XI. Delle
due l'una: o la morte è la fine di tutto oppure è il passaggio
dell'anima in un altro luogo. Se tutto deve finire, la morte è come una
di quelle rare notti che passiamo senza sognare e senza coscienza di noi
stessi. Ma se la morte è solo un cambiamento di dimora, il passaggio in
un altro luogo dove i trapassati devono riunirsi, che felicità sarà
incontrare quelli che si sono conosciuti! Il mio più grande piacere
sarebbe esaminare da vicino gli abitanti di questo luogo e di
distinguervi, come qui, i saggi da quelli che credono di esserlo e non
lo sono. Ma è tempo di lasciarci, io per morire e voi per vivere. (Socrate ai suoi giudici)
Secondo Socrate, gli uomini vissuti sulla Terra si ritrovano dopo la
morte e si riconoscono. Lo Spiritismo ce li mostra che continuano ad
avere i rapporti che ebbero, di modo che la morte non è né
un'interruzione né la cessazione della vita, ma una trasformazione.
Se Socrate e Platone avessero conosciuto gli insegnamenti che Gesù
diede cinquecento anni dopo, e che gli Spiriti danno oggi, non avrebbero
parlato diversamente. In ciò non vi è nulla che possa sorprendere, se
si considera che le grandi verità sono eterne e che gli Spiriti
progrediti hanno dovuto conoscerle prima di venire sulla Terra, dove le
hanno diffuse; che Socrate, Platone e i grandi filosofi dei loro tempi
hanno potuto far parte, più tardi, del novero di coloro che hanno
assecondato Gesù nella Sua divina missione; che sono stati scelti
esattamente per essere più di altri in grado di comprenderne i divini
insegnamenti; e che infine possono attualmente far parte della pleiade
degli Spiriti incaricati di venire a insegnare agli uomini le stesse
verità.