Capitolo VIII - GLI ANGELI
Gli angeli secondo la Chiesa
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[1] Abbiamo tratto questo riassunto dalla lettera pastorale di Monsignor Gousset, cardinale arcivescovo di Reims, per la Quaresima del 1864. Esso può, dunque, considerarsi come quello sui demoni, tratto dalla medesima fonte e citato nel capitolo successivo quale l'ultima espressione del dogma della Chiesa su questo punto.
Tale è, secondo la fede, il piano divino nell'opera della creazione, piano maestoso e completo come si addiceva alla saggezza eterna. Così concepito, esso offre ai nostri pensieri l'essere in tutti i suoi gradi e in tutte le sue condizioni. Nella sfera più elevata compaiono l'esistenza e la vita puramente spirituali; nell'ultimo ordine, l'esistenza e la vita puramente materiali; e intermediariamente, separandole l'una dall'altra, una meravigliosa unione delle due sostanze, una vita allo stesso tempo comune allo spirito intelligente e al corpo organizzato.
La nostra anima è di una natura semplice e indivisibile, ma è limitata nelle sue facoltà. L'idea che noi abbiamo della perfezione ci fa comprendere che ci possono essere altri esseri semplici quanto essa, e superiori per le loro qualità e i loro privilegi. L'anima è grande e nobile, ma è associata alla materia, è servita da organi fragili ed è limitata nella sua azione e nella sua potenza. Perché non dovrebbero esserci altre nature ancora più nobili, libere da questa schiavitù e da questi ostacoli, dotate di una forza più grande e di una attività incomparabile? Prima che Dio collocasse gli uomini sulla Terra perché Lo conoscessero, L'amassero e Lo servissero, non aveva forse Egli già dovuto chiamare altre creature a comporre la Sua corte celeste, perché Lo adorassero nella dimora della Sua gloria? Dio, infine, riceve dalle mani dell'uomo il tributo d'onore e l'omaggio di questo Universo. C'è dunque da meravigliarsi ch'Egli riceva dalle mani dell'angelo l'incenso e la preghiera dell'uomo? Se, quindi,' gli angeli non esistessero, la grande opera del Creatore non avrebbe il coronamento e la perfezione di cui era suscettibile. Questo mondo, che attesta la Sua onnipotenza, non sarebbe più il capolavoro della Sua saggezza; la nostra ragione stessa, per quanto debole e fragile, potrebbe facilmente concepire un Dio più completo e più perfetto.
In ogni pagina dei libri sacri dell'Antico e del Nuovo Testamento, si fa menzione di queste sublimi intelligenze, in pie invocazioni o in brani di storia. Il loro intervento appariva manifestamente nella vita dei patriarchi e dei profeti. Dio si serve del loro ministero sia per trasmettere le Sue volontà, sia per annunciare gli eventi futuri; quasi sempre ne fa gli organi della Sua giustizia o della Sua misericordia. La loro presenza è congiunta alle diverse circostanze della nascita, della vita e della passione del Salvatore; il loro ricordo è inseparabile da quello dei grandi uomini e da quello dei più importanti fatti dell'antichità religiosa. La credenza negli angeli si trova anche in seno al politeismo e nelle favole mitologiche, perché la credenza di cui si parla è antica e universale quanto il mondo. Il culto che i pagani tributavano ai buoni e cattivi geni altro non era che una falsa applicazione della verità, una traccia degenerata del dogma primitivo.
Le parole del santo Concilio Lateranense contengono una distinzione fondamentale tra gli angeli e gli uomini. Esse ci insegnano che i primi sono dei puri Spiriti, mentre questi altri sono composti di un corpo e di un'anima; vale a dire che la natura angelica si sostiene da sé stessa, non solo senza mescolanza alcuna, ma anche senza alcuna possibile associazione reale con la materia, per quanto leggera e sottile la si supponga. Invece, la nostra anima, egualmente spirituale, è associata al corpo in maniera da formare con esso una sola e stessa persona. E tale è essenzialmente la sua destinazione.
Finché perdura questa unione così intima dell'anima con il corpo, queste due sostanze hanno una vita comune ed esercitano l'una sull'altra un'influenza reciproca. L'anima non può affrancarsi interamente dalla condizione imperfetta che per lei ne risulta: le sue idee arrivano al corpo attraverso i sensi, attraverso il confronto degli oggetti esteriori, e sempre sotto immagini più o meno apparenti. Da ciò deriva il fatto per cui essa non può contemplare sé stessa, né può rappresentarsi Dio e gli angeli senza immaginare una qualche loro forma visibile e palpabile. È per questo che gli angeli, per farsi vedere dai santi e dai profeti, hanno dovuto fare ricorso a delle figure corporee; ma queste figure non erano che dei corpi aerei ch'essi facevano muovere senza identificarsi con loro; oppure erano degli attributi simbolici in rapporto con la missione di cui erano incaricati.
Il loro essere e i loro movimenti non sono localizzati né circoscritti in un punto fisso e delimitato dello Spazio. Non essendo essi legati ad alcun corpo, non possono essere né fermati né limitati, come invece lo siamo noi, da altri corpi. Non occupano alcun posto e non riempiono alcun vuoto; ma, così come la nostra anima è tutta intera nel nostro corpo e in ciascuna delle sue parti, anch'essi sono tutti interi, e quasi simultaneamente, su tutti i punti e in tutte le parti del mondo. Più veloci del pensiero, essi possono essere dappertutto in un batter d'occhio e agire da soli, senza altri ostacoli ai loro disegni che la volontà di Dio e la resistenza della libertà umana.
Mentre noi siamo costretti a vedere solo a poco a poco, e in una certa misura, le cose che sono al di fuori di noi; mentre le verità di ordine soprannaturale ci appaiono come in un enigma e in uno specchio, secondo l'espressione dell'apostolo san Paolo; essi vedono senza sforzo ciò che a loro importa sapere ed entrano immediatamente in rapporto con l'oggetto del loro pensiero. Le loro conoscenze non sono il risultato dell'induzione e del ragionamento, ma di quella intuizione chiara e profonda che abbraccia al tempo stesso il genere e le specie che ne derivano, i principi e le conseguenze che ne provengono.
La distanza dei tempi, la differenza dei luoghi, la molteplicità degli oggetti non possono produrre alcuna confusione nei loro spiriti.
L'essenza divina, essendo infinita, è incomprensibile; essa ha dei misteri e delle profondità che gli angeli non possono penetrare. I disegni particolari della Provvidenza sono loro celati; ma essa ne disvela loro il segreto, allorché li incarica, in certe circostanze, di annunciarli agli uomini.
Le comunicazioni di Dio agli angeli, e quelle degli angeli tra di loro, non si fanno, come avviene fra di noi, per mezzo di suoni articolati o di altri segni sensibili. Le pure intelligenze non hanno bisogno né degli occhi per vedere né delle orecchie per sentire; esse non hanno neppure l'organo della voce per manifestare i loro pensieri; questo intermediario, usuale nelle nostre relazioni, non è loro necessario. Ma esse comunicano i loro sentimenti in un modo, solo a esse peculiare e che è del tutto spirituale. Per essere compresi, è loro sufficiente volerlo.
Dio soltanto conosce il numero degli angeli. Questo numero, senza dubbio, non potrebbe essere infinito, e in effetti non lo è; ma, secondo gli autori sacri e i santi dottori, esso è molto considerevole e veramente prodigioso. Se è naturale commisurare il numero degli abitanti di una città alla sua grandezza e alla sua estensione, non essendo la Terra che un atomo in confronto al firmamento e alle immense regioni dello Spazio, bisogna concludere che il numero degli abitanti del cielo e dell'aria è molto più grande di quello degli uomini.
Poiché la maestà dei re trae il suo splendore dal numero dei loro sudditi, devi loro funzionari e dei loro servitori, che cosa c'è di meglio, per darci un'idea della maestà del Re dei re, di questa innumerevole moltitudine di angeli, i quali popolano il cielo e la terra, il mare e gli abissi? E che cosa di meglio della dignità di coloro che se ne stanno di continuo prosternati o in piedi davanti al suo trono?
I Padri della Chiesa e i teologi generalmente insegnano che gli angeli sono distribuiti in tre grandi gerarchie o principati, e ogni gerarchia in tre compagnie o cori.
Quelli della prima e più alta gerarchia sono designati a seguito delle funzioni che esercitano in cielo. Quelli chiamati Serafini sono detti così, perché sono come ardenti, avanti a Dio, degli ardori della carità; i Cherubini, detti così perché sono un riflesso luminoso della Sua saggezza; i Troni, perché proclamano la Sua grandezza e ne fanno risplendere il fulgore.
Gli angeli della seconda gerarchia ricevono i loro nomi dalle operazioni che sono loro affidate nel governo generale dell'Universo, e sono: le Dominazioni, che assegnano le loro missioni e i loro incarichi agli angeli degli ordini inferiori; le Virtù, che compiono i prodigi reclamati dai grandi interessi della Chiesa e del genere umano; la Potestà, che proteggono con la loro forza e la loro vigilanza le leggiche reggono il mondo fisico e morale.
Gli angeli della terza gerarchia si suddividono la direzione delle società e delle persone, e sono: i Principati, preposti ai regni, alle provincie e alle diocesi; gli Arcangeli, che trasmettono i messaggi di alta importanza; gli Angeli custodi, che accompagnano ognuno di noi, per vegliare sulla nostra sicurezza e sulla nostra santificazione.»
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[2] Concilio Lateranense.
Confutazione
Questa suddivisione manca evidentemente di chiarezza e non si accorda con l'osservazione; essa assomiglia alla teoria dei quattro elementi, teoria poi caduta di fronte ai progressi della scienza. Ammettiamo tuttavia questi tre termini: la creatura spirituale, la creatura umana e la creatura corporea; tale, si dice, è il piano divino, piano maestoso e completo, come si addiceva alla saggezza eterna. Notiamo prima di tutto che, fra questi tre termini, non c'è alcun legame necessario; che si tratta di tre distinte creazioni, formate successivamente; e che dall'una all'altra c'è una soluzione di continuità.
Nella natura, invece, tutto si concatena, tutto ci dimostra una straordinaria legge di unità, di cui tutti gli elementi, i quali altro non sono che trasformazioni gli uni degli altri, hanno un loro tratto d'unione. Questa teoria è vera, nel senso che questi tre termini evidentemente esistono, solo che essa è incompleta: vi mancano i punti di contatto, così come è facile dimostrare.
Tuttavia il Concilio Lateranense, concilio ecumenico che ha fatto testo in materia di ortodossia, dice: " Noi crediamo fermamente che ci sia un solo vero Dio, eterno e infinito, il quale all'inizio del tempo, ha tratto contemporaneamente dal nulla l'una e l'altra creatura, quella spirituale e quella corporea". Per inizio del tempo non può intendersi che quello dell'eternità trascorsa, poiché il tempo è infinito, come lo Spazio: non ha né inizio né fine.
Questa espressione — l'inizio del tempo — è una figura che implica l'idea di una anteriorità illimitata. Il Concilio Lateranense crede, dunque, fermamente che le creature spirituali e le creature corporee sono state formate simultaneamente e tratte contemporaneamente dal nulla in un'epoca indeterminata del passato. A che cosa si riduce allora il testo biblico, il quale fissa questa creazione a seimila anni fa dei giorni nostri? Ammettendo che sia questo l'inizio dell'Universo visibile, di certo, però, non è quello del tempo. A chi credere? Al Concilio o alla Bibbia
Se la destinazione essenziale dell'anima è quella di essere unita a un corpo materiale; se, per sua natura e secondo lo scopo provvidenziale della sua creazione, questa unione è necessaria alla manifestazione delle sue facoltà, bisogna concludere che, senza il colpo, l'anima umana è un essere incompleto. Ora, per rimanere ciò ch'essa è per sua destinazione, dopo aver abbandonato un corpo, occorre che ne riprenda un altro, la qual cosa ci conduce alla pluralità forzata delle esistenze, altrimenti detta reincarnazione in perpetuo. È veramente strano che un concilio, stimato come una delle luci della Chiesa, abbia identificato l'essere spirituale e l'essere materiale al punto che non possono praticamente esistere l'uno senza l'altro, poiché la condizione essenziale della loro creazione è quella d'essere uniti.
6. Il quadro gerarchico degli angeli ci spiega che parecchi ordini hanno fra le loro attribuzioni, il governo del mondo fisico e dell'Umanità, e che essi sono stati creati a questo scopo. Ma, secondo la Genesi, il mondo fisico e l'Umanità non esistono che da seimila anni; che cosa facevano, dunque, questi angeli anteriormente a questa epoca, durante l'eternità, dal momento che gli oggetti delle loro occupazioni non esistevano? Gli angeli sono stati creati da tutta l'eternità? Così deve essere, poiché essi servono alla glorificazione dell’Altissimo. Se Dio li avesse creati in un'epoca determinata qualsiasi, Egli sarebbe stato fino a quel momento, vale a dire per un'eternità, senza adoratori.
È detto ancora: "Le idee le giungono attraverso i sensi, attraverso la comparazione degli oggetti esteriori". È questa una dottrina filosofica in parte vera, ma non in senso assoluto. Secondo l'eminente teologo, è condizione inerente alla natura dell'anima ricevere le idee solo attraverso i sensi; ma egli dimentica le idee innate, le facoltà a volte così trascendenti, l'intuizione delle cose che il bambino reca con sé fin dalla nascita e che non deve ad alcuna istruzione. Attraverso quale senso, quei giovani pastori, veri strumenti calcolatori naturali, da stupire gli scienziati, hanno acquisito le idee necessarie alla soluzione quasi istantanea dei più complicati problemi? Altrettanto si può dire di certi musicisti, pittori e linguisti precoci.
"Le conoscenze degli angeli non sono il risultato dell'induzione e del ragionamento"; essi sanno, perché sono angeli, senza aver bisogno d'imparare. Dio li ha creati così: l'anima, al contrario, deve imparare. Se l'anima riceve le idee solo per mezzo degli organi corporali, quali saranno le idee che può avere l'anima di un bambino, morto di lì a pochi giorni, ammettendo, con la Chiesa, ch'egli non rinasce?
Se acquisisce nuove conoscenze dopo la vita attuale, ciò indica che può progredire. Senza l'ulteriore progresso dell'anima, si arriva a delle conseguenze assurde; con il progresso, si arriva alla negazione di tutti i dogmi fondati sul suo stato stazionario: la sorte irrevocabile, le pene eterne ecc. Se l'anima progredisce, dove si arresta il progresso? Non c'è alcuna ragione perché essa non raggiunga il grado degli angeli o puri Spiriti. Se essa può arrivarvi, non c'era alcuna necessità di creare degli esseri speciali e privilegiati, esenti da ogni fatica e che godono dell'eterna felicità senza aver fatto nulla per conquistarla, mentre altri esseri meno favoriti non ottengono la suprema felicità che a prezzo di lunghi e crudeli sofferenze e di prove durissime. Dio lo può, senza dubbio, ma se solo si ammette l'infinità delle sue perfezioni, senza le quali Dio non ci sarebbe; bisogna anche ammettere ch'Egli non fa nulla d'inutile, né alcuna cosa che smentisca la sovrana giustizia e la sovrana bontà.
Non significa forse svalutare la Divinità il fatto di assimilare la Sua gloria al fasto dei sovrani della Terra? Questa idea, inculcata nello spirito delle masse ignoranti, falsa l'opinione che uno si fa della Sua vera grandezza; Dio è sempre ridotto alle meschine proporzioni dell’Umanità. Supporre che Egli abbia bisogno di avere milioni di adoratori, incessantemente prosternati o in piedi davanti a Lui, vuol dire attribuirGli le debolezze dei monarchi, dispotici e orgogliosi, dell'Oriente. Che cosa rende veramente grandi i sovrani? Forse il numero e lo splendore dei loro cortigiani? No! È la loro bontà e la loro giustizia, è il meritato titolo di padri dei loro sudditi. Ci si domanda se c'è qualcosa di più adeguato — per darci un'idea della maestà di Dio — della moltitudine degli angeli che compongono la sua corte. Sì, certamente. C'è qualcosa di meglio di questo, ed è quello di rappresentarLo sovranamente buono, giusto e misericordioso verso tutte le Sue creature; e non come un Dio collerico, geloso, vendicativo, inesorabile, sterminatore, parziale, che crea per sua propria gloria quegli esseri privilegiati, agevolati da tutti i doni, nati per la felicità eterna, mentre agli altri fa conquistare dolorosamente la felicità e punisce, con una eternità di supplizi, un attimo di errore..."
Gli angeli secondo lo Spiritismo
Le anime, o Spiriti, sono create semplici e ignoranti, vale a dire senza conoscere e senza coscienza del bene e del male, ma atte ad acquisire tutto ciò che loro manca. Esse l'acquisiscono per mezzo del lavoro; il fine, che è la perfezione, è il medesimo per tutte; vi arrivano più o meno prontamente, in virtù del loro libero arbitrio e in ragione dei loro sforzi; tutte hanno da attraversare le medesime fasi, da compiere il medesimo lavoro. Dio non fa la parte né più larga né più facile agli uni piuttosto che agli altri, poiché tutti sono Suoi figli, ed essendo Egli giusto non ha preferenze per nessuno. Egli dice loro: "Ecco la legge che deve essere vostra regola di condotta; essa sola può condurvi al fine; tutto ciò che è conforme a questa legge è il bene, tutto ciò che è a lei contrario è il male. Voi siete liberi di osservarla o infrangerla, e voi sarete così gli arbitri della vostra stessa sorte". Dio non ha dunque creato il male; tutte le Sue leggi sono per il bene; è l'uomo, lui stesso, che ha creato il male infrangendo le leggi di Dio; se egli le osservasse scrupolosamente, non si allontanerebbe mai dalla buona strada.