CAPITOLO VII
RITORNO ALLA VITA CORPOREA
1. Preludi del ritorno. — 2. Unione dell'anima con il corpo. Aborto. — 3. Facoltà morali e intellettuali dell'uomo.
— 4. Influenza dell'organismo. — 5. Idiotismo e follia. — 6. Dell'infanzia.
— 7. Simpatie e antipatie terrene. — 8. Oblio del passato.
Preludi del ritorno.
330. Gli Spiriti sanno in quale epoca saranno reincarnati?
«L'avvertono, come il cieco sente il fuoco a cui si avvicina. Sanno che devono ritornare in un corpo, come voi sapete che un giorno dovrete morire, senza sapere pero quando ciò avverrà.» (Vedere nº 166.)
330a. La reincarnazione e dunque una necessita della vita spiritista, così come la morte è una necessità della vita corporea?
«É esattamente così.»
331. Tutti gli Spiriti si preoccupano della loro reincarnazione?
«Ce ne sono alcuni che non ci pensano affatto, che persino non la comprendono. Ciò dipende dalla loro natura più o meno avanzata. Per alcuni il non sapere dove si troveranno nel loro futuro è una punizione.»
332. Lo Spirito può affrettare o ritardare il momento della sua reincarnazione?
«Può affrettarla sollecitandola con le sue preghiere. Può anche ritardarla se indietreggia di fronte alle prove, perché anche fra gli Spiriti ci sono dei codardi e degli indifferenti. Ma non lo fa impunemente: ne soffre come chi indietreggi davanti a un rimedio salutare, che potrebbe guarirlo.»
333. Se uno Spirito fosse abbastanza felice fra gli Spiriti erranti di condizione media, che non ebbe l'ambizione di superare, potrebbe prolungare questo stato indefinitamente?
«Indefinitamente no. L'avanzamento è una necessita che lo Spirito prima o poi avverte. Tutti gli Spiriti devono progredire: è il loro destino.»
334. L'unione dell'anima con il tale o talaltro corpo è predestinata oppure la scelta viene fatta solo all'ultimo momento?
«Lo Spirito viene sempre designato prima. Scegliendo la prova ch' egli vuole subire, domanda di essere incarnato. Pertanto Dio, che tutto sa e tutto vede, ha saputo e visto in anticipo che la tale anima si unirà al tale corpo.»
335. Lo Spirito ha la scelta del corpo nel quale deve entrare o ha solamente la scelta del genere di vita che gli deve servire di prova?
«Può anche scegliere il corpo, poiché le imperfezioni di questo corpo sono per lui delle prove che concorrono al suo avanzamento, se supera gli ostacoli che vi incontra. Ma la scelta non sempre dipende da lui; tuttavia egli può anche chiedere.»
335a. Lo Spirito potrebbe, all'ultimo momento, rifiutare di entrare nel corpo scelto per lui?
«Se rifiutasse, egli soffrirebbe molto di più di un altro che non avesse tentato nessuna prova.»
336. Potrebbe succedere che un bambino che deve nascere non trovi uno Spirito che voglia incarnarsi in lui?
«Dio vi provvederebbe. Il bambino, quando deve nascere vitale, e sempre predestinato ad avere un'anima. Niente e stato creato senza uno scopo.»
337. L'unione dello Spirito con un determinato corpo può essere imposta da Dio?
«Può essere imposta, come le diverse prove, soprattutto quando lo Spirito non è ancora idoneo a fare una scelta con cognizione di causa. Come espiazione, lo Spirito può essere costretto a unirsi al corpo di un certo bambino che, per la nascita e la posizione che avrà nel mondo, potrà diventare per lui un motivo di castigo.»
338. Se succedesse che molti Spiriti si presentassero per un medesimo colpo che deve nascere, chi deciderebbe fra di loro?
«Molti possono chiederlo, ma in simili casi è Dio che giudica chi è il più adatto a compiere la missione alla quale il bambino è destinato. Però, come ho già detto, lo Spirito viene designato ancor prima del momento in cui deve unirsi al corpo.»
339. Il momento dell'incarnazione è accompagnato da un turbamento simile a quello che si verifica all'uscita dal corpo?
«Un turbamento molto più profondo e soprattutto più lungo. Alla morte lo Spirito esce dalla schiavitù, alla nascita vi entra.»
340. L'istante in cui uno Spirito deve incarnarsi è per lui un momento solenne? Compie questo atto come una cosa seria e importante per lui?
«Egli è come un viaggiatore che s'imbarchi per una traversata pericolosa e che non sappia se troverà la morte fra i marosi che affronta.»
Il navigante che s'imbarca sa a quali pericoli si espone, ma non sa se farà naufragio. Così è dello Spirito: conosce il genere di prove alle quali si sottopone, ma non sa se soccomberà.
Come la morte del corpo è una specie di rinascita per lo Spirito, così la reincarnazione è per lui una specie di morte, o piuttosto di esilio e di clausura. Egli lascia il mondo degli Spiriti per il mondo corporeo, così come l'uomo lascia il mondo corporeo per il mondo degli Spiriti. Lo Spirito sa che si reincarnerà, come l'uomo sa che morirà. Ma, come questi, non ne ha coscienza che all'ultimo momento, quando il tempo voluto e arrivato. Allora, in questo momento supremo, il turbamento s'impossessa di lui, come accade per l'uomo che è in agonia, e questo turbamento persiste finché la nuova esistenza non si sia nettamente formata. L'avvicinarsi della reincarnazione è una sorta di agonia per lo Spirito. 341. L'incertezza, in cui si trova lo Spirito riguardo all'eventualità di successo delle prove che sta per subire nella vita, è per lui motivo di ansietà prima della sua reincarnazione?
«Un'ansietà molto grande, in quanto le prove della sua esistenza rallenteranno o promoveranno il suo progresso secondo che le abbia sopportate bene o male.»
342. Al momento della reincarnazione, lo Spirito è accompagnato da altri Spiriti suoi amici, che vengono ad assisterlo nel momento della sua dipartita dal mondo spiritista, così come verranno a riceverlo quando vi rientrerà?
«Dipende dalla sfera in cui lo Spirito abita. Se si trova nella sfera dove regna l'affetto, gli Spiriti che lo amano lo accompagnano fino all'ultimo istante, lo incoraggiano e sovente lo seguono anche durante la vita.»
343. Gli Spiriti amici che ci seguono nella vita sono quelli che a volte vediamo in sogno, che ci dimostrano affetto e si presentano a noi sotto un aspetto sconosciuto?
«Molto frequentemente sono loro. Essi vengono a visitarvi, come voi andate a visitare in prigione un carcerato.»
Unione dell'anima con il corpo. Aborto.
344. In quale momento l'anima si unisce al colpo?
«L'unione ha inizio al momento della concezione, ma non è completa che al momento della nascita. Dal momento della concezione, lo Spirito, designato ad abitare un determinato corpo, si unisce a esso con un legame fluidico, che va sempre più consolidandosi, fino all'istante in cui il bambino viene alla luce. Il grido che prorompe allora dal bambino annuncia ch'egli fa parte dei viventi e dei servitori di Dio.»
345. L'unione fra lo Spirito e il corpo è definitiva fin dal momento della concezione? In questo primo periodo lo Spirito potrebbe rinunciare ad abitare il corpo designato?
«L'unione è definitiva nel senso che nessun altro Spirito potrebbe sostituire quello che è stato designato per quel corpo. Ma poiché i legami che lo uniscono a esso sono molto fragili, possono facilmente rompersi e possono essere rotti per volontà dello Spirito, che indietreggia davanti alla prova che ha scelto. Ma in questo caso il bambino non vive più.»
346. Che cosa accade allo Spirito se il corpo che ha scelto viene a mancare prima della nascita?
«Ne sceglie un altro.»
346a. Quale può essere l'utilità di queste morti premature?
«Sono le imperfezioni della materia a essere, il più delle volte, la causa di queste morti.»
347. Di quale utilità può essere per uno Spirito la sua incarnazione in un colpo che muore pochi giorni dopo la nascita?
«L'essere non ha una coscienza sufficientemente sviluppata della sua esistenza, per cui l'importanza della morte è quasi nulla. Sovente si tratta, come già e stato detto, di una prova per i genitori.»
348. Lo Spirito conosce in anticipo che il corpo che sceglie non ha possibilità di vita?
«Qualche volta lo sa. Ma, se lo sceglie per questo motivo, è perché indietreggia di fronte alle prove.»
349. Quando, per lo Spirito, un'incarnazione fallisce, per una causa qualsiasi, vi si supplisce immediatamente con un'altra esistenza?
«Non sempre immediatamente. Allo Spirito necessita del tempo per scegliere di nuovo, a meno che la reincarnazione istantanea non provenga da una determinazione precedente.»
350. Lo Spirito, una volta unito al corpo del bambino, e quando è troppo tardi per tornare indietro, rimpiange qualche volta la scelta che ha fatto?
«Voi intendete sapere se, come uomo, egli si lamenta della vita che ha e se la desidera diversa? Sì. Se invece come Spirito si pente della scelta che ha fatto, risponderò di no, perché non sa di aver fatto quella scelta. Lo Spirito, una volta incarnato, non può rimpiangere una scelta di cui non ha coscienza. Può trovare invece l'onere troppo grave e, se lo ritiene al di sopra delle sue forze, e allora che ricorre al suicidio.
351. Nell'intervallo fra il concepimento e la nascita, lo Spirito fruisce di tutte le sue facoltà?
«Più o meno secondo il periodo, visto che non è ancora incarnato, bensì attaccato. Dall'istante del concepimento, lo Spirito incomincia a essere preso dal turbamento, che lo avverte così che è venuto il momento di intraprendere una nuova esistenza. Questo turbamento va crescendo fino alla nascita, e in questo lasso di tempo il suo stato e pressappoco quello di uno Spirito incarnato, durante il sonno del corpo. Man mano che il momento della nascita si avvicina, le sue idee si cancellano così come un ricordo del passato, di cui non avrà più coscienza, come uomo, una volta entrato nella vita. Ma questo ricordo gli ritorna a poco a poco alla memoria ritornando allo stato di Spirito.»
352. Al momento della nascita lo Spirito recupera completamente la pienezza delle sue facoltà?
«No, esse si sviluppano gradualmente con gli organi. Per lui è una nuova esistenza e deve imparare a servirsi dei suoi strumenti. Le idee gli ritornano un poco alla volta, come quando si esce dal sonno e ci si trova in una posizione diversa da quella che si aveva prima di addormentarsi.»
353. Essendo l'unione dello Spirito con il corpo completa e definita solo dopo la nascita, si può ritenere che il feto abbia un'anima?
«Lo Spirito che deve animarlo esiste, in un certo senso, fuori di lui. Esso non ha dunque, propriamente parlando, un'anima, poiché l'incarnazione e soltanto in via di attuazione, mail feto è legato all'anima ch'egli deve possedere.»
354. Come spiegare la vita dentro l'utero?
«È come quella della pianta che vegeta. Il bambino vive di vita animale. L'uomo ha in sé la vita animale e la vita vegetale, che alla nascita si completa con la vita spirituale.»
355. Ci sono, come dice la scienza, dei bambini che, fin dal grembo materno, non sono nati vitali. A quale scopo ciò avviene?
«Succede frequentemente. Dio lo permette come prova, sia per i genitori, sia per lo Spirito designato a reincarnarsi.»
356. Ci sono dei bambini, nati morti, che non sono stati affatto designati per l'incarnazione di uno Spirito?
«Sì. Ci sono bambini che non hanno mai avuto uno Spirito destinato al loro corpo: niente doveva compiersi per loro. E allora e solo per i genitori che questo bambino è venuto al mondo.»
356a. Un essere di questa natura può giungere a termine?
«Sì, qualche volta. Però non sopravvive.»
356b. Pertanto, ogni bambino che sopravviva alla sua nascita ha necessariamente uno Spirito incarnato in sé?
«Che cosa sarebbe senza? Non sarebbe un essere umano.»
357. Quali sono, per lo Spirito, le conseguenze dell'aborto?
«L'aborto e un'esistenza annullata che dev'essere ricominciata.»
358. L'aborto procurato è un crimine indipendentemente dal momento del concepimento?
«Si tratta sempre di un crimine, perché voi trasgredite la Legge del Signore. La madre, o qualsiasi altra persona, commetterà sempre un crimine togliendo la vita a un bambino prima della sua nascita, perché impedisce all'anima di subire le prove di cui il corpo avrebbe dovuto essere lo strumento.»
359. Nel caso in cui la vita della madre fosse in pericolo per la nascita del bambino, è un crimine sacrificare il bambino per salvare la madre?
«È meglio sacrificare l'essere che non esiste che l'essere che esiste.»
360. È ragionevole avere per il feto lo stesso riguardo che si ha per il corpo di un bambino che sarebbe vissuto?
«In tutto do dovete vedere sempre la volontà di Dio e la Sua opera. Non trattate dunque alla leggera cosa che dovete rispettare. Perché non rispettare le opere della Creazione che a volte sono incomplete per volontà del Creatore? Questo rientra nei Suoi disegni, che nessuno è autorizzato a giudicare.»
361. Da dove provengono all'uomo le sue qualità morali, buone o cattive?
«Sono quelle dello Spirito che si è incarnato in lui. Più questo Spirito e puro, più l'uomo è predisposto al bene.»
361a. Sembra risultare da ciò che l'uomo dabbene sia l'incarnazione di uno Spirito buono e l'uomo vizioso quella di uno Spirito malvagio.
«Sì. Ma dite piuttosto che è uno Spirito imperfetto, altrimenti si potrebbe credere all'esistenza di Spiriti sempre cattivi, a qualcosa che voi chiamate demoni.»
362. Qual è il carattere degli individui nei quali si incarnano Spiriti folletti e leggeri?
363. Gli Spiriti hanno delle passioni che non appartengono al genere umano?
364. È il medesimo Spirito che da all'uomo le qualità morali e quelle dell'intelligenza?
«Sicuramente e il medesimo, e ciò in ragione del livello al quale e pervenuto. L'uomo non può avere in sé due Spiriti.»
365. Perché uomini molto intelligenti, cosa che indica in loro uno Spirito superiore, sono a volte profondamente viziosi?
«Perché lo Spirito in lui incarnato non è abbastanza puro, e l'uomo cede allora all'influenza di altri Spiriti più cattivi. Lo Spirito progredisce secondo una marcia ascensionale inavvertibile, mai 1 progresso non si compie simultaneamente in tutti i sensi: in un periodo può avanzare nelle scienze, in un altro in moralità.»
366. Che cosa pensare dell'opinione secondo la quale le differenti facoltà intellettuali e morali dell'uomo sarebbero il prodotto di altrettanti Spiriti diversi, incarnati in lui e aventi ognuno un'attitudine particolare?
«Se ci si riflette, si riconoscerà che è assurdo. Lo Spirito deve avere tutte le attitudini, ma per poter progredire ha bisogno dì una volontà unica. Se l'uomo fosse un amalgama di Spiriti, questa volontà unica non esisterebbe e non ci sarebbe assolutamente per lui alcuna individualità, poiché alla sua morte tutti questi Spiriti sarebbero come un volo di uccelli fuggiti dalla gabbia. L'uomo si lamenta sovente di non comprendere certe cose, ed e singolare vedere come egli moltiplichi le difficolta, mentre ha sotto mano una spiegazione tanto semplice e naturale. È di nuovo prendere l'effetto per la causa. È fare nei riguardi dell'uomo ciò che i pagani facevano nei riguardi di Dio: credevano a tanti dei quanti sono i fenomeni nell'universo. Ma anche fra loro c'erano delle persone sensate che vedevano in questi fenomeni solo degli effetti aventi per causa un unico Dio.»