Il Libro degli Spiriti

Allan Kardec

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CAPITOLO VI
V — LEGGE DI DISTRUZIONE

1.Distruzione necessaria e distruzione indebita. — 2. Flagelli distruttori. — 3. Guerre.
— 4. Assassinio. — 5. Crudeltà. — 6. Duello. — 7. Pena di morte.


Distruzione necessaria e distruzione indebita.

728. La distruzione è una legge di natura?

«Bisogna che tutto si distrugga perché rinasca e si rigeneri. Ciò che voi chiamate distruzione altro non è che trasformazione, che ha per scopo il rinnovamento e il miglioramento degli esseri viventi.»

728a. L'istinto di distruzione, così, sarebbe stato dato agli esseri viventi secondo disegni provvidenziali?

«Le creature di Dio sono gli strumenti di cui Egli si serve per arrivare ai Suoi scopi. Per nutrirsi, gli esseri viventi si distruggono reciprocamente, e ciò nel duplice scopo di mantenere l'equilibrio nella riproduzione, che potrebbe diventare eccessiva, e di utilizzare i resti dell'involucro esteriore. Ma è sempre e solo questo involucro che si distrugge. E questo involucro non è che l'accessorio e non la parte essenziale dell'essere pensante. La parte essenziale e il principio intelligente, il quale e indistruttibile e si evolve nelle varie metamorfosi che subisce.»

729. Se la distruzione e necessaria per la rigenerazione degli esseri, perché la natura li attornia di mezzi di preservazione e di conservazione?

«Ciò affinché la distruzione non arrivi prima del tempo dovuto. Ogni distruzione anticipata intralcia lo sviluppo del principio intelligente. È per questo che Dio ha dato a ogni essere il bisogno di vivere e di riprodursi.»

730. Poiché la morte deve condurci verso una vita migliore, che ci libera dai mali di questa vita, di conseguenza essa sarebbe più da desiderare che da rifiutare. Perché allora l'uomo ne ha un orrore istintivo, che gliela fa temere?

«L'abbiamo già detto, l'uomo deve cercare di prolungare la sua vita per compiere il suo dovere. È per questo che Dio gli ha dato l'istinto di conservazione, ed è questo istinto che lo sostiene nelle prove. Senza di esso troppo spesso egli si abbandonerebbe allo scoraggiamento. La voce segreta che gli fa respingere la morte gli dice che può fare ancora qualcosa per il suo avanzamento. Quando un pericolo lo minaccia, è un avvertimento affinché possa mettere a profitto la tregua che Dio gli concede. Ma l'ingrato ringrazia più spesso la sua buona stella che il suo Creatore!»

731. Perché, accanto ai mezzi di conservazione, la natura ha allo stesso tempo messo gli agenti di distruzione?

«Il rimedio a fianco del male. L'abbiamo già detto: per mantenere l'equilibrio e perché serva da contrappeso.»

732. Il bisogno di distruzione è uguale in tutti i mondi?

«Essa è proporzionata allo stato più o meno materiale dei mondi. Tale necessita scompare quando lo stato fisico e morale sono più depurati. Nei mondi più avanzati del vostro, le condizioni di esistenza sono tutt'altre.»

733. Il bisogno di distruzione esisterà sempre fra gli uomini della Terra?

«Il bisogno di distruzione si indebolisce nell'uomo nella misura in cui lo Spirito ha il sopravvento sulla materia. Per questa ragione voi vedete l'orrore per la distruzione seguire di pari passo lo sviluppo intellettuale e morale.»

734. Nel suo stato attuale, l'uomo ha un diritto illimitato di distruzione sugli animali?

«Questo diritto e regolato dalla necessita per l'uomo di provvedere al proprio nutrimento e alla propria sicurezza. L'abuso non è mai stato un diritto.»

735. Che pensare della distruzione che oltrepassa i limiti delle necessità e della sicurezza? Che pensare della caccia, per esempio, quando abbia per scopo il solo piacere di distruggere senza utilità alcuna?

«Si tratta di una predominanza della forza bruta sulla natura spirituale. Qualsiasi distruzione che oltrepassi i limiti della necessita e una violazione della legge di Dio. Gli animali distruggono solo per necessita, ma l'uomo, che ha il libero arbitrio, distrugge anche senza necessita. Egli dovrà render conto dell'abuso della libertà che gli è stata accordata, perché in questo caso si tratta di cattivi istinti ai quali egli cede.»

736. I popoli che portano ali eccesso lo scrupolo relativo alla distruzione degli animali hanno dei meriti particolari?

«Si tratta di un eccesso riguardo a un sentimento lodevole in sé stesso, ma che diventa un abuso e il cui merito viene neutralizzato da abusi di ben altro genere. C’è in queste persone più superstiziosa paura che vera bontà.»

Flagelli distruttori.

737. Per quale motivo Dio colpisce l'umanità con flagelli distruttori?

«Per farla progredire più rapidamente. Non abbiamo forse detto che la distruzione è necessaria alla rigenerazione morale degli Spiriti, i quali si procurano in ogni nuova esistenza un nuovo grado di perfezione? Si deve vedere la fine per apprezzarne i risultati. Voi li giudicate solo dal vostro punto di vista personale e li chiamate flagelli a causa del danno che essi vi causano. Ma questi sovvertimenti sono sovente necessari per giungere più prontamente a un ordine migliore delle cose e ottenere in pochi anni ciò che si otterrebbe con dei secoli.» (Vedere n. 744.)

738. Dio non avrebbe potuto impiegare perii miglioramento dell'umanità altri mezzi anziché i flagelli distruttori?

«Sì. E li impiega tutti i giorni, perché ha dato a ognuno i mezzi per progredire attraverso la conoscenza del bene e del male. È l'uomo che non ne approfitta, perciò bisogna ben castigarlo nel suo orgoglio e fargli sentire la sua fragilità.»

738a. Ma in questi flagelli l'uomo dabbene soccombe come il perverso. È giusto questo?

«Durante la vita l'uomo rapporta tutto al suo corpo, ma dopo la morte pensa in modo diverso. Come abbiamo già detto, la vita fisica e poca cosa. Un secolo del vostro mondo e un lampo nell’eternità. Pertanto le sofferenze che voi definite di qualche mese o di qualche giorno non sono niente. Questo è per voi un insegnamento e vi serve per il futuro. Gli Spiriti, ecco il mondo reale preesistente e sopravvivente a tutto (vedere n. 85), sono i figli di Dio e l'oggetto di tutta la Sua sollecitudine. I corpi sono solo gli abiti con i quali essi appaiono in questo mondo. Nelle grandi calamità, che decimano gli uomini, si verifica ciò che succede in un'armata, la quale, durante i combattimenti, vede le sue divise lacerate, ridotte a brandelli o perse. M a il generale ha più cura dei suoi soldati che delle loro divise.»

738b. Ma le vittime di questi flagelli sono forse per questo meno vittime?

«Se si considerasse la vita per quello che è, e come poca cosa essa sia in confronto all'infinito, le si attribuirebbe meno importanza. Queste vittime troveranno in un'altra esistenza una grande compensazione alle loro sofferenze, se sapranno sopportarle senza lamentarsi.»

Che la morte arrivi a causa di un flagello o per una causa ordinaria, quando l'ora della dipartita e suonata, bisogna morire. Una sola differenza: nei flagelli la morte riguarda contemporaneamente un grande numero di persone.

Se noi potessimo elevarci con il pensiero in modo da dominare l'umanità e abbracciarla tutta, questi flagelli così terribili ci parrebbero solo dei temporali passeggeri nel destino del mondo.


739. I flagelli distruttori hanno un'utilità dal punto di vista fisico, nonostante i mali che causano?

«Sì. Essi mutano a volte le condizioni di una regione, ma il bene che ne deriva viene spesso avvertito solo con le generazioni future.»

740. I flagelli non potrebbero egualmente essere per l'uomo delle prove morali, dal momento che lo sottopongono alle più dure necessità?

«I flagelli sono delle prove che offrono all'uomo l'occasione di esercitare la sua intelligenza, di mostrare la sua pazienza e la sua rassegnazione alla volontà di Dio e lo mettono in grado di dar prova dei suoi sentimenti di abnegazione, di disinteresse per il mondo materiale e d'amore per il prossimo, quando egli non sia dominato dall'egoismo.»

741. È dato all'uomo di scongiurare i flagelli da cui è tormentato?

«Sì, in una certa misura, ma non come si intende generalmente. Molti dei flagelli sono la conseguenza della sua imprevidenza. Nella misura in cui l'uomo acquisisce cognizioni ed esperienza, può scongiurarli, può cioè prevenirli se sa ricercarne le cause. Però, fra i mali che affliggono l'umanità, ci sono quelli di carattere generale che si trovano nei decreti della Provvidenza, e di cui ogni individuo riceve più o meno il contraccolpo. A questi mali l'uomo non può opporre che la rassegnazione alla volontà di Dio. Inoltre questi mali sono spesso aggravati dalla sua negligenza.»

Tra i flagelli distruttori, naturali e non dipendenti dall'uomo, si devono mettere in prima linea la peste, la fame, le inondazioni e le avverse condizioni atmosferiche, fatali per le produzioni della terra. Ma l'uomo non ha forse trovato, nelle scienze, nelle arti, nel perfezionamento delle tecniche agricole, nella rotazione delle colture, nelle irrigazioni e nello studio delle condizioni igieniche, i mezzi per neutralizzare o quanto meno per attenuare molti disastri? Certe regioni, un tempo sconvolte da terribili flagelli, non ne sono forse oggi preservate? Che cosa mai non farà dunque l'uomo per il suo benessere materiale, quando saprà mettere a profitto tutte le risorse della sua intelligenza, e quando alla cura della sua conservazione personale saprà affiancare il sentimento di una vera carità per i suoi simili? (Vedere n. 707.)

Guerre.

742. Qual è la causa che porta l'uomo alla guerra?

«La predominanza della forza bruta sulla natura spirituale e l'appagamento delle passioni. Allo stato selvaggio, i popoli non conoscono che il diritto del più forte. Per questo la guerra e per loro una condizione normale. Comunque, man mano che l'uomo progredisce, i conflitti diventano meno frequenti perché se ne evitano le cause. E quando essi sono inevitabili, l'uomo sa affiancare all'azione lo spirito di umanità.»

743. La guerra sparirà un giorno dalla faccia della Terra?

«Sì. Quando gli uomini comprenderanno la giustizia e praticheranno la legge di Dio, allora tutti i popoli saranno fratelli.»

744. Qual è stato lo scopo della Provvidenza rendendo la guerra necessaria?

«La libertà e il progresso.»

744a. Se la guerra deve avere come effetto quello di conseguire la libertà, come accade che essa ha sovente come scopo e come risultato l'asservimento?

«Asservimento temporaneo per estenuare i popoli, al fine di farli progredire più rapidamente.»

745. Che pensare di colui che provoca la guerra per i propri interessi?

«Costui e il vero colpevole e dovrà viverne di esistenze perché possa espiare tutti gli omicidi di cui sarà stato causa! Egli dovrà infatti rispondere di ogni uomo di cui avrà causato la morte per soddisfare la propria ambizione.»

Assassinio.

746. L'assassinio è un crimine agli occhi di Dio?

«Sì. È un grande crimine, perché chi priva della vita un proprio simile spezza una vita di espiazione o di missione. Ed è questo il male.»

747. L'assassino ha sempre il medesimo grado di colpevolezza?

«L'abbiamo già detto: Dio e giusto. Giudica più l'intenzione che i fatti.»

748. Dio scagiona l'assassinio commesso per legittima difesa?

«La sola necessita può discolparlo. Ma se si può preservare la propria vita senza attentare a quella del proprio aggressore, lo si deve fare.»

749. L'uomo è colpevole degli omicidi che commette in guerra?

«No, se vi è indotto con la forza. Ma è colpevole delle crudeltà che commette, mentre si terra conto della sua umanità.»

750. Chi è il più colpevole agli occhi di Dio, il parricida o l'infanticida?

«Tutti e due lo sono ugualmente, perché ogni crimine è pur sempre un crimine.»

751. A che cosa è dovuto il fatto che presso certi popoli, ormai avanzati dal punto di vista intellettuale, l'infanticidio si trovi nei loro costumi e sia sancito dalla legislazione?

«Lo sviluppo intellettuale non implica necessariamente il bene. Uno Spirito d'intelligenza superiore può essere malvagio. È colui che ha molto vissuto senza migliorarsi: lui lo sa.»

Crudeltà.

752. Il sentimento di crudeltà può essere messo in rapporto all'istinto di distruzione?

«La crudeltà è quanto di peggio si possa trovare nell'istinto di distruzione. Infatti se la distruzione può essere a volte una necessita, la crudeltà non lo e mai; essa e sempre la conseguenza di una natura cattiva.»

753. A che cosa è dovuto il fatto che la crudeltà è il carattere dominante dei popoli primitivi?

«Presso i popoli primitivi, come voi li chiamate, la materia ha il sopravvento sullo Spirito. Essi si abbandonano agli istinti bruti e, poiché non hanno altre necessita che quelle della vita fisica, pensano solo alla conservazione di sé stessi, ed è ciò che in genere li rende crudeli. Per di più i popoli, il cui sviluppo è incompleto, si trovano sotto il dominio di Spiriti egualmente incompleti, che sono loro simpatici, finché popoli più avanzati non vengono a distruggere o ad affievolire questa influenza.»

754. La crudeltà non attiene forse alla mancanza di senso morale?

«Dite che il senso morale non è sviluppato, ma non dite che esso è assente: il senso morale, infatti, esiste come principio in tutti gli uomini. È questo senso morale che ne farà più tardi degli esseri buoni e umani. Esiste dunque nel selvaggio, ma vi si trova come il principio del profumo sta nel germe del fiore prima che sbocci.»

Allo stato rudimentale o latente nell'uomo esistono tutte le facoltà. Esse si sviluppano a seconda che le circostanze siano loro più o meno favorevoli. Lo sviluppo eccessivo di alcune arresta o neutralizza quello di altre. La sovreccitazione degli istinti materiali soffoca, per così dire, il senso morale, così come lo sviluppo del senso morale indebolisce a poco a poco le facoltà puramente animali.

755. Come accade che, in seno alla civilizzazione più avanzata, si trovino a volte degli esseri tanto crudeli quanto i selvaggi?

«Così come su un albero carico di buoni frutti si possono trovare frutti non sviluppati. Quelli sono, se si vuole, dei selvaggi che della civiltà hanno solo l'abito, sono dei lupi spersi in mezzo al gregge. Spiriti di ordine inferiore e molto arretrati possono incarnarsi fra gli uomini avanzati, nella speranza di avanzare anch'essi. Ma se la prova e troppo pesante, la natura primitiva ha il sopravvento.»

756. La società degli uomini dabbene sarà un giorno liberata dagli esseri malvagi?

«L'umanità progredisce. Questi uomini dominati dall'istinto del male e che si trovano fra le persone dabbene, spariranno a poco a poco, come il grano cattivo viene separato da quello buono quando viene mondato, ma per rinascere sotto un altro involucro. E poiché avranno più esperienza, comprenderanno meglio il bene e il male. Ne avete un esempio nelle piante e negli animali che l'uomo ha trovato modo di perfezionare sviluppando in essi qualità nuove. Ebbene! Solamente dopo molte generazioni il perfezionamento può dirsi completo. Questa è l'immagine delle varie esistenze dell'uomo.»

Duello.

757. Il duello può essere considerato un caso di legittima difesa?

«No. È un omicidio e un'usanza assurda, degna dei barbari. Con una civilizzazione più avanzata e più morale, l'uomo comprenderà che il duello e ridicolo, come quei combattimenti considerati un tempo il giudizio di Dio.»

758. Può il duello essere considerato come un omicidio da parte di colui che, conoscendo la propria debolezza, è quasi sicuro di soccombere?

«È un suicidio.»

758a. E quando le probabilità si equivalgono, e un omicidio o un suicidio?

«È l'una e l'altra cosa.»

In ogni caso, anche quando le probabilità sono uguali, il duellante e colpevole. In primo luogo perché attenta freddamente eco n deliberato proposito alla vita di un proprio simile, secondariamente perché espone inutilmente la propria vita e senza vantaggio per nessuno.

759. Qual è il valore di ciò che viene chiamato il punto d'onore in materia di duello?

«L'orgoglio e la vanita: due piaghe dell'umanità.»

759a. Ma ci sono dei casi in cui l'onore e stato veramente offeso, e un rifiuto sarebbe viltà?

«Ciò dipende dagli usi e dai costumi. Ogni paese e ogni secolo ha, a questo proposito, un modo differente di vedere. Quando gli uomini saranno migliori e moralmente più avanzati, comprenderanno che il vero punto d'onore si trova al di sopra delle passioni terrene e che non è affatto uccidendo o facendosi uccidere che si ripara a un torto.»

C’è più grandezza e vero onore nel confessarsi colpevoli se si ha torto, o nel perdonare se si ha ragione e, in ogni caso, nel non dar peso agli insulti, poiché essi non ci possono colpire.

Pena di morte.

760. La pena di morte scomparirà un giorno dalla legislazione umana?

«La pena di morte scomparirà incontestabilmente, e la sua soppressione costituirà un progresso per l'umanità. Quando gli uomini saranno più illuminati, la pena di morte sarà completamente abolita sulla Terra. Gli uomini non avranno più bisogno di essere giudicati dagli uomini. Sto parlando di un tempo che è ancora molto lontano.»

Senza dubbio il progresso sociale lascia ancora molto a desiderare. Ma sarebbe ingiusto nei confronti della società moderna se, nelle restrizioni apportate alla pena di morte presso i popoli più avanzati e nella natura dei crimini ai quali se ne limita l'applicazione, non si riconoscesse un progresso. Se si confrontano le garanzie per mezzo delle quali la giustizia, presso questi stessi popoli, si sforza di circondare l'accusato, e lo spirito di umanità che essa adotta nei suoi confronti, anche quando viene riconosciuto colpevole, con quanto si praticava in tempi che non sono neppure tanto lontani, non si può negare il cammino progressivo nel quale ormai marcia l'umanità.

761. La legge di conservazione da all'uomo il diritto di preservare la sua stessa vita. Non fa egli forse uso di questo diritto quando elimina dalla società un individuo pericoloso?

«Ci sono altri mezzi per preservarsi dai danni che non sono l'uccidere. D'altra parte al criminale si deve aprire la porta del pentimento, non chiudergliela.»

762. Se oggi la pena di morte può essere bandita dalle società civilizzate, non potrebbe essere stata una necessita in tempi meno avanzati?

«Il termine necessita non è pertinente. L'uomo crede sempre che una cosa sia necessaria quando non trova niente di meglio. Però nella misura in cui si illumina, egli comprende meglio ciò che è giusto o ingiusto e ripudia gli eccessi commessi ai tempi dell'ignoranza in nome della giustizia.»

763. La restrizione dei casi in cui si applica la pena di morte è indice di progresso nella civilizzazione?

«Se ne può dubitare? Il vostro Spirito non si ribella forse leggendo il resoconto delle carneficine umane perpetrate un tempo in nome della giustizia e sovente in ossequio alla Divinità? Leggendo il resoconto delle torture che si facevano subire al condannato e anche all'accusato, per strappargli, con l'abuso di sofferenze, la confessione di un crimine che molte volte non aveva nemmeno commesso? Ebbene! Se voi foste vissuti a quei tempi, avreste trovato tutto questo naturale, e forse voi stessi, ritengo, avreste fatto altrettanto se foste stati preposti a giudicare. È così che quanto pareva giusto un tempo appare barbaro in un altro. Le leggi divine sono le uniche eterne, mentre le leggi umane cambiano con il progresso. E cambieranno ancora, finché non saranno poste in armonia con le leggi divine.»

764. Gesù ha detto: Chi con la spada ha ucciso di spada morirà. Queste parole non sono forse la consacrazione della legge del taglione, e la morte inflitta all'assassino non è l'applicazione di questa pena?

«State attenti! Vi siete sbagliati riguardo a queste parole come su molte altre. La pena del taglione e la giustizia di Dio, e Lui che la applica. Voi tutti subite in ogni istante questa pena, perché venite puniti là dove avete peccato, in questa vita o in un'altra. Chi ha fatto soffrire i suoi simili si troverà nella condizione di subire lui stesso ciò che avrà fatto subire. Questo e il senso delle parole di Gesù. Ma Egli vi ha anche detto: ‘Perdonate i vostri nemici’ e vi ha insegnato a domandare a Dio di perdonarvi i vostri peccati come voi stessi li avrete perdonati agli altri, ossia nella stessa misura in cui voi avrete perdonato. Cercate di capite bene ciò.»

765. Che pensare della pena di morte inflitta in nome di Dio?

«Equivale a prendere il posto di Dio in fatto di giustizia. Coloro che agiscono così mostrano quanto siano lontani dal comprendere Dio, e quante cose abbiano ancora da espiare. La pena di morte e un crimine quando venga applicata nel nome di Dio, e quelli che la infliggono ne sono responsabili tanto quanto gli assassini.»