IL VANGELO SECONDO LO SPIRITISMO

Allan Kardec

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Capitolo VIII - BEATI I PURI DI CUORE

Lasciate che i bambini vengano da me — Peccare col pensiero. L'adulterio —
La vera purezza. Mani impure — Scandali. Se la vostra mano è motivo di scandalo, tagliatela —
Istruzioni degli Spiriti
: Lasciate che i bambini vengano da me — Beati quelli che hanno gli occhi chiusi



Lasciate che i bambini vengano da me


1. «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio». (Matteo, 5:8)

2. Gli presentavano dei bambini perché li toccasse; ma i discepoli sgridavano coloro che glieli presentavano. Gesù, veduto ciò, si indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano da me; non glielo vietate, perché il regno di Dio è per chi assomiglia a loro. In verità io vi dico che chiunque non avrà ricevuto il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà affatto». E, presili in braccio, li benediceva ponendo le mani su di loro. (Marco, 10:13-16)

3. La purezza di cuore è inseparabile dalla semplicità e dall'umiltà. Esclude qualsiasi pensiero egoistico o di orgoglio. È per questo che Gesù prende l'infanzia come simbolo di questa purezza, così come anche l'ha presa per quello dell'umiltà.

Questo accostamento potrebbe non sembrare giusto, se si considera che lo Spirito del bambino potrebbe essere molto antico e portare, rinascendo nel corpo, le imperfezioni di cui non si è spogliato nelle sue esistenze precedenti. Solo uno Spirito arrivato alla perfezione potrebbe venirci dato come esempio di vera perfezione. Però l'esempio del bambino è corretto dal punto di vista della vita attuale, perché il bambino, non avendo ancora potuto manifestare nessuna tendenza perversa, ci offre l'immagine dell'innocenza e del candore. Pertanto Gesù non dice che il Regno di Dio è per loro, ma per quelli che gli assomigliano.

4. Poiché lo Spirito del bambino è già vissuto, perché non si mostra, fin dalla nascita, tale quale è? Tutto è saggio nell'opera di Dio. Il bambino ha bisogno di cure particolari che solo la tenerezza materna può dargli, e questa tenerezza viene alimentata dalla tenerezza e dall'ingenuità del bambino. Per una madre il suo bambino è sempre un angelo e tale deve essere per accattivarsi la sua sollecitudine. La madre non potrebbe avere per lui le stesse premure se, invece della grazia ingenua, trovasse in lui, sotto i tratti infantili, un carattere virile, idee da adulto e, ancor meno, se ne conoscesse il passato.

Pertanto bisogna che l'attività del principio intelligente sia proporzionata alla fragilità del corpo che non potrebbe resistere a un'attività troppo sviluppata dello Spirito, così come si riscontra in soggetti troppo precoci. È per questo che, fin da quando ha inizio l'incarnazione, lo Spirito, entrando nelle fasi di turbamento, perde poco per volta coscienza di sé. Si trova, per un certo periodo, in una specie di sonno, durante il quale tutte le sue facoltà sono allo stato latente. Questo stato transitorio è necessario per dare allo Spirito un nuovo punto di partenza e fargli dimenticare, nella sua nuova esistenza terrena, le cose che potrebbero intralciare il suo avanzamento. Il suo passato agisce comunque su di lui, rinasce alla vita però più grande, più forte moralmente e intellettualmente, sostenuto e assecondato dall'intuizione che conserva dell'esperienza acquisita.

Dal momento della sua nascita, le sue idee prendono gradualmente slancio man mano che si sviluppano gli organi. Per cui si può dire che, nei primi anni, lo Spirito è veramente bambino, perché le idee che stanno alla base del suo carattere sono ancora assopite. Mentre i suoi istinti sono assopiti lo Spirito è più flessibile e proprio per questo più aperto alle impressioni che possono modificare la sua natura e farlo progredire, cosa che rende più facile il compito assegnato ai genitori.

Lo Spirito dunque indossa per un certo tempo la veste dell'innocenza, e Gesù è nel vero quando, malgrado l'anteriorità dell'anima, prende il bambino come emblema della purezza e della semplicità.


Peccare col pensiero. L'adulterio


5. Voi avete udito che fu detto: 'Non commettere adulterio". Ma io vi dico che chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore. (Matteo 5:2728)

6. La parola adulterio non deve essere intesa qui nel senso esclusivo della sua accezione corrente, ma in senso più generale. Gesù l'ha sovente impiegata estensivamente per designare il male, il peccato e tutti i cattivi pensieri, come per esempio nel passaggio: «Perché se uno si sarà vergognato di me e delle, mie parole in questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui quando verrà nella gloria del Padre suo con i santi angeli». (Marco 8:38)

La vera purezza non è solo negli atti, sta anche nel pensiero, perché chi ha il cuore puro non pensa minimamente al male. È ciò che ha voluto dire Gesù condannando il peccato anche nel pensiero, perché è un segno di impurità.

7. Questo principio porta naturalmente a quest'altra domanda: si subiscono le conseguenze di un cattivo pensiero anche se non seguito dai fatti?

Qui bisogna fare un'importante distinzione. Man mano che l'anima, compromessa nella cattiva via, avanza nella vita spirituale, si illumina e si spoglia a poco a poco delle sue imperfezioni, secondo la maggiore o minore buona volontà che usa, in virtù del suo libero arbitrio. Qualsiasi cattivo pensiero è dunque il risultato dell'imperfezione dell'anima. Ma, a seconda del desiderio di cui essa ha progettato di purificarsi, questo stesso cattivo pensiero diventa per l'anima un'occasione di avanzamento, se lo rifiuta energicamente. È l'indizio di una macchia che l'anima si sforza di cancellare. Non cedendo, se si presenterà l'occasione di soddisfare un cattivo desiderio, dopo avervi resistito, si sentirà più forte e felice della sua vittoria.

Invece l'anima che non ha preso delle buone risoluzioni cerca l'occasione,e quand'anche non dovesse compiere una cattiva azione, non sarebbe perché non ha voluto, ma perché le è mancata l'occasione. In questo caso l'anima è dunque colpevole come se l'avesse commessa.

Concludendo: nella persona che neppure concepisce il pensiero del male, il progresso è compiuto; nella persona in cui questi pensieri si formano, ma che essa respinge, il progresso si sta compiendo; infine nella persona che ha questi pensieri e li asseconda, il male è ancora presente con tutte le sue forze. Nell'una il lavoro è fatto, nelle altre è da fare. Dio, che è giusto, tiene conto di tutte queste sfumature nel considerare la responsabilità degli atti e dei pensieri dell'uomo.


La vera purezza. Mani impure


8. Allora vennero a Gesù da Gerusalemme dei farisei e degli scribi, e gli dissero: «Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? poiché non si lavavano le mani quando prendono cibo». Ma egli rispose loro: «E voi, perché trasgredite il comandamento di Dio a motivo della vostra tradizione? Dio, infatti, ha detto: "Onora tuo padre e tua madre"; e: "Chi maledice padre o madre sia punito con la morte". Voi, invece, dite: "Se uno dice a suo padre o a sua madre: Quello con cui potrei assisterti è dato in offerta a Dio, egli non è più obbligato a onorare suo padre o sua madre". Così avete annullato la parola di Dio a motivo della vostra tradizione. Ipocriti, ben profetizzò Isaia di voi quando disse: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è lontano da me. Invano mi rendono il loro culto, insegnando dottrine che sono precetti d'uomini"».

Chiamata a sé la folla, disse loro: «Ascoltate e intendete: non quello che entra nella bocca contamina l'uomo; ma è quello che esce dalla bocca, che contamina l'uomo!» Allora i suoi discepoli si avvicinarono e gli dissero: «Sai che i farisei, quando hanno udito questo discorso, ne sono rimasti scandalizzati?» Egli rispose loro: «Ogni pianta che il Padre mio celeste non ha piantata, sarà sradicata. Lasciateli; sono ciechi, guide di ciechi; ora se un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso». Pietro allora gli disse: «Spiegaci la parabola». E Gesù disse: «Anche voi siete ancora incapaci di comprendere? Non capite che tutto quello che entra nella bocca va nel ventre ed è poi espulso nella latrina? Ma ciò che esce dalla bocca viene dal cuore, ed è quello che contamina l'uomo. Poiché dal cuore vengono pensieri malvagi, omicidi, adultèri, fornicazione, furti, false testimonianze, diffamazioni. Queste sono le cose che contaminano l'uomo; ma il mangiare con le mani non lavate non contamina l'uomo». (Matteo 15:1-20)

9. Mentre egli parlava, un fariseo lo invitò a pranzo da lui. Egli entrò e si mise a tavola. Il fariseo, veduto questo, si meravigliò che non si fosse lavato prima del pranzo. Il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l'esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di malvagità. Stolti, Colui che ha .fatto l'esterno, non ha fatto anche l'interno?» (Luca 11:37-40).

10. I Giudei avevano trascurato i veri comandamenti di Dio, per dedicarsi alla pratica delle regole stabilite dagli uomini, delle quali, rigidi osservatori, facevano dei casi di coscienza. La sostanza, molto semplice, aveva finito per scomparire sotto le complicazioni della forma. Poiché era più facile l'osservanza degli atti esteriori che riformarsi moralmente, lavarsi le mani piuttosto che ripulire il loro cuore, gli uomini illusero se stessi e si credettero disobbligati verso Dio, in quanto si erano conformati a quelle pratiche, rimanendo ciò che erano, perché era stato loro insegnato che Dio non chiedeva di più. È per questo che il Profeta dice: «Inutilmente questo popolo mi onora a parole, insegnando delle massime e delle norme umane».

Così è stato della dottrina morale di Cristo, che ha finito con l'essere messa al secondo posto, cosa che fece sì che molti cristiani, sull'esempio degli anziani Giudei, credessero che la loro salvezza fosse più assicurata dalle pratiche esteriori che da quelle morali. È a queste cose, aggiunte dagli uomini alla legge di Dio, che Gesù fa allusione quando dice: «Ogni pianta che il Padre mio celeste non ha piantata, sarà sradicata».

Lo scopo della religione è condurre l'uomo a Dio. Ora, l'uomo arriva a Dio solo quando è perfetto, quindi tutte le religioni che non rendono l'uomo migliore non raggiungono questo scopo. Quella alla quale si crede di potersi appoggiare per fare il male è o falsa o falsata nei suoi principi. Tale è il risultato di tutte le religioni in cui la forma prevarica la sostanza. Il credere all'efficacia dei segni esteriori è nullo se non impedisce di commettere assassini, adulteri, spoliazioni, di dire calunnie e di fare comunque dei torti al prossimo. Ciò crea dei superstiziosi, degli ipocriti o dei fanatici, ma non ne fa degli uomini dabbene.

Non basta pertanto l'apparenza della purezza, si deve prima di tutto avere quella del cuore.


Scandali. Se la vostra mano è motivo di scandalo, tagliatela


11. Ma chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare.

Guai al mondo a causa degli scandali! perché è necessario che avvengano degli scandali; ma guai all'uomo per cui lo scandalo avviene! Se la tua mano o il tuo piede ti fanno cadere in peccato, tagliali e gettali via da te; meglio è per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno. Se il tuo occhio ti fa cadere in peccato, cavalo e gettalo via da te; meglio è per te entrare nella vita con un occhio solo, che aver due occhi ed essere gettato nella geenna del fuoco.

Guardatevi dal disprezzare uno di questi piccoli; perché vi dico che gli angeli loro, nei cieli, vedono continuamente la faccia del Padre mio che è nei cieli. Poiché il Figlio dell'uomo è venuto a salvare ciò che era perduto. (Matteo 18:6-11)

Se dunque il tuo occhio destro ti fa cadere in peccato, cavalo e gettalo via da te; poiché è meglio per te che uno dei tuoi membri perisca, piuttosto che vada nella geenna tutto il tuo corpo. E se la tua mano destra ti fa cadere in peccato, tagliala e gettala via da te; poiché è meglio per te che uno dei tuoi membri perisca, piuttosto che vada nella geenna tutto il tuo corpo. (Matteo 5:29-30).

12. Secondo il senso comune, la parola scandalo si usa per tutte le azioni che urtano la morale o la decenza in modo ostentato. Lo scandalo non sta nell'azione in se stessa, ma nella risonanza che essa può avere. La parola scandalo implica sempre l'idea di un certo clamore. Molte persone si accontentano di evitare lo scandalo, perché il loro orgoglio ne soffrirebbe e la loro considerazione ne verrebbe sminuita fra gli uomini. Se però le loro turpitudini rimangono ignorate, ciò basta loro, e la loro coscienza è in pace. Questi sono, secondo Gesù, «dei sepolcri imbiancati esteriormente, ma pieni di putridume all'interno, dei vasi puliti fuori e sporchi dentro».

Nel senso evangelico, l'accezione della parola scandalo, così frequentemente impiegata, è molto più generica. È per questo che in certi casi non si comprende in che senso venga usata. Non è solamente nel senso di ciò che urta la coscienza altrui, è tutto ciò che risulta dai vizi e dai difetti degli uomini, da tutte le reazioni malvagie da individuo a individuo con o senza ripercussioni. Lo scandalo, in buona sostanza, è il risultato della cattiva morale.

13. Gli scandali nel mondo non possono comunque non esserci, ha detto Gesù, perché gli uomini, essendo imperfetti, sono inclini a fare il male, e dai cattivi alberi nascono cattivi frutti. Bisogna dunque intendere da queste parole che il male è una conseguenza dell'imperfezione degli uomini, ma non che ci sia obbligo a farlo.

14. È necessario che avvengano degli scandali, affinché gli uomini, essendo in fase di espiazione sulla Terra, si puniscano da soli al contatto dei loro vizi, di cui sono le prime vittime e di cui finiscono col comprenderne gli svantaggi. Quando saranno stanchi di soffrire a causa del male, cercheranno il rimedio nel bene. La reazione a questi vizi serve dunque allo stesso tempo come castigo per gli uni e come prova per gli altri. È così che Dio fa sorgere il bene dal male, ma sono gli uomini stessi che utilizzano le cose malvagie o da gettare.

15. Se così è, si dirà, il male è necessario e ci sarà sempre perché, se dovesse sparire, Dio sarebbe privato di un potente mezzo per castigare i colpevoli. Dunque è inutile cercare di migliorare gli uomini. Ma se non ci fossero più dei colpevoli, non ci sarebbe più necessità di castighi. Supponiamo che l'umanità tutta venga trasformata in uomini dabbene, che nessuno cerchi di fare il male al prossimo e che tutti siano felici, perché tutti sono buoni. Tale è lo stato dei mondi avanzati, da cui il male è stato radiato, e tale sarà quello della Terra quando sarà sufficientemente progredita. Ma, mentre certi mondi avanzano, se ne formano altri popolati da Spiriti primitivi, che servono inoltre da abitazione, esilio e luogo di espiazione per Spiriti imperfetti,ribelli, ostinati nel male e che sono rifiutati dai mondi divenuti felici.

16. Ma guai all'uomo per cui lo scandalo avviene. Ossia il male è sempre il male. E colui che sia servito, a sua insaputa, da strumento per la giustizia divina, facendo leva sui suoi cattivi istinti, non per questo ha commesso un male minore, e pertanto dev'essere punito. Così, per esempio, avere un figlio ingrato è una punizione o una prova, per il padre che ne soffre, perché questo padre può essere stato lui stesso un cattivo figlio che ha fatto a sua volta soffrire suo padre, e ora subisce la pena del taglione. Ma per il figlio non ci sono attenuanti, e dovrà a sua volta essere castigato dai suoi figli oppure in altro modo.

17. Se la tua mano ti fa cadere in peccato, tagliala e gettala via da te. Immagine cruenta, che sarebbe assurdo prendere alla lettera e che significa semplicemente che bisogna distruggere in sé tutte le cause di scandalo, ossia le cause del male e strappare dal cuore ogni sentimento impuro e tutti i principi viziosi. Vuol dire ancora che sarebbe meglio per l'uomo che avesse la mano tagliata piuttosto che essa fosse per lui strumento di una cattiva azione. Sarebbe meglio essere privato della vista piuttosto che avere gli occhi ed essere, attraverso lo sguardo, indotto a fare dei cattivi pensieri. Gesù non ha detto nulla di assurdo per chiunque conosca il significato allegorico e profondo di queste parole. Ma molte cose non possono essere comprese senza la chiave che ne dà lo Spiritismo.


ISTRUZIONI DEGLI SPIRITI
Lasciate che i bambini vengano da me


18. Cristo ha detto: «Lasciate che i bambini vengano da me». Queste parole, profonde nella loro semplicità, non contengono solo il semplice appello ai fanciulli, ma anche quello alle anime che gravitano nei cerchi inferiori dove la sventura ignora la speranza. Gesù chiamava a sé l'infanzia intellettuale della creatura formata: i deboli, gli schiavi, i viziosi. Niente egli poteva insegnare all'infanzia fisica, coinvolta nella materia, sottoposta al giogo dell'istinto e non ancora appartenente all'ordine superiore della ragione e della volontà, che si esercitano intorno a lei e per lei.

Gesù voleva che gli uomini andassero a Lui con la fiducia di questi piccoli esseri dai passi incerti, il cui richiamo conquistava il cuore delle donne, che sono tutte madri. Egli sottometteva così le anime alla Sua tenera e misteriosa autorità. Egli fu la fiaccola che rischiara le tenebre, la tromba del mattino che scuote dal sonno, l'iniziatore dello Spiritismo che a sua volta deve richiamare a sé non i fanciulli, ma gli uomini di buona volontà. L'azione adulta è avviata; non si tratta più di credere istintivamente e di ubbidire meccanicamente, bisogna che l'uomo segua la legge intelligente che gli rivela la sua universalità.

Miei figli cari, ecco il tempo in cui gli errori, una volta spiegati, saranno delle verità. Noi vi insegneremo il senso esatto delle parabole e vi mostreremo la correlazione possente che unisce ciò che è stato e ciò che è. In verità vi dico: la manifestazione spiritista sale all'orizzonte, ed ecco il suo inviato che risplenderà come il sole sui monti.

(Giovanni Evangelista, Parigi, 1863)


19. Lasciate che i bambini vengano da me, perché io ho il cibo per fortificare i deboli. Lasciate venire a me quelli che, timorosi e deboli, hanno bisogno di appoggio e di consolazione. Lasciate venire a me gli ignoranti affinché li illumini. Lasciate venire a me tutti quelli che soffrono, la moltitudine degli afflitti e degli sventurati: io indicherò loro il grande rimedio per mitigare i mali della vita, io darò loro il segreto per guarire le loro ferite! Qual è, amici miei, questo balsamo sovrano, che possiede la virtù per eccellenza, questo balsamo che si applica su tutte le piaghe del cuore e le risana? È l'amore, è la carità! Se voi avete questo fuoco divino, che cosa temete? Voi direte ogni istante della vostra vita: 'Padre mio, sia fatta la Vostra volontà, non la mia. Se credete di provarmi con il dolore e le tribolazioni, siate benedetto, perché lo so che è per il mio bene che la Vostra mano pesa su di me. Se volete, Signore, avere pietà della Vostra debole creatura, se volete dare al suo cuore le gioie promesse, siate ancora benedetto! Ma fate che l'amore divino non si assopisca nella sua anima e che sempre faccia salire ai Vostri piedi la voce della sua riconoscenza!»...

Se voi avete l'amore, voi avrete tutto ciò che si può desiderare sulla Terra, possiederete la perla per eccellenza che né gli avvenimenti né la malvagità di quelli che vi odiano e vi perseguitano, vi possono rapire. Se voi avete l'amore, avrete messo i vostri tesori là dove né i vermi né la ruggine possono raggiungerli e vedrete cancellarsi insensibilmente dal vostro animo tutto ciò che può macchiarne la purezza. Sentirete il peso della materia alleggerirsi di giorno in giorno e, come l'uccello che plana nell'aria e non si ricorda più della Terra, voi salirete incessantemente, salirete sempre, finché la vostra anima inebriata possa imbeversi del suo elemento di vita nelle braccia del Signore.

(Uno Spirito protettore, Bordeaux, 1861)


Beati quelli che hanno gli occhi chiusi


20. Miei buoni amici, perché mi avete chiamato? È per farmi imporre le mani sulla povera sofferente, che si trova qui, e guarirla? Ah! che sofferenza, buon Dio! Ha perso la vista, e le tenebre scendono su di lei. Povera fanciulla! Che preghi e speri, io non so fare miracoli, io, senza la volontà del buon Dio. Tutte le guarigioni che ho potuto ottenere e che vi sono state segnalate, attribuitele solo a Colui che per noi tutti è il Padre nostro. Nelle vostre afflizioni, guardate dunque sempre il cielo e dite dal profondo del vostro cuore: «Padre mio, guaritemi, ma fate che la mia anima malata sia guarita prima delle infermità del mio corpo; che la mia carne sia castigata, se necessario, affinché la mia anima si elevi verso di Voi con il candore che aveva quando è stata creata». Dopo questa preghiera, miei buoni amici, che il buon Dio intenderà sempre, vi saranno dati la forza e il coraggio e, può darsi, anche quella guarigione che voi avete chiesto solo timidamente, come ricompensa della vostra abnegazione.

Ma poiché io sono qui, in un'assemblea in cui si tratta prima di tutto di studio, vi dirò che quelli che sono privati della vista dovrebbero considerarsi come i favoriti dell'espiazione. Ricordatevi che Cristo ha detto che avreste dovuto strapparvi un occhio se esso fosse stato malvagio, e che sarebbe stato meglio gettarlo nel fuoco piuttosto che fosse la causa della vostra dannazione. Ahimè! Quanti ve ne sono sulla Terra che malediranno un giorno, nelle tenebre, di aver visto la luce! Oh, sì! Felici coloro che, nell'espiazione, sono colpiti alla vista! Il loro occhio non sarà minimamente motivo di scandalo e di caduta; possono vivere interamente la vita delle anime, possono vedere di più di voi che avete la vista... Quando Dio mi permette di andare ad aprire la palpebra di uno di questi poveri sofferenti e restituirgli la luce, io mi dico: «Cara anima, perché non conosci tutte le delizie dello Spirito che vive di contemplazione e d'amore? Tu non domanderesti di vedere delle immagini meno pure e meno soavi di quelle che ti è stato dato di intravedere nella cecità».

Oh, sì! Beato il cieco che vuol vivere con Dio! Più felice di voi che siete qui, egli sente la felicità, la tocca, vede le anime e può lanciarsi con loro nelle sfere spiritiste che i predestinati della vostra Terra ancora non vedono per niente. L'occhio aperto è sempre pronto a far peccare l'anima, l'occhio chiuso invece è sempre pronto a farla salire a Dio. Credetemi davvero, miei buoni e cari amici, la cecità degli occhi è sovente la vera luce del cuore, mentre la vista è sovente l'angelo tenebroso che conduce alla morte.

E ora qualche parola per te, mia povera sofferente: spera e fatti coraggio! Se io ti dicessi: «Figlia mia, i tuoi occhi si apriranno», come saresti felice! E chi può sapere se questa gioia non ti perderà? Abbi fiducia nel buon Dio che ha creato la felicità e ha permesso la tristezza! Io farò per te tutto quello che mi sarà permesso; ma tu, a tua volta, prega e soprattutto rifletti su tutto quello che ti ho appena detto».

Prima che me ne vada, voi tutti che siete qui, ricevete la mia benedizione.

(Vianney, curato d'Ars, Parigi, 1863)


21. Nota. Quando un'afflizione non è conseguenza di atti della vita presente, bisogna cercarne le cause nella vita precedente. Quelli che vengono chiamati capricci della sorte, altro non sono che gli effetti della giustizia di Dio. Dio non infligge assolutamente delle punizioni arbitrarie. Egli vuole sempre che ci sia correlazione fra l'errore e la pena. Se, nella Sua bontà, ha steso un velo sui nostri peccati passati, ciononostante ci mette sulla via dicendo: «Chi ha ucciso con la spada, perirà con la spada», parole che possono essere tradotte così: «Si è sempre puniti in relazione al peccato che si è commesso». Se dunque qualcuno è afflitto per la perdita della vista, è perché la vista è stata per lui una causa di caduta. Può darsi persino che abbia causato la perdita della vista a qualcuno, può darsi che qualcuno abbia perso la vista per un eccesso di lavoro che da lui gli è stato imposto oppure a seguito di maltrattamenti, di mancanza di cure ecc., e allora questo qualcuno subisce la pena del taglione. Lui stesso, nel pentirsi, può aver scelto questa espiazione, applicando a sé le parole di Gesù: «Se il tuo occhio ti fa cadere in peccato, cavalo e gettalo via».