IL VANGELO SECONDO LO SPIRITISMO

Allan Kardec

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Che cosa bisogna intendere per poveri di spirito

1. “Beati i poveri di spirito, perché di loro è il regno dei cieli». (Matteo 5:3)

2. I miscredenti si sono divertiti con la massima Beati i poveri di spirito, come con tante altre cose che non hanno compreso. Per poveri di spirito, Gesù non intende gli uomini sprovvisti di intelligenza, ma gli umili: Egli dice che il Regno dei Cieli è loro e non degli orgogliosi.

Gli uomini di scienza e di intelletto, secondo i parametri terreni, hanno generalmente una così alta considerazione di se stessi e della loro superiorità, che ritengono le cose divine non degne della loro attenzione. Il loro sguardo, concentrato sulla persona, non può elevarsi fino a Dio. Questa propensione a credersi al di sopra di tutto li porta troppo spesso a negare ciò che, essendo al di sopra di loro, potrebbe sminuirli, e a negare persino la Divinità. Oppure, se arrivano ad ammettere la Divinità, le contestano uno dei suoi attributi più belli: la sua azione provvidenziale sulle cose del mondo, persuasi che essi soltanto siano sufficienti per ben governarlo. Prendendo la loro intelligenza come metro dell'intelligenza universale e, giudicandosi all'altezza di comprendere tutto, essi non credono sia possibile ciò che non comprendono. Una volta pronunciato, il loro giudizio è per loro senza appello.

Se rifiutano di ammettere il mondo invisibile e una potenza al di sopra dell'uomo, non è detto che ciò sia però al di sopra della loro portata. Il fatto è che il loro orgoglio si ribella all'idea di qualcosa al di sopra del quale non possono porsi e che li farebbe scendere dal loro piedistallo. È per questo che essi hanno solo sorrisi di sufficienza per tutto ciò che non è del mondo visibile e tangibile. Si attribuiscono troppa superiorità e sapienza per credere a cose che vanno bene, secondo loro, per i semplici, ritenendo quelli che le prendono sul serio dei poveri di spirito.

Tuttavia, checché ne dicano, dovranno pur entrare, come gli altri, in questo mondo invisibile che scherniscono. È là che i loro occhi si apriranno, è là che prenderanno atto del loro errore. Ma Dio, che è giusto, non può ricevere allo stesso titolo chi ha disconosciuto la Sua potenza e chi si è umilmente sottomesso alle Sue leggi né trattare tutti allo stesso modo.

Affermando che il Regno dei Cieli è dei semplici, Gesù intende dire che nessuno vi è ammesso senza la semplicità del cuore e l'umiltà dello spirito; intende dire che l'ignorante, il quale possiede queste qualità, sarà preferito al sapiente, il quale crede più in se stesso che in Dio. In tutte le circostanze, Egli pone l'umiltà fra le virtù che avvicinano a Dio e l'orgoglio fra i vizi che da Dio allontanano. E ciò per una ragione molto evidente: perché l'umiltà è un atto di sottomissione a Dio, mentre l'orgoglio è una ribellione contro di Lui. È meglio dunque, per la felicità futura dell'uomo, essere povero di spirito, nel senso mondano del termine, e ricco di qualità morali.