con il loro odio, sia attraverso l'ossessione, sia attraverso una qualsiasi influenza negativa, quelli che hanno detestato in vita (vedere cap. X, n. 6; cap. XII, nn. 5 e 6 di quest'opera).

Fra gli spiriti perversi, si distinguono due categorie: quella di coloro che sono decisamente cattivi e quella degli ipocriti. I primi sono molto più facilmente riconducibili al bene dei secondi. Essi sono per lo più di natura bruta e volgare, come se ne trovano fra gli uomini che fanno il male più per istinto che per calcolo, e non cercano di apparire migliori di quanto in realtà siano. Ma latente esiste in loro un germe che si deve far germogliare, cosa che si ottiene quasi sempre con la perseveranza, la fermezza unita alla benevolenza, i consigli, i ragionamenti e la preghiera. Nelle comunicazioni medianiche, la difficoltà che essi hanno nello scrivere il nome di Dio è indice di una paura istintiva, di una recriminazione della coscienza che li accusa di indegnità. Chi è in questa situazione si trova sulla soglia della conversione e si può sperare tutto da lui: basta trovarne il punto vulnerabile del cuore.

Gli Spiriti ipocriti sono quasi sempre molto intelligenti, ma non hanno nel cuore nessuna corda sensibile: nulla li tocca. Essi simulano tutti i buoni sentimenti per catturare la fiducia e sono felici quando trovano delle vittime che li accettano come Spiriti santi e che essi possono dominare a loro piacimento. Il nome di Dio, lungi dall'ispirare in loro il minimo timore, serve da maschera per coprire la loro turpitudine. Nel mondo invisibile, come in quello visibile, gli ipocriti sono gli esseri più dannosi, perché agiscono nell'ombra, cosicché di loro non si dubita. Hanno solo le apparenze della fede, ma non della fede sincera.

76. Preghiera — Signore, degnateVi di gettare uno sguardo di bontà sugli Spiriti imperfetti che sono ancora nelle tenebre dell'ignoranza e Vi disconoscono; in particolare, sullo Spirito di X...

Buoni Spiriti, aiutateci a fargli comprendere che inducendo gli uomini al male, ossessionandoli e tormentandoli, egli prolunga le sue stesse sofferenze. Fate che l'esempio della felicità di cui voi godete sia per lui un incoraggiamento.

Spirito che ancora ti compiaci del male, hai appena udito la preghiera che noi abbiamo a te elevato; essa vuole dimostrarti che desideriamo farti del bene, qualunque male tu abbia fatto.

Tu sei infelice, perché è impossibile essere felici facendo del male. Perché dunque rimanere nella pena quando dipende da te uscirne? Guarda i buoni Spiriti che ti circondano. Vedi come sono felici? Non sarebbe molto meglio per te gioire della stessa felicità?

Tu dirai che ciò ti è impossibile. Ma niente è impossibile a colui che vuole, perché Dio ti ha dato, come a tutte le sue creature, la libertà di scegliere fra il bene e il male, ossia fra la felicità e l'infelicità, e nessuno è condannato a fare il male. Se tu hai la volontà di farlo, hai anche quella di fare il bene e di essere felice.

Volgi il tuo sguardo a Dio. Elevati per un solo istante con il pensiero a Lui, e un raggio della Sua divina luce verrà a illuminarti. Di' con noi queste semplici parole: Mio Dio, mi pento, perdonatemi. Prova a pentirti e a fare il bene in luogo del male e vedrai che presto la Sua misericordia scenderà su di te e che un benessere sconosciuto verrà a sostituire le angosce che hanno indurito il tuo cuore. Una volta che avrai fatto un passo sulla buona strada, il resto del cammino ti sembrerà facile. Comprenderai allora quanto tempo hai sottratto, per tua stessa colpa, alla tua felicità. Ma un avvenire radioso e pieno di speranza si aprirà davanti a te e ti farà dimenticare il tuo miserabile passato, pieno di tribolazioni e tormenti morali che saranno per te l'inferno se dovessero durare eternamente. Verrà giorno in cui questi tormenti saranno tali che vorrai farli cessare a qualsiasi prezzo. Ma più aspetterai più ciò sarà difficile.

Non credere di rimanere sempre nello stato in cui ti trovi: ciò non è possibile. Hai di fronte a te due prospettive: una di soffrire molto più di quanto non ti succeda oggi; l'altra di essere felice come i buoni Spiriti che ti circondano. La prima è inevitabile se persisti nella tua ostinazione. Un semplice sforzo della tua volontà è sufficiente per toglierti dal male in cui ti trovi. Affrettati dunque, perché ogni giorno di ritardo è un giorno di felicità che hai perduto.

Buoni Spiriti, fate che queste parole trovino accesso in quest'anima ancora arretrata, affinché esse l'aiutino ad avvicinarsi a Dio. Noi vi preghiamo in nome di Gesù Cristo, che ha avuto un così grande potere sugli Spiriti cattivi.


5 — Preghiere per i malati e gli ossessi

Per i malati


77. Prefazione — Le malattie fanno parte delle prove e delle vicissitudini della vita terrena. Sono inerenti alla grossolanità della nostra natura fisica e al basso livello del mondo che abitiamo. Le passioni e gli eccessi di ogni specie generano in noi germi malsani, sovente ereditari. Nei mondi fisicamente o moralmente più avanzati, l'organismo umano, più puro e meno materiale, non è soggetto alle stesse infermità del nostro, e il corpo non è segretamente minato dalla devastazione delle passioni (vedere cap. III, n. 9 di quest'opera). Bisogna dunque che ci si rassegni a subire le conseguenze dell'ambiente in cui ci colloca la nostra inferiorità, finché non diventiamo degni di un trasferimento. Nell'attesa, ciò non deve impedirci di fare quel che dipende da noi per migliorare la nostra posizione attuale. Ma se, malgrado i nostri sforzi, non ci riusciamo, lo Spiritismo ci insegna a sopportare con rassegnazione i nostri mali transitori.

Se Dio non avesse voluto che, in certi casi, le nostre sofferenze fisiche fossero superate o alleviate, non avrebbe messo a nostra disposizione dei mezzi per curarci. La Sua previdente sollecitudine a questo riguardo, in accordo con il nostro istinto di conservazione, sta a indicare che è nostro dovere ricercarli e applicarli.

Accanto alla comune medicina elaborata dalla scienza, il magnetismo ci ha fatto conoscere la potenza dell'azione fluidica. In seguito lo Spiritismo è venuto a rivelarci un'altra forza nella medianità guaritrice e l'influenza della preghiera (vedere nel capitolo XXVI e di seguito, al n. 81, le note sulla Medianità guaritrice).

78. Preghiera (Del malato) — Signore, Voi siete tutto giustizia. La malattia, che avete voluto inviarmi, devo averla meritata perché Voi non affliggete mai senza giusta causa. Io mi rimetto, per la mia guarigione, alla Vostra infinita misericordia. Se a Voi piacerà ridarmi la salute, sia benedetto il Vostro santo nome; se invece devo soffrire ancora, sia lo stesso benedetto. Io mi sottometto senza lamentarmi ai Vostri divini decreti perché tutto ciò che fate può avere come scopo solo il bene delle Vostre creature.

Fate, o mio Dio, che questa malattia sia per me un benefico avvertimento e mi faccia riflettere su me stesso. Io l'accetto come un'espiazione del passato e come una prova per la mia fede e la mia sottomissione alla Vostra santa volontà (vedere la preghiera n. 40).

79. Preghiera (Per il malato) — Mio Dio, i Vostri disegni sono impenetrabili, e nella Vostra saggezza avete creduto di dover affliggere X... con la malattia. Gettate, Vi supplico, uno sguardo di compassione sulle sue sofferenze e degnateVi di porvi un termine.

Buoni Spiriti, ministri dell'Onnipotente, assecondate, vi prego, il mio desiderio di confortarlo. Orientate il mio pensiero affinché possa vel sai e un balsamo salutare sul suo corpo e la consolazione nella sua anima.

Ispirategli la pazienza e la sottomissione alla volontà di Dio. Dategli la forza di sopportare i suoi dolori con rassegnazione cristiana, affinché non perda il frutto di questa prova (vedere la preghiera n. 57).

80. Preghiera (Del medium guaritore) — Mio Dio, se Vi degnate di servirVi di me, indegno come sono, io posso guarire questa sofferenza, se tale è la Vostra volontà, perché io ho fede in Voi. Ma senza di Voi nulla io posso. Permettete ai buoni Spiriti di impregnarmi del loro fluido salutare, affinché io possa trasmetterloa questo malato. Allontanate da me qualsiasi pensiero d'orgoglio e di egoismo che potrebbe alterarne la purezza.


Per gli ossessi


81. Prefazione — L'ossessione è l'azione persistente che uno Spirito malvagio esercita su un individuo. Essa presenta caratteri molti diversi: dalla semplice influenza morale, senza segni esteriori sensibili, fino al turbamento completo dell'organismo e delle facoltà mentali. Essa annienta tutte le facoltà medianiche. Nella medianità, con la scrittura automatica, essa si traduce con l'ostinazione di uno Spirito a volersi manifestare in modo esclusivo, non permettendo che altri lo facciano.

I cattivi Spiriti pullulano intorno alla Terra, a causa dell'inferiorità morale dei suoi abitanti. Le loro azioni malefiche fanno parte dei flagelli ai quali l'umanità è esposta in questo mondo. L'ossessione, come le malattie e tutte le tribolazioni della vita, deve dunque essere considerata una prova o un'espiazione, e come tale venire accettata.

Allo stesso modo che le malattie sono la conseguenza delle imperfezioni fisiche, che rendono il corpo accessibile alle perniciose influenze esterne, così l'ossessione è sempre la conseguenza di un'imperfezione morale che offre libero accesso a uno Spirito cattivo. A una causa fisica si deve opporre una forza fisica, a una causa morale si deve opporre una forza morale. Per preservarsi dalle malattie, si fortifica il corpo; per garantirsi dall'ossessione, bisogna fortificare l'anima. Da questo deriva per l'ossesso la necessità di lavorare al suo stesso miglioramento, cosa che basta, nella maggioranza dei casi, per sbarazzarsi dell'ossessore senza dover ricorrere all'intervento di estranei. Questo ricorso diventa necessario quando l'ossessione degenera in soggiogazione e possessione, perché il paziente perde a volte la sua volontà e il suo libero arbitrio.

L'ossessione è quasi sempre l'azione vendicativa esercitata da uno Spirito e per lo più ha la sua origine nei rapporti che l'ossesso ha avuto con lui in un'esistenza precedente (vedere cap. X, n. 6; cap. XII, nn. 5 e 6 di quest'opera).

Nei casi di ossessione grave, l'ossesso è come avvolto e impregnato dì un fluido pernicioso che neutralizza l'azione dei fluidi salutari allontanandoli. È di questo fluido, dunque, che bisogna sbarazzarsi, poiché un cattivo fluido non può essere espulso da un altro cattivo fluido. Attraverso un'azione identica a quella del medium guaritore nei casi di malattia, bisogna espellere il fluido cattivo con l'aiuto di un fluido migliore, che produca in qualche modo l'effetto di um reagente. Questa è quella che possiamo denominare azione meccanica, che comunque non è sufficiente. Infatti, si deve, anche e soprattutto, agire sull'essere intelligente al quale si deve avere il diritto di parlare con autorità. E questa autorità è data solo dalla superiorità morale. Quanto più essa sarà grande, tanto maggiore sarà l'autorità.

E non è ancora tutto: per assicurare l'affrancamento, bisogna indurre lo Spirito malvagio a rinunciare ai suoi perversi disegni. Bisogna far nascere in lui il pentimento e il desiderio di bene, attraverso istruzioni abilmente indirizzate, con l'aiuto di evocazioni particolari, fatte in considerazione della sua educazione morale. Allora si può avere la doppia soddisfazione di liberare un incarnato e di convertire uno Spirito imperfetto.

Il compito diventa più facile quando l'ossesso, comprendendo la sua situazione, offre il concorso della sua volontà e della sua preghiera. Non è così quando l'ossesso, sedotto dallo Spirito ingannatore, si fa illusioni circa le qualità di colui che lo domina, si compiace dell'errore in cui quest'ultimo lo sprofonda e, lungi dall'assecondare, rifiuta qualsiasi assistenza. È il caso della fascinazione sempre infinitamente più ribelle della più violenta suggestione (vedere Il Libro dei Medium, cap. XXIII).

In tutti i casi di ossessione, la preghiera è il più potente aiuto per agire contro lo Spirito ossessore.

82. Preghiera (Dell'ossesso) — Mio Dio, permettete ai buoni Spiriti di liberarmi dello Spirito malvagio che si è attaccato a me. Se si tratta di una vendetta che egli esercita per dei torti che io ho commesso nei suoi confronti, permetteteglielo, mio Dio, per mia punizione ed io subirò le conseguenze della mia colpa. Possa il mio pentimento farmi meritare il Vostro perdono e la mia liberazione! Ma, qualunque sia il motivo, io invoco su di lui la Vostra misericordia. DegnateVi perciò di facilitargli la via del progresso, il che lo distoglierà dal pensiero di farmi del male. Possa io, dal canto mio, rendergli bene per male e condurlo a migliori sentimenti.

Ma io so anche, o mio Dio, che sono le mie imperfezioni a rendermi accessibile alle influenze degli Spiriti imperfetti. Donatemi la luce necessaria per riconoscerli e liberatemi soprattutto del mio orgoglio, che mi rende cieco riguardo ai miei difetti.

Come grande dev'essere la mia indegnità, se un essere malefico può martirizzarmi!

Fate, o mio Dio, che questo colpo inferto alla mia vacuità mi serva di lezione per l'avvenire; che mi fortifichi nella risoluzione che io prendo di purificarmi con la pratica del bene, della carità e dell'umiltà, al fine di opporre d'ora in poi una barriera alle cattive influenze.

Signore, datemi la forza di sopportare questa prova con pazienza e rassegnazione! Io comprendo che, come tutte le altre prove, essa deve contribuire al mio miglioramento, se io non ne vanificherò il frutto lamentandomi. Essa mi offre l'opportunità di mostrare la mia sottomissione e di esercitare la carità verso un fratello sfortunato, perdonandogli il male che mi fa (vedere cap. XII, nn. 5 e 6; cap. XXVIII nn. 15 e segg., e 46, 47 di quest'opera).

83. Preghiera (Per l'ossesso) — Dio Onnipotente, degnateVi di darmi il potere di liberare X... dallo Spirito che lo ossessiona. Se è nei Vostri disegni mettere un termine a questa prova, accordatemi la grazia di parlare a questo Spirito con autorevolezza.

Buoni Spiriti che mi assistite, e tu, Angelo Custode di X..., prestatemi il vostro soccorso; aiutatemi a liberarlo del fluido impuro da cui è avvolto.

In nome di Dio Onnipotente, io scongiuro lo Spirito malefico che lo tormenta di ritirarsi.

84. Preghiera (Per lo Spirito ossessore) — Dio infinitamente buono, invoco la Vostra misericordia per lo Spirito che ossessiona X... Fategli intravedere la luce divina, affinché egli si accorga della falsa strada in cui si è imbattuto. Buoni Spiriti, aiutatemi a fargli comprendere che ha tutto da perdere facendo il male, e tutto da guadagnare facendo il bene.

Spirito che ti compiaci di tormentare X.... ascoltami, perché io ti parlo in nome di Dio.

Se tu volessi riflettere, comprenderesti che il male non può avere la meglio sul bene e che tu non puoi essere più forte di Dio e dei buoni Spiriti.

Essi avrebbero potuto preservare X... da qualsiasi assalto da parte tua. Se non l'hanno fatto, vuol dire che egli doveva subire una prova. Ma quando questa prova sarà finita, Dio e i buoni Spiriti ti priveranno di qualsiasi influenza su di lui. Il male che gli avrai fatto, anziché nuocergli, sarà servito al suo avanzamento, ed egli ne sarà più felice. Così la tua malvagità sarà stata una pura perdita per te e ti si ritorcerà contro.

Dio, che è onnipotente, e gli Spiriti superiori Suoi delegati, che sono più potenti di te, potranno dunque mettere termine a questa ossessione quando lo vorranno, e la tua tenacia si sbriciolerà di fronte a questa autorità superiore. Ma, per il fatto che Dio è buono vuole perfino lasciare il merito di distruggere questa tua malvagità alla tua stessa volontà. È una concessione quella che Egli ti accorda; se non ne approfitti, ne subirai spiacevoli conseguenze. Grandi castighi e crudeli sofferenze ti attendono. Sarai obbligato a implorare la pietà e le preghiere delle tue vittime, che già ti perdonano e pregano per te — cosa che è un grande merito agli occhi di Dio — e affretterà la loro liberazione.

Rifletti dunque finché hai ancora tempo, perché la giustizia di Dio peserà su di te come su tutti gli Spiriti ribelli. Pensa che il male che fai in questo momento avrà forzatamente un termine, mentre, se tu insisti nella tua crudeltà, le tue sofferenze aumenteranno senza fine.

Quando tu eri sulla Terra, non trovavi sciocco sacrificare un grande bene per una piccola soddisfazione del momento? Lo stesso avviene ora che sei Spirito. Che te ne viene da ciò che fai? Il triste piacere di tormentare qualcuno non ti impedisce di essere infelice, qualunque cosa tu possa dirne, e ti renderà più infelice ancora.

A confronto di ciò, guarda che cosa perdi. Guarda i buoni Spiriti che ti circondano e osserva se la loro sorte non è preferibile alla tua. La felicità di cui essi godono sarà con te condivisa quando lo vorrai. Che cosa ci vuole per questo? Implora Dio e fa il bene invece del male. So che non puoi cambiare tutto d'un colpo, ma Dio non domanda l'impossibile. Ciò che Egli vuole è la buona volontà. Prova dunque, e noi ti aiuteremo. Fa che presto noi possiamo dire per te la preghiera per gli Spiriti pentiti (n. 73), e non annoverarti più fra gli Spiriti cattivi, in attesa che tu possa essere annoverato fra quelli buoni (vedere anche n. 75, "La preghiera per gli Spiriti insensibili").

Osservazione — La cura delle ossessioni gravi richiede grande pazienza, perseveranza e dedizione. Essa esige anche tatto e abilità, per portare al bene Spiriti sovente molto perversi, induriti e astuti, dal momento che ci sono Spiriti ribelli all'ultimo stadio. Nella maggior parte dei casi, bisogna orientarsi secondo le circostanze. Ma, qualunque sia il carattere dello Spirito, un fatto è certo: non si ottiene niente con le costrizioni e le minacce; tutta l'influenza sta nell'autorevolezza morale. Un'altra verità, confermata sia dall'esperienza sia dalla logica, è la completa inefficacia di esorcismi, formule, parole sacramentali, amuleti, talismani, pratiche esteriori o segni materiali di qualunque tipo.

L'ossessione molto prolungata può dar luogo a disordini patologici e richiede a volte un trattamento simultaneo o consecutivo sia magnetico, sia medico, per riequilibrare l'organismo. Eliminata la causa, rimangono da combattere gli effetti (vedere Il libro dei Medium, cap. XXIII, "Dell'ossessione". Si veda anche Rivista Spiritista, febbraio e marzo 1864, aprile 1865: "Exemples de cures d'obsessions")