IL CIELO E L'INFERNO OVVERO LA GIUSTIZIA SECONDO LO SPIRITISMO

Allan Kardec

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9. Una sola esistenza corporea è manifestamente insufficiente perché lo Spirito possa acquisire tutto ciò che di bene gli manca, e disfarsi di tutto ciò che di male è in lui. Il selvaggio, per esempio, potrebbe mai, in una sola incarnazione, raggiungere il livello morale e intellettuale dell'europeo più avanzato? Ciò è materialmente impossibile. Si deve, dunque, rimanere eternamente nell'ignoranza e nella barbarie, privati dei piaceri che soltanto lo sviluppo delle facoltà può procurare? Il semplice buon senso respinge una tale supposizione, che sarebbe nello stesso tempo la negazione della giustizia e della bontà di Dio e quella della legge progressiva della Natura. È per questo che Dio, sovranamente giusto e buono, accorda allo Spirito dell'uomo tante esistenze quante sono necessarie per raggiungere il suo obiettivo, che è la perfezione.

In ogni nuova esistenza, lo Spirito apporta ciò che ha acquisito, nelle esistenze precedenti, in attitudini, in conoscenze intuitive, in intelligenza e in moralità. Ogni esistenza si trova così a essere un passo avanti sulla via del progresso (vedere cap. I, n. 3, nota n. 1).

L'incarnazione è inerente alla inferiorità degli Spiriti; essa non è più necessaria a coloro che ne hanno superato il limite, che progrediscono nello stato spirituale, o nelle esistenze corporee dei mondi superiori, e che nulla hanno più della materialità terrena. Da parte di questi, l'incarnazione è volontaria, avendo lo scopo di esercitare sugli incarnati un'azione più diretta e tendendo alla realizzazione della missione di cui essi sono incaricati, accanto a loro. Così, con abnegazione, gli Spiriti ne accettano le vicissitudini e le sofferenze.