IL VANGELO SECONDO LO SPIRITISMO

Allan Kardec

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Utilità provvidenziale della ricchezza

7. La ricchezza sembrerebbe un ostacolo insormontabile per la salvezza di quelli che la possiedono, così come si potrebbe dedurre da certe parole di Gesù, se interpretate alla lettera e non secondo il loro spirito. Dio, che la elargisce, avrebbe messo nelle mani di alcuni uno strumento di perdizione senza appello, pensiero che è in contrasto con la logica. La ricchezza è senza dubbio una prova molto rischiosa, più pericolosa della miseria, per la forza trascinante, per le tentazioni cui sottopone e per il fascino che esercita. È il massimo stimolo dell'orgoglio, dell'egoismo e della vita dei sensi. È il laccio più potente che vincola l'uomo alla Terra e fuorvia i pensieri dal Cielo. Produce una tale vertigine che sovente vediamo colui che passa dalla miseria alla ricchezza dimenticare subito sia la sua condizione precedente, sia quelli che con lui avevano condivisa, sia quelli che lo avevano aiutato, diventando perciò insensibile, egoista e futile. Ma, per quanto la ricchezza renda il cammino più difficile, non è detto che lo renda impossibile, e non possa essa diventare persino un mezzo di salvezza nelle mani di colui che sappia farne buon uso, così come certi veleni possono ristabilire la salute se vengono impiegati con discernimento.

Quando Gesù risponde al giovane, che gli domandava come guadagnare la vita eterna: «Va’, vendi ciò che hai e seguimi», non intendeva affatto dire che tutti devono spogliarsi di ciò che possiedono, e che la salvezza si ottiene solo a questo prezzo, ma intendeva dimostrare che l'eccessivo attaccamento ai beni terreni è un ostacolo alla salvezza. Infatti questo giovane si credeva a posto perché aveva osservato determinati comandamenti, ed era tuttavia restio all'idea di dover abbandonare i suoi beni. Il suo desiderio di ottenere la vita eterna non arrivava fino al sacrificio.

La proposta di Gesù era una prova decisiva per mettere in luce ciò che quel giovane pensava nel suo profondo. Senza dubbio egli poteva essere un perfetto e onesto uomo agli occhi del mondo, non fare torto a nessuno, non maledire il prossimo, non essere né vano né orgoglioso. Senza dubbio onorava il padre e la madre, ma non possedeva la vera carità, perché la sua virtù non arrivava fino all'abnegazione. Ecco ciò che Gesù ha voluto dimostrare: la messa in pratica del principio «Senza carità nessuna salvezza».

La conseguenza di queste parole, intese nel loro più rigoroso significato sarebbe l'abolizione della ricchezza in quanto nociva alla felicità futura e fonte di infiniti mali sulla Terra. Si tratterebbe inoltre di condannare il lavoro che può procurarla, conseguenza assurda, che ricondurrebbe l'uomo alla vita primitiva e che, proprio per questo, sarebbe in contraddizione con la legge del progresso, che è una legge di Dio.

Se la ricchezza è fonte di molti mali, se fomenta tante cattive passioni, se è causa persino di crimini, bisogna non riferirsi alla ricchezza in sé, ma all'uomo che ne abusa, come abusa di tutti i doni di Dio. A causa dell'abuso, l'uomo rende pernicioso quanto di più utile potrebbe esserci per lui. Questo è la conseguenza dello stato di inferiorità del mondo terreno. Se la ricchezza producesse solo del male, Dio non l'avrebbe messa sulla Terra. Spetta all'uomo ricavarne del bene. Se non è un elemento diretto del progresso morale è, senza tema di smentita, un potente elemento di progresso intellettuale.

Infatti, missione dell'uomo è lavorare per il miglioramento materiale del globo. Deve dissodare la terra, bonificarla, predisporla perché possa ricevere un giorno tutta la popolazione che la sua superficie comporta. E per nutrire questa popolazione che aumenta incessantemente, bisogna incrementare la produzione. Se la produzione di una regione è insufficiente, bisogna andare a cercarla altrove. Proprio per questo le relazioni fra popolo e popolo diventano una necessità. Per facilitarle è necessario abbattere gli ostacoli materiali che li dividono e rendere le comunicazioni più rapide. Per i lavori, che sono opera di secoli, l'uomo ha dovuto procurarsi dei materiali fin nelle viscere della terra. Ha cercato nella scienza il modo per impiegarli con maggiore sicurezza e rapidità. Ma per fare ciò gli ci sono volute delle risorse: la necessità ha fatto sì che la sua ricchezza crescesse, così come gli ha fatto scoprire le scienze. L'attività resa necessaria da questi lavori ha fatto crescere e sviluppare la sua intelligenza. Questa intelligenza, che si concentra dapprima nella soddisfazione dei beni materiali, l'aiuterà più tardi a comprendere le grandi verità morali. Essendo la ricchezza il primo mezzo di questa immensa realizzazione, possiamo ben dire che senza di essa non ci sarebbero i grandi lavori, le attività, gli stimoli, le ricerche. È dunque con ragione che la ricchezza viene considerata come un elemento di progresso.