IL VANGELO SECONDO LO SPIRITISMO

Allan Kardec

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3. Preghiera


I. Padre nostro, che sei nei Cieli, sia santificato il Tuo nome!

Crediamo in Voi, Signore, perché tutto ci rivela la Vostra potenza e la Vostra bontà. L'armonia dell'universo testimonia una saggezza, una prudenza e una preveggenza che oltrepassano tutte le facoltà umane. Il nome di un Essere sovranamente grande e saggio è inscritto in tutte le opere della creazione, dal filo d'erba e il più piccolo insetto, fino agli astri che si muovono nello spazio. Ovunque noi vediamo la prova di una sollecitudine paterna. È cieco chi non Vi riconosce nelle Vostre opere, presuntuoso chi non Vi glorifica, ingrato chi non Vi rende grazie.

II. Venga il Tuo Regno!

Signore, Voi avete dato agli uomini leggi piene di saggezza e che farebbero la loro felicità se essi le osservassero. Con queste leggi, essi potrebbero stabilire fra loro la pace e la giustizia e aiutarsi reciprocamente, anziché nuocersi come fanno. I forti sosterrebbero i deboli invece di opprimerli. Essi eviterebbero i mali che generano abusi ed eccessi di ogni genere. Tutte le miserie di questa Terra sono provocate dalla violazione delle Vostre leggi, perché non c'è una sola infrazione che non abbia le sue fatali conseguenze.

Voi avete dato all'animale l'istinto, che gli indica i limiti delle sue necessità e a cui si conforma automaticamente. Ma all'uomo, oltre all'istinto, avete dato l'intelligenza e la ragione e anche la libertà di osservare o di infrangere quelle leggi che lo riguardano personalmente, ossia la libertà di scegliere fra il bene e il male, affinché abbia il merito e la responsabilità delle sue azioni.

Per nessuno può essere ammessa l'ignoranza delle vostre leggi perché, nella Vostra previdenza paterna, avete voluto che queste leggi fossero impresse nella coscienza di ognuno, senza distinzione di culto o di razza. Le viola chi Vi disconosce.

Giorno verrà in cui, secondo la Vostra promessa, tutti le praticheranno. Allora l'incredulità sarà scomparsa, tutti Vi riconosceranno come il sovrano Padrone di tutte le cose, e il regno delle Vostre leggi sarà il Vostro regno sulla Terra.

Degnatevi, Signore, di affrettare il suo avvento, dando agli uomini la luce necessaria per condurli sul cammino della verità.

III. Sia fatta la Tua volontà così in Cielo come in Terra!

Se la sottomissione è un dovere dei figli rispetto al padre, dell'inferiore rispetto al superiore, quanto sarà più grande quella della creatura rispetto al suo Creatore! Fare la Vostra volontà, Signore, vuol dire osservare le Vostre leggi e sottomettersi senza lamentarsi ai decreti divini. L'uomo si sottometterà quando comprenderà che siete Voi la fonte di tutta la saggezza, e che senza di Voi nulla si può. Allora l'uomo farà la Vostra volontà sulla Terra, come gli eletti in Cielo.

IV. Dacci oggi il nostro pane quotidiano.

Dateci il nutrimento per il mantenimento delle forze fisiche e dateci anche il nutrimento spirituale per lo sviluppo del nostro Spirito.

L'animale il suo cibo lo trova, ma l'uomo lo ottiene dalla sua attività e dalle risorse della sua intelligenza, perché Voi lo avete creato libero.

Voi gli avete detto: «Tu trarrai il tuo nutrimento dalla terra, con il sudore della tua fronte». Perciò gli avete fatto obbligo del lavoro, affinché esercitasse la sua intelligenza attraverso la ricerca dei mezzi per poter provvedere alle proprie necessità e al suo benessere, chi con il lavoro materiale, chi con il lavoro intellettuale. Senza il lavoro, egli sarebbe rimasto sempre allo stesso livello né avrebbe potuto aspirare alla felicità degli Spiriti superiori.

Voi assistete l'uomo di buona volontà che si affida a Voi per il necessario, ma non quello che si crogiola nell'ozio volendo ottenere tutto senza fatica, né quello che cerca il superfluo (vedere cap. XXV di quest'opera).

Tanti sono quelli che soccombono per le loro stesse colpe, per la loro incuria, la loro imprevidenza o la loro ambizione e per non aver voluto accontentarsi di ciò che gli avete dato! Costoro sono gli artefici della loro stessa sfortuna e non hanno il diritto di lamentarsi, perché vengono puniti secondo i loro peccati. Ma anche costoro non sono da Voi abbandonati, perché Voi siete infinitamente misericordioso e tendete loro una mano per soccorrerli quando, come il figliol prodigo, ritornano sinceramente a Voi (vedere cap. V, n. 4 di quest'opera).

Prima di lamentarci della nostra sorte, domandiamoci se non è opera nostra; a ogni disgrazia che ci succede, domandiamoci se non sarebbe dipeso da noi evitarla. Ma diciamoci anche che Dio ci ha dato l'intelligenza per superare gli ostacoli e che dipende da noi farne buon uso.

Poiché la legge del lavoro è la condizione dell'uomo sulla Terra, dateci, Signore, il coraggio e la forza di compierlo. Dateci anche la prudenza, l'accortezza e la moderazione, affinché non ne perdiamo il frutto.

Dateci dunque, Signore, il nostro pane quotidiano, ossia i mezzi per acquistare con il lavoro il necessario per vivere, poiché nessuno ha il diritto di reclamare il superfluo.

Se non ci sarà possibile lavorare, confidiamo nella Vostra divina Provvidenza.

Se, malgrado i nostri sforzi, sarà nei Vostri disegni sottoporci alle più dure privazioni, noi le accetteremo come una giusta espiazione degli errori che abbiamo potuto commettere in questa vita o in altre vite precedenti, perché Voi siete giusto. Noi sappiamo che non esistono pene immeritate, e che Voi non castigate mai senza una causa.

Preservateci, mio Dio, dal nutrire invidia verso coloro che possiedono quello che noi non possediamo o verso coloro che hanno il superfluo, mentre noi non abbiamo neppure il necessario. Perdonate loro se dimenticano la legge di carità e d'amore verso il prossimo che Voi avete loro insegnato (vedere cap. XVI, n. 8 di quest'opera).

Allontanate anche dal nostro spirito il pensiero di negare la Vostra giustizia, allorché vediamo la prosperità del malvagio e l'infelicità che prostra a volte l'uomo dabbene. Noi sappiamo ora, grazie ai nuovi lumi che a Voi è piaciuto offrici, che la Vostra giustizia sempre si attua e che nessuno può sfuggirle. Sappiamo anche che la prosperità materiale del malvagio è effimera, come effimera è la sua esistenza fisica, e che gli procurerà terribili disgrazie, mentre la felicità riservata a chi soffre con rassegnazione sarà eterna (vedere cap. V, nn. 7, 9, 12, 18 di quest'opera).

V. Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Perdona le nostre offese, come noi le perdoniamo a chi ci offende.

Ogni nostra inosservanza alle Vostre leggi, Signore, è un'offesa nei Vostri confronti, e un debito che con Voi contraiamo e che prima o poi dovremo saldare. Noi ne affidiamo la remissione alla Vostra infinita misericordia, con la promessa di impegnarci a non contrarne degli altri.

Voi avete fatto espressamente per noi una legge sulla carità. Ma la carità non consiste solamente nell'assistere il proprio simile nel bisogno, essa sta anche nel dimenticare e nel perdonare le offese. Con quale diritto reclameremmo la Vostra indulgenza, se noi stessi ne difettassimo nei confronti di quelli di cui ci lamentiamo?

Dateci, o mio Dio, la forza di soffocare nel nostro animo qualsiasi risentimento, odio o rancore. Fate che la morte non ci sorprenda con un desiderio di vendetta nell'animo. Se Voi vorrete toglierci oggi stesso da questo mondo, concedeteci di presentarci a Voi puri da ogni animosità, sull'esempio di Cristo le cui ultime parole furono di perdono per i Suoi aguzzini (vedere cap. X di quest'opera).

Le persecuzioni che i malvagi ci fanno patire fanno parte delle nostre prove terrene, e noi dobbiamo accettarle senza lamentele, come tutte le altre prove. Non dobbiamo maledire coloro che con la loro malvagità ci indicano il cammino della felicità eterna. Non avete Voi forse detto, per bocca di Gesù: «Felici quelli che soffrono per la giustizia!»? Benediciamo dunque la mano che ci colpisce e ci umilia, perché le piaghe del corpo fortificano la nostra anima, e noi saremo risollevati dalla nostra condizione di umiliazione (vedere cap. XII, n. 4 di quest'opera).

Benedetto sia il Vostro nome, Signore, per averci insegnato che la nostra sorte non è irrevocabilmente fissata dopo la morte, che noi troveremo in altre esistenze il modo di riscattare e riparare i nostri errori passati e di compiere in una nuova vita ciò che non abbiamo potuto fare in questa per il nostro avanzamento (vedere cap. IV; V, n. 5 di quest'opera).

Attraverso ciò si spiegano tutte le apparenti incongruenze della vita. Si tratta della luce gettata sul nostro passato e sul nostro futuro, il segno luminoso della Vostra sovrana giustizia e della Vostra bontà infinita.

VI. Non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male [1]

Dateci, Signore, la forza di resistere alle suggestioni di cattivi Spiriti che tentassero di fuorviarci dalla via del bene, ispirandoci cattivi pensieri.

Ma noi stessi siamo Spiriti imperfetti, incarnati su questa Terra per espiare le nostre colpe e per migliorarci. La causa prima del male è in noi, e i cattivi Spiriti non fanno che approfittare delle nostre inclinazioni viziose, nelle quali ci trattengono per tentarci.

Ogni imperfezione è una porta aperta all'influenza degli Spiriti malvagi, mentre essi sono impotenti e rinunciano a qualsiasi tentativo nei confronti degli esseri perfetti. Tutto ciò che noi potremo fare per allontanarli è inutile, se non ci opporremo a loro con una volontà incrollabile nel bene e una rinuncia assoluta al male. È dunque verso noi stessi che dobbiamo dirigere i nostri sforzi. Solo così i cattivi Spiriti si allontaneranno naturalmente, perché è il male che li attira, mentre il bene li respinge (vedere in questo stesso cap. "Preghiera per gli ossessi" al n. 81).

Signore, sosteneteci nella nostra debolezza. Ispirateci, attraverso la voce dei nostri angeli custodi e dei buoni Spiriti, la volontà di correggerci delle nostre imperfezioni, al fine di chiudere agli Spiriti impuri l'accesso alle nostre anime (vedere in questo stesso cap. n. 11).

Il male non è assolutamente opera Vostra, Signore, perché dalla sorgente di ogni bene non può affatto sgorgare alcunché di malvagio. Siamo noi stessi che creiamo il male infrangendo le Vostre leggi e facendo cattivo uso della libertà che Voi ci avete dato. Quando gli uomini osserveranno le Vostre leggi, il male scomparirà dalla Terra, come è già scomparso nei mondi più avanzati.

Il male non è una fatale necessità per nessuno. Esso può sembrare irresistibile solo a chi vi si abbandoni con compiacimento. Se noi abbiamo la volontà di fare il male, possiamo avere anche quella di fare il bene. Per questo, o mio Dio, domandiamo la Vostra assistenza e quella dei buoni Spiriti, per resistere alle tentazioni.

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[1] Certe traduzioni riportano: «Nonindurci in tentazione» (et ne nos inducas in tentationem).Questa espressione lascerebbe intendere che la tentazione viene da Dio, che Egli spinga, cioè, volontariamente gli uomini al male. È un pensiero blasfemo che assimilerebbe Dio a Satana, e non può essere stato quello di Gesù. Esso è del resto conforme alla dottrina comune sul ruolo del demonio. (Vedere Il Cielo e l'Inferno, cap. X, "I demoni")

VII. Così sia.

Vogliate, Signore, che i nostri desideri si compiano! Noi però ci inchiniamo dinanzi alla Vostra saggezza infinita. Per tutte le cose che non ci è dato comprendere, sia fatta la Vostra santa volontà e non la nostra, perché Voi volete solo il nostro bene e sapete meglio di noi ciò che ci è utile.

Vi rivolgiamo questa preghiera, o mio Dio, per noi stessi. Ve la rivolgiamo anche per tutte le anime sofferenti, incarnate o disincarnate, per i nostri amici e i nostri nemici, per tutti quelli che implorano la nostra assistenza, e in particolare per X...

Imploriamo per tutti la Vostra misericordia e la Vostra benedizione.

Nota - Si può citare qui ciò per cui si ringrazia Dio e ciò che si domanda per se stessi e per altri (vedere qui di seguito le preghiere nn. 26 e 27).