Confutazione
3. Il
principio generale che risulta da questa dottrina è che gli angeli sono
degli esseri puramente spirituali, anteriori e superiori all'Umanità, creature privilegiate, votate alla suprema ed eterna felicità fin dalla loro formazione; dotate,
per loro stessa natura, di tutte le virtù e di tutte le conoscenze,
senza aver fatto nulla per acquisirle. Gli angeli stanno al primo piano
nell'opera della Creazione; all'ultimo piano sta la vita puramente
materiale; tra i due piani sta l'Umanità formata da anime, esseri
spirituali inferiori agli angeli, legati a corpi materiali. Parecchie
difficoltà capitali risultano da questo sistema. Che cos'è,
innanzitutto, questa vita puramente materiale? Si tratta forse della
materia bruta? Ma la materia bruta è inanimata e non ha vita di per sé
stessa. Si vuol forse alludere alle piante e agli animali? Si
tratterebbe allora di un quarto ordine della Creazione, poiché non si
può negare che nell'animale intelligente vi sia qualcosa di più che in
una pianta, e in questa qualcosa di più che in una pietra. In quanto
all'anima, che stabilisce tale transizione, essa è unita direttamente a
un corpo che non è che materia bruta, poiché, senza l'anima, esso non ha
più vita di una zolla di terra.
Questa suddivisione manca
evidentemente di chiarezza e non si accorda con l'osservazione; essa
assomiglia alla teoria dei quattro elementi, teoria poi caduta di fronte
ai progressi della scienza. Ammettiamo tuttavia questi tre termini: la
creatura spirituale, la creatura umana e la creatura corporea; tale, si
dice, è il piano divino, piano maestoso e completo, come si addiceva
alla saggezza eterna. Notiamo prima di tutto che, fra questi tre
termini, non c'è alcun legame necessario; che si tratta di tre distinte
creazioni, formate successivamente; e che dall'una all'altra c'è una
soluzione di continuità.
Nella natura, invece, tutto si
concatena, tutto ci dimostra una straordinaria legge di unità, di cui
tutti gli elementi, i quali altro non sono che trasformazioni gli uni
degli altri, hanno un loro tratto d'unione. Questa teoria è vera, nel
senso che questi tre termini evidentemente esistono, solo che essa è
incompleta: vi mancano i punti di contatto, così come è facile
dimostrare.
4. Questi
tre punti culminanti della Creazione sono, dice la Chiesa, necessari
all'armonia dell'insieme; qualora ve ne fosse anche uno solo in meno,
l'opera sarebbe incompleta e non sarebbe più secondo la saggezza eterna.
Tuttavia uno dei dogmi fondamentali della religione dice che la Terra,
gli animali, le piante, il Sole, le stelle, la luce stessa sono stati
creati e tratti dal nulla seimila anni fa.
Prima di questa epoca, dunque, non c'era né creatura umana né creatura
corporea; nell'eternità trascorsa, l'opera divina era, perciò, rimasta
imperfetta. La creazione dell'Universo risalente a seimila anni fa è un
articolo di fede talmente fondamentale che ancora fino a pochi anni fa,
la Scienza era anatematizzata, perché andava a distruggere la cronologia
biblica dimostrando l'alta antichità della Terra e dei suoi abitanti.
Tuttavia il Concilio Lateranense, concilio ecumenico che ha fatto testo in materia di ortodossia, dice: " Noi crediamo fermamente che ci sia un solo vero Dio, eterno e infinito, il quale all'inizio del tempo, ha tratto contemporaneamente dal nulla l'una e l'altra creatura, quella spirituale e quella corporea". Per inizio del tempo non può intendersi che quello dell'eternità trascorsa, poiché il tempo è infinito, come lo Spazio: non ha né inizio né fine.
Questa espressione — l'inizio del tempo — è una figura che implica l'idea di una anteriorità illimitata. Il Concilio Lateranense crede, dunque, fermamente che le creature spirituali e le creature corporee sono state formate simultaneamente e tratte contemporaneamente
dal nulla in un'epoca indeterminata del passato. A che cosa si riduce
allora il testo biblico, il quale fissa questa creazione a seimila anni
fa dei giorni nostri? Ammettendo che sia questo l'inizio dell'Universo
visibile, di certo, però, non è quello del tempo. A chi credere? Al
Concilio o alla Bibbia
5.
Il medesimo Concilio formula inoltre una strana proposizione: "La
nostra anima, — dice — egualmente spirituale, è associata al corpo in
modo da formare con lui una sola e stessa persona, e tale è essenzialmente la sua destinazione". Se il destino essenziale
dell'anima è quello di essere unita al corpo, questa unione costituisce
il suo stato normale, il suo scopo, il suo fine, poiché tale è la sua destinazione.
Tuttavia, l'anima è immortale e il corpo è mortale; l'unione dell'anima
con il corpo non avviene che una sola volta, secondo la Chiesa. Ma
fosse tale unione anche di un secolo, che cosa sarebbe ciò a confronto
dell'eternità? Ma, per un grandissimo numero di individui, tale unione è
solo di alcune ore. In tal caso, di quale utilità potrebbe essere per
l'anima questa effimera unione? Quando la sua più lunga durata è,
rispetto all'eternità, un tempo impercettibile, risulta forse esatto
dire che la sua destinazione è quella d'essere essenzialmente legata al corpo? Questa unione non è, in realtà, che un incidente, un punto nella vita dell'anima, e non il suo stato essenziale.
Se la destinazione essenziale dell'anima è quella di essere unita a
un corpo materiale; se, per sua natura e secondo lo scopo provvidenziale
della sua creazione, questa unione è necessaria alla manifestazione
delle sue facoltà, bisogna concludere che, senza il colpo, l'anima umana è un essere incompleto.
Ora, per rimanere ciò ch'essa è per sua destinazione, dopo aver
abbandonato un corpo, occorre che ne riprenda un altro, la qual cosa ci
conduce alla pluralità forzata delle esistenze, altrimenti detta
reincarnazione in perpetuo. È veramente strano che un concilio, stimato
come una delle luci della Chiesa, abbia identificato l'essere spirituale
e l'essere materiale al punto che non possono praticamente esistere
l'uno senza l'altro, poiché la condizione essenziale della loro
creazione è quella d'essere uniti.
6. Il
quadro gerarchico degli angeli ci spiega che parecchi ordini hanno fra
le loro attribuzioni, il governo del mondo fisico e dell'Umanità, e che
essi sono stati creati a questo scopo. Ma, secondo la Genesi, il mondo
fisico e l'Umanità non esistono che da seimila anni; che cosa facevano,
dunque, questi angeli anteriormente a questa epoca, durante l'eternità,
dal momento che gli oggetti delle loro occupazioni non esistevano? Gli
angeli sono stati creati da tutta l'eternità? Così deve essere, poiché
essi servono alla glorificazione dell’Altissimo. Se Dio li avesse creati
in un'epoca determinata qualsiasi, Egli sarebbe stato fino a quel
momento, vale a dire per un'eternità, senza adoratori.
7. Più avanti, è detto: "Finché dura
questa unione così intima dell'anima con il corpo". Arriva dunque un
momento in cui questa unione non esiste più? Questa proposizione
contraddice quella che fa di questa unione la destinazione essenziale
dell'anima.
È detto ancora: "Le idee le giungono attraverso i
sensi, attraverso la comparazione degli oggetti esteriori". È questa
una dottrina filosofica in parte vera, ma non in senso assoluto. Secondo
l'eminente teologo, è condizione inerente alla natura dell'anima
ricevere le idee solo attraverso i sensi; ma egli dimentica le idee
innate, le facoltà a volte così trascendenti, l'intuizione delle cose
che il bambino reca con sé fin dalla nascita e che non deve ad alcuna
istruzione. Attraverso quale senso, quei giovani pastori, veri strumenti
calcolatori naturali, da stupire gli scienziati, hanno acquisito le
idee necessarie alla soluzione quasi istantanea dei più complicati
problemi? Altrettanto si può dire di certi musicisti, pittori e
linguisti precoci.
"Le conoscenze degli angeli non sono il
risultato dell'induzione e del ragionamento"; essi sanno, perché sono
angeli, senza aver bisogno d'imparare. Dio li ha creati così: l'anima,
al contrario, deve imparare. Se l'anima riceve le idee solo per mezzo
degli organi corporali, quali saranno le idee che può avere l'anima di
un bambino, morto di lì a pochi giorni, ammettendo, con la Chiesa,
ch'egli non rinasce?
8. Qui
si presenta una questione vitale: l'anima acquisisce idee e conoscenze
dopo la morte del corpo? Se, una volta staccatasi dal corpo, essa non
può acquisire più nulla, l'anima del neonato, del selvaggio, del
cretino, dell'idiota, dell'ignorante rimarrà sempre ciò che era al
momento della morte. Essa è votata alla nullità per l'eternità.
Se acquisisce nuove conoscenze dopo la vita attuale, ciò indica che
può progredire. Senza l'ulteriore progresso dell'anima, si arriva a
delle conseguenze assurde; con il progresso, si arriva alla negazione di
tutti i dogmi fondati sul suo stato stazionario: la sorte irrevocabile,
le pene eterne ecc. Se l'anima progredisce, dove si arresta il
progresso? Non c'è alcuna ragione perché essa non raggiunga il grado
degli angeli o puri Spiriti. Se essa può arrivarvi, non c'era alcuna
necessità di creare degli esseri speciali e privilegiati, esenti da ogni
fatica e che godono dell'eterna felicità senza aver fatto nulla per
conquistarla, mentre altri esseri meno favoriti non ottengono la suprema
felicità che a prezzo di lunghi e crudeli sofferenze e di prove
durissime. Dio lo può, senza dubbio, ma se solo si ammette l'infinità
delle sue perfezioni, senza le quali Dio non ci sarebbe; bisogna anche
ammettere ch'Egli non fa nulla d'inutile, né alcuna cosa che smentisca
la sovrana giustizia e la sovrana bontà.
9. "Poiché
la maestà dei re trae il suo splendore dal numero dei sudditi, che cosa
c'è di più adeguato — per darci un'idea della maestà del Re dei re — di
questa innumerevole moltitudine di angeli che popolano il cielo e la terra, il mare e gli abissi, e della dignità di coloro che stazionano incessantemente prosternati o in piedi davanti al Suo trono?
Non significa forse svalutare la Divinità il fatto di assimilare la
Sua gloria al fasto dei sovrani della Terra? Questa idea, inculcata
nello spirito delle masse ignoranti, falsa l'opinione che uno si fa
della Sua vera grandezza; Dio è sempre ridotto alle meschine proporzioni
dell’Umanità. Supporre che Egli abbia bisogno di avere milioni di
adoratori, incessantemente prosternati o in piedi davanti
a Lui, vuol dire attribuirGli le debolezze dei monarchi, dispotici e
orgogliosi, dell'Oriente. Che cosa rende veramente grandi i sovrani?
Forse il numero e lo splendore dei loro cortigiani? No! È la loro bontà e
la loro giustizia, è il meritato titolo di padri dei loro sudditi. Ci
si domanda se c'è qualcosa di più adeguato — per darci un'idea della
maestà di Dio — della moltitudine degli angeli che compongono la sua
corte. Sì, certamente. C'è qualcosa di meglio di questo, ed è quello di
rappresentarLo sovranamente buono, giusto e misericordioso verso tutte
le Sue creature; e non come un Dio collerico, geloso, vendicativo,
inesorabile, sterminatore, parziale, che crea per sua propria gloria
quegli esseri privilegiati, agevolati da tutti i doni, nati per la
felicità eterna, mentre agli altri fa conquistare dolorosamente la
felicità e punisce, con una eternità di supplizi, un attimo di
errore..."
10. Lo Spiritismo professa, riguardo all'unione dell'anima e del corpo, una dottrina infinitamente più spiritualista — per non dire meno materialista
—, che ha, inoltre, a suo vantaggio il fatto d'essere più conforme con
l'osservazione e la destinazione dell'anima. Secondo ciò che lo
Spiritismo ci insegna, l'anima è indipendente dal corpo, il quale altro
non è che un involucro temporaneo; la sua essenza è la spiritualità; la sua vita normale è la vita spirituale.
Il corpo non è che uno strumento dell'anima per l'esercizio delle sue
facoltà, nei suoi rapporti con il mondo materiale; ma l'anima, separata
dal corpo, gode delle sue facoltà con più libertà e larghezza.
11.
L'unione dell'anima con il corpo, necessaria ai suoi primi sviluppi,
non ha luogo che nel periodo che può definirsi come la sua infanzia e la
sua adolescenza; quando essa raggiunge un certo grado di perfezione e
di smaterializzazione, questa unione non è più necessaria, e l'anima
progredisce soltanto attraverso la vita dello Spirito. Del resto, per
quanto numerose possano essere le esistenze corporali, esse sono
necessariamente limitate dalla vita del corpo, e la loro somma totale
non comprende, in ogni caso, che una parte impercettibile della vita
spirituale, la quale è indefinita.