IL VANGELO SECONDO LO SPIRITISMO

Allan Kardec

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Capitolo VII - BEATI I POVERI DI SPIRITO

Che cosa bisogna intendere per poveri di spirito — Chiunque si esalti, sarà umiliato —
Misteri nascosti ai sapienti e ai saggi — Istruzioni degli Spiriti: L'orgoglio e l'umiltà —
Missione dell'uomo intelligente sulla Terra



Che cosa bisogna intendere per poveri di spirito


1. “Beati i poveri di spirito, perché di loro è il regno dei cieli». (Matteo 5:3)

2. I miscredenti si sono divertiti con la massima Beati i poveri di spirito, come con tante altre cose che non hanno compreso. Per poveri di spirito, Gesù non intende gli uomini sprovvisti di intelligenza, ma gli umili: Egli dice che il Regno dei Cieli è loro e non degli orgogliosi.

Gli uomini di scienza e di intelletto, secondo i parametri terreni, hanno generalmente una così alta considerazione di se stessi e della loro superiorità, che ritengono le cose divine non degne della loro attenzione. Il loro sguardo, concentrato sulla persona, non può elevarsi fino a Dio. Questa propensione a credersi al di sopra di tutto li porta troppo spesso a negare ciò che, essendo al di sopra di loro, potrebbe sminuirli, e a negare persino la Divinità. Oppure, se arrivano ad ammettere la Divinità, le contestano uno dei suoi attributi più belli: la sua azione provvidenziale sulle cose del mondo, persuasi che essi soltanto siano sufficienti per ben governarlo. Prendendo la loro intelligenza come metro dell'intelligenza universale e, giudicandosi all'altezza di comprendere tutto, essi non credono sia possibile ciò che non comprendono. Una volta pronunciato, il loro giudizio è per loro senza appello.

Se rifiutano di ammettere il mondo invisibile e una potenza al di sopra dell'uomo, non è detto che ciò sia però al di sopra della loro portata. Il fatto è che il loro orgoglio si ribella all'idea di qualcosa al di sopra del quale non possono porsi e che li farebbe scendere dal loro piedistallo. È per questo che essi hanno solo sorrisi di sufficienza per tutto ciò che non è del mondo visibile e tangibile. Si attribuiscono troppa superiorità e sapienza per credere a cose che vanno bene, secondo loro, per i semplici, ritenendo quelli che le prendono sul serio dei poveri di spirito.

Tuttavia, checché ne dicano, dovranno pur entrare, come gli altri, in questo mondo invisibile che scherniscono. È là che i loro occhi si apriranno, è là che prenderanno atto del loro errore. Ma Dio, che è giusto, non può ricevere allo stesso titolo chi ha disconosciuto la Sua potenza e chi si è umilmente sottomesso alle Sue leggi né trattare tutti allo stesso modo.

Affermando che il Regno dei Cieli è dei semplici, Gesù intende dire che nessuno vi è ammesso senza la semplicità del cuore e l'umiltà dello spirito; intende dire che l'ignorante, il quale possiede queste qualità, sarà preferito al sapiente, il quale crede più in se stesso che in Dio. In tutte le circostanze, Egli pone l'umiltà fra le virtù che avvicinano a Dio e l'orgoglio fra i vizi che da Dio allontanano. E ciò per una ragione molto evidente: perché l'umiltà è un atto di sottomissione a Dio, mentre l'orgoglio è una ribellione contro di Lui. È meglio dunque, per la felicità futura dell'uomo, essere povero di spirito, nel senso mondano del termine, e ricco di qualità morali.


Chiunque si esalti, sarà umiliato


3. In quel momento, i discepoli si avvicinarono a Gesù, dicendo: «Chi è dunque il più grande nel regno dei cieli?» Ed egli, chiamato a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Chi pertanto si farà piccolo come questo bambino, sarà lui il più grande nel regno dei cieli. E chiunque riceve un bambino come questo nel nome mio, riceve me.(...)» (Matteo 18:1 5)

4. Allora la madre dei figli di Zebedeo si avvicinò a Gesù con i suoi figli, prostrandosi per fargli una richiesta. Ed egli le domandò: «Che vuoi?» Ella gli disse: «Di' che questi miei due figli siedano l'uno alla tua destra e l'altro alla tua sinistra, nel tuo regno». Gesù rispose: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete voi bere il calice che io sto per bere?» Essi gli dissero: «Sì, lo possiamo». Egli disse loro: «Voi certo berrete il mio calice; ma quanto al sedersi alla mia destra e alla mia sinistra, non sta a me concederlo, ma sarà dato a quelli per cui è stato preparato dal Padre mio». I dieci, udito ciò, furono indignati contro i due fratelli. Ma Gesù, chiamatili a sé, disse: »Voi sapete che i principi delle nazioni le signoreggiano e che i grandi le sottomettono al loro dominio. Ma non è così tra di voi: anzi, chiunque vorrà essere grande tra di voi, sarà vostro servitore; e chiunque tra di voi vorrà essere primo, sarà vostro servo; appunto come il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti». (Matteo 20:20-28)

5. Gesù entrò di sabato in casa di uno dei principali farisei per prendere cibo, ed essi lo stavano osservando. (...) Notando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro questa parabola: «Quando sarai invitato a nozze da qualcuno, non ti mettere a tavola al primo posto, perché può darsi che sia stato invitato da lui qualcuno più importante di te, e chi ha invitato te e lui venga a dirti: "Cedi il posto a questo!" e tu debba con tua vergogna andare allora a occupare l'ultimo posto. Ma quando sarai invitato, va' a metterti all'ultimo posto, affinché quando verrà colui che ti ha invitato, ti dica: "Amico, vieni più avanti". Allora ne avrai onore davanti a tutti quelli che saranno a tavola con te. Poiché chiunque si innalza sarà abbassato e chi si abbassa sarà innalzato». (Luca 14:1, 7-11)

6. Queste massime sono la conseguenza del principio di umiltà che Gesù non tralascia mai di porre come condizione essenziale per la felicità promessa agli eletti del Signore, e che ha formulato con queste parole: «Beati i poveri di spirito, perché di loro è il Regno dei Cieli». Egli prende un fanciullo come esempio della semplicità d'animo e dice: «Chi pertanto si farà piccolo come questo bambino, sarà lui il più grande nel Regno dei Cieli»; ossia non avrà nessuna pretesa di superiorità e di infallibilità.

È lo stesso concetto fondamentale che si trova in altre massime: «Chiunque vorrà essere grande tra di voi sarà vostro servitore», e in questa: «Chi si abbassa sarà innalzato».

Lo Spiritismo viene a confermare la teoria con l'esempio, mostrandoci, nel mondo degli Spiriti, grandi coloro che sono stati piccoli sulla Terra, e sovente molto piccoli quelli che sono stati in questo mondo i più grandi e i più potenti. Il fatto è che i primi hanno portato con sé, morendo, ciò che fa la vera grandezza in Cielo e non si perde mai: la virtù. Mentre gli altri hanno dovuto lasciare ciò che costituiva per loro la grandezza sulla Terra e che non hanno potuto portare con sé: la fortuna, i titoli, il successo, i privilegi di nascita. Non avendo altro, arrivano nell'Aldilà spogli di tutto, come dei naufraghi che hanno perduto ogni cosa, persino gli abiti. Essi conservano solo l'orgoglio che rende la loro nuova condizione ancora più umiliante, perché vedono al di sopra di sé, e risplendenti di gloria, quelli che hanno calpestato sulla Terra.

Lo Spiritismo ci mostra un'altra applicazione di questo principio nelle incarnazioni successive, dove coloro che si sono trovati nella condizione più elevata in un'esistenza vengono relegati all'ultimo livello nell'esistenza successiva, se sono stati dominati dall'orgoglio e dall'ambizione. Pertanto non cercate il primo posto sulla Terra né di mettervi al di sopra degli altri, se non volete vedervi costretti a scendere. Cercate, al contrario, il posto più umile e più modesto, perché Dio saprà ben darvene uno più elevato in Cielo, se lo meritate.


Misteri nascosti ai sapienti e ai saggi


7. In quel tempo Gesù prese a dire: «Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli». (Matteo 11:25)

8. Può sembrare singolare che Gesù renda grazie a Dio d'aver rivelato queste cose ai semplici e ai piccoli, che sono i poveri di spirito, e di averle tenute nascoste ai saggi e ai sapienti, apparentemente più idonei a comprenderle. È che per i primi bisogna intendere gli umili, che si umiliano davanti a Dio e non si credono superiori a tutti; e per i secondi, gli orgogliosi, quelli che si vantano per il loro sapere mondano, che si credono sapienti perché negano trattando Dio alla pari, quando addirittura non lo rinnegano. Anticamente saggio era sinonimo di sapiente. Ed è per questo che Dio lascia a loro la ricerca dei segreti della Terra, mentre rivela quelli del Cielo ai semplici e agli umili che si inchinano davanti a Lui.

9. Così è oggi per le grandi verità rivelate dallo Spiritismo. Certi miscredenti si stupiscono che gli Spiriti facciano così poco per convincerli. È che gli Spiriti si occupano di coloro che cercano la luce in buona fede e con umiltà, anziché di coloro che credono di possedere tutti i lumi e che sembrano pensare che Dio dovrebbe essere troppo felice di ricondurli a Sé, dimostrando che esiste.

La potenza di Dio risplende nelle cose più piccole come nelle più grandi. Egli non mette la fiaccola sotto il moggio, affinché la sua luce si diffonda ovunque. Ciechi dunque sono coloro che non la vedono. Dio non vuole aprir loro gli occhi per forza, visto che a loro piace tenerli chiusi. Verrà il loro turno, ma bisogna che prima provino l'angoscia delle tenebre e riconoscano Dio, e non il caso, nella mano che con duri colpi spezza il loro orgoglio. Dio, per vincere l'empietà, impiega i mezzi che più convengono a ognuno di noi. Non spetta al miscredente prescriverGli quello che deve fare, e dirGli: «Se volete convincermi, mi dovete prendere nel tale o talaltro modo, in un certo momento piuttosto che in un altro, perché questo è il momento per me più conveniente».

Non si meraviglino dunque i miscredenti se Dio e gli Spiriti, che sono gli agenti della Sua volontà, non si sottomettono alle loro esigenze. Si domandino invece che cosa direbbero se l'ultimo dei loro sottoposti volesse imporsi a loro. Dio impone le condizioni e non le subisce. Ascolta con bontà quelli che si rivolgono a Lui umilmente e non coloro che credono di essere superiori a Lui.

10. Dio, si dirà, non potrebbe colpirli personalmente con delle manifestazioni evidenti, di fronte alle quali i miscredenti più pervicaci dovrebbero inchinarsi? Senza dubbio lo potrebbe, ma allora dove starebbe il loro merito e, a questa stregua, a che cosa servirebbe? Non assistiamo forse tutti i giorni al rifiuto dell'evidenza e non sentiamo persino dire: «Se anche vedessi, non ci crederei, perché io so che è impossibile»? Se essi rifiutano di riconoscere la verità, vuol dire che il loro spirito non è ancora maturo per comprenderla né il loro animo per sentirla. L'orgoglio è il velo che offusca la loro vista. A che cosa serve fare luce a un cieco? Bisogna dunque guarire prima le cause del male. È per questo che Dio, medico competente, castiga prima l'orgoglio. Egli dunque non abbandona i suoi figli perduti, sa che prima o poi i loro occhi si apriranno, ma vuole che ciò avvenga di loro spontanea volontà, quando, vinti dai tormenti dell'empietà, si getteranno essi stessi nelle Sue braccia e, come il figliol prodigo, Gli chiederanno grazia!


ISTRUZIONI DEGLI SPIRITI
L'orgoglio e l'umiltà


11. Che la pace del Signore sia con voi, miei cari amici! Io vengo a voi per incoraggiarvi a seguire la buona via.

Ai poveri Spiriti, che un tempo abitarono sulla Terra, Dio affida la missione di venire a illuminarvi. Benedetto sia per la grazia che ci accorda di aiutarvi a migliorare. Che lo Spirito Santo mi Illumini e mi aiuti a rendere la mia parola comprensibile e mi faccia la grazia di metterla alla portata di tutti! Voi, incarnati tutti, che siete in pena e cercate la luce. che la volontà di Dio mi sia di aiuto per farla risplendere ai vostri occhi!

L'umiltà è una virtù fra voi molto dimenticata. I grandi esempi che vi sono stati dati sono ben poco seguiti e, tuttavia, senza l'umiltà potete voi forse essere caritatevoli verso il vostro prossimo? Certamente no, perché questo sentimento mette tutti gli uomini sullo stesso piano, dice loro che sono tutti fratelli, che devono aiutarsi l'un l'altro, e li conduce al bene. Senza umiltà, vi credete adorni di virtù che non avete, come se indossaste un abito per nascondere le deformità del vostro corpo. Ricordatevi di Colui che ci ha salvato; ricordatevi dell'umiltà che l'ha fatto così grande e l'ha posto al di sopra di tutti i profeti.

L'orgoglio è il terribile avversario dell'umiltà. Se Cristo prometteva il Regno dei Cieli ai più poveri, è perché i grandi della Terra immaginano che i titoli e le ricchezze siano ricompense date per i loro meriti e che la loro essenza è più pura di quella del povero. Credono che quanto hanno è loro dovuto ed è per questo che, quando Dio toglie loro qualcosa, Lo accusano di ingiustizia. Pura cecità! Per caso Dio fa delle distinzioni riguardo al corpo? L'involucro del povero non è uguale a quello del ricco? Il Creatore ha fatto forse due specie di uomini? Tutto ciò che Dio fa è grande e saggio. Non attribuitegli mai le idee che sorgono nel vostro cervello di uomini orgogliosi.

Oh, ricco! Mentre tu dormi nelle tue stanze dorate al riparo dal freddo, sai quante migliaia di tuoi fratelli, che valgono quanto te, giacciono sulla paglia? L'infelice che patisce la fame non è uguale a te? A queste parole, lo so bene, il tuo orgoglio si ribella. Tu arrivi a fargli l'elemosina, ma mai a stringergli la mano fraternamente, mai! Come — dirai — io, discendente da nobile stirpe, grande della Terra, sarei uguale a questo miserabile vestito di cenci! Vana utopia di sedicenti filosofi! Se siamo uguali, perché Dio avrebbe permesso che costui fosse così in basso e io tanto in alto?” È vero che le vostre vesti non si assomigliano affatto. Ma se voi ne foste entrambi spogliati, quale sarebbe la differenza? La nobiltà del sangue, dirai tu. Ma la chimica non ha mai trovato nessuna differenza fra il sangue di un grande signore e quello di un plebeo, fra quello del padrone e quello del suo servitore. Chi ti dice che tu pure non sia stato miserabile e infelice come lui? Che anche tu non abbia chiesto l'elemosina? Che non la chiederai un giorno proprio allo stesso individuo che oggi disprezzi? Le ricchezze sono forse eterne? Non finiscono forse con il corpo, involucro transitorio del tuo Spirito? Oh, ritorna a essere umile! Getta finalmente uno sguardo sulla realtà delle cose di questo mondo, su ciò che costituisce la tua grandezza e la miseria nell'altro. Ricordati che la morte non risparmierà te più di un altro; che i tuoi titoli non la eviteranno; che la morte può colpirti domani, oggi, nel giro di un'ora; e se tu insisti nel tuo orgoglio, oh, allora ti compiango, perché sei degno solo di pietà!

Orgogliosi! Che cosa eravate prima di essere nobili e potenti? Forse eravate più in basso dell'ultimo dei vostri servi. Chinate dunque la vostra fronte altera, che Dio può piegare nel momento in cui voi l'alzate di più. Tutti gli uomini sono uguali sulla bilancia divina; solo le virtù li distinguono agli occhi di Dio. Tutti gli Spiriti sono della stessa essenza, e tutti i corpi sono composti della stessa materia. I vostri titoli e il vostro nome non la cambiano minimamente, rimangono nella tomba e non sono essi che danno la felicità promessa agli eletti. La carità e l'umiltà sono i soli titoli di nobiltà.

Povera creatura, tu sei una madre! I tuoi bambini soffrono. Hanno freddo. Hanno fame. Tu vai, sotto il peso della tua croce, a umiliarti per procurare loro un pezzo di pane. Oh, io m'inchino davanti a te! Come sei nobilmente santa e grande ai miei occhi! Spera e prega: la felicità non è ancora di questo mondo. Ai poveri oppressi e fiduciosi in Dio, Egli dà il Regno dei Cieli.

E tu, ragazza, povera piccola votata al lavoro e alle privazioni, perché questi tristi pensieri? Perché piangi? Che il tuo sguardo si alzi devoto e sereno verso Dio, che dà il mangime agli uccellini. Abbi fiducia in Lui, ed Egli non ti abbandonerà. Il frastuono delle feste e dei piaceri del mondo fa battere il tuo cuore. Vorresti anche tu adornare il capo di fiori e confonderti con i felici della Terra. Dici a te stessa che anche tu, come quelle signore che vedi passare sorridenti e spensierate, potresti essere ricca! Oh, taci, ragazza! Se tu sapessi quante lacrime e dolori, che non si conoscono, sono nascosti sotto questi abiti ricamati, quanti singhiozzi vengono soffocati dal suono di questa orchestra gioiosa, preferiresti il tuo umile rifugio e la tua povertà. Conservati pura agli occhi del Signore, se non vuoi che il tuo angelo custode ritorni da Lui, il volto nascosto sotto le bianche ali, e ti lasci ai tuoi rimorsi, senza guida e senza sostegno, in questo mondo, dove ti troverai perduta in attesa di essere punita nell'altro.

E voi tutti, che soffrite per le ingiustizie degli uomini, siate indulgenti con gli errori dei vostri fratelli, dicendo a voi stessi che neppure voi siete senza peccato: è una questione di carità, ma anche di umiltà. Se soffrite per delle calunnie, abbassate la fronte sotto queste prove. Che vi importa delle calunnie del mondo? Se la vostra condotta è pura, Dio non può non ricompensarvi. Sopportate con coraggio le umiliazioni degli uomini: bisogna essere umili e riconoscere che solo Dio è grande e potente.

Oh, mio Dio! Sarà necessario che Cristo ritorni un'altra volta su questa Terra per insegnare agli uomini le Tue leggi, che essi hanno dimenticato? Dovrà ancora Egli scacciare i mercanti dal tempio, i quali infangano la Sua casa che è solo luogo di preghiera? Oh uomini, chissà, se Dio vi accordasse questa grazia, può darsi che voi la rinneghereste come un tempo. Lo chiamereste blasfemo, perché piegherebbe l'orgoglio dei moderni Farisei, e forse Gli fareste rifare il cammino del Golgota.

Quando Mosè andò sul Monte Sinai per ricevere i comandamenti di Dio, il popolo di Israele, lasciato a se stesso, abbandonò il vero Dio. Uomini e donne offrirono il loro oro e i loro gioielli per farsi un idolo che adorarono. Uomini civilizzati, voi fate come loro. Cristo vi ha lasciato la Sua dottrina, vi ha dato l'esempio di tutte le virtù, e voi avete trascurato esempio e precetti. Portando ognuno di voi le proprie passioni, vi siete fatti un dio a vostro piacimento: secondo alcuni terribile e sanguinano, secondo altri incurante degli interessi del mondo. Il dio che vi siete fatti è di nuovo il vitello d'oro che ognuno adatta ai propri gusti e alle proprie idee.

Ritornate in voi, fratelli miei, miei amici! Che la voce degli Spiriti tocchi il vostro cuore! Siate generosi e caritatevoli senza ostentazione, ossia fate il bene con umiltà! Che ognuno demolisca, a poco a poco, gli altari innalzati al proprio orgoglio. In una parola, siate dei veri cristiani e guadagnerete il regno della verità. Non dubitate della bontà di Dio, dato che vi dà tante prove. Siamo venuti a preparare il cammino per il compiersi delle profezie. Quando il Signore vi offrirà una manifestazione più evidente della Sua clemenza, che l'inviato celeste trovi in voi solo una grande famiglia; che i vostri cuori siano dolci, umili e degni di intendere la parola divina, che egli verrà a portare; che l'eletto trovi sul suo cammino solo le palme adagiate per il vostro ritorno al bene, alla carità, alla fraternità. E allora il vostro mondo diventerà il paradiso terrestre. Ma se voi rimanete insensibili alla voce degli Spiriti inviati per purificarvi, ricalcate la vostra società civile, ricca di scienza e così povera di buoni sentimenti. Ahimè! Non ci rimarrebbe che piangere e gemere sulla vostra sorte. Ma no, non sarà così. Ritornate a Dio, vostro Padre, e allora noi tutti, che ci siamo adoperati per il compiersi della Sua volontà, intoneremo il cantico di ringraziamento al Signore per la Sua inesauribile bontà e per glorificarlo nei secoli dei secoli. Così sia.

(Lacordaire, Constantine, 1863)


12. Uomini, perché vi lamentate delle calamità che voi stessi andate accumulando sulle vostre teste? Voi, che avete misconosciuto la santa e divina morale di Cristo, non stupitevi dunque se l'iniquità tracima da tutte le parti.

Il malessere diventa generale. Allora con chi prendersela se non con voi stessi che cercate continuamente di schiacciarvi l'un l'altro? Non potete essere felici senza mutua benevolenza, e come può esserci la benevolenza se c'è l'orgoglio? L'orgoglio, ecco l'origine di tutti i vostri mali. Impegnatevi dunque a distruggerlo, se non volete perpetuarne le funeste conseguenze. Un solo mezzo vi viene offerto per questo, ma questo mezzo è infallibile e consiste nel prendere come regola costante della vostra condotta la legge di Cristo, legge che voi avete rigettata o di cui avete falsato l'interpretazione.

Perché tenete in così alta stima ciò che brilla e affascina i vostri occhi, invece di ciò che tocca il cuore? Perché il vizio che si sviluppa nell'opulenza è oggetto della vostra adulazione, mentre avete solo uno sguardo di sufficienza per il vero ma oscuro merito? Basta che un ricco dissoluto, perso nel corpo e nell'anima, bussi, perché tutte le porte gli vengano aperte, tutte le attenzioni siano per lui, mentre l'uomo dabbene, che vive del suo lavoro, viene degnato solo di un saluto accondiscendente. Quando la considerazione che si accorda alle persone viene misurata secondo il peso dell'oro che possiede o per il nome che porta, quale interesse potrebbe mai esserci a correggere i propri difetti?

Sarebbe ben differente se il vizio dorato venisse fustigato dall'opinione pubblica come il vizio del miserabile. Ma l'orgoglio è indulgente verso tutto ciò che lo seduce. Tempi di cupidigia e di denaro, direte voi. Senza dubbio, ma perché avete lasciato che i bisogni materiali sconfinassero nel campo del buon senso e della ragione? Perché ognuno vuole stare al di sopra del proprio fratello? Oggi, la società ne subisce così le conseguenze.

Non dimenticate: tale stato di cose è sempre indice di decadenza morale. Quando l'orgoglio raggiunge il limite estremo, è segno di una caduta imminente, perché Dio colpisce sempre i superbi. Se a volte li lascia emergere, è per dare loro il tempo di riflettere e di correggersi, sotto i colpi che, di tanto in tanto, Egli dà al loro orgoglio per avvertirli. Ma, anziché umiliarsi, essi si ribellano. Allora, quando la misura è colma, Dio li sbaraglia completamente, e la loro caduta è tanto più terribile quanto più essi sono saliti in alto.

Povera razza umana, il cui egoismo ha corrotto tutti i cammini umani, riprendi coraggio nonostante tutto. Nella Sua misericordia infinita, Dio ti invia un potente rimedio per i tuoi mali, un soccorso insperato per il tuo sconforto. Apri gli occhi alla luce: ecco le anime di coloro che non sono più e che vengono a richiamarti ai tuoi veri doveri. Esse ti diranno, con l'autorevolezza dell'esperienza, quanto la vanità e la grandezza della vostra passeggera esistenza siano poca cosa a confronto dell'eternità. Ti diranno che il più grande è colui che è stato il più umile fra i più piccoli di questo mondo, che colui che ha amato di più i suoi fratelli sarà anche il più amato in Cielo; che i potenti della Terra, se hanno abusato della loro autorità, saranno costretti a ubbidire ai loro subalterni; che infine la carità e l'umiltà, queste due sorelle che si danno la mano, sono i titoli più efficaci per ottenere la grazia davanti all'Eterno.

(Adolphe, vescovo di Algeri, Marmande, 1862)


Missione dell'uomo intelligente sulla Terra


13. Non siate fieri di ciò che sapete, perché il sapere ha confini ben limitati nel mondo in cui vivete. Ma, pur supponendo che voi siate una delle massime intelligenze di questo globo, non avete nessun diritto di vantarvene. Se Dio, nei Suoi disegni, vi ha fatto nascere in un ambiente dove avete potuto sviluppare la vostra intelligenza, è perché voi ne faceste buon uso per il bene di tutti. Perché si tratta di una missione che Egli vi affida, mettendo nelle vostre mani lo strumento con il cui aiuto voi potrete sviluppare a vostra volta le intelligenze arretrate e condurle a Dio. La natura dello strumento non indica forse l'uso che se ne deve fare? La vanga che il giardiniere mette nelle mani del suo operaio non sta forse a dimostrare che deve vangare? E che direste se questo operaio, invece di lavorare, alzasse la vanga per colpire il suo padrone? Direste che è terribile e che merita di essere cacciato via. Ebbene, lo stesso è di chi si serve della propria intelligenza per distruggere l'idea di Dio e della Provvidenza tra i suoi fratelli. Non alza forse contro il Maestro la vanga che Egli gli ha dato per dissodare il terreno? Ha forse diritto al salario promesso o non merita anzi di essere cacciato via dal giardino? Lo sarà, non dubitatene, e condurrà delle esistenze miserabili e piene di umiliazioni finché non si sarà chinato davanti a Colui cui deve tutto.

L'intelligenza è ricca di meriti per l'avvenire, a condizione che se ne faccia buon uso. Se tutti gli uomini che ne sono dotati se ne servissero secondo le intenzioni del Signore, il compito degli Spiriti nel far avanzare l'umanità sarebbe facilitato. Sfortunatamente molti ne fanno uno strumento d'orgoglio e di perdizione a proprio vantaggio. L'uomo abusa della sua intelligenza, come di tutte le altre facoltà, e ciò sebbene non gli manchino le lezioni, per avvertirlo che una mano possente può togliergli quello che gli ha dato.

(Ferdinand, Spirito protettore, Bordeaux, 1862)