8. Tale è stata per lungo tempo la credenza su questo punto. Oggi si dice: [1]
«Dio, che, per essenza, è la bontà e la santità, non li aveva creati
malvagi e malefici. La Sua mano paterna, che si compiace di diffondere
su tutte le Sue opere un riflesso delle Sue infinite perfezioni, li
aveva colmati dei Suoi più magnifici doni. Alle qualità eccellentissime
della loro natura, Egli aveva aggiunto le elargizioni della Sua grazia;
li aveva resi del tutto simili agli Spiriti sublimi che sono nella
gloria e nella felicità; ripartiti in tutti i loro ordini e mescolati
fra tutti i loro ranghi, essi avevano il medesimo fine e i medesimi
destini; il loro capo è stato il più bello degli arcangeli. Avrebbero
potuto anch'essi meritare di essere confermati per sempre nella
giustizia e ammessi a godere eternamente della felicità dei cieli.
Quest'ultimo favore sarebbe stato in cima a tutti gli altri favori di
cui era oggetto; ma doveva essere il premio della loro docilità, ed essi
se ne sono resi indegni; l'hanno perduto per una rivolta sconsiderata e
insensata.
Qual è stato lo scoglio della loro perseveranza?
Quale verità hanno disconosciuto? Quale atto di fede e di adorazione
hanno rifiutato a Dio? La Chiesa e gli annali delle Sacre Scritture non lo dicono in maniera evidente, ma sembra certo che non abbiano accettato né la mediazione del Figlio di Dio, né l'esaltazione della natura umana in Gesù Cristo.
Il Verbo divino, creatore di tutte le cose è anche l'unico mediatore
e salvatore in Cielo e in Terra. Il fine soprannaturale è stato dato
agli angeli e agli uomini soltanto in previsione della sua incarnazione e
dei suoi meriti, poiché non c'è alcuna proporzione tra le opere degli
Spiriti anche più eminenti e questa ricompensa, che altro non è che Dio
stesso; nessuna creatura sarebbe potuta pervenirvi senza questo
intervento meraviglioso e sublime di carità. Ora, per colmare la
distanza infinita che separa l'essenza divina dalle opere delle Sue
mani, bisognava ch'Egli riunisse nella Sua persona i due estremi e che
associasse alla Sua divinità la natura dell'angelo o quella dell'uomo.
Egli fece la scelta della natura umana.
Questo disegno,
concepito da tutta l'eternità, fu manifestato agli angeli molto prima
della sua esecuzione. L'Uomo-Dio fu loro mostrato nell'avvenire come
Colui che avrebbe dovuto confermarli nella grazia e introdurli nelle
gloria, a condizione ch'essi Lo adorassero durante la Sua missione sulla
Terra, e in cielo nei secoli dei secoli. Rivelazione in sperata,
visione sublime per i cuori generosi e riconoscenti, ma mistero
profondo, impressionante per gli Spiriti superbi! Questo fine
soprannaturale, questo immenso peso di gloria che veniva loro proposto
non sarebbe dunque stato unicamente la ricompensa dei loro meriti
personali! Mai avrebbero potuto attribuirne a sé stessi i titoli e il
possesso! Un mediatore tra loro e Dio! Quale ingiuria era stata arrecata
alla loro dignità! La preferenza immotivata accordata alla natura
umana! Quale ingiustizia! Quale oltraggio scagliato contro i loro
diritti! Questa Umanità, che è a loro così inferiore, la vedranno, un
giorno, deificata attraverso la sua unione con il Verbo, e assisa alla
destra di Dio, su un trono risplendente? Accetteranno infine che essa
offra a Dio eternamente l'omaggio della sua adorazione?
Lucifero e la terza parte degli angeli soggiacquero a questi pensieri di
orgoglio e di gelosia. San Michele e, con lui, la maggior parte degli
angeli esclamarono: "Chi è simile a Dio? Egli è il padrone dei sui doni e
il Signore sovrano di tutte le cose. Gloria a Dio e all'Agnello che
sarà immolato per la salvezza del mondo!" Ma il capo dei ribelli,
dimenticando che era debitore verso il suo Creatore della propria
nobiltà e delle proprie prerogative, dando retta solo alla sua
sconsideratezza, disse: "Sono io quello che salirà in cielo. Stabilirò
la mia dimora al di sopra degli astri. Mi siederò sul monte
dell'Alleanza, a fianco dell'Aquilone. Dominerò le nubi più elevate e
sarò simile all'Altissimo". Coloro che condividevano le sue idee ne
accolsero le parole con un mormorio d'approvazione; e se ne trovavano di
tutti gli ordini della gerarchia; ma la loro moltitudine non li mise al
riparo dal castigo.»
-------------------------
[1] Le seguenti citazioni sono tratte dalla lettera pastorale di
Monsignor il cardinale Gousset, cardinale-arcivescovo di Reims, per la
Quaresima del 1865. Per i meriti personali e per la posizione
dell'Autore, tali citazioni possono essere considerate come l'ultima
espressione della Chiesa sulla dottrina dei demoni.